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Distòpia

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Come immaginare il futuro della nostra specie? Quali declinazioni dare agli scenari possibili a cui l'umanità dovrà far fronte, dopo la scossa possente che è arrivata con la pandemia da coronavirus? Alcuni fra i migliori autori italiani di science fiction hanno provato a raccontare la loro distopia, i loro personali incubi futuri, e quello che ne è venuto fuori è una messe di storie che narrano meglio di tante altre ciò che siamo oggi, in attesa di percorrere le strade di quegli orizzonti distopici che solo noi, con le nostre azioni e la nostra volontà (o mancanza di volontà), siamo in grado di costruire per le generazioni che verranno.

510 pages, Kindle Edition

Published July 1, 2020

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Franco Forte

121 books41 followers

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Displaying 1 - 11 of 11 reviews
Profile Image for Alex.
146 reviews12 followers
December 3, 2020
VALUTAZIONE PERSONALE: 3,7

Antologia di racconti monotematica, Distòpia si propone di essere la seconda iniziativa nella quale vengono chiamati a raccolta autori italiani del panorama sci-fi moderno più o meno conosciuti, più o meno già consolidati, e di cui Urania punta a trasformare in un appuntamento fisso a cadenza annuale, iniziativa che non può che incontrare l'approvazione degli amanti di questo genere, abbastanza bistrattato nelle lande italiche, ma che ritrova ottimi autori connazionali che spesso e volentieri non hanno nulla da invidiare a colleghi stranieri ben più noti, al di là di ogni sciovinismo possibile.
Nel complesso, i racconti mi sono piaciuti quasi tutti, tranne pochissime eccezioni, ma personalmente ne ho trovati ben pochi memorabili o quantomeno imprescindibili, se non addirittura nessuno.

Tra quelli che più mi hanno colpito/emozionato cito Ninfe Sbranate di Francesca Cavallero, dove con una prosa delicata quanto ricercata, perfettamente equilibrata, a tratti sì pomposa ma mai fastidiosa, viene dipinto un mondo evocativo quanto inquietante e che sicuramente avrei apprezzato di più se avessi letto Le ombre di Morjegrad della stessa autrice;
Negli Occhi di Chi Comanda di Linda De Santi che, sebbene sia molto distante dai toni lugubri ed oppressivi di altre opere che potremmo inquadrare più nettamente nel genere distopico classico, è uno dei pochi racconti della raccolta che di più, paradossalmente, mi ha trasmesso un senso di angoscia e di "asfissia psicologia", in quanto lo scenario che si dipana davanti agli occhi del lettore è quello che più verosimilmente potremmo immaginarci in un futuro non troppo distante, sebbene mai con un grado di estremizzazione così lampante, o almeno ce lo augureremmo. Ottimo lavoro, davvero;
Il Distillatore di Milena Debenedetti, racconto che ho particolarmente apprezzato non tanto per la classica ambientazione post-apocalittica e distopica quanto per il tema della preziosità dei ricordi e del ruolo che essi svolgono nell'opera stessa. Caratterizzato da una prosa semplice ma di ottimo rendimento, come più mi aggrada, il racconto è inoltre impreziosito da un epilogo che mi ha trasmesso una carica emotiva davvero notevole;
Seocrazia di Andrea Viscusi, racconto la cui sola costruzione incarna per me la peggiore delle distopie possibili, con tutti quegli hashtag, con tutti quei riferimenti al linguaggio da social media da quattro soldi che per me rappresentano un vero e proprio incubo. Insomma, se uno degli scopi della letteratura distopica è quella di portare alle estreme conseguenze i fenomeni che chiaramente percepiamo nella nostra quotidianità per far riflettere e, perché no, inquietare il lettore, Andrea Viscusi ha indubbiamente colto nel segno, almeno nella mia personalissima classifica dei peggiori incubi ad occhi aperti che mai vorrei sperimentare.

Seguono poi tutta una serie di racconti che ho molto apprezzato ma che non mi hanno lasciato un ricordo tangibile come quelli precedentemente elencati: Facciamo Venerdì? di M. Caterina Mortillaro, Cogito Ergo Sum di Valeria Barbera, Lilia (un'Estate) di Giampietro Stocco, Tranne la Pelle di Nicoletta Vallorani, Al Servizio di un Oscuro Potere di Giovanni De Matteo e La Fredda Guerra dei Mondi di Valerio Evangelisti. Tutti ottimi racconti, sia chiaro, ma che per un motivo o per un altro non sono riusciti a suscitare in me emozioni tanto da farmeli ricordare nitidamente.

