Zou ze door mijn toedoen sterven? Die gedachte sneed me door de ziel als een vlijmscherp mes.
Giorgio, een jonge legerofficier, wordt verscheurd door twee onmogelijke liefdes: die voor de beeldschone, maar getrouwde Clara, met wie hij een gepassioneerde relatie beleeft, en die voor de foeilelijke Fosca, die zich wanhopig aan hem vastklampt. Al zijn hoop, twijfels en verrukking over deze fatale ménage à trois vertrouwt hij zonder enige terughoudendheid toe aan het papier.
Iginio Ugo Tarchetti was an Italian author, poet, and journalist.
Born in San Salvatore Monferrato, his military career was cut short by ill health, and in 1865 he settled in Milan. Here he entered literary study, becoming part of the Scapigliatura, a literary movement animated by a spirit of rebellion against traditional culture. He worked on several newspapers and published short stories, novels, and poems. He contracted tuberculosis and died in poverty at the age of 29. [wikipedia]
Fosca, nomen omen, mai detto fu più vero. Prima ancora di conoscere Fosca, la protagonista di questo romanzo, di lei si ode un urlo acuto, prolungato, straziante che scende dai piani superiori di una aristocratica abitazione ed echeggia nei saloni facendo trasalire gli ospiti, amabilmente intenti a conversare e cenare. Fosca è oscura come il suo nome, incute timore e spavento, possiede un difetto dell’esistenza che raramente si perdona e che annebbia ogni altra dote, perché Fosca è bruttissima, una bruttezza che mette chi la guarda sulle difensiva, una bruttezza che deriva anche da una cagionevolezza di salute e da una sua deformità fisica, eppure la sua bruttezza non è ordinaria è una bruttezza quasi maestosa, tale da diventare connotazione che suscita attrazione, l’incerto fascino negativo dello straordinario. Fosca è sgraziata nel volto con ossa degli zigomi e delle tempie sporgenti, collo esiguo che contrasta con la grossezza della testa, uniche note di bellezza i capelli, lunghi folti e voluminosi, nerissimi, e due occhi belli scuri e velati. Per una sorta di risarcimento provvido che la natura talvolta fornisce a chi è meno provvisto di qualità estetiche Fosca è munita di doti spirituali fuori dal comune la sua è una intelligenza vasta e perspicace, è colta e di una sensibilità e sensualità, a tal punto vibranti, da rasentare quasi il patologico. Va da sè che la sua fu una giovinezza di obbligato isolamento, di una solitudine efferata che trovò unico sollievo nel furore della passione per il leggere e il meditare. Giovinezza dal bisogno di amore per anni inespresso e covato che diventa esasperato, trasformandosi in una febbre, in uno spasimo che irrompe dilagante quando incontrerà un giovane ufficiale avvenente, che suo malgrado, rimarrà irretito dalla stravaganza di questa donna, fuori dall’ordinario, restandone fagocitato in un misto di pietà, di affetto e di timore che a lei lo terranno fortemente avvinto e plagiato. In Fosca tutto è eccesso: la sua personalità, il suo corpo, il suo stesso modo di amare, la sua ostinazione a volere imporre affetto in modo violento e senza limiti, la sua abnegazione e mancanza di amor proprio, una dolcezza morbosa e malata che, se da una parte le fa ricoprire l’amato di petali di fiori , dall’altra lo obbliga ad assaggiare le sue medicine, lo obbliga a mettersi ad un tavolo a scriverle una lettera d’amore che lei stessa detta, lo segue per ogni dove come ombra silente. E’ una storia che calamita perché veramente originale, anche se a fine lettura lascia un’ombra lunga di inquietudine, un senso di macabro, con quelle connotazioni gotiche che furono proprie di una certa parte del movimento letterario della Scapigliatura nel cui alveo l’autore Iginio Ugo Tarchetti si riconduce, quasi un precorritore dei romanzi di oggi pullulanti di vampiri giovanissimi, bellissimi, bianchissimi.
Conteso tra l'amore per una donna già sposata che lo contraccambia e la passione malata di una donna che non desidera, ma che muore d'amore per lui, il protagonista narra, in forma di memorie, le vicende che l'hanno condotto a questi incontri, a desiderare, oscillare trapassione malsana e puro sentimento, a operare spesso scelte rinunciatarie o dettate da convenzioni sociali. Una sorta di storia d'amore maledetta, con, qua e là, un pizzico di.armosfera gotica e molte (splendide) riflessioni sulla vita, sul dolore, sulla gioia e sul ricordo che tutti li contempla.
