Mentre la folla defluisce dal salone nautico di Genova, un fuoristrada invade il sottopassaggio pedonale di accesso al polo fieristico e investe decine di persone. Quando cessa la sua corsa, due uomini escono dall’abitacolo e, armati di coltelli, lasciano dietro di sé una scia di morte. A fine giornata si contano sette vittime e ventotto feriti. Tra questi un poliziotto, casualmente presente durante l’azione terroristica, colpito mentre tentava di salvare due bambini. Si tratta di Riccardo Giustini, il collaboratore più alto in grado nella squadra coordinata dall’ispettore Gabriele Manzi. Sono passati due mesi dalla tragedia, quando alla squadra di Manzi viene segnalata la sparizione di Nino Barbieri, un giovane convertito all’Islam che in passato è stato indagato per il suo coinvolgimento nella causa fondamentalista. L’ispettore Manzi avrà ancora bisogno dell’aiuto dell’ex poliziotto Goffredo-Red Spada e della giornalista Orietta Costa per ritrovare Nino, prima che una nuova ondata di terrore si abbatta su Genova.
Sei sospetti per un delitto: un attentato terroristico, un eroe, un ragazzo - italiano convertito all'Islam - scomparso, la Digos che lo segue da anni, una squadra di polizia coinvolta nella sparizione, una giornalista caparbia, un ex poliziotto capace di vedere dettagli che nessuno vede, una sensitiva, un dodicenne messo davanti a prove terribili.
Questo è il quadro generale di tutto il libro. Tutto sembra incentrato a voler incastrare Nino Barbieri, il "sospettato" scomparso, tutto il resto sembrano dettagli futili, inesistenti per la Digos. Tanto che, appena hanno la prima parvenza del suo coinvolgimento nell'atto terroristico, il caso viene considerato chiuso. Ma la polizia non ci sta, non si può giungere ad una conclusione tanto affrettata quando, per di più, il ragazzo in passato è stato assolto dalle accuse di complotto. Continua le sue indagini, di nascosto dai superiori, con l'aiuto di Red, ex poliziotto dal fiuto incredibile. Sarà tutto come sembra? È lui la mente della cellula terroristica che attacca Genova? I poliziotti cercano "la giustizia con la G maiuscola".
In tutto questo viene coinvolta personalmente Orietta, una giornalista tirata in causa perché si è dedicata attentamente all'attacco dei terroristi, anche lei indaga personalmente, pagando una bella conseguenza per arrivare alla verità, che è molto meno "accettabile" di quanto possiamo presumere ad inizio libro.
Tutto il libro - come ogni thriller che si rispetti - punta tutto su una verità che ci sembra a portata di mano, quasi visibile, per poi rigirare tutte le carte in tavola all'ultimo momento per rivelarci svolte e motivazioni ben al di là della nostra immaginazione. Ci arriviamo ad un certo punto insieme a Red, quasi con le lacrime agli occhi, ma questa volta pensiamo "no, non è possibile, stanno sbagliando", perché non vogliamo crederci, perché non può essere andata così, perché una persona non farebbe tanto. E non parlo solo dell'attacco terroristico, che si vedrà, non essere l'unico delitto. Ma starà a chi avrà il piacere di leggere questo thriller scoprire gli altri delitti che si rivelano fondamentali.
Di cornice a tutto questo c'è il figlio di Red, che, a dodici anni, si sente - un po' come tutti - incompreso, invisibile. Ed arriva a compiere delle prove al di là di ogni previsione. Per carità, viviamo nel ventunesimo secolo, certe realtà esistono e secondo me, tra i delitti, uno dei più gravi è stato quello di far compiere queste prove ad un dodicenne e a chissà quanti altri ragazzini. Con questa cornice diventa tutto terribile, perché spesso ci abituiamo a leggere un thriller di serial killer spietato, di casi di rapimenti, di scomparse, di attacchi alla società, ma questo io non me l'ero mai trovato di fronte ed è, appunto, un delitto a tutti gli effetti.
