Il ciclo originale della "Fondazione" venne pubblicato tra il 1951 e il 1953, subito acclamato come un capolavoro della fantascienza. Trent'anni più tardi tra gli anni '80 e '90 del Novecento sono stati pubblicati i due romanzi che costituiscono il prequel della saga. In questo volume è disponibile l'intera saga.
Works of prolific Russian-American writer Isaac Asimov include popular explanations of scientific principles, The Foundation Trilogy (1951-1953), and other volumes of fiction.
Isaac Asimov, a professor of biochemistry, wrote as a highly successful author, best known for his books.
Asimov, professor, generally considered of all time, edited more than five hundred books and ninety thousand letters and postcards. He published in nine of the ten major categories of the Dewey decimal classification but lacked only an entry in the category of philosophy (100).
People widely considered Asimov, a master of the genre alongside Robert Anson Heinlein and Arthur Charles Clarke as the "big three" during his lifetime. He later tied Galactic Empire and the Robot into the same universe as his most famous series to create a unified "future history" for his stories much like those that Heinlein pioneered and Cordwainer Smith and Poul Anderson previously produced. He penned "Nightfall," voted in 1964 as the best short story of all time; many persons still honor this title. He also produced well mysteries, fantasy, and a great quantity of nonfiction. Asimov used Paul French, the pen name, for the Lucky Starr, series of juvenile novels.
Most books of Asimov in a historical way go as far back to a time with possible question or concept at its simplest stage. He often provides and mentions well nationalities, birth, and death dates for persons and etymologies and pronunciation guides for technical terms. Guide to Science, the tripartite set Understanding Physics, and Chronology of Science and Discovery exemplify these books.
Asimov, a long-time member, reluctantly served as vice president of Mensa international and described some members of that organization as "brain-proud and aggressive about their IQs." He took more pleasure as president of the humanist association. The asteroid 5020 Asimov, the magazine Asimov's Science Fiction, an elementary school in Brooklyn in New York, and two different awards honor his name.
Unsophisticated, pedantic, sexist, politically incorrect, full of one-dimensional characters and superfluous long words, unimaginatively translated, interminably repetitious, yet possessed of a grim, mechanical, plot-driven energy that keeps you going against your better judgement until you've finished all 1463 pages.
In other words, a fantastic intermediate-level reader. God I loved this book. It's taken my Italian to a new level.
Ho riletto l'intero CICLO (sette volumi) esattamente dopo trent'anni, ma ho deciso di postare di volta in volta le recensioni sui singoli volumi (a quei tempi non c'era Goodreads, quindi le sto scrivendo come nuove...).
Qui voglio lasciarvi solo un breve memo sulla tappa che ho sviluppato per il #blogtour in occasione di questo mega-volume. Non è un caso che la mia tappa s'intitoli "il Fenomeno della Fantascienza ai tempi di Asimov", perché la cosiddetta Età d'oro di questo genere, il momento in cui raggiunge un enorme successo a livello americano, e poi mondiale, è proprio il periodo che si colloca tra gli anni '30 e i '50 del secolo scorso, periodo in cui s'impone proprio Asimov.
Prima di lui, un grande contributo fu dato da Hugo Gernsback, direttore di Amazing Stories (dove appare per la prima volta il termine "Sciencefiction"), e poi da John W. Campbell, redattore e curatore di altre riviste che hanno fatto la storia della fantascienza, a partire da Astounding Science Fiction. Infatti il numero di luglio 1939 di quest'ultima rivista contiene niente meno che i primi racconti pubblicati da A. E. van Vogt e dal nostro Asimov. Altri scrittori dell'epoca furono Robert Heinlein, Frederik Pohl e L. Sprague de Camp, nomi che leggiamo ancor oggi.
Appena un decennio prima, nel 1927, al cinema era uscito il film Metropolis di Fritz Lang, icon protagonista un robot umanoide che aveva affascinato gli spettatori. Insieme ai racconti e ai romanzi, nacquero i primi fumetti sui quotidiani, tra cui Buck Rogers (1928) e Flash Gordon (1934). Lo stesso Superman, un alieno dotato di poteri eccezionali, fece la sua apparizione nel 1938.
In ogni caso, se da una parte Cambell continuava a chiedere racconti al nostro Asimov (nel 1939 apparve, ad esempio, Naufragio al largo di Vesta), i suoi racconti furono pubblicati anche dal suo amico Frederik Pohl, che era al contempo direttore di altre due prestigiose riviste di fantascienza, Astonishing Stories e Super Science Fiction. Racconto dopo racconto, Asimov comincia ad immaginare i suoi robot positronici (chi potrebbe dimenticare Robbie?) e la struttura del Ciclo delle Fondazioni. In questi anni egli sviluppò le canoniche Tre leggi della robotica (a cui si sarebbe aggiunta la Legge Zero) con il racconto Bugiardo! (Liar!) del 1941, e l'idea che l'umanità avrebbe creato un impero galattico, con epoche di splendore e di decadenza.
Risulta quasi impossibile elencare le innumerevoli serie, sue e di altri autori, che uscirono in quei decenni e che costituiscono oggi la summa dei "classici". Tuttavia Asimov rimase incontrastato anche nei successivi anni '50, quando l'Età d'oro vide emergere un nuovo filone, legato a temi spirituali, uniti all'elemento futuristico.