Metto un gradino sotto i precedenti Yamapuri di Alberto Cola, che nonostante abbia una idea di fondo intrigante non mi ha convinto del tutto nello svolgimento e nell'epilogo; A Scrivere Distopie di Simonetta Olivo, che sebbene sia anche apprezzabile, mi ha trasmesso soprattutto una sensazione di autoreferenzialità nel tentativo di sopperire ad una mancanza di idee migliori e Hector di Paolo Aresi, il quale nonostante sia molto suggestivo per l'ambientazione ho trovato nel complesso piuttosto piatto.

Chiude l'antologia una interessante disquisizione di Carmine Treanni sulla storia del genere distopico e le sue forme più disparate, da cui trarre interessanti spunti per eventuali letture future.
Profile Image for Luca Cresta.
1,044 reviews31 followers
July 25, 2020
Anche quest'anno Urania, per l'appuntamento estivo del Millemondi, presenta un'antologia tutta composta di autori italiani, dopo l'esperimento del 2019 di "Strani mondi".
Rispetto alla precedente, l'edizione in ebook è decisamente migliore, in particolare per la presenza dell'indice. Ottimo il testo/saggio di Carmine Treanni in coda al volume, che fa il paio con quello di Silvio Sosio dell'anno scorso. Copertina sempre da urlo del grande Franco Brambilla.
Passando ai racconti, a mio personalissimo giudizio, quest'antologia è di livello inferiore rispetto a quella dell'anno passato e mi permetto di affermare che alcuni dei racconti hanno molto poco di distopico, almeno nel significato che oggi si dà al termine per definire il genere letterario. Forse il racconto non è la dimensione migliore per far entrare il lettore in una distopia non già conosciuta.
I due racconti che più mi sono piaciuti sono stati "Facciamo venerdì ?" di Caterina Mortillaro e "Cogito ergo sum" di Valeria Barbera. In entrambi ho trovato sia una storia di vera SF che un testo interessante. Menzioni particolari per "Seocrazia" di Andrea Viscusi e "Ninfe sbranate" di Francesca Cavallero, di cui ho apprezzato l'ambientazione distopica (potendo collegarsi con il proprio "universo" narrativo) e le modalità narrative ma che non mi prendono come gusto personale. "Hector" di Paolo Aresi è un ottimo racconto di SF spaziale (vero marchio di fabbrica di Paolo) ma non mi è sembrato particolarmente distopico.
Il Millemondi italiano è sicuramente un esperimento interessante ma l'argomento comune ha penalizzato, a mio giudizio, il volume.
Profile Image for Lia.
196 reviews
September 27, 2020
Davvero difficile dire quale sia il racconto che mi ha colpita di più, ma sicuramente ce ne sono 4 di cui consiglierei la lettura non solo agli appassionati del genere.
"Negli occhi di chi comanda" di Linda De Santi è il primo.
Al tempo del racconto, la bellezza non sta più negli occhi di chi guarda, ma dipende completamente dagli occhi di chi comanda. L'imperativo è essere sempre la versione migliore di se stessi. La miglior forma fisica possibile, infatti, è diventata il requisito minimo da soddisfare per mantenere il diritto a condurre un'esistenza agiata, al punto che viene calcolata "scientificamente" e che un buon punteggio è diventato indispensabile per potersi anche solo iscrivere agli esami scolastici o per ambire ad un impiego qualunque. Ogni individuo è tenuto per legge a conformarsi ed esistono soglie di sbarramento, definite in termini di percentuali di allineamento al proprio benchmark, che negano i diritti più fondamentali a coloro le cui percentuali di fedeltà si "disallineano" eccessivamente. Le applicazioni tecnologiche impiegate per calcolare la percentuale di fedeltà al benchmark e gli interventi cui la gente si sottopone di continuo, più o meno volontariamente, per riallinearsi, ne fanno un racconto di fantascienza, ma in questo distopico concorso di bellezza ogni donna può riconoscere la propria frustrante esperienza quotidiana, fatta di continui tentativi di allineamento a canoni estetici irraggiungibili, pena l'esclusione sociale. Mi ha fatto anche pensare al futuro dietro l'angolo di The Circle (Dave Eggers), dove postare per condividere ogni attimo, ma soprattutto per migliorare la propria popolarità, è diventato un obbligo addirittura morale, e all'angoscia insostenibile di dover costantemente misurare in cifre il proprio valore sociale, pur sapendo che basta un attimo a innescare un circolo vizioso che può trascinarti a fondo, come in "Caduta libera" (Black Mirror). È veramente scritto bene, trascinante, inquietante e tagliente, esattamente come il genere distopico dev'essere.
Poi viene "La Fredda guerra dei mondi" di Valerio Evangelisti, che con uno stile noir che innamora fin dalla prima riga, aggancia il lettore e lo trascina in un apocalittico paradosso temporale.
Eccezionale anche "Facciamo Venerdì" di M. Caterina Mortillaro, che sviscera con estrema lucidità il nocciolo della questione del prezzo da pagare per avere illimitate quantità di dati a disposizione su ogni aspetto di tutto ciò che ci circonda: davvero la sicurezza offerta dalla trasparenza totale è più desiderabile del fascino oscuro dell'incognito?
Infine il racconto che ha toccato maggiormente le corde del mio immaginario è "Tranne la Pelle" di Nicoletta Vallorani, un po' per la scrittura evocativa di immagini fascinosamente forti e al tempo stesso poeticamente disperate, e un po' perché l'unione di femminismo, anticolonialismo e distopia mi ha mandata letteralmente in brodo di giuggiole.
Profile Image for Alessandro Vietti.
Author 16 books24 followers
July 12, 2020
In generale la lettura di “Distòpia” mi ha confermato l’accezione che questa parola mi pare abbia assunto negli ultimi anni, ovvero che sia diventato un po’ il sinonimo di fantascienza, o che addirittura l’abbia soppiantato del tutto, o forse meglio, che ne abbia separato una bolla particolare, più degna (?) dell’interesse generale (o semplicemente più di moda) rispetto al resto dell’insieme del genere; sebbene tutto questo abbia da un lato alimentato un equivoco, e dall’altro abbia ristretto un orizzonte (ma forse anche allargato, chi lo sa). Questo perché se da un lato molte storie (tutte?) hanno a che fare con qualche tipo di esercizio di potere, non tutte dovrebbero poter essere incluse in un termine che, nascendo per contrapposizione all’utopia, non dovrebbe poter prescindere da una prospettiva politica e sociale fondante le storie stesse.

