Com’era avere quasi diciotto anni alla metà degli anni ’90? Quando non c’erano i cellulari e la musica era quella delle band scalcagnate? quando per conquistare una ragazza si preparavano le compilation in cassetta e il primo viaggio da soli era l’Interrail? Giovanni Za ci racconta le avventure tragicomiche di un gruppo di liceali prossimi alla maturità.
Dico che moltissimi che hanno la nostra età non ne sono consapevoli, ma si sentono proprio così: disperati, senza nulla da fare.
Recensione a cura del blog "La Libreria di Ale" Blog | Instagram
“Stupidi e contagiosi” è stato un tuffo nel passato, in quei giorni aggrovigliati nei problemi scolastici, tra interrogazioni e voti. E’ stata una lettura di avvolgente nostalgia. Le pagine, uno specchio in cui ci si riconosce facilmente...Continua a leggere
C'è tutto quello che deve esserci in un libro sull'essere adolescenti nella seconda metà degli anni '90: il liceo, la "politica scolastica" e l'occupazione, la kefiah (compare una sola volta, ma c'è), l'interrail, gli amori irrisolti, il suonare in una band, l'ascoltare tanta musica, ovviamente (soprattutto Kurt Cobain, ovviamente). È un libro evoca-ricordi, ma riesce ad avere un valore intrinseco grazie a una vicenda corale di personaggi dai nomi o soprannomi strambi, che alla fine funzionano (a Za si perdona anche il fatto che uno dei ragazzi si chiami Alberto Sordi, perché in definitiva è una trovata piuttosto divertente). E poi ci sono suggerimenti di libri film e altra musica qua e là, senza che il citazionismo diventi pedante.
Ambientato in Italia alla fine degli anni '90, "Stupidi e contagiosi" racconta le numerose avventure di un gruppo di ragazzi dell'ultimo anno di liceo, dalla politica scolastica agli amori difficili, dalle passioni e ai contrasti con i genitori.
Il narratore onnisciente, esterno alla storia, racconta le vicende passando da uno all'altro personaggio così velocemente che talvolta non ho capito di chi parlasse. A causa di questo movimento rapido dell'inquadratura sui vari personaggi, non sono riuscita ad immedesimarmi in nessuno dei protagonisti, nonostante le loro storie avvincenti.
Se siete una persona che come me ha amato i 5 anni del liceo, leggere questo libro sarà un po' come andare ad un concerto di Cristina D'Avena. Non ci sarà la musica migliore (trama), non saranno i messaggi profondi, ma le pagine vi colpiranno là dove sono i vostri ricordi. E vi troverete a cantare a squarciagola senza nemmeno esservene accorti.
E a detta del vero a me lo stile dell'autore è piaciuto tantissimo.