Il testo è lungo, il libro è grosso, anzi, grossissimo, sette romanzi in uno, tutto il ciclo della Fondazione in quasi 1500 pagine. Ma la narrazione, di per sé, è quanto di più scarno possa esserci o si possa immaginare, uno scheletro rivestito di una muscolatura minima, quanto basta per muoversi e funzionare, a cui è stato volutamente sottratto qualunque abbellimento, qualunque orpello, qualunque parola superflua, tanto che si potrebbe pensare che non sia più possibile sottrarre null'altro senza impedire all'intera struttura di cascare al suolo. È una narrazione essenziale, essenzializzata, misuratissima, minimale. I personaggi si vedono, si incontrano, si spostano, agiscono, decidono, ma soprattutto parlano e parlano: tutto ciò che accade è quasi sempre ridotto a capitoli molto brevi, se non brevissimi, che inscenano dialoghi in cui è convogliato quasi tutto lo sviluppo narrativo. E anche i dialoghi ovviamente, dominanti, onnipresenti, sono ridotti all'essenziale, concentrano tutta l'informazione necessaria allo svolgimento della trama senza concedersi nulla di troppo. Le trame funzionano, si svolgono, si dipanano seguendo schemi ben pianificati, sono ben congegnate, hanno i loro bravi colpi di scena, non sono semplicistiche e, anche quando sembrano lineari e per questo persino povere (come nell'ultimo romanzo della raccolta) nella conclusione mostrano sempre come tutto fosse pensato sin dall'inizio. Eppure manca qualcosa, anzi, manca molto, moltissimo, perché la riduzione della narrazione ai suoi elementi essenziali non permette a noi lettori di sperare, trepidare e soffrire coi personaggi, delle loro emozioni ci giunge pochissimo, al massimo una versione depurata e distillata di quelle che dovrebbe essere grandi conquiste e grandi tragedie: il tentativo di salvare l'umanità dalla decadenza di nientemeno che un impero galattico; la scomparsa, a volte violenta a volte frutto del semplice scorrere del tempo, delle persone care; la scoperta della necessità di una comprensione reciproca tra diverse comunità umane e, poi, tra diverse forme di vita intelligenti (gli umani e i robot). Ma quello della Fondazione di Asimov è soprattutto un gioco intellettuale mosso da tanto calcolo e molta elaborazione e poca, pochissima emozione. A volte sembra quasi di trovarsi di fronte a un'abile sceneggiatura con cui altri scrittori, dotati di strumenti ben diversi dal nostro autore, avrebbero potuto trarre una storia finalmente ricca del pathos di cui tanto necessiterebbe. Chissà se i lunghi decennî che ormai ci separano dalla composizione dei primi romanzi del ciclo possono far da scusante, e magari possono farlo anche pensare a come, ai tempi, il resto degli autori di fantascienza, a parte alcune singolari eccezioni, non fosse dotato, com'è notorio, di grandi capacità narrative e stilistiche, ma nemmeno vi mirasse. Ma anche gli altri romanzi del ciclo della Fondazione, che aprono e chiudono il volume, sono stati scritti da Asimov negli anni Ottanta e Novanta, e dunque si può concludere che l'essenzialità scarnificata della sua prosa sia una scelta precisa, o forse semplicemente un limite insuperabile. Poi c'è la questione della tecnologia, che mostra tutti i tipici limiti anche degli autori più visionarî, che impedisce di lanciare lo sguardo troppo oltre il presente. Asimov immagina il suo futuro impero galattico creato dall'umanità in migliaia di anni di storia, ma il massimo della tecnologia che questo può permettersi, oltre ovviamente al volo interstellare, sono dei semplici computer e qualche nuova arma letale, e se un personaggio finisce per perdersi al di fuori degli ambienti antropizzati non c'è alcun modo di rintracciarlo e si ritrova a rischiare la morte: persino i nostri telefoni cellulari con GPS sono più futuristici della tecnologia dell'impero galattico di Asimov! Ma in genere, in questo lontano futuro in cui troviamo ancora sigarette e banconote cartacee, tutto l'aspetto tecnico e scientifico è solo accennato, mai approfondito, si basa al massimo su allusioni e nomi che dovrebbero suggerire tecnologie mirabolanti senza che mai ne siano mostrati i meccanismi interni. È una fantascienza molto fanta e poco scienza, e ciò è singolare per quello che è comunemente considerato il maggior autore del genere. Asimov resta un uomo capace di grandi idee e della capacità di saperle dipanare con la consapevolezza dei propri limiti di scrittore, senza quindi mai trascendere la misura di ciò che sia possibile alla sua tecnica narrativa. E questo non è poco se consideriamo come molti autori contemporanei di narrativa fantastica o fantascientifica tendano a voler strafare, creando Mondi tanto complessi e pieni di personaggi quanto difficili da seguire per il lettore. Ma Asimov rimane sempre e comunque un autore "popolare", se così lo vogliamo definire, la sua è una narrativa semplice e priva di troppe ambizioni. Mette in campo alcune idee, alcuni spunti (che siano le leggi della robotica o l'ipotesi di un impero galattico e una scienza in grado di predire la storia) per poi divertirsi a giocare con essi, vedere quel che succede facendole agire coi suoi personaggi, vedere a cosa possono portare una volta avviato il meccanismo logico o narrativo. Ma non va oltre, e forse più di così non vuole nemmeno fare. Si solleva comunque al di sopra degli scrittori coevi del suo stesso genere, ma per ottenere una narrativa che sia qualcosa di più di questo... be', ci vogliono capacità che forse ad Asimov mancavano.
ho decisamente letto in modo ossessivo i sette libri del ciclo. L'aver letto i sette libri nell'ordine cronologico della narrazione è veramente notevole.