Una storia tragica che racchiude descrizioni meravigliose! Se non lo conoscete o non l'avete mai letto, recuperatelo!!
La storia in sé non è così tanto articolata, ma le descrizioni valgono la pena di essere lette e ricordate. Soprattutto quando ci mostra l'amore, con tutte le sue sfumature.
Igino Ugo Tarchetti è un autore che, durante le lezioni di letteratura italiana al liceo, non abbiamo mai veramente approfondito. Fu uno dei portavoce del movimento artistico-letterario della Scapigliatura e oltre ai romanzi si dilettò nella stesura di diversi racconti e poesie. A seguito di una discussione con un'amica che mi ha invogliato a dargli una chance adducendo quanto il suo stile sia malinconico e, per certi versi, oscuro... Ho deciso di colmare questa mia lacuna leggendo "Fosca", a detta di molti, punta di diamante delle opere dell'autore. Scritto in prima persona, dalla viva voce del protagonista, veniamo subito catapultati all'interno della storia avente da un lato l'avvenente e radiosa Clara che ispira in Giorgio - questo il nome del personaggio principale - l'ardore che solo un amore giovane e fresco può instillare e dall'altro, praticamente agli antipodi, c'è Fosca - già dal nome intuiamo quanto di gioviale abbia poco - animata però da una fervente avidità d'amore, la cui caratteristica principale, che ha compromesso in diversi modi la sua vita, è il suo ripugnante aspetto, aggravato dai sintomi di una misteriosa malattia che le provoca devastanti convulsioni, costringendola spesso a letto. Fosca s'innamorerà perdutamente di Giorgio trascinandolo con sè in una spirale di delirio e confusione mentale che porteranno lo stesso protagonista a deperire a vista d'occhio. Eros e Thánatos in misura ben calibrata si avvicendano tra le pagine di questo romanzo talvolta d'introspezione. La figura di Fosca, che potrebbe altresì esser definita come donna-vampiro per la capacità - quasi da parassita - di aggrapparsi con ferocia all'altro piegandone tanto la volontà quanto la salute stessa, mi ha evocato delle reminiscenze circa un altro romanzo più o meno della stessa epoca - Il sangue del vampiro di Florence Marryat (consigliato) - che vede come protagonista una donna altrettanto problematica, fortemente carismatica ma soprattutto ben delineata.
Igino Ugo Tarchetti è uno degli esponenti della Scapigliatura, movimento letterario diffusosi nella seconda metà dell'Ottocento. Fosca, la sua opera incompiuta, appartiene sicuramente a questo periodo storico letterario per una serie di fatti ed eventi. Risale al 1869, quindi siamo ben oltre la seconda metà dell'Ottocento e riprende molti dei temi e dei concetti di quel movimento. Fin dalle prime righe, nel diario di memorie di Giorgio, giovane ufficiale, si apprende un senso di angoscia che permea tutta l'opera.
"Mi sono accinto più volte a scrivere queste mie memorie, e uno strano sentimento misto di terrore e di angoscia mi ha distolto sempre dal farlo. Una profonda sfiducia si è impadronita di me".
Un senso di angoscia che non lo abbandona mai e diventa parte della sua persona. Dalla passione con Clara, donna sposata, bellissima e descritta quasi in modo angelicato sino all'incontro con Fosca, descritta come un essere bruttissimo, "dai nervi scoperti", ma molto colta e raffinata. L'incontro con quest'ultima lo consumerà succhiandogli tutta la linfa vitale e portandola a vivere con ancora più indolenza e sofferenza. Tarchetti è bravissimo a muovere le fila e far percepire tutta l'angoscia di Giorgio che diventa anche la nostra angoscia, come se anche noi tutti sprofondassimo nello stesso baratro e miseria del protagonista. Nessuno è salvo, nessuno riesce ad avere ciò che vuole: la malattia e la consunzione consumano i protagonisti e anche noi ci sentiamo un po' più soli.
