"Pour devenir un enfant j'ai mis dix ans. Pour te mettre une balle dans la tronche je mettrai pas plus d'une seconde."Naples, quartier de Forcella. À quatorze ans, Nicolas n'a qu'une obsession : régner sur la ville avec sa bande. Tous ont entre dix et dix-huit ans, ils ne craignent ni la prison ni la mort, mais une vie ordinaire comme celle de leurs parents. Le gang se déplace en scooter, se livre au trafic de drogue et règle ses comptes à la lumière du jour. Ils ne reculeront devant rien. Quel que soit le prix à payer.Après le succès international de Gomorra, Roberto Saviano consacre son premier roman à l'ascension effroyable d'un baby-gang, inspirée d'une réalité terrifiante.
Roberto Saviano is an Italian writer and journalist. In his writings, articles and books he employs prose and news-reporting style to narrate the story of the Camorra (a powerful Neapolitan mafia-like organization), exposing its territory and business connections. In 2006 he wrote his bestselling book Gomorrah, where he describes the clandestine particulars of the Camorra business.
Ognuno di noi ha timori, paure, incubi, fobie. I più bravi se ne fanno una ragione e riescono a conviverci. Altri, come me, scelgono una strategia diversa. Sicuramente meno coraggiosa, probabilmente pavida: evitiamo le situazioni spiacevoli, le fuggiamo, fatichiamo – e non poco – per costruire un mondo in cui il terrore resti confinato fuori dal recinto che abbiamo innalzato. Non è un comportamento da persone mature, lo ammetto: i veri uomini prendono i problemi di petto e li risolvono. Io no, io scappo. I veri uomini, però, fanno pure le flessioni, bevono whisky, si indignano e scuotono la testa quando qualcosa palesemente non va come dovrebbe andare, fanno battute sul sedere della tizia che è appena passata, parlano di cilindrata delle macchine, si fanno la barba (o peggio: non se la fanno e la curano meglio di come Masahiko Kimura cura i bonsai), per cui non è che mi dispiaccia tanto non essere considerato un vero uomo.
Comunque, dicevo, io cerco di evitare la paura. E la mia paura più grande – lo confesso – è quella di avere un pensiero in comune – uno solo basterebbe per annientarmi – con un lettore di Libero. Io non voglio avere niente a che spartire con le persone che leggono Libero. Mi fanno paura loro e mi fa paura che io possa essere accomunato a loro. Per cui, ad esempio, se un ragazzo dalla pelle scura mi si avvicina per cercare di vendermi un noiosissimo libro di fiabe africane, e insiste, e insiste, e insiste… io non lo mando a quel paese come farei con un ragazzo dalla pelle chiara, perché ho paura di comportarmi come si comporterebbe un lettore di Libero. Se sapessi convivere con i miei problemi, io quel ragazzo dalla pelle scura lo caccerei via come caccio via chiunque mi si avvicini in strada, quando cammino pensando ai fatti miei e non voglio essere disturbato (cioè sempre). Per esempio, ieri c’erano dei ragazzi dalla pelle chiara che mostravano cartelli con su scritto free hugs e dispensavano abbracci. Io li ho scansati, evitati, persino schifati, con lo sguardo e con parole mormorate a fil di voce, come se invece di abbracci volessero darmi schiaffi. Il ragazzo che invece mi si è attaccato, il ragazzo scuro dico, gli ho sorriso e lui ha pensato che il sorriso potesse essere una breccia per vendermi i libri noiosi, e allora ci si è infilato, nella breccia, e ha insistito… insistito… insistito… finché non ha desistito, poveretto, persino un po’ triste per avere perso del tempo. Sarebbe stato più semplice fargli lo sguardo truce, dirgli uè madagascar, non mi rompere i coglioni con la voce del cavalier Zampetti, ma però quelle sono frasi da lettore di Libero, e comunque non credo di essere capace di fare uno sguardo truce.
Tutto questo ambaradan per dire che ho il terrore di biasimare Saviano, perché biasimare Saviano è una roba da lettore di Libero. E io, con i lettori di Libero non ci voglio avere niente a che fare (ad lib).
Poi Saviano ha quell’altra cosa della camorra che lo vuole ammazzare, per cui viene difficile smuovergli un appunto che arriva subito un altro lettore – stavolta di Repubblica con tendenza Fatto Quotidiano – con il ditino alzato: caro lei, volevo vedere se la camorra l’avesse minacciata a lei, l’avesse, volevo proprio vedere.... E insomma, a me mi dispiace che la camorra voglia ammazzare Saviano, figuriamoci, anche perché io sono contrario alla pena di morte per gli omicidi efferati, figuriamoci se l’approvo contro qualcuno che scrive male. Inoltre, lungi da me essere un complottista, ma comunque io non ci credo che la camorra vuole ammazzare Saviano. Voglio dire, se ammazzano Saviano perché fa brutti romanzi, a Baricco che gli devono fare? Ripeto, per me sono balle, non ce li vedo i camorristi tutti arrabbiati perché la trama non si sviluppa come piace a loro, oppure perché Saviano si incasina con le virgole o usa frasi che sarebbero roboanti anche in bocca al presidente dell’Assocommercianti uniti del Bottone Tipico Lombardo – Sezione di San Giuliano Milanese il giorno dell’inaugurazione della nuova sede. Ribadisco, secondo me c’è dell’altro. Però, se fosse vero che la camorra lo vuole ammazzare davvero, io a Saviano gli porgo tutta la mia solidarietà, come dicono quelli che sanno cosa dire nei momenti importanti. Se vuole sono anche pronto a firmare un appello. E a fare una fiaccolata. Con la faccia indignata.
Fatta questa breve premessa, veniamo a noi e alle critiche al romanzo di Saviano.