Saga molto bella. La fantascienza è molto meno importante di quanto pensassi: fa più da contorno e da motore per il vero tema ovvero la psicologia umana su scala galattica. Consigliatissimo
Prima Fondazione: 4/5 Fondazione e Impero: 5/5 Seconda Fondazione: 5/5 L'orlo della Fondazione: 5/5 Fondazione e Terra: 3/5 Preludio alla Fondazione: 5/5 Fondazione anno zero: 4/5
Il ciclo delle Fondazioni è un'opera monumentale, biblica per il genere, che prende in "prestito" il setting fantascientifico per mettere in campo elementi tutti umani. I quesiti che questi sette libri pongono sono essenzialmente: L'umanità sarà mai pronta a sacrificare la propria individualità a favore del benessere collettivo? Potrà mai una predizione matematicamente accurata del futuro delle masse rivelarsi fino in fondo ignorando le singolarità? Sto ancora muovendo i primi passi in questo genere così complesso e ho trovato questa serie molto interessante dal punto di vista della trama, ma poco soddisfacente riguardo lo stile troppo asciutto e freddo nelle descrizioni e prolisso in inutili dettagli e spiegoni (soprattutto nei sequel e prequel). E' comunque un mondo che nonostante i vari difetti non si riesce ad abbandonare del tutto a fine lettura e che incuriosisce molto come possibile futuro del nostro attuale presente. E' un mondo che spero presto di incrociare nuovamente in altri scritti di Asimov, e che mi ha commosso grazie ai vari indimenticabili personaggi (in primis Hari Seldon, chiaro alter ego dell'autore) e al suo finale (cronologico) bellissimo e tragico nel suo essere misterioso ed inquietante.
Vuoi per il caldo soffocante, vuoi perché, grazie a Dio, è un mese in cui si lavora un sacco e non cancella la stanchezza il riposo della sera, la scelta di cosa leggere ad Agosto è sempre un po' complicata (first world problem meme). Deve essere un libro che sia al contempo scritto abbastanza bene da non risultare fastidioso o sciatto, sia non troppo complicato da richiedere una particolare concentrazione. Se poi è abbastanza lungo da coprire l'intero mese, è perfetto. Tutte caratteristiche che ritroviamo ne "Il ciclo della fondazioni" di Isaac Asimov. Se poi aggiungiamo che a Settembre esce la serie tv e la possibilità di potersi attaccare con la gente su internet che si lamenta che hanno stravolto i libri, ora signora mia ci stanno pure le donne, dove andremo a finire?, capite che è la scelta perfetta. Due piccioni con una fava. "Il ciclo della fondazione" è composto da sette libri, divisi in tre volumi. Il primo in ordine di scrittura risale agli anni '50 ed è composto da tre libri, "Fondazione" (1951), "Fondazione e Impero" (1952), "Seconda Fondazione" (1953), che sono, a loro volta, raccolte di racconti e romanzi brevi e che coprono un arco di circa 500 anni. Il secondo è un dittico ed è il sequel del primo ciclo, ed è stato scritto quasi trent'anni dopo: "L'orlo della Fondazione" (1982) e "Fondazione e Terra" (1986), e questi sono due romanzi. Così come sono due romanzi gli ultimi due volumi del terzo ciclo, che, a sua volta, è un prequel: "Preludio alla Fondazione" (1988) e "Fondazione Anno Zero" (1993), uscito postumo. Siccome Mondadori ha deciso di numerare i diversi volumi, sono stato costretto dalle mie fisime a leggerli in ordine cronologico (cioè prequel, trilogia originale, sequel). Il che non ha particolarmente giovato al ciclo, in tutta sincerità. Quindi facciamo che ve ne parlo in ordine di scrittura - che, casualmente, è pure l'ordine di quali sono meglio e quali si potrebbero tranquillamente evitare.
