Londra. Attraverso le grandi finestre si scorgono sontuosi salotti, tovaglie ricamate e, immancabile, un servizio da tè in fine porcellana. Intorno a quei tavolini elegantemente apparecchiati, con una tazza in mano, le donne si confidano le une con le altre, si danno manforte, si studiano tra mezzi sorrisi e cenni d'intesa. È così anche per Flora, Gillian e Lydia, tutte e tre convinte di avere una vita quasi perfetta. La prima ha un marito che ama e due splendidi bambini. Gillian ha una relazione con un uomo sposato che spera possa trasformarsi in qualcosa di più. Infine Lydia è sicura di poter vincere la medaglia di "amica dell'anno". Quando le loro strade si incrociano, però, capiscono che non sempre le cose vanno come si desidera: è il momento di scegliere che persone vogliono essere, che tipo di donna vogliono diventare. Al di là di quello che la società richiede loro. Al di là di quello che si aspettano gli uomini che hanno accanto. Perché, per quanto sia più semplice avere qualcuno vicino che ci consigli che cosa dire e che cosa fare, e prendere decisioni non convenzionali possa fare paura, Flora, Gillian e Lydia stanno per scoprire che è la sola strada verso la libertà. Una storia in cui tre donne hanno il coraggio di anteporre ciò che desiderano dalla vita a ciò che il mondo si aspetta da loro. Una scelta che, per una donna, non è mai scontata, in qualunque epoca e a qualunque età.
Ho solo una domanda: se, mia cara Madeleine, fai dire ad un tuo personaggio che ci sono già troppi libri sull'adulterio e che " la coppa d'oro "di James ha già detto tutto, perchè non hai seguito il tuo stesso consiglio??
Una lettura piacevole ma forse un po' troppo femminista. Un canto di lode alle donne forti, decise, indipendenti, che continuano a brillare anche quando sono costrette a scelte difficili e forse anche sbagliate. Lo stile semplice, lineare, ironico, unito alla brevità dei capitoli, che scorrono veloci uno dopo l'altro, rendono la lettura molto fluida. L'autrice è brava a creare una continuità tra fine ed inizio dei capitoli, mantenendo viva la curiosità e spingendoti a proseguire con la lettura. Avrei preferito probabilmente un finale diverso, più azzardato, ma forse è più realistico quello scelto. “Perché non mi basta?” si chiese. “Perché vogliamo sempre di più?” Un invito a non guardarsi troppo intorno, la felicità è accanto a noi, occorre soltanto saperla cogliere, perché Nella vita tutto è transitorio.
Saper descrivere il transitorio della vita e le implicazioni definitive che comporta, quei cambiamenti che i piccoli e grandi eventi della vita producono e lasciano. La St. Jhon in questo ha la rara capacità di raccontare la quotidianità del reale che potremmo definire banale senza mai farla sentire come tale e morente e nel contempo mostrandocene la straordinarietà nella vita dei suoi personaggi. È come nobilitasse le vicende consunte della vita di ciascuno di noi mostrandoci il rovescio intricato che nascondono dietro quella apparente consuetudine persino noiosa, quell'insieme di effetti e relazioni che siamo noi. E questa doppia natura si rivela anche nella scrittura: semplice ma sofisticata, intrisa al punto giusto di quella ironia che rende sopportabile o ragionevole anche ciò che nella vita per ciascuno di noi non lo sarebbe. Il titolo originale (A pure clear light) mi pare un chiaro e ironico esempio di questo doppio che è contraddizione insanabile del vivere che possiamo solo accettare integralmente per poterla superare. La narrazione è sorretta da un sapiente gioco di rimandi tra personaggi e stratificazioni di significati che si richiamano dall'inizio alla fine del libro. Un gioiello del nostro contemporaneo (anni '90 del secolo scorso).