Chi se lo sarebbe mai aspettato? Quando si dice “una bella sorpresa”! Che di belle notizie in questi giorni ne abbiamo proprio bisogno.
“Fosca”, di Iginio Ugo Tarchetti, è stato un romanzo speciale, di rara natura. E la mia contentezza deriva anche dal fatto che sia riuscita a trovare tanta passione in un libro italiano. Perchè - certamente ai romanzi di letteratura italiana non manca niente - ma un romanzo di questa natura ancora mi mancava.
“Fosca” è una delle manifestazioni italiane più importanti del racconto folle, inquieto e disturbante. Un’opera che narra esperienze di vita universali che riescono a toccare il cuore di qualsiasi individuo. E poiché Tarchetti esprime le più profonde debolezze ed esperienze inconsce dell’animo umano, risulta essere di facile comprensione. Un racconto che raccomanderei a chiunque, specialmente a chi ama le tematiche trattate nei romanzi gotici e del terrore, e la letteratura italiana.
"Ho qui nel cuore tante cose che mi fanno male, perchè non le posso mai dire. Ho imparato come gli uomini siano avari anche di compassione, perchè la compassione è il riflesso di un dolore altrui, e diventa un dolore proprio. Ho domandato spesso a me medesima se l'apatia e l'egoismo, e talora quella melata crudeltà che li maschera non siano altro che una conseguenza di quelle leggi che regolano l'individualità, di quell'impossibilità assoluta di comunanza tra un essere e l'altro che ci tiene divisi e isolati, e forma di ciascun individuo un centro irrimovibile nel gran mondo delle sensazioni. Dolori, speranze, affetti, tripudi, tutto è essenzialmente individuale. Sembra che da tutte le leggi della natura si sollevi una voce che grida: "Nessuno può addossarsi la somma dei tuoi dolori, o versarti le dolcezze delle sue gioe; nessuno può togliere o aggiungere un atomo al tuo essere: non riporre le tue cure che in te stesso."
Quanto queste parole mi siano famigliari è difficile farne una stima: per la prima volta, penso di essermi rivista, completamente, nel dualismo di entrambe le protagoniste, in Fosca per il mio amore malato, morboso, inappagato e sofferto e in Clara per l'innalzamento e la venerazione del sentimento amoroso a vera e propria religione, che non so se sarò mai in grado di recidere dal mio cuore:
"Ti ho incontrata sulla mia via, in un'epoca in cui la mia anima dolorava e i miei piedi sanguinavano per l'asprezza del cammino, e tu mi hai preso per mano, e mi hai condotta in un sentiero fiorito e delizioso. E perchè non dovrei benedirti? Tu non avevi contratto un debito di amore eterno con me; la società, la natura stessa lo vietavano. Mi avevi amata per pietà, avevi voluto rifarmi uomo, ridonarmi la forza e l'ingegno, ritemprarmi al fuoco della passioni; ebbene il tuo mandato era compiuto, tu dovevi abbandonarmi, era giusto. Altri doveri ti richiamavano sulla via dalla quale io ti avevo tolta."
E' esistita la letteratura gotica in Italia? Sì, ed uno degli esponenti è stato proprio Iginio "Ugo" Tarchetti. Ugo (scelse questo nome in onore a Foscolo) fece parte della Scapigliatura milanese, assieme ad Arrigo Boito e Salvatore Farina, che fu una corrente letteraria che si può paragonare al Decadentismo inglese ma che lo precedette di qualche anno. Tarchetti morì giovanissimo di tifo all'età di 30 anni ma nell'arco della sua brevissima vita produsse molti scritti tra cui il più famoso, è appunto, Fosca. Giorgio è un militare che viene inviato a riposarsi per un periodo in una non ben identificata cittadina di provincia a circa 6 ore di treno da Milano dove vive il suo amore romantico Clara, donna sposata e con prole. In questa cittadina Giorgio conosce la cugina del suo capitano, Fosca, una donna bruttissima, pazza, delirante, scheletrica e con lei imbastisce una relazione che dir tossica è poco che porta, in un crescendo, all'imprevedibile finale.