1) Si chiama La paranza dei bambini, ma se si fosse chiamata La paranza dei giovanotti, oppure La paranza degli adulti, o ancora La paranza delle persone di mezza età, non sarebbe cambiato niente. Voglio dire, scrivere dell’infanzia/adolescenza è cosa difficilissima e di certo non basta affermare che i protagonisti siano bambini. Ovvio, i bambini tirano, i bambini camorristi ancora più, ma però bisogna raccontarli, i bambini, bisogna che abbiano un senso, altrimenti hanno lo stesso scopo della bella ragazza o del gattino puccioso in home page sul Corriere.
2) Saviano che fa capolino a (quasi) ogni capoverso. Spiegazioni inutili, frasi roboanti, appesantimenti della trama che fanno scivolare il romanzo verso il PowerPoint da presentare al seminario sulla camorra: Lo sguardo è territorio, è patria, guardare qualcuno è entrargli in casa senza permesso. Io non riesco a leggere questa frase senza immaginarla recitate da Saviano stesso, con Fazio che annuisce pensoso al suo fianco. E di frasi del genere ce ne sono a bizzeffe.
3) A proposito di frasi roboanti con annessa spiegazione inutile: Come accade nelle lingue della carne vattere è un verbo che tracima dal suo significato. A parte che credo che manchi una virgola, ma chi se ne frega, non facciamo i pedanti. Concentriamoci piuttosto sul significato. Le lingue della carne? E quali sarebbero? Il napoletano è lingua della carne, immagino, mentre l’estone, per dire, l’estone no, l’estone figuriamoci se è lingua della carne, suvvia, l’estone, cosa mi tocca sentire! E nelle lingue della carne ci sono verbi che tracimano dal loro significato. Tracimano dal loro significato. I verbi, nelle lingue della carne, tracimano dal loro significato. Ah, se fossi un lettore di Libero ti direi io cosa tracima, caro Savy, nelle lingue della carne…
4) Vabbe’, ora leggetevi il libro anche voi, non è che devo segnarvi tutte le frasi wow di Saviano, non sono mica un adolescente. Però ce ne sono tante, davvero, troppe. Con Saviano che le recita e Fazio che annuisce.
5) Detto che Saviano fa il Saviano a ogni pagina, con spiegazioni sociologiche e considerazioni a metà tra la poesia scadente e il mattinale della questura, ogni tanto si confonde tra i punti di vista della narrazione (mannaggia a me che ho studiato scienze politiche, di sicuro c’è un modo più chiaro e preciso per spiegare questa cosa) e in mezzo alla savianate capitano parolacce, considerazioni pensate come se a pensarle fosse uno dei bambini della paranza. Ora, io non ci capisco granché, però stona: un momento ragiona sulle pietre di Forcella che sono vive e giù spiegazione pallosa sul nome Forcella, il momento dopo dice che qualcuno si mangia ‘a mmerda. Ci vorrebbe coerenza, credo, e non miscugli di narrazione.
6) Camorra 2.0. Sì, a un certo punto del libro dice camorra 2.0. Senza ridere, ché Saviano non ride mai. Vabbe', ridi tu con la camorra che ti vuole ammazzare, direbbe il lettore di Repubblica tendenza Fatto Quotidiano.
7) La trama. Alcune persone dai buffi soprannomi vogliono fare i delinquenti e pigliarsi la città. Per raggiungere il loro obiettivo non esitano a sparare, cercano l’accordo con i vecchi criminali con lo scopo di prenderne posto appena sarà possibile. No, illusi, non stiamo parlando di Roma, questa è Napoli. Non è Romanzo criminale, e poi questi sono bambini. Bambini camorristi, pucciosi come il gattino di cui sopra.
8) Un’altra frase. Le spalle già ampie di Tucano erano diventate ampie, robuste.... Oh, mica è difficile, Savy, vai nel sito della Treccani, c’è la sezione Sinonimi e Contrari e peschi da lì. Oppure selezioni ampie quando scrivi, poi clicchi con il destro e ti fai suggerire un sinonimo da Word.
9) Ancora sulla pesantezza di Saviano. Fuori un’automobile aspettava Nicolas. Una Punto blu scuro come se ne vedono passare a centinaia in una via qualsiasi di una città qualsiasi. Perché deve spiegare? Poteva dire che fuori una Punto aspettava Nicolas. Finito. Non siamo completamente scemi – mica leggiamo Libero! - ce ne accorgiamo da soli che una Punto non è una Lamborghini. Voglio dire, la Punto ancora non c’era, ma persino i fratelli Savi avevano intuito che l’antenata della Punto blu scuro – la Uno bianca – fosse una macchina qualsiasi e soprattutto anonima, una macchina con cui passare inosservati. Non spiegare, Savy, non sei da Fazio, hai scritto un romanzo, non una lezione.
10) I protagonisti del libro – che sono bambini, c’è scritto nel titolo – utilizzano come intercalare la seguente frase: adda murì mammà. Adda? Sarebbe ha da, nel senso di deve, credo, scritto così male da fare quasi dispiacere. Però, penso, è una scelta stilistica, non condivisibile, ma pur sempre una scelta. E invece mi sa che è frutto del caso, perché in altre pagine c’è scritto hann’’a capì che, se la regola fosse una sola, dovrebbe essere anna capì. Immagino a inizio frase: Anna capì. E mo’ chi cazz’è ’st’Anna cca, guaglio'?
E poi è tardi, ci ho messo più tempo a scrivere queste sciocchezze che a leggere il libro. Alla fine resta un romanzo poco originale, scritto male e pensato peggio, con un finale da serie tv che lascia aperte le porte alla stagione successiva, pardon, al libro successivo. Una roba un po’ di cattivo gusto. Direi che ha ragione un mio amico (non è che parlo solo di calcio, con i miei amici) e quando si parla di Saviano non si parla di uno scrittore, no, ma di un personaggio pop come Sgarbi, come Padre Pio, come Morgan… Non li dobbiamo valutare più nel settore da cui provengono – la letteratura, la religione, la musica – ma giudicarli solo in base al loro essere pop. Grazie, Andy.