Concordo con i giudizi letti qui e là, questo romanzo di Madeleine St. John non mi ha convinto e sicuramente non mi ha appassionato come Le donne in nero. Lo stile dell'autrice mi piace, è semplice scorrevole, immediato e in parte irriverente. Arriva subito al punto ed è capace di trattare anche temi pesanti e duri con semplicità e leggerezza, senza per questo far perdere importanza o attenzione. Detto questo la trama vuole concentrarsi sul rapporto di coppia. Un uomo felicemente sposato con tre figli che si concede una scappatella, con una donna che vorrebbe non significasse nulla, ma che non può non fare a meno di amare. La storia parte da un'amica della moglie che lo scopre in flagrante per poi tornare indietro e narrare la storia dall'inizio. I punti di riflessione, nonostante, come detto, l'estrema leggerezza con cui è trattato il tutto, sono tanti. La contrapposizione tra la moglie e madre quasi perfetta e l'amante giovane, un po' sbandata, ma che rivendica la sua autonomia dagli uomini e dai legami; la vita del protagonista che potrebbe essere già soddisfacente, che finisce per prendere una deviazione imprevista, perché lui vuole provare un brivido che lo costringa a vivere su un terreno pericoloso e incerto, invece che sulla strada sicura del matrimonio e della famiglia. Intorno a tutto la continua riflessione, affidata ai diversi personaggi, sulla caducità della vita, sul non avere certezze, sulla temporaneità di qualsiasi situazione ti si presenti davanti. Come si evince da queste riflessioni, nulla a che vedere con l'ambiente sfarzoso dei grandi magazzini addobbati per Natale, delle donne alle prese con lo shopping compulsivo dei saldi... Ne Le signore in nero era l'atmosfera la parte più coinvolgente, qui forse è proprio questo che manca. Ai personaggi sono affidate tante riflessioni, tanti pensieri, che invece di smorzare, rendono la narrazione "cervellotica". Non sono di disturbo, ma di certo finiscono per appesantire piuttosto che alleggerire. Una donna quasi perfetta è una lettura piacevole, non certo leggera, dove è possibile apprezzare lo stile dell'autrice, piena di spunti interessanti sulla vita di coppia, ma che personalmente non mi ha coinvolto né appassionato.
I seem to have something of a Madeleine St John obsession going on. A Pure Clear Light is the third book of hers I have read in a row. There is something compelling about the small worlds she creates. In The Women in Black she perfectly recreated a Sydney department store in the fifties and the sales ladies who worked there. The book was Australian through and through. In this little gem of a book she is just as at home in London amongst the wealthy and privileged classes. She has an ear for dialogue and often pages of dialogue run uninterrupted through the narrative. There is never any doubt who is speaking and what they mean. Their utterances are pitch perfect. She is an acute observer of the foibles that make characters instantly recognisable to the reader as "types" but also as individuals. I disappear happily into the worlds she creates and am instantly absorbed into her acutely presented micro environments. I would encourage all readers to take the journey.
Una storia di adulterio e di fede. Due cose che nella mia vita lasciano il segno. L'adulterio non lo tollero, la fede non la capisco. Capisco però che la St. John scrive veramente molto bene.
Simon: classico inglese fino al midollo. Flora, sua moglie: ex cattolica che vorrebbe tornare alla religione, a cui ha rinunciato per lui. Gillian: commercialista nubile molto libera sessualmente. Storia di un adulterio. Nient'altro da aggiungere.
«E quello che stai leggendo? Di che cosa parla?» «Adulterio», disse Flora. [...]«Adulterio, eh?» replicò senza perdere colpi. «Non se ne è già parlato? Mi viene in mente La coppa d’oro.» «Anche Una manciata di polvere.» «Ecco il punto. Di adulteri, nella letteratura, non ce n’erano già abbastanza?» «Be’, come vedi sembra che non sia così.» «Lascia perdere i “sembra”. A me interessa la realtà.» Flora depose il libro, senza neppure tenere il segno. Guardò Simon. «In realtà, secondo me, c’è ancora tutto, o quasi tutto da dire sull’adulterio. Il paesaggio morale è radicalmente cambiato da quando Henry James scrisse il suo capolavoro, o Evelyn Waugh il suo.» «Cosa intendi con “cambiamento del paesaggio morale”?» chiese Simon. «Spiegati meglio.» «Be’, sostanzialmente oggi a nessuno interessa l’adulterio.» «Allora non vedo molto spazio per un romanzo. Ancor meno per un capolavoro.» «Il punto è che nessuno scrive più capolavori», osservò Flora. «È vero», convenne Simon con una certa vivacità. «E forse anche questo dipende dal panorama morale. A nessuno importa più niente dell’adulterio.»