LA TRILOGIA ORIGINALE
I primi tre libri, composti a loro volta da raccolte di racconti e romanzi brevi, mostrano il crollo del millenario Impero Galattico e la nascita di un secondo impero, guidata e programmata dal Piano Seldon, che ha previsto tutte le diverse tappe che dovranno essere attraversate prima della sua rifondazione, passando dal caos all'ordine, grazie alla disciplina scientifica della psicostoria. Parlando del "Ciclo della fondazione", specialmente nel caso di questo primo volume, si sottolinea spesso come Isaac Asimov si sia ispirato al crollo dell'impero romano, e in effetti non è difficile riscontrare le diverse suggestioni e i diversi momenti che vengono trasposti qua, dalla disgregazione della periferia al rapporto fra generali e imperatori, ma anche al ruolo fondamentale della trasmissione del sapere attraverso gli enciclopedisti/monasteri. Ma, altrettanto fondamentale, è, per me, l'apporto che Asimov prende da "Guerra e pace", in particolare il saggio finale di Tolstoj sulla Storia. Ovvero, detto in modo (nemmeno troppo) estremizzato: quelle 150 pagine che concludono l'epopea di Tolstoj possono essere lette tranquillamente in calce all'epopea galattica di Asimov, sostituendo i nomi dei conquistatori galattici a quelli di Napoleone e dei russi. Sia Tolstoj che Asimov riflettono sul ruolo della Storia e su come sia possibile conciliare libertà individuale e determinismo storico. "La presenza della questione del libero arbitrio, seppure inespressa, si avverte a ogni passo della storia", così Tolstoj. "Faccia ciò che le pare. Eserciti il suo libero arbitrio. Verrebbe comunque sconfitto. [...] A causa del vicolo cieco della matematica del comportamento umano che non può essere fermato, annullato o deviato", così Asimov. "Il ciclo della fondazione" di Asimov è composto da tre volumi e da diversi racconti e romanzi brevi. Come, appunto, una specie di Storia in progredire. Il senso, però, è ovviamente comprensibile soltanto nella lettura del ciclo completo. In particolare, possiamo suddividere il tutto in due grosse macro-sezioni: la prima che ci mostra il progredire del Piano Seldon - ovvero la Provvidenza laica di Asimov, ovvero la Storia - con una società in divenire e nella costruzione di una complessità sempre maggiore attraverso cicli di evoluzione-stasi-crisi; e una seconda parte che riflette profondamente sui limiti del libero arbitrio, in particolare con la figura del Mulo, vera e propria figura super-omistica, paragonabile a quello che per la letteratura e la filosofia ottocentesca fu Napoleone. L'assunto base e ripetuto letteralmente a ogni pie' di pagina da cui parte Asimov è che il comportamento di enormi masse umane è prevedibile statisticamente secondo delle complessissime leggi e tutto, ma comunque prevedibile statisticamente. La materia che si occupa di questa previsione è la psicostoria e una delle regole basi affinché possa riuscire nelle sue previsioni è che le persone non sappiano di queste previsioni. Ovviamente la psicostoria non si occupa di prevedere il comportamento del singolo individuo, ma di intere masse: non prevede se la mia storia d'amore andrà in frantumi, ma fra quanto ci andrà la società occidentale in cui vivo. "La vita dei popoli non è riducibile alla vita di pochi uomini, perché il nesso fra questi pochi uomini e i popoli non è stato trovato. La teoria secondo la quale questo nesso si baserebbe sul trasferimento della somma delle volontà delle masse ai personaggi storci è un'ipotesi non confermata dall'esperienza della storia" (Tolstoj). Questo concetto raggiunge l'apice nel romanzo breve "Il generale", il primo del secondo volume, "Fondazione e Impero", dove le azioni e le volontà individuali appaiono non soltanto inutili, ma ridicolmente inutili rispetto l'andamento storico. Quello che è interessante è che nonostante la visione di Asimov della Storia sia priva di qualsiasi trascendenza, il modo in cui ci viene mostrato Seldon e la Seconda Fondazione - la fondazione segreta che ha il compito di vigilare sul fatto che il Piano Seldon rimanga sui giusti binari - assumano contorni piuttosto magici. Sia per noi che per i personaggi dei romanzi. Ma è comprensibile: è quello che viene definito pensiero magico, ovvero la costituzione di nessi di causa-effetto completamente arbitrari, che ci appaiono e gli appaiono come magici, al limite della preveggenza e del destino. Seldon, seconda Fondazione, seppur umani sono in realtà la personificazione della Storia. O meglio la personificazione di un'ipotesi di lavoro assurda che però si basa su un'ipotesi di analisi della realtà piuttosto concreta: la stesura di un Piano millenario nel momento in cui si conosce il comportamento di tutta la massa umana (ipotesi assurda), poiché determinale e analizzabile e prevedibile (ipotesi concreta). Il fatto che sia una scienza e non una religione è al centro di tutta la parte del Mulo e conseguente crisi. Il Mulo, come dicevo, è l'oltre-uomo, è Napoleone, è l'imprevedibile. La lotta allora fra Mulo e Seconda Fondazione è la lotta fra individuo e necessità storica. Cioè, mentre il generale del racconto precedente è soltanto l'ennesima forma prevedibile di conquista e crisi che si inserisce nel grande progredire delle cose storiche, il Mulo è un'eccezione, un vero e proprio mostro, una meraviglia della Natura, non a caso un mutante. Il che mette ovviamente in crisi il Piano, perché mentre la Provvidenza ha letteralmente tuto sotto controllo e non può esistere nulla che esuli da Lei - altrimenti che Provvidenza sarebbe -, la psicostoria è una scienza e l'imprevedibile può accadere e qua entra in gioco la Seconda Fondazione, specie di poliziotti della Storia. E il modo che hanno per sconfiggere il Mulo non è quello di sconfiggerlo in battaglia o che, ma di renderlo uomo, di toglierlo dalla sua eccezionalità e rimetterlo all'interno della massa su cui agisce la Storia. Sul tema dello sforzo per riportare gli eventi all'interno dei binari del Piano Seldon insiste l'ultimo racconto - forse il più debolino della raccolta, "La ricerca da parte della Fondazione", fatto di intrighi e contro-intrighi dove una ragazzina viene coinvolta nella ricerca della Seconda Fondazione. A questo proposito: fatta eccezione per il Mulo, ogni volta che Asimov lascia spazio ai personaggi, qualcosa scricchiola: la forza del Ciclo, proprio come la psicostoria, sta nella massa.