Personaggio controverso, Roberto Saviano. Assunto agli onori della cronaca per essere stato messo nel mirino della criminalità organizzata a seguito della sua opera prima "Gomorra", man mano che passa il tempo sta diventando sempre meno popolare perchè non scende a compromessi con il dilagante populismo dell'ignoranza de del razzismo esplicito. Non ha avuto paura della Camorra, figurarsi se ha paura di Grillo e di Salvini.
"la paranza dei bambini" è un' ottima opera che conferma il percorso che sta facendo lo scrittore napoletano, lo sbattere in faccia senza veli e senza ipocrisie buoniste la sofferenza delle città negli anni della crisi. Forcella, Napoli, 2016: il vuoto di potere lasciato dai colpi sempre più duri che le forze dell'ordine assestano agli storici clan della Camorra si somma al vuoto di prospettive e di valori che le periferie degradate della città partenopea impongono ai loro giovani. Ne nasce una nuova criminalità feroce, violenta, opportunista e sanguinaria, che non obbedisce a nessun codice d'onore per quanto pervertito se non quello dell'arricchimento ad ogni costo.
Il messaggio che arriva al lettore del nord è forte e chiaro, ed è un attacco feroce e clamoroso alla visione puramente giustizialista di certa destra della lotta alla criminalità organizzata. Se ad un offensiva sul campo, sia pure di successo, non si somma una buona politica della scuola, del lavoro e dell'inclusione sociale, la piovra che si è vista deturpare di molti dei suoi tentacoli ne caccerà fuori dei nuovi più vigorosi e velenosi di prima. E questi tentacoli saranno tanto più orribili in quanto sono costituiti da ragazzini troppo giovani e mal cresciuti, con l'idea che solo la logica del dominio e del possesso per sottrazione violenta sia il fondamento del vivere civile. La sorte che incontreranno i ragazzini privati dell'infanzia che sono i protagonisti del libro è fosca e durissima, ma impallidisce davanti al ritratto impressionante che il libro fornisce delle donne di Camorra.
Mi ha colpito molto quanto siano capaci di odiare, le donne di questo libro. Il padre di Nicolas Fiorillo "O' Marajà", nella sua debolezza ed impotenza nell'ammettere la sua sconfitta accusa però il figlio di essere diventato un assassino. La madre è invece orgogliosa delle mani lorde di sangue che hanno reso Nicolas "Un fottitore" e non "un fottuto": parla con parole camorriste, parla di vendetta e non di giustizia. Analogamente fosche e lugubri nel loro restare sullo sfondo altre donne del romanzo, come "la zarina", la madre di O' Scrignacane, il boss di San Giovanni Atteduccio. Nella Napoli camorrista le donne non aspettano, non perdonano nè negoziano. Vogliono sangue, e subito. Vogliono odiare. Vogliono essere fottitori.
Cosa sognano i bambini assassini della paranza? Riscatto? Potere? I loro sogni sono molto più tristi e banali. Sognano di possedere. Vogliono le scarpe nuove, i motorini, le playstation. Cercano il riconoscimento nel possesso. Ed è da qui che emerge la responsabilità del radicalismo liberale dell' Italia di Berlusconi e di Salvini. Se possiedi sei. Se sei povero, non hai dignità umana e la comunità non ha interesse a sforzarti per salvarti, nel tuo essere un niente aggravato dalla polverizzazione dell'individuo nell'età delle superconnessioni e di internet.
Romanzo duro, provocatorio, per nulla piacione e buonista, efficace ed attuale. Per forza gli scrittori come Roberto Saviano, che si permettono pure di avere successo, stanno antipatici a tanti. Perchè libri come questo, per certe ideologie che si stanno diffondendo di nuovo dopo molti decenni, sono peggio di una battaglia perduta.
Concludo dicendo che sono davvero molto contento di aver potuto leggere "la paranza dei bambini" nella versione audiolibro, per la lettura di Marco D'Amore. Questa è una di quelle storie da ascoltare, più che da leggere. perchè i suoni, quelli del dialetto napoletano, fanno la differenza nel carpire un messaggio. Vale per le lingue, vale ancor di più per i dialetti. Se si vuole capire un popolo, bisogna anche ascoltare come parla.
The Piranhas is a really compelling, fast-paced story about organized crime in Neapolitan youth. It's translated, but the language is beautiful, a stark contrast to the violence and ugliness of the world these young men live in. I was rapt from beginning to end. There are a lot of characters, which is a tiny bit confusing, but it's a fascinating, tragic story and one I would certainly recommend!
This novels is based on a true story. The story follows a group of boys in Naples Italy that strive to become Camorra Bosses Especially Nicolas. Nicolas is tired of being poor and he watches these bosses with money, power and control of everything. They have power and Nicolas want it. He'll do anything to get it and he does. This was an engaging story about these young boys and their quest for power. It is gritty and at times turned my stomach. A well written account of these young men and a look into Naples Italy from their eyes. If you like mob stories then this is for you. It was everything I thought it would be when I requested to win the ARC. I have to say that I love the cover. He looks exactly like my dad. Who also grew up poor with a quest of power. I've never read this author before and loved his way with words.
ARC Good Reads Win Thank You! Dawnny Novels N Latte Book Blog
Me gustan las historias sobre la mafia y demás y por ese motivo leí está historia, basada en la Camorra de Napoles, y aunque ha tenido momentos interesantes, se ha quedado bastante lejos de lo que esperaba.
La trama tiene bastantes agujeros, los protagonistas carecen del carisma necesario y el desenlace es un poco blufff. Por otro lado la narración es fluida, algunos secundarios me han gustado y la historia desprende ese aire Napolitano tan diferente al concepto que tiene mucha gente de la mafia italiana.
La verdad es que no sé si lo recomendaría, salvo que uno de verdad disfrute mucho con esta temática.
There is a tendency to romanticize the mob. Whether it is the fault of The Godfather movies or something more else, many people feel a certain affection for the mob. Perhaps it is a sense of loyalty or of family. Who knows? It is mostly a love for violence and mayhem, for instance in Scarface.
