A Torino un ragazzo gay viene picchiato dai vicini di casa, è una spedizione punitiva: “Sei gay, ti uccidiamo”. Intanto la Capitale brucia: con un pugno sferrato in pieno volto muore Umberto Ranieri l’artista 53enne di origini abruzzesi, noto col nome d’arte di Nniet Brovdi. A Cagliari un gruppo di ragazzi insulta e aggredisce un 17enne e una sua amica, “frocio di merda” e giù botte. Il pestaggio viene filmato e caricato online, per divertimento. A Domodossola, una ragazza è obbligata a 15 anni ad avviare un percorso di teorie riparative: è lesbica dunque malata, per i genitori va curata. Le cronache delle aggressioni a gay, lesbiche e trans raccontano di un paese intossicato dall’odio. Soprattutto dopo le ultime elezioni politiche, quelle dell’Italia del cambiamento. Quelle del “prima gli italiani”. Con le elezioni del 4 marzo 2018 le lancette della vita civile nel nostro paese hanno cominciato a girare al contrario e non si sono più fermate: l’Italia si è consegnata nelle mani di chi prometteva di abolire le unioni civili, di cacciare il “gender” dalle scuole, di curare gli omosessuali, in ogni modo. E da allora i casi di aggressioni, minacce, bullismo sono diventati sempre più frequenti, nell’indifferenza generale. Come se il vaso di Pandora fosse stato scoperchiato. Simone Alliva ha viaggiato da Nord a Sud per raccogliere le storie di chi ha provato e prova sulla propria pelle gli effetti di un continuo incitamento all’odio, della continua negazione della propria esistenza. Un’inchiesta accurata, la prima nel suo genere, con numeri alla mano e l’analisi approfondita delle ragioni e delle conseguenze di un tale inasprimento dei toni del dibattito, che ci consegna un importante monito: si è aperta la caccia ai “diversi”, e quando le mani sono armate nessuno può considerarsi al sicuro. La prima inchiesta che indaga la violenza omotransfobica in Italia.
In Italia casi di omotransfobia registrati soltanto nel 2019 sono 212 e due morti. In tutto il 2018 sono stati 211. Nel 2017 si contano 144 casi. Mentre nel 2016 la stima è di 109. C’è qualcosa che pulsa nell’anima di questo paese e fa paura.
Questa è stata la prima cosa che ho sottolineato leggendo Caccia all’omo di Simone Alliva, un’inchiesta con numeri alla mano, analisi delle ragioni e delle conseguenze di dibattiti sul tema, di pensieri e comportamenti, da Nord a Sud. Un’inchiesta che indaga la violenza omotransfobica in Italia.
Io ci provo a capire cosa ci sia dietro tutto quest’odio, le motivazioni, le cause, i ragionamenti. Ci provo a dire che abbiamo tutti gli stessi diritti, che tutti abbiamo il diritto di amare chi vogliamo.
[…] amare una persona del proprio sesso e creare legami insieme è un diritto umano.
Ma non c’è verso. Anzi, a volte il verso c’è, a volte va bene, è accettato, anche se malincuore, che queste persone stiano con altre dello stesso sesso, ma l’adozione no, quella no, perché la famiglia è data da un uomo e una donna.
Come se le persone Lgbt fossero nemici del popolo. “Non si tratta più di essere contrati al matrimonio per esempio, ma è l’individuazione della persona come bersaglio anche con intento diffamatorio. Il bersaglio non è più l’istanza che porti ma la persona, indebolire te per indebolire la causa.”
Ma chi dice che la famiglia è data da un uomo e da una donna?
È così e basta.
Ah be’, se è così e basta tutto ha più senso.
Come se i maltrattamenti non esistessero all’interno di famiglie etero; come se le famiglie omo non fossero in grado di amare come si deve un bambino; come se crescere in una famiglia etero faccia sì che tu sia etero e sano, mentre crescere in una famiglia omo faccia sì che tu sia (anzi, diventi, diventare è in questo caso il termine che si usa) omo, con qualche disturbo, con qualcosa che non funziona.