I SEQUEL FORSE NON PROPRIO NECESSARI
Pubblicati a più di 30 anni di distanza dalla trilogia originale, le motivazioni dietro "L'orlo della Fondazione" e "Fondazione e Terra" le spiega Asimov stesso: pressioni dell'editore e degli appassionati e un anticipo decuplicato rispetto gli altri suoi libri. E in fondo, che Asimov stia scrivendo questo romanzo più perché costretto/invogliato che per un qualche interesse nei riguardi della Fondazione é palese. Ne "L'orlo della Fondazione" il piano Seldon viene messo ai margini e in "Fondazione e Terra" scompare quasi completamente, cambia il tipo di fantascienza, il racconto stesso é stirato quasi all'inverosimile. Tutto questo per dire che questi due sequel sono tutto tranne che romanzi perfetti, anzi, sono estremamente verboso, in molti punti girano a vuoto e di molte parti non si capisce effettivamente a che servano, ma d'altra parte, la premessa é così affascinante e lo sviluppo così piacevolmente assurdo (viste le premesse del ciclo fino a quel momento) che non si può non rimanere catturati. Cioè, nessuno mi toglierà dalla testa che l'idea di Battlestar Galactica di ricercare la Terra sia stata presa di peso da questi romanzi. Però, ecco, quando si diceva che ad Asimov non gliene teneva mezza di tornare a parlare della Fondazione e della progressione storica del Piano Seldon, intendevo proprio la scelta di far deragliare narrativamente Piano, Seldon, e Fondazioni varie. Con tutta una serie di capovolgimenti narrativi, che nella migliore delle ipotesi sono arzigogolati e nella peggiore, beh, campati in aria, Asimov sposta l'idea di un Piano millenaristico portato avanti dalla scienza a una specie di fusione di coscienze che si rifà alla nuova concezione ecologista di James Lovelock: l'ipotesi Gaia, da cui Asimov riprende non solo il nome del pianeta che vive in una sorta di coscienza collettiva che unisce l'intero mondo, dagli umani ai sassi, ma proprio l'idea di una realtà interconnessa a livello di coscienza e percezione, e che lui porta a livelli galattici. Il cambiamento a questo punto non é soltanto narrativo, ma proprio a livello di paradigma teorico e scientifico su cui si muove Asimov. Cioè, al di là di ogni possibile intermezzo e interludio che Asimov ci butta dentro, il centro del libro é la scelta - fatta da un uomo che non può sbagliare - fra Galaxia, ovvero la svolta intergalattica di Gaia, o il proseguimento della Storia com'é stata finora, fra prima fondazione (il progresso tecnico-militare, "un impero militare fondato sulla lotta, mantenuto in piedi con la lotta e destinato alla fine a essere distrutti dalla lotta") e seconda fondazione ("un impero paternalistico, fondato sul calcolo, mantenuto in piedi col calcolo, destinato a una sorte di morte quotidiana provocata dal calcolo"). A rendere ancora più palese il discorso che porta avanti Asimov ci pensa il secondo libro, "Fondazione e Terra" dove la trama è letteralmente un viaggio attraverso quattro metafore grosse come pianeti, dove vengono mostrate le conseguenze dell'isolamento. Asimov, quindi, con questi sequel non si distacca soltanto narrativamente da ciò che ha costruito finora, ma sembra quasi scagliarsi contro di esso a livello viscerale e molto più personale. Il che é comprensibile se si considera che il primo racconto della Fondazione risale al 1941 e questo volume al 1982, con in mezzo guerre mondiali, nucleari, cambiamenti climatici e così via, in una parola: il Novecento.