But that’s all Hollywood.
There are certain things that buck the trend – say The Wire, which is about drug dealers but also about the culture that allows them to exist and how policing is not the solution. There’s Saviano’s Gomorrah, a book which earned him a target on his back, but that also demolishes any romance for the mob and forces people to confront the truth (this is also true of the movie and tv series that the book produced).
Saviano’s latest mob book, The Piranhas, is one of those novels supposedly based in true events. I’m not sure; I don’t know enough about Italy and the mob to say so.
However, if the fourth season of The Wire is the best because it looks at how a failing school system sets up its students for failure, then Saviano’s book does the same thing for Italy. The story follows a group of boys, led by Nicolas, who want to become Camorra bosses. In part, this is a result of the steady diet of media they consume, and in part, it is because of what they see every day, who controls everything, and how everything in their world works. They can become like some of the fathers, but the boys do not seem to view those men as real men, but as simply weak.
And that something these boys cannot be seen as, for they want to be in the ones in the private room.
What the book then chronicles aren’t the corrupting of the innocent, but how a presence of crime combined with social media and status lead a group of boys to become, not so much men, but young people with guns. The boys can’t be corrupted because that happen long ago, and nothing different is really shown to them. If it isn’t the Camorra controlling something it’s the better neighborhoods or towns controlling something, acting like the Camorra without the official illegality. Even the teachers are in on it, for that is simply life. Those that do not join, simply do not anything really.
It is a bleak novel, a harsh novel, and one without a true hero. The reader cannot root for, isn’t suppose to root for, any of the young boys who despite their bravo are still boys. Still, at times, think the Camorra is simply as it is in the movies (which do make for the truly funny passages of the novel), yet who do have a degree of flare and intelligence needed to pull things off.
Yet, we need novels like this, in the bleakness, because we need to confront what is wrong in society and why we glorify criminals who don’t really have that many redeeming features and whose actions murder innocence and hope. At least we need to, if we want to break the cycle. It is violent but it does not celebrate violence the way that many movies do. No, it is far more personal than that.
“Per comandare, per essere un capo, devi avere paura, ogni giorno della tua vita, in ogni momento. Per vincerla, per capire che ce la puoi fare. Se la paura ti lascia vivere o, invece, avvelena tutto. Se non provi paura vuol dire che non vali più un cazzo, che nessuno ha più interesse ad ammazzarti, ad avvicinarti, a prenderti quello che ti appartiene e che tu, a tua volta, hai preso a qualcun altro”.
La natura umana che Saviano racconta è amorale e contraddittoria, contiene una spaventosa violenza e una lieve meraviglia. I personaggi del romanzo, giovanissimi “guerrieri” di un gruppo di fuoco della camorra, condannati all'odio e alla distruzione nella lotta tra i rioni di Napoli e il territorio del potere criminale, non sono bestie, non hanno solo ferinità animale, sono amici, infantili e ingenui, hanno sogni e ideali, ma diventano impietosi assassini, manipolati in un contesto che li conduce alle pulsioni elementari, oltre la soglia del riconoscimento sociale, in un'alleanza tra fede e maledizione. Il mondo che Nicolas e i compagni della paranza abitano è formato e inventato da leggi e conoscenze ignote e inesplorate che trasformano il potere individuale in sonno della ragione, in una disumanizzazione dello spazio condiviso. E' la mitologia del crimine, della potenza oscura del delitto, dell'affermazione di sé come organismi capaci di imporre terrore e paura alla realtà che vogliono dominare. Sono maggiormente interessanti le pagine non sotto o dietro il testo, dove le parole si fanno cronaca dei tratti più duri e crudi (presenti già dalla cronaca giudiziaria reale), ma dentro il testo, dove avviene invece la registrazione e descrizione di un magma antropologico che è interazione, conversazione, assimilazione, differenza, persino narrazione dello spirito: dove cioè emergono fisionomie inquiete e indomabili, che seguono una luce così ingannevole da risultare accecante pur di consolidare una propria indiscutibile identità, intorno e grazie alla quale salire al vertice è una discesa infera. Saviano sceglie quindi la semplicità espressiva, colorata da un dialetto evoluto e trasparente, tra Forcella e Sanità, per condurci a osservare l'altro lato dell'illecito e della sopraffazione, quel sentire primordiale che ha un sapore tribale e persino rituale: le stese nelle piazze, gli AK 47, i soldi, la droga, il covo, il privé nel locale di moda, i super ricchi, le marche di vestiti e scarpe, gli exempla e le figure di culto del sistema mediatico, le umiliazioni corporali, le oscenità familiari, le vendette, in un termine, la sovrapposizione e commistione tra il sistema legale e quello criminale dentro un continente anomalo, non etichettabile, non interpretabile, privo di orientamento e senso. Hanno un furore interno questi ragazzi e bambini, a dieci anni spaccano la pelle in quel fuori che è dentro, diventando coscientemente assassini, regolari innocenti nella colpa di produrre morte, in un talento antico per il sangue; a quel punto, scrive Saviano, il carcere diviene salvezza, e uccidere uno strumento per sentire l'appartenenza a sé o qualcosa di più (la paranza), per questa testarda e disperata illusione, per negare il timore insito nella consapevolezza che nessuno di noi appartiene interamente a se stesso, nemmeno nel corpo. L'unica luce che illumina una prospettiva è che dietro a ogni frammento di questa storia c'è sempre una scelta.
“Pensavano ai portafogli smunti dei genitori che faticavano tutto il giorno, che si dannavano con lavori e lavoretti spezzandosi la schiena, e sentivano di aver capito come si sta al mondo più assai di loro. Di essere più saggi, più adulti. Si sentivano più uomini dei propri padri”.