This is the third of the four novels by the late Madeleine St. John (she pronounced it "Sinjin") that I have read. I was effusive in my praise on this site for "A Stairway to Paradise", and for "The Essence of the Thing", which was shortlisted for the Booker Prize, both set in her adopted England, and I have just ordered her first, classic, work, "The Women in Black", set in her childhood home, Australia. St. John died of emphysema at age 64 in 2006. Her death was a great loss for British fiction. This book, "A Pure Clear Light", a look at a contemporary middle-class family in London, is perceptive, dryly and understatedly humorous, ironic, and ultimately loving. A sort of literary cult has formed around St. John's work, and I eagerly joined it in spirit after I read the first of her novels I found, "A Stairway to Paradise". She has been compared to another British novelist with a cult-like following, Penelope Fitzgerald, and though there are some similarities in their circumstances, St. John's voice is her own: singular and distinctive. Five stars.
Simon and Flora Beaufort have been married for a while, and have three lovely children. In this book, Simon finds himself having an affair with a young accoutant he meets through a mutual friend while Flora and the children are in France for the summer holidays.
Upon their return, the affair continues, but what worries Simon the most is that Flora seems to be leaning towards going to church regularly. She was raised Roman Catholic, which Simon finds appalling, but converted to the Anglican church when they were married. And they only got married in a church to appease their parents, and have since lived a completely secular life.
Throughout the book, Simon comes across as a controlling, self-centered heel. His needs, wants, and opinions are what he thinks should count above all else. He wants Flora to stop going to church and is really upset when the children start going with her. He wants to keep the affair going, and is annoyed when the young accountant seems to be drifting away, living her life with her friends. He is, in a word, a douchebag.
Flora seems to sense that something is off, but cannot put her finger on it. She finds that going back to church fills her with a feeling that there is something other in the world, not just her life and her worries. One of her friends spots Simon and his girlfriend in a cafe, and though the woman's husband says yes, of course Simon is cheating, no one wants to tell Flora.
The book goes back and forth, though it mainly spends time presenting the story from Simon's point of view. But St. John is clearly doing this on purpose, to show us not just how self-centered Simon is, but how his wife and family are only important to him at *his* convenience.
The story is interesting, and well-written, with some true sardonic wit that will make you chuckle to yourself when reading it. St. John is able to present the characters without making any of them perfect, but while also letting you appreciate their feelings and inner thoughts.
UNA DONNA QUASI PERFETTA è stata la mia lettura di questi giorni. Questo romanzo di circa 232 pagine rispecchia il titolo, scontato. L'intreccio si dispiega intorno alla famiglia Beaufort, costituita da Simon, Flora e i loro tre splendidi figli.
Le pagine si succedono inesorabili, senza raccontare quasi nulla se non di un usurato legame marito-moglie scandito da tediosi siparietti di banale routine. La scrittura è essenziale, ironica d'intenzione, lineare d'effetto, ricca di dialoghi e priva quasi totalmente di descrizioni. Unica certezza fin dall'incipit è che il marito, in preda a un desiderio bruciante che lo porta a desiderare un'infinità di donne, tradirà la moglie: wow, non me lo aspettavo!
Simon, il marito fedifrago, è un personaggio preda dei suoi istinti, estimatore del gin e in balia del destino: "sono cose che succedono" si ripete come un mantra dopo il colpo di fulmine per Gillian. E precipita senza drammi dentro le profondità buie e sconfinate del tradimento.
Flora, la moglie di Simon, viene rappreresentata come una donna dolce, carina, amorevole, molto credente, anche lei amante del gin, punto in comune con il coniuge, oltre al fatto di condividere la stessa attitudine a non voler guardare in faccia la realtà e pensare che in fondo sia tutto transitorio. Le pagine scorrono lente, scandite soltanto da dialoghi dalle derive nonsense e vicende barbose quanto la mia lista della spesa. Nulla si smuove, fino al salvifico finale. Così sia.
When Simon Beaufort passes up the family holiday in France for his work commitments, his wife and 3 children jaunt off for a few weeks anyway. While they're away, he meets and commences an affair with another woman, accountant Gillian. This novel portrays the ensuing months of Simon and Flora's marriage.
Flora is a stay at home parent, and a lapsed Catholic. When she senses absence, rather than identifying it as her husband's distance, she starts on a path back to the church. Simon has a lack of faith, in anything, so he mocks her for it. He is a TV Director and preoccupied with how things present. He doesn't realise he is primarily attracted to Gillian's veneer, he thinks it is love. We see it though because he derides Flora's friend Lydia, who has similar qualities but without the veneer. Ironically, it is she who eventually witnesses Simon and Gillian cocooned together, almost anonymously, in a busy bar.