Tuttavia, forse anche per colpa dei tempi in cui viviamo in cui l’esercizio del potere è spesso sottile, sfumato, contraddittorio, adesso la distopia non è più un “tallone di ferro”, ma qualcosa nella quale il nemico è nascosto e sfuggente come un virus (e non è un caso che la pandemia abbia influenzato in maniera esplicita molte delle storie contenute nella raccolta), per cui tutto è distopia e niente lo è, a seconda della prospettiva che si adotta. Così, nell’essere il perfetto specchio dei tempi, anche i racconti inclusi in “Distòpia” si attestano spesso su questa cifra, tracciando così un mosaico letterario molto attuale e interessante.

Entrando più nel merito delle opere, in generale direi che siamo sui livelli di “Strani Mondi”, ma non avevo dubbi a riguardo. "Distòpia" è quindi un prodotto di ottimo livello e una scintillante vetrina per la fantascienza italiana che bissa così in pieno la riuscita del Millemondi dello scorso anno. Poi, come accade per ogni antologia, anche "Distòpia" procede inevitabilmente un po’ per alti e bassi, dovuti da una parte indubbiamente alla soggettività del lettore e, forse dall’altra, in qualche caso, anche alle qualità del racconto. Ma i dettagli li rivelerò solo dal vivo, se mi si offre una birra, anzi due.