Ho cominciato il libro senza leggere commenti o guardare la media dei voti, strano, lo faccio sempre, e l'ho fatto perché da Saviano so cosa aspettarmi. Solo ora che l'ho finito ho dato una sbirciata alle altre recensioni e mi sono resa conto che il popolo si divide: lo ami o lo odi, tant'è. Premetto che ne ho ascoltato l'audiolibro narrato da Marco D'Amore, un lettore perfetto e recitato in maniera quasi sublime, ma questo m'è costato il fatto che per 4 giorni ho pensato e parlato, con accento napoletano, addirittura leggevo un libro in inglese con questo accento, questo per dire quanto ero entrata nella storia. Saviano non è uno scrittore perfetto, non ha prosa magnifica, non fa descrizioni che incantano e non fa scuola di narrativa, ma Saviano è vero e per quanto crudo parla di realtà che ci appartengono. Saviano è coraggioso, userei altri termini ma mi contengo, dopo Gomorra e una vita sotto scorta, uno poteva pensare che l'autore avrebbe preso un'altra strada, creato una storia d'amore con musica neomelodica di sottofondo, invece Saviano se ne va a testa alta e ci snocciola una camorra 2.0, la camorra dei bambini, quelli che crescono per le strade governate dai grandi che di camorra vivono e la camorra impongono e insegnano. Ed è così che un gruppo di ragazzini, no, non ragazzini, questi sono bambini, tra i 10 (e dico 10!) e i 16 anni, si fa strada nel mondo della vita vera, la vita vera di cui si parla qui però è quella fatta di spaccio, di droghe usate e vendute, di rapine col casco integrale, estorsioni, armi e uccisioni, il tutto per farsi un nome, crearsi una "piazza" e andare a comandare. I protagonisti del libro sono vivi, veri, crudi, anche se sono dei coglioncelli, ti ci affezioni e ti dispiace per loro in diversi momenti della storia. Alla fine me li vedevo davanti questi 10 baby-camorristi e mi sembrava di conoscerli. Questo è da dire, Saviano non sarà lo scrittore perfetto, non è Dumas né Tolstoj, ma i personaggi li sa creare e li rende vivi, sono caratterizzati bene. Allora cosa possiamo recriminare a Saviano? Il fatto che ci sbatte in faccia una realtà che non piace? Cosa ci ricava, un rendiconto personale? (questa è bella!) Perché sembra che se si parla di Saviano si debba parlare di politica e stare o di qua o di là. Quello di Saviano è il mondo reale, non metto in dubbio che non sia tutto cuccioli e cuoricini, ma è vero, per quanto faccia paura, per quanto sia difficile da credere e accettare, è il caso di mettersi in testa che quelle narrate qui sono cose che accadono veramente. E questo è Saviano, cruda realtà che ti svuota e che fa incazzare, e non dovrebbe far risentire solo i camorristi.
Un appunto a Roberto (a questo punto ti posso pure dare del tu) lo devo fare: un glossario a fondo libro, prima o poi, me lo metti? Perché da non napoletana, scusami, ma del dialetto vostro ci capisco poco.
Quando un libro mi sfugge di mano, si divincola, acquista autonomia tale da potermi rendere difficile la lettura, c'è sempre un limite da parte mia che non mi sento di attribuire al romanzo.
Essere troppo prolisso, troppo crudo, troppo parlato, poco narrato, non mi ha aiutata. Salvo, su tutte, la scena dell'autocisterna che gode di ritmi narrativi adeguati.
Non lo so, sinceramente la prima prova da scrittore puro di Saviano mi ha lasciato un po' perplesso. Il libro è molto scorrevole, nonostante la scelta dell'autore di utilizzare il dialetto (anche se mediamente comprensibile) per la totalità dei dialoghi. Scelta che comprendo, ma che non mi ha fatto impazzire. Ad ogni modo non sono stato con il cronometro ma l'ho finito meno di 7 ore, il che è indice di una scrittura che scorre senza intoppi. Non ho capito però (forse per un mio limite) cosa voglia dirci Saviano con questo romanzo. Voleva forse scrivere un saggio sui camorristi bambini ed ha semplicemente deciso uscire dalla modalità di stesura che ha contraddistinto Gomorra e ZeroZeroZero? Io sinceramente ho trovato che l'esser romanzo di questo romanzo non abbia aggiunto niente a cose "risapute" o che Saviano va ad ogni modo ripetendo in Tv o sui suoi account Social da anni (I giovanissimi, il nuovo immaginario camorristico, videogiochi, ostentazione, consumismo spicciolo, etc). Ne la "Paranza" non ho trovato nulla che più o meno già non sapessi. Per come la vedo personalmente penso che quando si scelga di uscire dalla forma del saggio (o da quella del post su FB, o dell'intervista Tv, etc.) per passare a quella del romanzo sia perché si voglia plasmare qualcosa che il saggio e le altre forme non permettono di creare. Ma qui non c'è nulla che per esempio un saggio non avrebbe espresso in maniera forse migliore. Forse mi sarei perso la "crescita" di Nicolas (il protagonista) che sembra un po' calcare lo stile del Bildungsroman? Mi sembra un po' pochino. Non riesco sinceramente a capire cosa dovrei farmene dei personaggi di cui Saviano ci racconta ne "La Paranza dei Bambini". Partendo dal presupposto che questo voglia essere un romanzo iperrealista (non vedo cosa altro possa essere altrimenti) cosa aggiunge la forma romanzo pura rispetto alla forma ibrida che Saviano aveva proposto nelle sue opere precedenti? Il romanzo per come è scritto sembra solo voler portare il lettore a conoscenza del fatto che Nicolas e gli altri personaggi esistono anche nella realtà, niente di più e niente di meno. Ma perché usare il fittizio, che poi fittizio non è, senza poi sfruttare quelle che sono le potenzialità che la forma romanzo racchiude in sé? Probabilmente mi sono espresso malissimo, ma questo è.
The author is a journalist who made his name with his expose of the camorra crime gangs in and around Naples, as chronicled in his book Gommorah, the publication of which led to instant death threats and his spending the past decade under police protection. More people will likely be familiar with the excellent TV series based on that book.