I PREQUEL DECISAMENTE NON NECESSARI
Oltre ai soldi, un'altra importante motivazione dietro i sequel è la volontà di Asimov di unire il Ciclo delle Fondazioni al Ciclo dei Robot, altro suo ciclo fondamentale in cui racconta il futuro tecnologico dell'umanità. E chi sono io per giudicare le fisse degli altri? Quindi va bene così. Questo stesso piano si trova anche nei prequel. In tutta sincerità non mi viene altro termine che bruttini per definire "Il Preludio alla Fondazione" e "Fondazione Anno Zero". Ne "Il Preludio alla Fondazione" si ha, infatti, la sensazione che l'azione, la storia in sé sia piuttosto posticcia, costruita in modo disarmonico per mostrare l'elaborazione della teoria psicostorica a Hari Seldon in un modo che fosse accattivante per il lettore, quindi intrecciandola con una specie di spy-story fra intrighi e doppi giochi. Il problema é che della spy-story in sé frega poco che nulla, la tensione non viene mai percepita - nemmeno i personaggi sembrano percepirla, figurarsi noi -, e tutto appare come un pretesto per muovere qua e là Seldon e farci conoscere i diversi ambienti. Ambienti, che però, paradossalmente, risultano altrettanto macchiettistici - un po' come tutti i personaggi d'altronde. Ogni ambiente é una scusa per mostrare un determinato tipo di società, anche con intenti in alcuni casi satirici, ma risultano sempre distanti e, beh, privi di quel realismo immaginario che aveva contraddistinto Asimov. Ecco, in fondo, credo sia questo il problema maggiore del Preludio, da cui discendono tutti gli altri: la mancanza totale di concretezza, sembra un abbozzo di storia. Oltre a utilizzare espedienti narrativi (la storia d'amore fra Seldon e un robot) ricalcati dal romanzo precedente, "Fondazione e Terra", che stonano molto per la loro pigrizia. Pigrizia che ritroviamo anche in "Fondazione Anno Zero": strutturato in quattro racconti che coprono diversi decenni, ancora più che nel precedente, qua si percepisce la sua natura di prequel, specialmente mostrando da dove vengono molte cose che avranno una centralità maggiore nella trilogia classica. I primi due racconti vedono Hari Seldon in lotta contro un gruppo politico capitanato da una specie di Beppe Grillo intergalattico (e qua Asimov purtroppo fa, di nuovo, la scelta infelice di utilizzare due volte la stessa svolta narrativa per una trama già sostanzialmente simile), il terzo é una sorta di whodunit (forse il mio preferito, ma anche il più debole), il quarto é la ricerca disperata dei fondi per la ricerca e conclusione e ponte della serie. Pur soffrendo delle stesse difficoltà narrative del primo volume - personaggi macchiettistiche, storie che giricchiano a vuoto -, il fascino di questo volume conclusivo risiede nella messa in scena del crollo imperiale. Se nel primo, infatti, l'Impero ristagnava, qua inizia il suo lento, ma inesorabile, crollo. Ed é affascinante come Asimov insceni questo crollo attraverso eventi tanto pratici, quanto quotidiani. Dalla giustizia alla manutenzione. É proprio questa sensazione di familiarità e matericità del crollo imperiale, che non risulta mai una roba astratta, bensì concreta, fisica, fatta di eventi e accumuli, che é la cosa migliore del romanzo. Di cui però si farebbe tranquillamente a meno.
Premetto che non amo i prequel. E i sequel. Tutte le volte avverto un fastidioso cambio di marcia rispetto alla narrazione originale, una scrittura per così dire "annacquata", che si dilunga in descrizioni e ripetizioni inutili. Detto questo, non ho resistito alla tentazione di avere tutto il ciclo della Fondazione in un unico libro, anche se purtroppo ho trovato diversi refusi e parti tradotte male (probabilmente il lavoro di correttore di bozze non esiste più). Quindi 3 stelle a questa edizione e 4 stelle al ciclo della Fondazione, che per me rimarrà sempre quello composto dai racconti originali scritti da Asimov negli anni '50.
IT 🇮🇹 Il ciclo FONDAZIONE (che potrebbe sottotitolare "per una filosofia della Fantascienza), che ho letto seguendo l'ordine cronologico della storia (non della pubblicazione), è riassumibile come un'imponente riflessione sul problema del libero arbitrio, della sua declinazione su scala collettiva e del suo significato rapportato all'intelligenza artificiale, all'epoca di Asimov intimamente legata all'idea - affascinante e spaventosa - della robotica antropomorfa. Premesso che Asimov è molto più scienziato e divulgatore, piuttosto che letterato, a livello narrativo quello che rende probabilmente immortale l'opera è l'idea di una cronistoria incentrata sulla genesi e l'attuazione della Psicostoria, una scienza in grado di applicare statistica e calcolo combinatorio ai comportamenti umani che, basandosi sulla storia, le consuetudini sociali e i fenomeni antropologici, consente di predire o indirizzare il futuro dell'umanità. Da qui l'intreccio si sviluppa coerente, colossale: in un contesto in cui la futuribilità ipotizzata a volte vacilla (forse alcune ipotesi di sviluppo potevano essere considerate semplicistiche anche 70 anni fa), e il ricorso a spiegoni rende spesso i dialoghi innaturali (la suddivisione in tanti libri, pubblicati nel corso di decenni, è una parziale attenuante), la storia comunque fila e, pur non offrendo guizzi stilistici, i colpi di scena funzionano alla grande. Oltre alla bellezza POP dell'ultima riedizione Mondadori, indiscutibile no?, la lettura del ciclo completo di FONDAZIONE mi ha lasciato un senso di appagamento, non stilistico, e una inattesa inquietudine intellettuale: cosa definisce una mente? Qual è il confine dell'"umano"? Cosa vuol dire "scegliere"? Che cos'è il "bene per l'umanità"?
