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Il dio impossibile #3

Troppi paradisi

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Un professore sessantenne, Walter Siti, il protagonista, una casa in via Tina Pica a Roma, un tranquillo lavoro all’università dell’Aquila e la relazione con Sergio, placida, un ragazzo che lavora come autore televisivo alla Rai. Una vita mediocre, trascorsa tra programmi in tv e i gossip che Sergio racconta, da lì dentro, dove pare che tutti facciano carriera tranne lui, che il lavoro lo perde ed entra in crisi ammalandosi di anoressia. I due si separano, ma poi nella vita di Walter arriva Marcello: culturista e borgataro, un messaggero di divina bellezza che incarna lo spirito dei tempi come nessun altro. Fragile ed egoista, alla costante ricerca di piaceri effimeri e sostanze stupefacenti, trascina Walter in una spirale autodistruttiva. Un’opera epocale, in cui Walter Siti, lo scrittore, ha sintetizzato la nostra contemporaneità con sincera spietatezza: sentimenti, gesti, desideri, sogni, non sono altro che immagini illusorie di un mondo mediatico di plastica, in cui realtà e rappresentazione si mischiano irreversibilmente.

448 pages, Paperback

First published January 1, 2006

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Walter Siti

68 books76 followers

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Profile Image for Orsodimondo.
2,459 reviews2,433 followers
April 21, 2025
L’AMORE AL TEMPO DELLA TIVÙ


John William Waterhouse: The Lady of Shalott, 1888, Tate Britain.

La signora di Shalott è un poemetto di Tennyson: la protagonista vive reclusa nel suo castello nei pressi di Camelot; ricama le scene che le arrivano dall’esterno, ma riflesse in uno specchio, perché è convinta che se guardasse direttamente fuori, una maledizione la farebbe morire; un giorno vede passare a cavallo Lancillotto e non sa resistere, si volta, guarda fuori. E muore.
Siti si sente come la lady di Shalott: si è rifiutato alla visione diretta della verità per eccesso di sofferenza.
Ma credo che il parallelo si potrebbe applicare anche ai suoi genitori, e alla folta popolazione mondiale che rimane inchiodata ore davanti agli schermi delle televisioni convinta che su quello schermo scorra verità e realtà.
E di televisione si parla molto in questo Troppi paradisi: si citano per nome programmi, presentatori, ospiti. Il massimo del culturale sono probabilmente le televendite. Anzi, no, il Costanzo Show.


Luigi Ghirri: Arles, 1978.

La questio televisiva, per quanto acuta e intelligente, è, a distanza di diciotto anni, cioè dall’uscita di questo romanzo – un po’ datata. È stata nel frattempo ampiamente sviscerata, ribadita, discussa, è risaputa. Tutti sappiamo quanto sono biechi i programmi mattutini, e ancor peggio quelli pomeridiani, i talk show taroccati, gli orridi reality serali che coinvolgono famigerati, e soprattutto presunti VIP, i talent. Siti, per forza di cose, cita titoli e personaggi che nel frattempo sono pressoché dimenticati, pensionati, archiviati. Studia e discute intorno all’homo televisivus… Ma non è tanto questo a renderlo datato: quel che afferma è tuttora valido, attuale, le ‘cose’ televisive sono nel frattempo caso mai peggiorate, certo non migliorate, si sono probabilmente incancrenite. Il fatto è che non mi ha aperto né nuove finestre né nuovi spiragli: per me tutto abbondantemente risaputo, assodato.


Luigi Ghirri: Lago Maggiore, 1984.

Altri paradisi secondo me sale e cresce e migliora nella seconda parte quando entra in gioco Marcello, il bellissimo bambolotto puttana-marchettaro-culturista, tenero dolce e caso disperato. L’uomo più bello del mondo, forse, per il Walter io-narrante, dietro al quale Siti si nasconde come se fosse l’indice della sua mano destra.
Marcello è lo stesso che per me è il vero protagonista di Il contagio, il borgataro figlio della medio-piccola borghesia della Balduina. Come nell’altro, anche qui risplende di una sua unicità che non permette di confonderlo con nessun altro, di una sua luce propria.


Luigi Ghirri: Modena, 1973.

E certo, tra pompette e meccanismi vari che risolvono i problemi erettili, il maschio (e anche la femmina) occidentale non sembra messo bene: ma ha comunque la furbizia di scoprire un rimedio scappatoia.
L’atteggiamento autoflagellante dell’io narrante Walter Siti mi ha messo in difficoltà: si descrive più e più volte mediocre, vigliacco, senza spina dorsale, “vile e disonesto”. Mi è sembrato eccesso di autodenigrazione quasi civettuolo, spinge così tanto il timone in questa direzione che risulta difficile credergli.
Ma per fortuna tutto poggia su una grande scrittura che conosce e contempla e adopera registri diversi, dal saggio al dialogo, perfino in parlato dialettale, dal lirico all’ironico con momenti di comicità (l’argomento televisivo si presta bene, meglio riderne che piangerne).
A partire dal bell’incipit-citazione: Mi chiamo Walter Siti, come tutti.