Qui mi limiterò a citare i racconti che mi hanno impressionato di più, insomma una sorta di mio personale podio, che però in questo caso ha quattro componenti. Stilare una specie di classifica in questo caso non è stato neanche così difficile (mettere in ordine di preferenza gli altri sarebbe molto più arduo e probabilmente del tutto inutile). Sul terzo gradino del podio, per me stanno a pari merito “Tranne la pelle” di Nicoletta Vallorani e "Yamapuri" di Alberto Cola, due storie agli antipodi, ma entrambe suggestive, intense, scritte davvero a un livello altissimo; il secondo gradino è occupato invece da “Negli occhi di chi comanda” di Linda De Santi, perché se la fantascienza è letteratura di idee - e lo è - il suo racconto scintilla per l’idea e per come la sviluppa; infine in cima metto “Seocrazia” di Andrea Viscusi, perché nella somma delle cose che io chiedo a un bel racconto di fantascienza, il suo le contiene tutte e spacca di brutto.

Ma i miei complimenti vanno naturalmente a tutti gli autori, al curatore Franco Forte che ha fatto un ottimo lavoro (mi sono piaciute molto le varie intro, anche per l’aspetto aneddotico), e al post-fattore (ma si dice?!) Carmine Treanni, il suo excursus sulla distopia è davvero esaustivo e molto interessante (mi ha fatto scoprire alcune cose che non sapevo).

Dunque è bello, ma anche molto importante, che “Distòpia” prosegua con successo quanto inaugurato lo scorso anno da “Strani Mondi”. Due uscite non fanno ancora una tradizione consolidata, ma il percorso è tracciato e non vediamo l’ora di vedere in quale dei mille mondi Urania porterà la fantascienza italiana l’anno prossimo.
Profile Image for Davide Morricone.
37 reviews3 followers
November 19, 2020
Dopo la sorpresa di Strani Mondi dell’estate scorsa devo dire che sono contento per la costante qualità dello sci-fi italiano nel nuovo Distòpia , con la maggior parte dei racconti che mia sorpreso, divertito e a volte turbato. In più, il preface di Carmine Treanni è un comodissimo resoconto dei racconti distopici della letteratura a facile portata di mano.

Partiamo da Ninfe Sbranate di Francesca Cavallero, che mi ha catapultato in noir ambientato in un mondo visivamente intrigante, un colosso di metallo e catrame, che mi ha convinto di recuperare Le ombre di Morjegrad della stessa autrice. Bisogna citare Cogito ergo sum di Valeria Barbera, Il distillatore di Milena Debenedetti e A scrivere distopie di Simonetta Olio, che è stato uno sfizioso sogno kaufmaniano.

Abbiamo dei racconti tematicamente simili tra di loro: Negli occhi di chi comanda di Linda De Santi potrebbe essere tranquillamente uno dei miglieri episodi di Black Mirror , ansiogeno, deprimente e amaro, per poi passare a Facciamo Venerdì? di Caterina Mortillaro che pur trattando temi importanti anche se abusati rimane leggero e spassoso.