Cosa vogliamo dire di quelle famiglie etero che picchiano a sangue i propri figli perché gay? O che una volta raggiunta la maggiore età cambiano la serratura di casa e non li fanno più trovare? Quella è una vera famiglia?
Il dolore di venire rifiutati da chi ti ha messo al mondo non è catalogabile.
I giornali, i media, i social hanno un grande potere, lo sappiamo tutti. Ma spesso, c’è questa ipocrisia malcelata. Si afferma una cosa, che vuole essere positiva, a favore, almeno teoricamente, ma nella pratica il più delle volte vengono usati termini inappropriati, che rinforzano certe idee sbagliate, stereotipate, pregiudizievoli.
La violenza omofobica, fatta di aggressioni fisiche o verbali, va distinta dalla cultura omofobica, che è disseminata nei linguaggi, negli atteggiamenti, negli sguardi, nelle barriere invisibili buone a separare i “diversi” dai “normali”: se sei “così”, non sei uno di noi, devi restare solo o con quelli come te.
Per non parlare ovviamente di quando i giornali, i media, i social vengono usati come mero strumento per esacerbare l’odio nei confronti di omosessuali o transessuali o qualsiasi altra persona considerata sbagliata. E qui, tra i tanti problemi, c’è il fatto che i social (o i giornali o qualsiasi altro media) sono lo specchio della società. Chi scrive frasi d’odio tramite questi mezzi, nella vita reale non sarà da meno, anzi, forse nella vita reale sarà una persona che a questo odio darà concretezza.
La vita reale e la vita virtuale. Non sono due mondi, al massimo uno specchio.
[…]
L’odio non cambia forma rispetto a dieci o venti anni fa. Ciò che cambia è il mezzo tecnologico che amplifica il messaggio di disprezzo e lo rende più visibile. Spesso persistente, difficile da rimuovere.
In tutto questo, probabilmente in una situazione di ulteriore svantaggio si trovano le donne, le donne lesbiche. Perché se una donna è lesbica è “perché non ha trovato l’uomo giusto”. “Dammela qua quella lì che le insegno io come diventare etero.” “Ci vuole un vero uomo per sistemare quella.”
“Non si concepisce l’esistenza di una sessualità femminile sconnessa da quella maschile, quindi le lesbiche non possono esistere davvero, sono considerate donne che non hanno ancora incontrato l’uomo ‘giusto’”. Insomma, le donne lesbiche vengono colpite dalla svalutazione sociale che, ancora, ha pesanti ricadute sul genere femminile. “È come se le lesbiche soffrissero di due forme di ‘minorità’: la prima è quella di essere omosessuali, l’altra di essere donne.”
A volte mi chiedo se i libri come Caccia all’omo servano davvero a qualcosa. Chi legge libri come questo? Chi sta soffrendo, chi sa quello che sta accadendo, chi vorrebbe che le cose cambiassero, in meglio. Ma gli omofobi, i transfobici, leggeranno mai un libro come questo? Nel 99% dei casi no. E se davvero esiste l’1% la lettura si concluderà con frasi tipo: “tanto quello che l’ha scritto è un gay comunista”, “vedi che ci sono i gay che votano destra, abbiamo ragione noi”. Non credo che quell’1% comincerà a ragionare, a cambiare idea, a mettere da parte l’odio. Non ci credo. Mi dispiace.
Quello che non riusciamo a capire, è che questa gente è anche la nostra gente. Loro siamo noi. Nessuno è al riparo quando una parte politica brutalizza e l’altra balbetta, nessuno potrà mai escludere di trovarsi un giorno, a sua volta, vittima.
Ma tanto all’umanità i moniti e la Storia non hanno mai insegnato nulla.
Significa che perdo la disperanza? Diciamo che con i tempi che corrono la mia speranza, speranza in un mondo migliore e speranza nel genere umano, vacilla molto spesso. Ma resiste. È lì. Sempre. Forse è la speranza il motore delle cose. Forse è la speranza che ci dà la forza di combattere per dei sani principi, valori in cui crediamo, come, banalmente per me, il diritto di amare chi si vuole, il diritto alla famiglia, a prescindere dall’orientamento sessuale, dal partito politico, dalla nazionalità, dal colore della pelle, a prescindere da tutto.