Here, he attempts to use fiction to capture the lives of young teenage Neapolitan boys who aspire to a group life of crime. Their drives are pretty basic: respect, honor, money, respect, girls, the latest fashion, etc... And the book does a good job of capturing the kind of spirit and tone of their world. What it does a poor job of is creating a story that draws the reader in and keeps them wanting to read. I like true crime books, and I like crime fiction, and unfortunately this really is lost somewhere between the two, doing neither well.
In attempting to stay realistic, the cast of characters is way too big, and their day-to-day business is simply not that interesting. There are individual scenes that are quite good, but none of it really held together with a compelling narrative drive. The kid at the center of the story is Nicholas, and from very early on, the arc of his story and the climax will be evident to pretty much every reader. There are a lot of tense people doing a lot of shouting throughout the book, but no tension. The whole thing is pretty flat, but could be made into another compelling TV series in the right hands.
I loved Gomorrah, but I found this book terribly boring. It’s a difficult story to tell, there’s no doubt. These kids wish strongly to be camorristi (mob), almost more strongly than a decade-long addict wants their next fix. My problem: I found them utterly boring. They are stupid, as only 15 yo kids can be, when their head is as empty as it can be. Yes, it’s awfully (as in it’s really sad) based on the true life of kids in the area. That didn’t make it any more interesting for me.
At page 199 I was ready to burn the book rather than going on. So I’m going to leave it there on the shelf. See if it’s going to call my name sooner or later.
Premessa: conosco poco Saviano come giornalista, niente come personaggio e come scrittore è la prima volta che lo leggo. Questo per dire che non posso esprimermi, come ho letto invece in altre recensioni, riguardo al personaggio Saviano che entra nel libro, o a eventuali ripetitività tra questo libro e altri.
Posso dire che mi è piaciuto e che mentre lo leggevo mi faceva pensare alle storie dei ragazzi protagonisti di Mare Fuori. E che mi ha sorpreso il finale, pensavo si sarebbe chiuso in maniera differente... ma non sapevo nemmeno ci fosse un seguito, quindi ok.
Però ho idea sia uno scrittore da prendere a piccole dosi, ecco...
Kniha by měla vyjít i v češtině pod názvem Piraně. Jinak Roberta Saviana asi znáte spíše díky jeho reportážním knihám o neapolské mafii a obchodu s narkotiky jako je například Gomora. Ale tato kniha je autorova první beletristická kniha. — I když se změnila forma. tedy non-fiction na beletrii, tak námět – tedy neapolská mafie – se nijak nezměnil. A ač se mi líbila už ta Gomora, tak i tahle kniha je hodně velký nářez. — Hlavní hrdina této knihy je středoškolák Nicolas Fiorillo, který brzy získá přezdívku Maharadža. A jelikož žije v neslavně známé neapolské čtvrti Forcella, tak sní o tom, že jednou bude šéfem své vlastní mafiánské rodiny. A jelikož se v něm dobře doplňuje inteligence, cílevědomost a tvrdost, tak se pomalu začíná dostávat v potravním řetězci nahoru. — Chvílemi sledujete běžný život puberťáků, kteří paří fifu na konzoli, vytahují se jeden na druhého a vzájemně citují hlášky ze známých mafiánských filmů. Vlastně dělají téměř to samé, co dělají normální puboši z českých sídlišť. Ale pak se vše změní a vy sledujete, jak školák střílí z opravdové zbraně do jiného člověka. Nebo když Nico předloží svému kamarádovi velmi drsnou výzvu, jak odčinit poměrně banální přestupek. Všem to změní postoje i životy. —- Kniha je dobře napsaná a má spád ale není to rozhodně moc příjemné čtení. Je to hodně drsné a je vidět, že Saviano ví o čem píše. V Gomoře svět neapolské mafie zmapoval jako dokumentarista a tady vypráví příběh každodenního života v jedné části Neapole. Ale ta autenticita je hodně cítit i tady. Rozhodne ji také doporučím.
Teenagers wannabe crime bosses in today's Naples, that's the story in a nutshell.
The book is quite well written- kudos to the french translator who did a brilliant job, the teenagers' speech rings particularly true- stylistically but it lacks stucture and a clear narrative, somehow hesitating between true crime and fiction.
The cast is too big and a bit too similar (vapid teenagers look all the same after a while), the city's criminal hierarchy is unclear, which blurs some stakes, some people are spoken about as if the reader should know them (but actually doesn't), some ellipses are confusing, etc.
Mostly, as disturbing these kids might be, their day to day life is not very compelling- playing video games, buying expensive clothes and scooters, throwing parties, my, the thrill!-and Saviano spends too much time dwelling on the mundane aspect of their uninteresting existence amidst random act of violences to get some street cred.
Finally, it's virtually impossible to even remotely root for any of the characters. They're simply introduced as young psychopaths without morality, as piranhas. You ever felt something for a piranha? Me neither.
"Alguien a quien golpeas es alguien al que estás dando una segunda oportunidad"
Ha sido la primera vez que leía sobre las mafias italianas y me ha parecido muy interesante. Aquí los capo son unos críos de entre catorce y dieciséis años (alguno menos, incluso) que sueñan con convertirse en los amos de Nápoles. Van en moto, se hacen tatuajes de banda, venden droga y extorsionan y se pelean con quien haga falta para lograr su objetivo y, aun cuando consiguen armas de fuego, siguen siendo unos niños en un mundo de adultos. Las dudas y el miedo que los asaltan ante ciertas situaciones está tan bien reflejado que llegas a sentir un poco de pena y empatía hacia el grupo.
Tampoco es que te entren ganas de formar parte de la banda, pues desde el primer capítulo te cabreas con ellos por sus acciones, en especial con Nicolas, el líder. Es el protagonista, pero es un niñato, un abusón, inteligente a ratos mas cruel, sin escrúpulos. Va de sobrado, una fachada que se resquebraja y te muestra al niño que es cuando su madre u otra figura que considere de autoridad le regaña. En resumen, todo el grupo es una panda de unga ungas.