Ci sono vari aspetti interessanti in questo romanzo: - siamo spesso portati ad associare il termine gotico al sovrannaturale, ai cimiteri, ai vampiri, a creature immaginarie, ma gotico è uno stato dell'animo... è la notte innevata, la natura selvaggia invernale, è qualcosa di sepolcrale, è un sentimento di malinconia e tristezza, è struggimento, è sentimento invece di razionalità. - il capitolo 48, uno dei più importanti del libro, ossia la notte d'amore tra Fosca e Giorgio, venne completato dall'amico intimo di Tarchetti, Salvatore Farina, perché lui morì lasciandolo solo abbozzato, ma questo si venne a sapere solo molti anni dopo. - si pensa che Fosca sia un romanzo autobiografico.
Fosca non è di semplicissima lettura, essendo stato scritto alla fine del 1800, ma il trasporto, i sentimenti, l'ardore e la sofferenza che Tarchetti descrive in questo libro, sono sentimenti universali che hanno reso la stessa vita dell'autore, un romanzo.
Il racconto di Giorgio, che viene suo malgrado trascinato in un umore raccapricciante e malato dalla spaventosa Fosca. Fosca che è orribile, malata, isterica, crudele, ma anche piena di un amore travolgente e distruttivo. Le atmosfere sono pienamente concordi con il titolo dell'opera, e leggerla in una uggiosa serata autunnale rende la lettura estremamente suggestiva.
A wildly romantic story of a young officer sent to some remote outpost in the 19th century. There he becomes the object first of unwanted attention and then crazed love by the commander's daughter, Fosca, an ugly and sickly old maid. As time passes, the officer, a handsome rather vapid womanizer finds himself intrigued by this strange, intelligent and well-read admirer, and without realizing at first what is happening, starts to respond to her love and then return it with a passion. I had seen the Ettore Scola film, Passione d'amore, a long time ago, a rather extraordinary depiction of unexplainable attraction, and found this gem of a book quite by chance. No one has heard of it. Not even my Italian sister who has read everything ever written on the peninsula knew who Tarchetti was. I should add that Sondheim adapted this book for his musical "Passion."
If I didn't have to read it for my italian literature course I wouldn't have. Depressing, heavy and at time the prose was almost unbearable. 2/5 stars RTC
Fosca è l’eccesso. Tutto in lei viene portato all’esagerazione: la sua bruttezza, il suo bisogno di amore, la sua malattia, le sue grida, la sua intelligenza. Il suo stesso nome è emblema del suo essere. Clara è la donna angelo, bella, lucente e simbolo dell’amore vero, più sentito. Grazie a Clara, Giorgio raggiunge la felicità.
“Fummo felici, ineffabilmente felici”
Ma il potere di Fosca è troppo forte, le sue suppliche, le sue quasi minacce e la pietà che suscita in Giorgio lo costringeranno a restare.
Un amore che forse non si può proprio definire tale. Fosca, desiderosa da sempre di trovare qualcuno a cui poter dare il proprio amore, si è aggrappata all’unico uomo disponibile. Giorgio si è lasciato avvinghiare fino ad esserne risucchiato
Talvolta noioso ed emergono riflessioni un po’ poco moderne. Nel complesso una scrittura molto bella ed efficace
Negli anni Quaranta dell'Ottocento vede la luce l'edizione definitiva de "I promessi sposi", il capolavoro firmato Alessandro Manzoni che avrebbe sancito una svolta decisiva nel panorama narrativo italiano. Tuttavia, circa un ventennio dopo, l'autorità suprema del modello manzoniano diventa il principale bersaglio di una decisa condanna da parte di quella che Emilio Praga ha definito la "generazione crucciosa": sono gli scapigliati, giovani intellettuali nati nei decenni decisivi delle lotte risorgimentali, intenzionati a svecchiare la cultura ufficiale italiana eccessivamente intrisa di provincialismo perbenista, manifestando l'esigenza di una letteratura capace di rappresentare efficacemente e con forme nuove un presente inquieto e contraddittorio.