Infine la raccolta si conclude in bellezza con il mondo vaporwave di Andrea Viscusi, Seocrazia : fresco, frizzante e frenetico nel linguaggio, ed è divertente ed elettrificante vedere un linguaggio a cui sono molto familiare diventare freneticamente incomprensibile, soffocante, per poi diventare terribilmente ammaliante.
1 review
January 12, 2021
Come sarà il mondo di domani? Quali sono le paure che ci circondano? La domanda rimane sospesa nell’aria o meglio, nelle pagine di questa interessante raccolta di racconti.
Nel libro ho trovato racconti che spaziano dal cyberpunk alla fantascienza sociale, insomma un bel mix di emozioni e stili di scrittura.
Quasi tutti i racconti mi sono piaciuti, ma ce ne sono quattro che davvero hanno lasciato il segno:
Il primo è “Hector”, di Paolo Aresi. Un racconto in cui si avverte davvero “il respiro immane dello spazio” (come scrive Franco Forte nell’introduzione al testo stesso). Aresi è riuscito a creare un’immagine davvero efficace di Plutone, un mondo lontano, desolato e inospitale, una distesa di gelo che travolgerà anche l’inossidabile e resiliente protagonista.
Sicuramente da citare il lavoro di Valerio Evangelisti che, a mio parere, si è divertito a scrivere un ottimo racconto con richiami noir. La storia si dipana tra un ladro d’antan e degli uomini di potere tanto spietati, quanto stupidi.
Ho veramente amato il racconto i Nicoletta Vallorani, lo stile è ottimo, il testo scorre senza alcuna increspatura e la voce della protagonista si fa sempre più imponente fino alla conclusione finale, epica, ma mai retorica.
Infine “Negli occhi di chi comanda” di Linda De Santi, nel racconto si respira tutta l’ansia contemporanea dell’apparire, l’essere belli sempre e comunque. Così la protagonista, a pochi giorni dall’esame di maturità divenuto, nel mondo distopico in cui vive, una specie di X Factor; deve a tutti i costi procurarsi l’elisir giusto per apparire bella e vincente come la giuria vuole. La storia, di per sé, ottima, descrive una svolta decisiva nell’ultima pagina regalandoci un’intuizione che riscrive e rivela tutto ciò che era stato detto prima.
Conclude la raccolta, un ottimo saggio sul ruolo della distopia nella letteratura, un ruolo di tutto rispetto come i racconti qui citati che non hanno niente da invidiare alla cosiddetta narrativa mainstream.
73 reviews2 followers
July 15, 2020
Premessa: non amo la narrativa distopica, e questo Millemondi l'ho acquistato principalmente per sostenere la pubblicazione di autori italiani di fantascienza. Ciò significa quindi che ho iniziato a leggere tutti i racconti, ma - come è nel mio diritto di lettore - tre o quattro non li ho terminati.
L'impressione generale è comunque quella di un lavoro ben fatto, con autori che come stile non hanno nulla da invidiare ad autori ben più famosi. Sul contenuto, in alcuni casi c'è un'idea di partenza interessante, ma la conclusione lascia un po' a desiderare (tra quelli che ho concluso, naturalmente).
Nutro una certa perplessità sulla scelta di intitolarlo "Distòpia" invece del corretto "Distopìa": in un articolo online il curatore ha affermato di averlo fatto "perché mi piaceva, perché sembra il nome di una città o di un luogo". Motivazione deboluccia, che comunque avrebbe dovuto essere quantomeno spiegata anche nel volume, altrimenti un titolo del genere rischia solo di alimentare confusione sulla corretta pronuncia italiana del termine "distopia".
Profile Image for Wladimiro Borchi.
14 reviews1 follower
September 24, 2020
Ultima lettura di piacere, quella nell'immagine, in cui 13 autori si sono divertiti a declinare nei modi più fantasiosi e appassionati il tema della "Distòpia".
Tutti davvero belli, ma...
Uno su tutti mi ha fatto esclamare a fine lettura: "Eh, niente di meno..."
È il racconto di Linda De Santi, la sua distòpia è originalissima e fondata su un'idea geniale. Il finale è semplicemente sublime. L'autrice prepara sapientemente, disseminandone i germi, il lettore al twist finale, che arriva esattamente come te lo aspetti.
E allora? Banale?
Tutto il contrario, subito dopo un nuovo twist, stavolta psicologico, che ti spiazza e ti fa empatizzare fino in fondo con la protagonista, fino a farti sentire "una stella bellissima".
Davvero un bel lavoro, dovrebbero leggerlo nelle scuole.
Profile Image for Marco Baiocco.
57 reviews1 follower
August 6, 2020
Non ho molto feeling con i racconti, in generale. In questi, soprattutto in quelli più brevi (i primi della raccolta) mi sembra che ci sia troppo... come dire: "sensazionalismo". Ossia, per rendere il racconto d'effetto, lasciano tanto di non detto, da immaginare, da indovinare... ma non riescono bene nell'intento, perché se non capisci non ti immedesimi e, in definitiva, non ti godi il racconto. Soprattutto nel caso di una distopia.
I racconti successivi, però, sono molto belli.
Profile Image for Michele Milesi.
24 reviews3 followers
June 13, 2021
Diversi racconti con un unico tema, le distopie create da una pandemia o da un evento simile.
Molti racconti possono essere letti in chiave critica alla nostra società: social networks, culto della bellezza, disparità, lo sfruttamento dei paesi poveri e così via. Altri sono classiche distopie post catastrofe o esplorazione di altri mondi.
Lo stile varia da autore ad autore, per me questo ha significato o divorare il racconto o leggerlo con difficoltà.
L'introduzione che Franco Forte fa di ogni autore e racconto è molto utile anche per inquadrare scrittori che non si conoscono.
La postazione di Carmine Trani traccia un bel excursus nel genere distopico con ottimi spunti di lettura.
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