La tragedia del final ha sido muy necesaria, ha supuesto un golpe de realidad para Nicolas y espero que no sea la única. Quiero que este niño (al final con dieciocho años, así que "adulto") sufra más, porque hay capítulos en los que piensas que se lo merece. Es una historia de mafiosos, por lo que las balas van de un lado a otro y terminan salpicando a quién no está implicado (*tos* Leticia, eres la siguiente *tos*).
Me ha fascinado el estilo del autor. Directo, sin pelos en la lengua ni florituras, lo que echo de menos en otros libros. En cuanto pueda, empezaré la segunda parte.
Saviano es increíble, es capaz de hacer literatura basada en hechos totalmente reales y hacer novelas de ficción,de una forma magistralmente dura y encarnizada.
La banda de los niños, es la historia de como se forma una banda de la mafia por adolescentes, inocentes pero criminales (pese a ser unos cabrones y unos criminales, Saviano consigue que empatices y te metas de lleno con ellos) y con un gran afán de poder. Quieren gobernar Nápoles, eliminando a las otras bandas de mafia como sea.
Me ha parecido un libro muy bueno, duro, sin fallos, interesante y muy entretenido. Para mi lo tiene todo, si te gusta el tema. Muy recomendable.
I just couldn’t get on with this novel, and didn’t enjoy it. I’ve no doubt that it reflects life in contemporary Naples and the author clearly knows what he’s talking about. His depiction of the gangs of young people whose only aspirations are to becomes drug dealers, make a lot of money and rise in the Camorra hierarchy is hard-hitting and disturbing. The narrative centres around Nicolas, just 15 years old, but already hardened to the violence, brutality and crime that surrounds him. He’s the ruthless ringleader of his “paranza” and will stop at nothing to gain power for himself and his gang. Based on real events, it’s an excoriating exposé of Naples sub-culture. But as a novel it’s simply too relentless. The violence may be true to life but it becomes tedious reading about it. None of the characters have any redeeming features, and there are too many of them to keep track of, especially when their circumstances and attitudes are so similar. The dialogue is pretty convincing, but again becomes tedious in its sameness, and I felt that the inclusion of Italian dialect added little. All in all, I lost patience with it and found myself skipping bits. Saviano writes well, but for me this step from journalist to novelist didn’t quite come off.
Copii care nu prea ştiu cum se manevrează puterea la nivel practic, dar refuză să accepte acest fapt, căci acceptul ar însemna o viaţă trăită cu prea multe lipsuri şi cu aproape nici un strop de recunoaştere, de măreţie, de respect şi frică citită-n ochii celor din jur. Copii care încearcă să intre în piei de bărbaţi. Nicolas e singurul matur şi destul de obiectiv în gândire, calculat şi rece, chiar perfid, la care până şi euforia e controlată.
On ví, on zná a on o tom skvěle píše - už v povídkách ukázal Saviano, že je skvělý spisovatel i beletristických knih... drogám zbraně a Neapol jsou jedné krve, stejně jako camorra a její představitelé a je jedno, jestli jim je sotva náct...
Piccoli criminali crescono, a Napoli. A capo del gruppo - “la paranza dei bambini” - sta Nicolas Fiorillo, detto “Maraja”, il più determinato degli undici a “fare soldi subito”, così da “appagare ogni desiderio, al di là di qualsiasi bisogno”. Il libro racconta con crudo realismo le gesta dei ragazzini e il loro mondo: il romanziere Roberto Saviano, però, spiace dirlo, non vale il grande giornalista e saggista che Roberto Saviano notoriamente è. (La terza stella per la stima.)
"Tenían el rostro de los niños que ya lo saben todo, hablaban de sexo y de armas: ningún adulto, desde que los habían parido, nunca había creído que hubiera verdades, hechos y comportamientos inadecuados para sus oídos. En Nápoles no hay vías de crecimiento: se nace ya en la realidad, dentro, no la descubres poco a poco."
abandon page 150. Gros manque de rythme, phrase extrêmement lourdes et style inexistant (ou peut-être cela vient de la traduction ?), personnages clichés... quelle déception.
This book was a gift from a dear friend. The topics it covers are not really my thing, plus, there were too many characters and they each had several names, which I can never keep up with, but overall it’s an okay novel portraying that very real brutality of present day Naples. The Croatian translation, however, atrocious!
Non siamo ipocriti, quando si parla di Roberto Saviano si cade inevitabilmente nel bipolarismo concettuale tra Accusa e Difesa. Ci si divide tra comprensivi sostenitori e cinici, spietati, detrattori. Tali, discutibili quando mai naturali pregiudizi cui sono legata le opposte fazioni del Savianismo, non fanno che presentarsi nella testa del piccolo lettore, sottoscritto compreso, al momento di affrontare una nuova storia del romanziere campano. L’ombra di Gomorra è gigantesca, perché non scrivere di ombre minori. La storia dei paranzini altro non è che il racconto di un Sistema nel Sistema, di piccoli ragazzi ambiziosi che, orientandosi tra principi e comandamenti tutti tipici di un certo mondo, si fanno strada per scrivere la loro storia criminale, a suon di champagne, santabarbara e squillanti messaggi whatsapp. Al di là del pregiudizio però, pagina dopo pagina, personaggio su personaggio, la paranza dei bambini si fa sfogliare che è un piacere, ogni singolo capitolo ci introduce con curiosa morbosità nel mondo della baby criminalità napoletana, dipingendo con precise pennellate sogni e paure degli adolescenti del “sistema”. La scelta della lingua poi è vincente. Come per ogni romanzo popolare che si rispetti, l’utilizzo del dialetto è doveroso. Si appiccica ai personaggi perché fa parte di loro, ci permette di pensare come penserebbe l’autore, come ragionerebbe il singolo personaggio, comprendendolo sino nei suoi più intimi pensieri. L’idioma napoletano, tanto caro allo scrittore, ci immerge freddamente nei vari rioni della Napoli, popolari e meno, dove un piccolo e famelico gruppo di ragazzi, alcuni bambini, pistola in tasca, deve fare i conti con i propri Demoni per ottenere un posto nella società, quella che conta, quella del Sistema. Il Sistema non ti accetta. Il Sitema non ti forma, ma ha già un posto predeterminato pe te. L’oligarchia del sistema è già scritta, al pari di qualsiasi società feudale che si rispetti. Soltanto il piombo e la cattiveria potranno permetterti di scardinare quel sistema criminale che fa parte della stessa città. Rivoluzione. Al di là del pregiudizio, il libro appassiona e si legge con voglia e piacere. Si potrebbe scrivere molto sullo scrittore e del resto si potrebbe scrivere ancora di più sulla scelta, mono orientata, di voler sempre mettere l’accento su di un tipo di società che sembra malata ed inguaribile, ma si farebbe un errore gravissimo perché non si considererebbe questo romanzo per quello che è veramente: una appassionante storia di criminalità italiana. Tra finzione e realtà, tra l’adolescenza e la morte.