Quanto al prodotto migliore della Scapigliatura milanese, i manuali di letteratura sembrano concordare all'unanimità: il primato, almeno nel genere romanzesco, spetta a "Fosca" di Igino Ugo Tarchetti. Il distacco dal modello manzoniano comincia dalla sua stessa ripresa: l'autore, infatti, inizia l’opera riproponendo il topos letterario della finzione del manoscritto ritrovato. Non si tratta di un ampolloso volume seicentesco, bensì delle disordinate memorie di Giorgio, giovane ufficiale dell'esercito. Dimentichiamoci della comodità a cui ci ha abituato Manzoni: nulla ne "I promessi sposi" è appena accennato, il lettore merita di sapere, nella forma di ampissime digressioni, tutto ciò di cui il narratore è a conoscenza. Il nostro narratore, invece, è massimamente partecipe delle vicende, ma indifferente e inaffidabile: scrive per se stesso, capisce poco e niente di ciò che gli accade intorno e non è minimamente interessato a rendere conto di ciò che scrive a chi legge.
In effetti, Giorgio non ha nulla di speciale. Tutto fumo e niente arrosto, praticamente. Fin dalle prime pagine, ci tiene a presentarsi come un diverso («[...] era ben certo che io mi innalzava sul livello delle nature comuni») spinto da una speciale disposizione a elevarsi al di sopra di tutto ciò che è convenzionale e metodico. Nei fatti, è un personaggio piatto. Il suo ideale di amore puro, rappresentato da Clara, si fonda su un paradosso: è una donna sposata, già madre, che può scampare alla condanna morale finché fa del prendersi cura di lui la propria missione («Fossi tu le mille volte colpevole, io ti amerei ancora doppiamente perché so che lo saresti per amor mio»). D'altronde, il titolo del romanzo non è "Giorgio", ma il nome della donna alle cui seduzioni ha miseramente ceduto.
Fosca, vera protagonista dell’opera, è terribilmente brutta («Come esprimere colle parole la bruttezza orrenda di quella donna!»), perché provata in modo irreversibile dalla malattia che, però, non le impedisce di essere portatrice di una femminilità scioccante. Non siamo più davanti a Lucia Mondella, che ai piedi dell'Innominato supplicava: «Son qui: m'ammazzi», bensì a una donna che, presa coscienza della propria bruttezza, decide di elevarsi davvero al di sopra di ciò che è convenzionale, del codice non scritto della società borghese che considera la facoltà di scelta dell'oggetto del proprio desiderio appannaggio delle donne di bell'aspetto («Non vivendo che per essere amate, e non potendolo essere che alla condizione di essere avvenenti, l’esistenza di una donna brutta diventa la più terribile, angosciosa di tutte le torture»). In quanto manifestazione della rivendicazione di questa facoltà, l'amore di Fosca, per Giorgio, non è ricevuto, ma subìto, violento e debilitante. Così, sostiene Giovanna Rosa, questa donna ha inaugurato la schiera delle protagoniste della nostra modernità narrativa, aprendo la strada a “Eva” di Giovanni Verga e a “Giacinta” di Luigi Capuana.
«Sono io che vi amo, che voglio amarvi [...]. Non m'importa che non mi amiate, potete anche odiarmi, è tutt'uno».
Che lagna. La storia si svolge poco dopo la metà dell'Ottocento. Giorgio, un giovanotto ipersensibile e di indole drammatica, si trasferisce a Milano durante una crisi depressiva. Qui incontra Clara: giovane, bella e piena di vita, i due si innamorano e passano mesi felici benché lei sia sposata. Poi però lui viene trasferito e - in casa del suo colonnello - incontrerà Fosca: brutta, malata, con i nervi fragili e una psiche disturbata. Fosca si innamora di Giorgio e con la "scusa" della malattia lo ricatta moralmente, costringendolo a una relazione che lui non vuole (e lei lo sa benissimo), solo per misericordia. Fosca è quella che oggi definiremmo una stalker: non lascia in pace Giorgio per un minuto e se lui cerca di prendersi un attimo per sé lei fa la vittima, ferendosi, chiedendogli di ucciderla ecc. Ciò che ho mal sopportato di tutto il romanzo è probabilmente la sua caratteristica principale, che lo rende per l'appunto un elemento importante della corrente della Scapigliatura, ovvero la "romanticizzazione" di questa vicenda. Tutto quanto ci viene presentato come vero amore, mentre qui di amore non c'è traccia*. Ma anche la scrittura, così pesante, è stata per me un ulteriore ostacolo.
*già 15 anni prima una "signorina" Oltremanica aveva scritto una storia di ossessione e crudeltà travestite da amore, ma la differenza - non da poco - è che lei lo sapeva benissimo che non si trattava di amore, mentre Tarchetti sembrerebbe di no.