Set in the comfortable homes and art scene of 1990s London, we see the characters engage with art that makes them reflect on their extramarital flirtations (church/affair). They've each sought meaning outside their marriage, rather than turning to each other or within. This novel uses that infidelity as a vehicle to ponder questions of right and wrong, faith, love and the transitory nature of life. Complemented with snappy dialogue and subtle wisecracks.
This is an astonishing book; intelligent, intellectual (maybe too smart for its own good) about clever, privileged people on the edge of genius (and therefore reason?) each of whom seems very aware of their own mortality. There’s adultery and motherhood and friendship; there’s a wry look at the English Abroad (in France, of course) art, film, food, friendship, children, and God. There is a wonderful sermon given by Freddy, an Anglican vicar, which I should love stitched on one of Flora’s tapestries... as with everything she wrote there is so much in this book that is assured, concise, and questioning and searching and yet perfect; Madeleine St John gives her characters room to move and make mistakes and ask questions and even though most of us will never live the sort of lives where our children attend St Paul’s nor have Holland Park/Notting-hill as our stomping grounds the themes are universal. The world is a darker place without her - and her various contemporaries - who are all proving life is, indeed, extremely transitory.
Madeleine St John should be much better known than she is; her writing is formidable. I can't think of another book that conveys so much with such an economy of words. Most of these short chapters are snippests of conversation between different characters. Her ear for natural dialogue is unerring and the conversations convey such a wide range of emotions while nearly always being some of the funniest dialogue I have read. This book is a gem, and cleverly constructed. At the heart of the story lie Simon and Flora, who have been happily married for years with three beautiful chidren. Simon, who seems lacking in imagination, starts an affair while Flora and the children are away on holiday. When Flora returns, nothing seems changed exactly, and yet something is not right. Both of them fret around the edges of a relationship that has gone off-kilter, never meeting the heart of the issue head-on - much like real life. Funny and moving.
Devo dire che questo libro nel complesso mi è piaciuto, il finale per me doveva essere assolutamente diverso. Flora secondo me meritava un lieto fine migliore, meritava di sapere di essere stata tradita per ben 6 mesi, meritava di sapere chi fosse veramente suo marito Simon. Gillian si proclama come una donna indipendente, ma appena trova un uomo a caso decide di diventare l’amante di un uomo con tre figli e basare la sua autonomia su di lui mostrandogli la casa, il gatto e tutti i suoi desideri. Simon è un uomo spregevole che non ha rispetto per la moglie, per i figli e per se stesso perché ha permesso che in un istante fosse rovinata la sua famiglia. Lydia è tutto tranne una vera amica, le amiche vere ti dicono la verità, anche quando ti spezzerà il cuore, non decidono di riparare una situazione irrecuperabile a tua insaputa. 🥰
"He looked down at her. You could never quite get used to the idea that women - the women you desired of, the women you made love to - actually worked, even worked hard: could actually be compared in this respect to men. Not until you saw them actually working; actually working hard."
Una lettura per niente scontata! Attraverso il racconto di una storia apparentemente frivola e leggera, la St. John ritrae con uno sguardo femminista e un'amara ironia la middle class londinese degli anni '80 concentrandosi sulla disparità dei sessi e, in particolare, sulla figura della donna - una volta fatte salve le apparenze, trattata spesso come una nullità e quasi con condiscendenza. Il testo è costituito principalmente da dialoghi per cui si legge in maniera molto scorrevole.
Una storia come tante: lei, lui, l'altra e le amiche pettegole. Lei è la donna quasi perfetta: un marito praticamente assente, tre figli, un lavoro, sembra la perfetta massaia dei film anni 50 che riesce a tenere in piedi tutto sempre col sorriso. Lui è il classico uomo in cerca di trasgressione. L'altra, incontrata per caso a una cena mentre la moglie è in vacanza con i figli, non ha atteggiamenti seduttivi, però lui dà inizio ai giochi, con superficiali sensi di colpa nei confronti di lei e nessuno nei confronti dell'altra. L'altra a me è simpatica: tanto sola da accontentarsi della compagnia di un insulso personaggio senza spessore. Le amiche pettegole alla fine risolvono la situazione. Un libro scorrevole ma banale, senza riflessioni profonde, che non lascia traccia.