Puterea vine mereu cu un preț, violența naște violență, iar sângele curs trebuie plătit cu sânge. Iar acela care curge de cele mai multe ori este sângele nevinovaților. Aceste „învățăminte” răzbat din cartea lui Saviano, un jurnalist de investigații care, la doar 26 de ani, a ajuns să fie pus sub protecția armată în urma amenințărilor cu moartea pe care le primește constant din momentul în care a început să scrie și să publice despre Cammora, una dintre cele mai pericuolase rețele criminale italiene. Acesta este și motivul pentru care am ales să citesc această carte, dar și datorită recomandărilor facute de Anca Zaharia. Greu de exprimat în cuvinte dacă mi-a plăcut ori ba. De fapt, nu sunt sigură că ar trebui să ne placa ceva la o astfel de carte. Pur și simplu o citești, oripilat, șocat și dezgustat de actele de violență de care sunt capabili oamenii, în drumul lor spre obținerea puterii. Însă scenariul devine cu atat mai greu de asimilat atunci când vorbim de copii. Iar copiii lui Saviano, clădiți după chipul și asemănarea celor din Napoli, sunt de cea mai joasă speță: încă de la vârste fragede, pășesc pe drumul afacerilor cu droguri și crimelor organizate. O călătorie doar dus, fără bilet de întoarcere.
Cartea este greu de digerat, capitolele sunt pline de violență și cruzime gratuită. Cititorul asistă neputincios la pervertirea ireversibila a unor puști fără minte, al căror singur țel în viață este să obțină puterea suprema. Prin orice mijloace. Banii, drogurile, armele și, în final, omorurile, sunt ingredientele cu care acești copii ce se imaginează a fi adulți realizați, mai inteligenți decât bieții lor părinți săraci, jonglează în drumul lor spre succes. Însă „moartea și apa sunt întotdeauna o promisiune”. Iar paranza copiilor nu poate duce decât la un singur final: tragic, învăluit în moarte și sudoare.
“Băieți li se spunea, și băieți erau. Și, ca oricine care n-a început cu adevărat să trăiască, nu aveau frică de nimic, îi considerau pe cei în vârstă deja morți, îngropați, istorie. Singura armă la dispoziție era sălbăticia pe care puii de om încă nu și-au pierdut-o. Animale mici care acționează din instinct. Își arată colții și mârâie – suficient pentru cine-i întâlnește să facă pe el de frică. Să devină feroce, asta era condiția, doar astfel i-ar fi băgat în seamă cei ce acum încă le inspirau teamă și respect. Să destrame ordinea actuală și apoi să domnească peste dezordine: dezordine și haos într-o împărăție fără reguli.”
Questo è un romanzo crudo, spietato, a tratti mostruoso, ma terribilmente vero. Saviano ha descritto un gruppo di ragazzini (tra i 10 e i 17 anni) che hanno hobby del tutto similari a qualsiasi altro ragazzo della loro età: Dan Bilzerian, i videogiochi, youtube, i droni. Te li vedi lì, il viso ancora fanciullesco, il corpo ancora non del tutto formato, che scorrazzano tra le vie di Napoli. E poi li vedi in azionie, entri nei loro pensieri e nei loro sogni e ti rendi conto che la sete di potere, la voglia spasmodica di uccidere, la droga e la violenza sono realtà che difficilmente riesci ad associare a dei ragazzini. Te lo vedi un bambino di 10 anni con in mano una pistola che minaccia a morte un adulto? Te lo vedi un ragazzino tirare su una striscia di cocaina? Io sinceramente no e mi vengono i brividi solo a provarci. Ecco, la lettura di questo romanzo (che di finzione ha ben poco) mi ha lasciato una scia unta nel cervello, difficile da pulire con l'acqua; ho provato sconforto, disillusione verso una realtà che va sempre più a rotoli. E ho provato rabbia verso chiunque permetta che un nugolo di ragazzini appena usciti dall'infanzia commetta tali reati, ma soprattutto li veda come unica ragione di vita. Saviano è riuscito con perizia e sangue freddo a descrivere un mondo totalmente distante dalla maggior parte di noi, talmente avulso dalla realtà che sembra uscito dalla convulsa mente di un geniale scrittore.
Il primo libro che leggo di Saviano (ho letto stralci di Gomorra e mi era risultato molto pesante, mentre il film non è nemmeno da considerare a mio avviso...).
Che Roberto scrivesse bene è sempre stato oggettivo per me, seguendo la sua pagina e i suoi articoli. Ma "La paranza dei bambini" mi ha colpito ulteriormente.
È riuscito a usare la fiction per rappresentare in maniera molto scorrevole una realtà cruda e dolorosa, consapevole ma incosciente. Il libro è grande ma si divora, ricreando un atmosfera di quartiere estremamente bassa e popolare ma comunque godibile anche a chi è alieno a certe realtà.