Non è un thriller che da subito ti mette sul "chi va là", procede lento, ma quando ci troviamo davanti a queste svolte il ritmo si fa incalzante. In alcuni punti ho provato tensione, in altri vera e propria paura. Concludo col dire che era un libro che non mi stava convincendo più di tanto ma poi, incaponendomi nell'andare avanti, l'ho trovato fantastico e geniale, tutti i dettagli e tutto lo sfondo dietro le indagini vere e proprie lo rendono veramente bello. Non risulta noioso o banale, è solo che la prima parte di indagine irrita... A voi il piacere di scoprire perché.
È il primo romanzo di quest’autore che leggo e devo annoverarlo tra le scoperte più interessanti di questo periodo. Il genere mi attrae da sempre e l’ambientazione italiana è, ai miei occhi, un elemento arricchente del romanzo stesso. La città di Genova appare qui in tutta la sua fierezza, con i suoi vicoli, i suoi profumi e la sua lingua meravigliosa. Ho apprezzato la contaminazione che spesso appare nei dialoghi tra la lingua italiana e le espressioni dialettali. I dialetti italiani rimangono espressione altissime della culturale di una regione (o di una città) e, come tali, vanno conservati. L’anima della città, sempre un po’ caotica e ramificata in un dedalo di vie e vite, rispecchia l’inizio del romanzo. L’autore, infatti, sceglie di presentare i vari protagonisti dedicando a ciascuno di loro un capitolo, lasciando il lettore un po’ spaesato almeno finché non si riesce a creare dei collegamenti fra uno e l’altro dei personaggi. Ho colto e ammirato anche la grande abilità di Malavasi di riprendere una delle ultime parole di un capitolo nell’inizio di quello successivo creando una continuità visiva o di assonanza. Dopo aver descritto un attentato terroristico, che sta alla base delle vicende raccontate nel romanzo, l’autore presenta poi le indagini inerenti alla presunta cellula jihadista che lo avrebbe ideato. Gli eventi sembrano prendere fin da subito una certa direzione: ogni particolare sembra combaciare con la versione della DIGOS in modo fin troppo semplice e scontato, nonostante qualche sussulto causato da scene a alta tensione. Tuttavia, si ha la percezione che qualcosa non torni, che la verità con la V maiuscola sia ben altra rispetto a quella propinata, che l’apparenza nasconda una realtà diversa, magari scomoda. Mano a mano che i veli cadono sotto i colpi delle intuizioni dei diversi protagonisti che riescono a agire con sinergia, aumenta l’incredulità, l’ipocrisia del pensiero che spesso si adagia sulla versione più semplice della realtà. Il finale presenta un vero e proprio colpo di scena magistralmente orchestrato. I protagonisti principali, l’ispettore Manzi, l’ex poliziotto Spada e la giornalista Costa, sono così ben delineati che conglobano nel loro raggio d’azione tutti gli altri personaggi minori fino a far combaciare ogni dettaglio delle indagini. Lo stile è incalzante, in un crescendo di tensione e sospetto che mozza il fiato e fa scorrere una pagina dopo l’altra. Si ha la sensazione di correre tra le strade e i vicoli della città, con l’istinto di guardarsi alle spalle e sospettare di ogni zona d’ombra, come se vi si potesse nascondere qualcuno o qualcosa, di sentire l’aria salmastra imperlarsi in minuscole goccioline sulla fronte per poi scoprire che spesso il male è banale e ha modi rassicuranti e amichevoli. Una lettura consigliata, magari da fare sotto l’ombrellone in pieno relax.
Avendo letto i primi due romanzi della serie non potevo perdere questo terzo episodio. Tuttavia l'ho trovato piuttosto lento a decollare nella prima parte del libro, dopo la vicenda diventa più fluida e si legge più volentieri. Un intreccio apprezzabile con un epilogo spiazzante che verrà svelato nel prossimo episodio?
9 e mezzo. Sarebbe un dieci se non fosse per l’eccessiva frammentazione nella parte iniziale. Ci sono 4 o 5 punti di vista, e nelle prime pagine si fatica a metterle insieme, richiede più attenzione della media rispetto alla lettura di un romanzo giallo.