“Lo so che non si può vivere di sola speranza”, diceva Milk, “ma senza speranza non vale la pena vivere. E tu, e tu, e tu avete il dovere di dare la speranza alle persone.”
Caccia all'omo di Simone Alliva (Fandango libri) è un libro inchiesta sconvolgente. Il giornalista ha attraversato l'Italia intera per dimostrare che il problema dell'odio nei confronti di chi è diverso non è non soltanto da sottovalutare ma soprattutto non è un sentimento sporadico.
L’Italia brancola nell’omotransfobia come non aveva mai fatto prima. È una nebbia fitta quest’odio. Nasconde i volti e libera le mani. Si dovesse approvare una legge per contrastarla, resterà sempre sotto la cenere il carbone acceso di un odio ormai sdoganato. E oltre quello, il sospetto che lo sforzo di mettere insieme le diversità, di ricavarne un popolo civile, aperto, moderno, sia naufragato nel fallimento.
Il volto dell'Italia di Alliva è un volto che vorremmo dimenticare ma non è possibile, perché non è così che si combattono crudeltà e violenza. Ho definito Caccia all'omo sconvolgente perché non è un romanzo, non è finzione. Dietro a quei nomi di battesimo ci sono storie, schiaffi, dolore, persone sofferenti che lanciano un grido e noi non possiamo fare a meno, almeno stavolta, di ascoltare.
Sono una lettrice de L'espresso e quando Fandango mi ha proposto la lettura ho detto "sì" senza indugi, un po' perché ero curiosa di ritrovare Alliva e un po' perché la collana documenti di Fandango è senza dubbio una delle mie collane preferite. RECENSIONE COMPLETA SU: www.lalettricecontrocorrente.it
In breve: Molto doloroso. Cosa aspettarsi quando si indaga l'odio, qualunque sia la sua forma? E non è un male solo per chi, purtroppo, deve affrontare in prima persona, da vittima, la marea d'odio rivolta alle persone LGBT+: è uno dei tanti gravissimi sintomi di un male molto più grande. Un cancro che davvero avvelena le nostre società in numerosissime forme, dalle più eclatanti alle più subdole. Chiunque abbia una coscienza deve leggere questo libro.
Peccato solo per i parecchi refusi, nella fattispecie periodi monchi al loro inizio o alla loro fine. Ciò naturalmente non intacca il messaggio, ma una maggior cura nell'editing mi pare doverosa.
Una lettura chiara e schietta, che dà voce a chi viene di continuo messo a tacere e sminuito, corredato di piccole, ma non proprio, analisi politiche e sociali. Consigliatissimo.
OMOTRANSFOBIA PORTAMI VIA⠀ ⠀ "Caccia all'omo" è un saggio del giornalista Simone Alliva, porta alla luce quanto l'Italia sia un paese omotransfobico. L'argomento è analizzato sotto diversi punti di vista:⠀ ⠀ FAMIGLIA - è uno dei più sconvolgenti, la famiglia è spesso un focolaio di incomprensione, rifiuto e pregiudizio. Uomini picchiati brutalmente dai propri familiari e ragazzi costretti "curare" la loro omosessualità non sono invenzioni di fantasia, ma testimonianze reali!⠀ ⠀ SCUOLA - anche qui abbondano discriminazioni sia da parte degli insegnanti che tra gli stessi studenti. Gli adolescenti dimostrano la propria virilità tramite azioni omotransfobiche per essere socialmente accettati. Mentre i ragazzi lgbt discriminati non sanno a chi rivolgersi; gli insegnanti non hanno i mezzi adeguati per aiutarli e le case rifugio adatte sono molto rare e restano aperte a stento senza aiuti statali.