EN 🇬🇧 The Foundation cycle (which could be subtitled "Towards a Philosophy of Science Fiction"), which I read following the chronological order of the story (not the publication order), can be summarized as an imposing reflection on the problem of free will, its collective declination, and its meaning in relation to artificial intelligence, which in Asimov's time was intimately linked to the fascinating and frightening idea of anthropomorphic robotics. Given that Asimov is much more of a scientist and science communicator than a literary writer, what probably makes his work immortal at a narrative level is the idea of a chronicle centered on the genesis and implementation of Psychohistory, a science capable of applying statistics and combinatorial calculus to human behavior, which, based on history, social customs, and anthropological phenomena, allows for predicting or directing the future of humanity. From here, the plot develops coherently and colossally: in a context where the hypothesized futurity sometimes wavers (perhaps some development hypotheses could be considered simplistic even 70 years ago), and the use of explanations often makes the dialogues unnatural (the division into many books, published over decades, is a partial mitigating factor), the story still flows and, while not offering stylistic flourishes, the plot twists work great. Beyond the POP beauty of the latest Mondadori edition, undeniable, isn't it?, reading the complete Foundation cycle left me with a sense of satisfaction, not stylistic, and an unexpected intellectual unease: what defines a mind? What is the boundary of the "human"? What does it mean to "choose"? What is the "good for humanity"?
Proprio mentre affrontavo la lettura di “Fondazione. Il ciclo completo” mi è capitato di vedere definire l’opera sui social una vera e propria Bibbia del genere fantascientifico. Un’affermazione quanto mai vera non solo per l’ampiezza della saga, ma anche per la vastità dell’argomento trattato, che lo rende in pietra miliare del genere. Esattamente come i testi sacri, il ciclo della Fondazione parla un uomo in grado di consegnare all’umanità un messaggio di speranza e a indicarle la strada da seguire per costituire un nuovo e migliore stile di vita. La grandezza dell’opera di Isaac Asimov risiede probabilmente nel fatto di essere riuscito a trasmettere tale messaggio ai suoi lettori senza avere la pretesa di attribuire ai suoi protagonisti velleità messianiche, aspetto ulteriormente evidente se si pensa alla cronologia con la quale i libri sono stati scritti. Eppure, a una lettura del ciclo in ordine cronologico, al lettore più smaliziato non potrà che saltare all’occhio come l’economia complessiva della saga conduca a un messaggio di speranza per l’intera umanità, alla quale, proprio come Hari Seldon fa nel futuro immaginato dall’autore, Asimov raccomanda di lasciare da parte i personalismi per affrontare il futuro come collettività (messaggio ancora più forte se si tiene a mente che i sette volumi che compongono l’epopea sono stati scritti tra la fine della Seconda Guerra Mondiale e durante la Guerra Fredda). “Messaggio” a parte, non possiamo purtroppo affermare che il ciclo della Fondazione sia invecchiato bene. I lunghissimi spiegoni (certamente utili ai lettori che ancora dovevano familiarizzare con la science-fiction), rendono talvolta le interazioni tra i protagonisti un po’ troppo macchinose, la descrizione della tecnologia fa spesso sorridere e, benché giustificata da una miscellanea di credenze tribali e conoscenze tecnologiche, la descrizione dell’ordine sociale lascia a dir poco perplessi, soprattutto quando a entrare in gioco è il rapporto tra uomini tutti d’un pezzo e donne che, benché emancipate, sono ancora relegate a un ruolo minoritario. Tali dettagli, che nei due prequel “Preludio alla Fondazione” e “Fondazione anno zero” sono comunque utili a familiarizzare con il mondo ideato dall’autore, nei romanzi successivi diventano ridondanti e spesso difficilmente digeribili, tanto più che la trilogia originale, complice il fatto di essere stata ideata come ciclo di racconti brevi, soffre una frammentarietà della narrazione che è talvolta spossante, mentre i due romanzi conclusivi, che diviene ben presto evidente Asimov non volesse in realtà scrivere, finiscono con il riproporre in chiave differente sempre le medesime tematiche, secondo uno schema che risulta talvolta persino sconfortante. Giungere alla fine del viaggio, comunque, concede grandi soddisfazioni (benché non tutte le domande trovino in realtà risposta) e, nonostante il percorso di (ri)fondazione di una nuova società sia solo al giro di boa, è facile intuire di trovarci dinanzi a una svolta che ci fa comprendere che la missione di Seldon sia effettivamente compiuta, esattamente come quella di Asimov di dare al mondo un messaggio di speranza e il la a una nuova era della scrittura fantascientifica.