Ho iniziato a leggere questo libro spinta dai consigli di un mio cugino, che, a suo dire, l'aveva trovato davvero bello. Avrei dovuto tenere in conto che tipo di persona è lui, ma comunque non posso dire che questa lettura mi sia totalmente dispiaciuta.
Il protagonista, Giorgio, al di là del bel nome e di una bella presenza, ha una sensibilità e delle crisi da far invidia al cliché dell'adolescente in pieno sconvolgimento ormonale. Ed è alla luce di questo, credo, che si può comprendere tutto il libro: Giorgio è un tredicenne nel corpo di un ventottenne. Lui ha grandi passioni, vive di estremi, in un senso o nell'altro, non sopporta ciò che è comune o, peggio ancora, banale. E chiaramente, anche tutto ciò che è intorno a lui viene coinvolto nelle sue descrizioni spesso iperboliche: è per questo che quando incontra Clara lei ci viene subito presentata come la migliore delle donne, la più bella, la più dolce, la più tutto quello che volete. E, al contrario, quando incontra Fosca viene subito messa in risalto la sua bruttezza, nonostante sia unita ad uno spirito acuto, seppur deviato dalla malattia.
C'è da dire, tuttavia, che questa attitudine quasi infantile e, per me, sicuramente fastidiosa del protagonista, va lentamente scomparendo nel corso della narrazione mano a mano che il suo coinvolgimento nella vicenda con Fosca diventa sempre più estremo e debilitante. Giorgio, infatti (che altro non è se non un alter ego di I. U. Tarchetti, che visse vicende molto simili), si rende lentamente conto di non aver via di scampo, che quella relazione che lui ha iniziato per finzione e pietà è ormai diventata una gabbia ed una malattia da cui non può sfuggire. Proprio in quest’ultima parte, secondo me, la narrazione dà il meglio di sé, con dialoghi davvero intimi e un’analisi emotiva ben costruita, per quanto entrambi affrettati.
Quindi, in conclusione, direi che è stata una lettura interessante nella sua brevità, e pur con i suoi alti e bassi.
I have been wanting to read this book for a while as it was used as the basis for the Stephen Sondheim musical Passion, which I really love. One of the things I most enjoyed in this book was seeing how closely Sondheim kept to the text, lifting lyrics directly from the prose and dialogue.
This is a story of love and obsession, told with a great deal of wit as the author comments on bourgeois ideals of love. It has elements of a satirical social commentary and yet is also an engaging story of love - or lust depending on how you want to read it.
I came to this book, already knowing the story, but it was still fascinating to follow Giorgio as he experienced two very different women's love for him. All the characters in this story are flawed in some way, but that makes them all the more real and believable. That said, none of the characters really draw the reader to them completely and so you follow their tale with a certain detachment and a more analytical overview.
This book is not going to thrill everyone, but it should be of interest to fans of the type of literary fiction that has a psychological depth to it.
AMEN. L'HO FINITO. Non ce la facevo più. Allora partendo dal presupposto che sto un pò barando, perché ho saltato tipo 30 pagine perché sapevo che non ce l'avrei fatta altrimenti a finirlo, posso dire che questo libro non mi è piaciuto. Sono convinta di aver scelto il momento peggiore per cominciarlo e l'essermelo portato dietro per due mesi non ha aiutato. Mi rendo conto di tutte le potenzialità e perché sia considerato un classico, ma è stato uno di quei titoli che ho proprio letto con fatica, senza apprezzare nessun personaggio e senza essere d'accordo con nessuna idea e nessun evento. L'ho dovuto leggere per scuola e molti compagni avevano detto che la parte più lenta e difficile è l'inizio e per quanto ciò sia vero è di sicuro la parte che a me è piaciuta di più. Da metà del libro in poi diventa tutto lento e monotono, le stesse cose riaccadono con poche differenze. Lo stile non scorre per nulla. Ripeto che le uniche parti che ho apprezzato sono stati i racconti della vita di Giorgio e di Fosca. Un giorno lo rileggerò quando sarà il suo momento, ma per ora sono contante di averci messo un punto.