⠀ ⠀ SOCIAL - anche qui ci sono sia situazioni negative, come l'incremento di hate speech a sfondo omotransfobico brutalmente scatenato grazie alla sicurezza dell'anonimato di un nickname, ma anche occasioni di aggregazione per le comunità lgbt (come nel caso della pagina @leperledegliomofobi). ⠀ ⠀ POLITICA - è ammirevole come Alliva abbia voluto ascoltare tutte le campane, in una Italia in cui sembrano non interessare a nessuno i diritti lgbt, con una legge per riconoscere i reati a sfondo omotransfobico bloccata da più di vent'anni, lui si è preso la briga di parlare con persone di ogni orientamento politico.⠀ ⠀ Simone Alliva è stato aggredito subito dopo aver pubblicato l'omonima inchiesta, eppure ha deciso di girare tutta l'Italia per raccogliere le toccanti esperienze di violenza e discriminazione che rivivono tra le pagine di questo libro, incasellando il dolore di ogni singola persona in una analisi più ampia e lucida di quanto l'omotransfobia dilaghi incontrollata nel nostro paese.⠀ ⠀ "L'Italia brancola nell'omotransfobia come non aveva mai fatto prima. È una nebbia fitta quest'odio. Nasconde i volti e libera le mani. Si dovesse approvare una legge per contrastarla, resterà sempre sotto la cenere il carbone acceso di un odio ormai sdoganato."⠀ ⠀ CAZZO COMPRATELO⠀ ⠀
Simone Alliva attraverso questo libro ci da' la possibilità di immergerci a pieno in quelle che sono le difficoltà quotidiane del "mondo arcobaleno": gay, lesbiche, trans, bisessuali quotidianamente devono districarsi tra violenze, insulti, cattiverie, pregiudizi all'interno della loro stessa casa come anche fuori da quelle mura, tra le strade delle loro città, a scuola, sul posto di lavoro, sui social! E' un libro che racchiude testimonianze di aggressioni, violenze psicologiche; ci sono storie di rinascita e speranza; si pone l'accento sulla solitudine, sociale e istituzionale, con cui devono fare i conti le persone. C'è molto tra queste pagine ed è giusto leggerlo, perchè a volte semplicemente certe informazioni non ci arrivano, non siamo a conoscenza di tutto mentre questa inchiesta ci restituisce un'immagine chiara di quella che è l'Italia oggi, e lasciatemelo dire, non è proprio un bel vedere.
È un libro macigno nonostante la brevità Pesante, soprattutto quando si occupa di testimonianze, racconti di violenza fisica, verbale, psicologica Pesante e crudo ma dannatamente necessario.
"C'è qualcosa che pulsa nell'anima di questo paese e fa paura". Lo puoi leggere nero su bianco sulla copertina posteriore di quest'inchiesta e trovarne ampiamente riscontro nelle innumerevoli testimonianze riportate. Caccia all'omosessuale, alla lesbica, ai transgender, ai diversi e alle diverse rispetto all'eteronormatività. Libro molto doloroso, ma necessario per avere consapevolezza della realtà di un mondo solo tollerante (solo a parole), non inclusivo, né interessato a cambiare le cose a partire dalla quotidianità. "Sono tollerante se accetto che altri vivano accanto a me, a condizione che si adattino, si nascondino, si mimetizzino. L'identità di una persona invece serve e va usata, condivisa. Ha la capacità di spostare montagne. Restare in un angolo, rinunciare alla propria identità vuol dire tornare indietro nell'armadio. Non è più accettabile. Le battaglie della vita non si scelgono, sono loro che scelgono te. È il modo in cui le accogli e le governi che fa la differenza".