Cosa ci attrae in un romanzo, in un saggio o in un libro? Perché ci sono letture che in un certo momento ci allontanano e in un altro momento ci tengono avvinti? Sono le prime righe che leggiamo? È la copertina? Sono le recensioni di altri lettori? In questo caso mi sono fidata di come l’ha raccontato qualcuno che di solito ci azzecca, poi la bella copertina rosa carico, con le tazze di tè, molto english, ha completato l’opera di seduzione. Ne è valsa la pena. L’autrice pennella con grazia situazioni e storie non sempre gioiose: qui si parla di vita in famiglia, con le sue abitudini scontate, il piattume, l’euforia di nuovi incontri, il farsi male reciproco, l’egoismo. Eppure, non c’è rancore.
Trama semplice e scorrevole, una lettura da ombrellone per niente impegnativa, anzi è come leggere il gossip di unə amicə anzichè farselo dire all'orecchio. Difetto fatale: la traduzione del titolo, fuorvia totalmente l'idea che ci si può fare di fronte alla trama, e durante la lettura si viene erroneamente condottə a focalizzare la nostra attenzione su l'imperfezione delle donne, quando la storia narra di quanto i cambiamenti della vita di ogni persona possono siano essenziale, che siano scelte giuste o errori di passaggio. "A clear pure light" è il titolo originale, mille volte meglio. Riconosco l'estrema difficoltà nel tradurre anche un titolo, ma non condivido comunque questa scelta traduttiva.
Una storia di donne che mi ha ricordato per l'argomento trattato e le atmosfere il film "The women" del 2008. Non mi ha entusiasmato, ma in effetti è ben scritto. Credo che l'atteggiamento molto inglese nei rapporti tra marito e moglie mi abbia impedito di capire a pieno le dinamiche descritte. Questo è un problema di mia scarsa sensibilità. Singolare il fatto che nel racconto abbia un ruolo centrale un uomo, ma che sembra essere una comparsa rispetto alle figure femminili con cui si confronta. Nel complesso non posso dirne male ma purtroppo nemmeno essere entusiasta come leggo dalle critiche riportate in quarta di copertina.
Avevo letto "Le signore in nero" della stessa autrice quando ancora non erano stati pubblicati in Italia gli altri due titoli e mi era davvero piaciuto, per cui mi sono imbattuta negli altri due libri con molte aspettative. Purtroppo questo non mi ha colpito come il primo. La scrittura rimane comunque particolare e piacevole, con capitoli corti e questo modo di catapultarti nella vita dei personaggi, osservandone una breve parte della vita e abbandonandoli altrettanto bruscamente. Purtroppo però la trama in sé mi ha preso molto poco. L'ho finito perché era breve e speravo forse in qualcosa che mi facesse cambiare idea, anche all'ultimo, ma così non è stato. Con dispiacere, non lo consiglio.
Loved the first of her 4 books that I read recently and this delivered arguable more, at least for me, as it is set in London at a time I lived there. I was younger than the protagonists but identified with the “pukka” thing that was going on then.
The book is 90% dialogue which I like as I’m a slow reader, it I finished it in 3 shirt sittings.
Damn but she could write. Pace, wit but not laugh out loud, erudite and thoughtful. Loved it. Have ordered her other two from Dymocks.
Una donna quasi perfetta di Madeleine St John, romanzo di narrativa pubblicato ieri, 25 giugno, da Garzanti.