Difficult to rate this book, for me at least, so here is my thinking: I have approached this book with **gigantic** expectations. I have read a few books by Asimov already and was struck by them and by the sharp twists that Asimov can bring in his stories, and by the world and the narration he can build. I have heard of The Foundation as his masterpiece, so I thought it was going to be the same brilliant as the other novels from the very beginning. How I felt instead:
Good - book #1: set the stage for the facts that will happen - book #2: the Mule is introduced, Bayta and Toran, the story gets better, there are good twists - book #3: also interesting, nice characters and an a deceiving narration in which everything can be real or coming from conditioning
Cons/Doutbs - book #1: there is a big time window covered, many things happen fast, and characters change every few pages; there is no time to get attached to any character that the book already moves on. I didn't enjoyed this book at all
- book #2: the twist that Magnifico was the Mule was easy to call; also not sure why the Mule spends so long with Bayta, Toran and Ebling Mis, instead of imprisonate Ebling Mis and condition him to find the Second Foundation; how the Mule was defeated also was a bit sudden and unexpected... maybe I was waiting for an epic fight, Star Wars style, it didn't clicked at the time
- book #3: not sure why the First Foundation wants to defeat the Second Foundation, while they persue the same goal of defending the Seldon's plan
In general I cannot host in my memories any memorable character, but maybe the Mule.
I felt tempted to drop the trilogy while reading book 1, and until some point of book 2. But then I have enjoyed it to the end. I have read on the web a few considerations that clarify my doubts above, and maybe it was me missing the great moments of this book while encountering them.
About the additional 4 books: - the first two books as prequel, I didn’t enjoy them. I have started from those, but I think I should have started for the first book of the original trilogy. It makes it taking way too long to start with the foundation book 1, which I also didn’t enjoy :( the prequel books + first original foundation one to me felt like a cold description of historical facts, no emotions at all, no way to empathize with any character, and they are long. - the sequel books: somehow I enjoyed the introduction of Gaia from book 1 of the sequel and the story narrated. When I reached the last book I was done, just keen to reach the end, I went though it very quickly enough to get an idea but not slow enough to give an objective opinion, anyway didn’t fall in love with the plot. I do like the trio Bliss, Trevize and Janov from both books.
Three stars for the enjoyment of reading it, but that said, it's still a book I would recommend.
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Pazzesco, soprattutto i prequel. Ho vissuto su Trantor sotto il regno dell'imperatore Cleon I. Ho pianto e gioito a causa di questo libro. Bella anche la trilogia, anche se composta da piccole storie che non permettono di apprezzare a pieno i personaggi e di affezionarsi. Incredibili anche i sequel, molto forti, un'avventura incredibile con una storia di amicizia e amore potente. E poi, finisce prevenendo una catastrofe, con il "sesto senso" di Trevize che viene ignorato dallo stesso e Daneel che inconsapevole del rischio, procede a cercare di salvare la galassia trasferendosi in Fallom. Complessivamente sono dei libri pazzeschi anche se possono risultare lunghi e pesanti (anche letteralmente) e presentano piccole incoerenze temporali tra le date dei prequel e della trilogia.
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I have read the whole cycle of foundations all in a row, it was an unforgettable journey, it is without a doubt my favorite book saga ever, if I have to treat it as if it were a single book then it is my favorite ever. truly a journey full of ideas, concepts, characters that remain inside you and you never forget them. it made me go out of my mind the fact that it is also connected to other books by the same author, there are some characters that return as if it were all one big circle, incredible to think that it was written many years ago and this makes you understand how brilliant Asimov was
Da grande appassionato di Asimov sono rimasto deluso dai sequel, la trilogia originale resta un capolavoro insuperato, che non ha bisogno di complementi (anche se i due prequel sono a loro modo interessanti).
Nota sull’edizione: il primo sequel, ossia il sesto libro in ordine di lettura, contiene numerosi errori di stampa e sviste da parte del traduttore. È grave che un’edizione di questo tipo non abbia avuto lo straccio di una revisione.
Preludio alla Fondazione: 4/5 Fondazione anno zero: 5/5 Prima Fondazione: 3/5 Fondazione e Impero: 4/5 Seconda Fondazione: 5/5 L’orlo della Fondazione: 5/5 Fondazione e Terra: 5/5 Ps.: Non siate così duri nel giudicare la serie tv dai, obiettivamente questi romanzi sono impossibili da adattare, nel vero senso della parola.
Best science fiction novel without a doubt, literally a universe of stories, characters, dreams and sociological and historical themes that are very current, and that as humanity we are facing and would face, it could easily be a history book of the future of the galaxy, or perhaps I should say...Galaxia.
Asimov non ha bisogno di presentazioni... un must have per qualsiasi appassionato della fantascienza. Questo volume racchiude sia la trilogia classica (il vero pezzo forte) sia i prequel ed i sequel (meno avvincenti)
Avrei voluto mettere 3 stelle per un'avventura che non mi ha entusiasmato,ma la conclusione con gli ultimi 2 volumi e la fama dell'autore me lo hanno impedito
Asimov e il ciclo della fondazione non han certo bisogno di presentazioni.....se vi piace almeno un po' il genere fantascienza, leggetelo! Originale e assolutamente "attuale" nonostante gli anni!
Saga fantascientifica impermeabile per un appassionato. Volume splendido che raccoglie tutti i libri del ciclo della Fondazione. Da possedere e leggere
Abbandonato al quarto libro su sette. Era bella la storia ma più andava avanti e più diventava incentrata sulla politica, lettura troppo impegnativa per me.
Cosa posso dire? Un vero peccato che 5 stelle siano il massimo su goodreads. Nonostante si sia trattato di una ri-lettura, non sono riuscito a non rimanere nuovamente entusiasmato da questo capolavoro.