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Se non fosse per le continue testimonianze di violenze omobitransfobiche di varia natura che ci arrivano attraverso post virali su Facebook, penserei che Alliva si è inventato tutto . Com'è possibile che qualcuno venga aggredito per strada da perfetti sconosciuti perché gay o sospettato di esserlo? Com'è possibile che la tua stessa famiglia ti cacci di casa, ti costringa a vedere uno psichiatra per una terapia di conversione o ti aggredisca arrivando al punto di accoltellarti perché sei gay o lesbica? Come si fa ad attirare in una trappola una persona transgender che neanche si conosce con lo scopo consapevole di gonfiarla di botte? Eppure, in Italia succede questo e molto altro alle persone LGBTQ+ e non solo tra individui: spesso l'omofobia è dettata dall'alto, dalla Chiesa e dai partiti di destra ed estrema destra, aiutati purtroppo da una sinistra vergognosamente accomodante. Programmi scolastici di educazione sessuale censurati (come anche, nelle biblioteche scolastiche, i libri che si azzardano ad introdurre ogni tipo di diversità ), leggi sulle unioni e la genitorialità perennemente ostacolate, forze dell'ordine che rimangono impassibili di fronte alle aggressioni omobitransfobiche costringendo le persone a costruire letteralmente un muro di cinta intorno alla propria casa per proteggersi: la discriminazione e la violenza, sia verbale che fisica, si sono infiltrate nelle nostre istituzioni, rendendo praticamente impossibile una vita serena per chi non è etero e cisgender. Attraverso una enorme quantità di agghiaccianti testimonianze, Alliva denuncia l'arretratezza del nostro Paese in tema di diritti LGBTQ+, fatta passare come un'urgenza se un post diventa virale quando in realtà si tratta di un problema strutturale che vede le istituzioni girare la testa e ignorare il problema o ad intraprendere assurde crociate contro un'inesistente "ideologia del gender".
Aspettavo da tanto un libro su questo argomento. L'ho divorato in un paio di giorni e non mi ha delusa per niente. Oltre alle vicissitudini individuali di ragazze e ragazzi queer vessati dalla famiglia o aggrediti da sconosciuti, Alliva ci spiega anche come tale violenza sia presente anche nelle alte sfere dello stato, e altrettanto importante, da dove nasce. Un libro necessario da fare leggere, soprattutto a scuola, per far comprendere la realtà della comunità LGTBQIA, una realtà che spesso i media non ci raccontano. Questo libro non solo spiega in maniera chiara la questione, ma la narrazione è rafforzata anche dalla passione dell'autore e alla sua voglia di compresione. Un grazie davvero sentito.
Un’illuminante e intelligente inchiesta giornalistica che considera uno dei più grandi problemi del nostro paese, ossia la terribile discriminazione della comunità LGBTQIA+. Questa problematica viene analizzata su più livelli, partendo dall’analisi del fenomeno nel Nord e nel Sud Italia, passando poi a testimonianze dirette di vittime di questi terribili crimini d’odio e infine alla concezione dei vari partiti su questi temi, considerando soprattutto il quadriennio 2016-2020. Una lettura assolutamente necessaria e che dovrebbe essere affrontata perché ora più che mai bisogna resistere e combattere le idee retrograde e bigotte dell’estrema destra, capaci di germogliare in un terreno fertile fatto di ignoranza e paura.
Letteralmente un pugno nello stomaco. Le testimonianze arrivano dritte al cuore; da pagina 1, l'autore lancia un sacco di spunti di riflessione sia con se stessi che con gli altri. Non sono al 100% su certe affermazioni dell'autore, ma ha avuto il merito di porre l'attenzione sul mondo trans che viene poco considerato, anche all'interno della comunità LGBT. Consigliato. Unica avvertenza: questo libro vi entrerà sotto pelle.
PS: i fantomatico refusi che qualcuno millanta nelle recensioni qui sotto, NON ESISTONO. Ne ho trovati sollo due, ma talmente insignificanti che nemmeno ci ho fatto casa ad una prima lettura, ma soltanto ritornando su quel passaggio perché l'ho trovato interessante.
Un reportage ricco di informazioni, voci e riflessioni riguardanti la comunità LGBTqi+ , sulla lotta per la libertà dell'identità e sull'ascolto verso una generazione fragile ma con un briciolo di speranza che ripongono nelle battaglie. Non mi ha particolarmente entusiasmata ma ha solleticato la mia curiosità per quanto concerne lo svolgimento dell'argomento in relazione con l'ambito politico e sociale.
Il libro fornisce degli spunti e delle testimonianze interessanti, ma certe scivolate linguistiche e (quelli che spero siano) refusi sono inaccettabili in un libro simile.
“Lo so che non si può vivere di sola speranza”, diceva Milk, “ma senza speranza non vale la pena vivere. E tu, e tu, e tu avete il dovere di dare la speranza alle persone.”