Le copertine di Garzanti sono sempre tra le mie preferite, ma con i libri dedicati a Madeleine St John e Amy Witting credo si siano superati, quando entri in libreria le noti subito per il loro colori e la grafica che rimanda al passato. Pensate che il primo romanzo dell’autrice, Le signore in nero, è stato pubblicato quando lei aveva cinquantadue anni, sembra incredibile che abbia aspettato così tanto per farsi conoscere al mondo della letteratura. Madeleine St John è stata l’unica donna australiana a essere candidata al Man Booker Prize, la sua vita è stata costellata di dolori e questo emerge dalla sua penna. La sua scrittura è solida e delicata al tempo stesso, nella sua prosa emergono malinconia, sofferenza e una importante dose di introspezione. In Una donna quasi perfetta attacca senza mai affondare il colpo, come se non volesse giudicare troppo duramente i colpevoli. Ovviamente io da lettrice mi sono schierata apertamente e ho giudicato duramente chi commetteva adulterio, è più forte di me, di fronte al tradimento non riesco a restare imparziale, non riesco a vedere i fatti scatenanti che hanno condotto a quel gesto, io condanno senza possibilità di appello. E forse questo era l’intento dell’autrice o forse no perché lei pone dei quesiti, mostra le attenuanti, ma mette anche in piazza tutta la debolezza di un uomo che pare non essere in grado di resistere a una donna più giovane della moglie, senza figli e con meno pensieri gravosi ad appesantire la sua vita. Una donna che non si fa problemi a diventare l’amante. Una donna che come condizione iniziale parla di relazione puramente fisica, ma che poco dopo chiede di più, vuole conferme, pretende più tempo. Una donna che non può accontentarsi delle briciole che lui riesce a destinarle, senza rendersi conto che quelle che per lei sono briciole farebbero la felicità della moglie e dei figli relegati a comparse nella vita dell’uomo. Perché l’eccitazione pare guidare la sua mente. Perché sembra che le serate passate coi figli siano di poco conto in confronto all’amplesso consumato con l’amante. Ma di un uomo così, che siamo mogli o amanti, cosa dovremmo farcene? Un uomo così, che è convinto di amare entrambe e giustifica i suoi gesti come se fosse normale pensare unicamente a se stesso, senza mettere in conto il male che potrebbe arrecare alla sua famiglia, che uomo è? E mentre lui prosegue imperterrito lungo questa strada la moglie pensa ai figli, pensa al loro bene e vive ignara una vita coniugale costellata di menzogne. Una vita che lei non merita affatto perché non ha colpe se lui attraversa la cosiddetta crisi di mezza età, non ha colpe se lui antepone la propria felicità a tutto il resto, non ha colpe se appena volta lo sguardo il marito lo posa in quello di un’altra donna. La moglie è Una donna quasi perfetta e quel quasi per me sta tutto nell’uomo con cui ha scelto di condividere la vita. Senza di lui sarebbe perfetta, su questo non ho alcun dubbio.
È vero che la St John non mette le donne su un piedistallo, lei ci mostra tutte le facce della medaglia, perché le donne non sono migliori degli uomini, anche loro tradiscono, anche loro commettono errori, ma la differenza sta nel modo in cui le donne affrontano le loro colpe.
Una donna quasi perfetta ti cattura e non ti lascia andare. Io l’ho letto tutto d’un fiato perché dovevo sapere dove il marito sarebbe andato a parare, volevo scoprire se la moglie se ne sarebbe accorta e se l’amante si sarebbe ravveduta. La scrittura di Madeleine St John scorre via veloce, leggera e pungente. Una lettura che non dovete lasciarvi sfuggire se l’argomento pruriginoso non vi arreca troppo disturbo.
I liked this much better than A Stairway to Paradise though it didn't capture the magic of the world and character building that The Women in Black did. This is a simple study of characters and what looks on the outside to be a good relationship - till infidelity touches it.
It is not over the top dramatic. There is something funny about the little everyday dramas Madeleine St John brings out and I enjoyed that, the little banters.
Boh, mi spiace. All'inizio mi piaceva pure, aveva un senso e avevo capito i personaggi, ma più si va avnti più si perde il filo del discorso. Non capisco il senso della storia, non ha trama, non entra nei sentimenti dei personaggi. Si è molto estraniati e si tocca in rari punti un senso logico della storia e lo stato d'animo... non ci ho capito niente alla fine
The story runs smoothly and accompanies the reader through the generation and progression of a love triangle, whose protagonists are a male honest traitor, a female innocent temptress and a betrayed yet beloved wife.
Love, just like religious faith, are depicted as a mistery and as something that we can't grasp but just take or leave. Obviously, the story is open-ended.
I read Madeleine St John's first book, "The Women in Black" some years ago, and loved it. So I pounced on more of her books when I found them on Kobo. I was certainly not disappointed at all with this one. St John's style is deceptively simple, but her characters are so believable that I felt a part of the little drama played out here. Beautifully done.
Terrific romance about the Love! I read so many books in my life about love, but this is a kind of bible of feelings,and marriage,and love course. This is the book of truth about relationships. Thank you mrs St. John it was a pleasure