Con uno stile narrativo che spesso si inceppa, tossisce e rantola, che insomma è un po' malato, come l'eroina del romanzo, Tarchetti ci narra la vicenda tragica di Giorgio costretto da una parte ad amare per compassione la bruttissima e malata Fosca, ma sinceramente innamorato della vitale Clara. Già dai nomi delle due donne si percepisce il significato di fondo: la lotta tra Buio e Luce, tra Thanatos e Eros. Una lotta che è chiaramente interiore all'autore, perché il dualismo in questione non va combattuto, ma accettato come parte integrante della vita.
Uno dei libri più belli che io abbia mai letto. L’ho letto quando avevo sedici anni, perché faceva parte dei compiti delle vacanze estive, e mi dispiace di non aver mai ringraziato la mia professoressa di italiano a dovere per avermelo proposto. Una storia diversa, profonda, che mi ha fatto riflettere e ha aperto per me una porta sulla letteratura incentrata su temi così complessi e affascinanti come il potere che la pena e la pietà può esercitare su di noi. Intenso, passionale e splendidamente triste.
Neurotic hypochondriac seeks massive enabler. Pre-existing relationship not a problem. Must love drama, hand-holding, massive and inexplicable mood swings, and zero sex. Willingness to ignore medical advice a big plus. Call 1-800-FOSCA. Our nutjob cousins are standing by!
3.5 Soffocante nell'ambientazione e nei personaggi, con tratti inquietanti. Ma viene da chiedersi perché Fosca venga 'non amata' per la sua bruttezza, invece che per gli evidenti disturbi caratteriali.
Ho Trovato questo libro per caso durante il periodo natalizio scrollando i post recensionali su un gruppo di lettura al quale sono iscritta. Il piccolo estratto utilizzato per descriverlo mi ha carpita. Ho subito pensato che avrei dovuto leggerlo. C’era qualcosa di familiare in quello stile letterario, nell’uso delle parole e in quei pensieri.
Il libro ha quasi due protagonisti, e per “quasi” intendo dire che, sebbene la voce narrante e il punto di vista principale siano di Giorgio, Fosca invade qualsiasi suo pensiero e ogni singola riga di testo del romanzo. Le vicende ruotano attorno a Fosca, per l’appunto, la cui malattia si è ormai cronicizzata, e Giorgio, giovane, introverso, affascinante soldato dal cuore compassionevole (forse), trasferitosi da poco nella città della ragazza. Appena viene annunciato a Fosca l’arrivo del milite a casa sua, e le vengono spiati gli interessi e le passioni, brama di farne la conoscenza. quando lo vede per la prima volta se ne innamora (ma per davvero?). Questo suo sentimento è unilaterale: il cuore di lui, infatti, appartiene ad un’altra. Ciò che però colpisce Giorgio inizialmente di Fosca, affetta da isteria, attacchi epilettici e altamente cagionevole di salute, è forse la grande intelligenza, l’acume, la raffinatezza dei modi e la profonda sensibilità, nonché l’enorme vulnerabilità. Fosca è molte cose, effettivamente. Man mano che ci si inoltra negli avvenimenti si nota come il suo personaggio sia in realtà una presenza perturbante, asfissiante.
La sua reale debolezza? La motivazione dietro il suo fare “vampiresco” che consente al lettore di paragonarla senza esitazione ad un parassita obbligato? La forte paura dell’abbandono, e il suo narcisismo ferito, incompiuto, represso e tenuto a freno da terzi sin dalla più giovane età, a causa delle infelici vicissitudini nelle quali si è trovata coinvolta. La sua, poi, è una vera e propria fame d’amore.
Giorgio invece spesso risulta essere una persona passiva, e profondamente accondiscendente, che si scava la fossa da solo assecondando tutte le richieste di vicinanza, d’affetto e d’amore della ragazza, sottomettendosi sempre più al volere di quest’ultima, la quale è nientemeno che un’abilissima manipolatrice, una profonda conoscitrice di raggiri, di sofismi e della retorica ingannevole.
A Giorgio lei porta via tutto: la felicità, il tempo, ma soprattutto la salute. Ma lui è rapito, rapito dai sensi di colpa che nutre per ciò che pensa realmente di lei e che non può dirle -pena l’omicidio- e per la sua volontà di allontanarsene il più in fretta possibile.
E Fosca lo sa bene tutto questo.
È ovvio allora che non si possa parlare realmente di amore: questo infatti non incatena, non genuflette, non imbroglia né comanda.
Clara luce, vita. Fosca buio, morte. È l’unica forma di paragone che mi sentirei di fare tra le due. (Aggiungendo una nota criptica per i lettori: a volte, forse, chi sente meno, è avvantaggiato/a nel quotidiano).
Non conoscevo Tarchetti, né avevo mai letto nulla degli Scapigliati, sicuramente però gli ideali del movimento artistico/letterario sono facilmente riconoscibili nella struttura, nei temi e nella composizione del romanzo. A tal proposito, i temi principali che si rincorrono senza fine in “Fosca” sono l’amore e la morte (ma anche molti altri!)
Il testo si presenta ricco di descrizioni altamente dettagliate, assolutamente nitide, che riguardano sia stati d’animo, sia luoghi fisici, sia persone. La lingua è un italiano del XIX, molto altisonante per gli standard attuali. Lessico ampio e variegato. Trama avvincente. Lo consiglierei? Sì, ma non è un libro per tutti. Non tutti infatti lo capirebbero, o trarrebbero beneficio dalla sua lettura.
Ps: il romanzo è in realtà rimasto incompiuto (lo dice il post fazione, del quale raccomando la lettura) per via della morte improvvisa dell’autore. È stato completato abbastanza frettolosamente da un altro letterato della Scapigliatura Italiana.
Un romanzo straordinario per la sua epoca e il suo ambiente. Non ancora decadente bensì scapigliata, Fosca è però la prima eroina-vampiro della letteratura italiana, e resta un mistero l'indifferenza delle antologie e delle storie letterarie nei suoi confronti, anche se - va detto - lo stile arruffato e confuso rendono talvolta pesante la lettura. Anti-Lucia, antiromantica, anti-tutto, Fosca (ma anche la sua rivale Clara, ritratto meno angelicato di quanto gli schematismi dei critici amino credere) avrebbe meritato maggiore scandalo, maggiore successo, maggiore rilievo.
Fosca deve morire per vari motivi: perché è immorale e va punita, perché è brutta (le sue caratteristiche sono ovviamente le stesse che nel giro di vent'anni la renderanno irresistibile: magrezza, pallore, isteria, dominio, passionalità, vampirismo vero o metaforico...), perché sennò che dramma sarebbe, perché il protagonista possa crogiolarsi a vita nei sensi di colpa, perché infine eros deve sempre legarsi a thanatos.
Sfortuna volle che l'autore, che giulivo contrapponeva la salute, la positività, diciamo pure la sana ottusità del suo protagonista maschile alle qualità notturne, carnivore e mortifere di lei, nel mentre condannava a fine certa la sua protagonista, nella realtà biografica ebbe bensì un'appassionata relazione con una signora tisica che lui credeva destinata a rapido declino, e invece gli sopravvisse vari anni, morendo invece lui a soli trent'anni, di tifo, e lasciando purtroppo incompiuto il romanzo, di cui un amico terminò alcune scene. Rara rivincita della vita sulla letteratura. Tiè.
Fin dalle prime pagine di questo meraviglioso racconto Fosca aleggia come un'entità misteriosa, oscura e quasi vampiresca; noi, e il protagonista, non la vediamo ma ne sentiamo solamente le grida che quasi occupano il suo posto a tavola dove sono riuniti a mangiare il protagonista e altri gentiluomini.
Giorgio -questo è il nome del protagonista- arriverà in una cittadina sperduta e immobile, quasi spettrale, chiamato dal suo comandante di reggimento. La chiamata in guarnigione lo strapperà dalla sua amata, la bella e avvenente Clara. In questa cittadina, in casa del colonnello, egli farà la conoscenza di Fosca, una donna dalla bruttezza ineguagliabile e consumata da una malattia senza alcuna cura. Noi lettori entreremo in un vortice di follia amorosa che consumerà anche la nostra mente e non solo il fisico e la psiche di Giorgio. Fosca, non avendo mai conosciuto la felicità, si innamora di Giorgio e lo costringe ad amarla come lei ama lui. Assisteremo ad un amore folle, malato che consuma corpo e mente, è un viaggio senza ritorno nelle più oscure camere del sentimento dove bruceremo anche noi di febbri, di mal d'amore e non potremo più uscirne.