Luigi Ghirri: Arles, 1979.
Profile Image for Héctor Genta.
401 reviews87 followers
April 22, 2018
“Chi la scatterà la fotografia?”
Così cantava Raf alla fine degli anni ’80. Già, la fotografia. Quella degli anni ’80 ma anche degli anni ’90. Gli anni della televisione, di Sua Emittenza, dell’effimero, del rampantismo… gli anni di plastica e della Milano da bere, trascorsi a ballare sulla tolda del Titanic senza curarsi dell’iceberg in arrivo.
Quella fotografia l’ha scattata Walter Siti e per essere precisi si tratta di un selfie. Troppo comodo mettersi dall’altra parte dell’obiettivo, sport troppo praticato quello del sottrarsi alle responsabilità perché sono altri che hanno detto, fatto… Siti ci mette la faccia ed è impietoso anche verso se stesso. Attenzione però: la fotografia è solo la facciata, la superficie sotto la quale c’è il lavoro dello scrittore. Siti non si accontenta di descrivere un fenomeno, ma lo analizza con un’attenzione e un’intelligenza che mi hanno fatto pensare, mutatis mutandis, a certe pagine di David Foster Wallace.
Un’intelligenza della quale lo scrittore è consapevole ma che confessa fin da subito gli serve solo per evadere. Il protagonista della storia infatti si definisce “campione di mediocrità”, un uomo animato non tanto dalla pretesa di cambiare il mondo quanto da quella di passarci attraverso con il minimo dei danni. Un uomo sereno e mediocre, che considera la serenità una specie di equilibrio che gli permette di allontanarsi dal dolore del passato e la mediocrità una forma di “impermeabilità alla disperazione e al rischio”, lo scegliere sempre la strada più facile.
È la televisione uno dei motori narrativi del romanzo, televisione che il protagonista considera il suo “centro di calore, la distributrice di emozioni”, televisione che non chiede niente allo spettatore e dalla quale lui può prendere quello che vuole. Evasione, comodo rifugio, droga legale e apparentemente innocua, “surrogato inoffensivo della realtà”, artefice di un mondo rassicurante, di una “realtà depotenziata” (ma forse sarebbe meglio dire mistificata), priva di picchi emotivi ma che mescolando vita e anti-vita finisce per confonderle tramite una sorta di “pantografatura dei sentimenti”. La televisione rappresenta emozioni e stereotipi, tutto quello che mostra deve essere evidente e di facile accesso e lo spettatore deve adattarsi ai modelli proposti.
Dalla descrizione all’analisi: secondo il protagonista del romanzo la televisione è il mezzo utilizzato dall’Occidente per costruire una nuova forma di religione che pone al centro il consumismo, spostando il paradiso in terra e conferendo alla merce il ruolo di surrogato di felicità. Anche l’Arte è stata travolta da questo ciclone e ha dovuto abdicare al suo ruolo di strumento per trascendere la realtà, finendo ingabbiata, ridotta in cattività: poco a poco tutto è stato trasformato in immagini così che ora anche nel campo del pensiero si maneggiano immagini di idee invece che idee vere e proprie. È la televisione (di nuovo) che traccia la rotta, regolando tempi e modi di questa distribuzione di immagini, proponendoci una realtà finta, edulcorata, manipolata, che finisce per soddisfarci ma che, abituandoci al procedimento per cui l’immagine è la realtà, ci trasforma in un mondo di spettatori e di consumatori, interessati solo al possesso probabilmente perché non più attratti dalla conoscenza.
Scenario desolante, nel quale non si capisce più cosa è vero e cosa falso, territorio in cui il protagonista del libro sceglie di muoversi con atteggiamento di distacco, convinto che l’ipocrisia che manifesta sia preferibile a un cinismo che sarebbe troppo impegnativo. Inutile combattere battaglie di retroguardia, più semplice riconoscere la sconfitta e ritirarsi nel privato limitandosi a una sopravvivenza dedicata al tentativo di appagare pulsioni e sentimenti e di tenere a freno quel ribollire di demoni e delitti che agitano il suo animo.
Pur non proponendosi a modello di nulla, forse è proprio quello privato l’ambito nel quale l’autore suggerisce di organizzare ognuno la propria forma di resistenza, se è vero che quelli che il suo protagonista ci propone con (eccessiva?) dovizia di particolari sono amori eccessivi, malati, estremi è anche vero che sono reali, che muovono da un sentimento forte, sicuramente più veri dei modelli proposti dalla televisione.
Profile Image for flaminia.
452 reviews130 followers
May 13, 2019
arrivata a metà sono andata direttamente alle ultime 20 pagine, perché anche proseguire la lettura in stradiagonale era troppo.
Profile Image for Marcello S.
647 reviews291 followers
July 8, 2019
Si legge nell’avvertenza che apre il libro:
Anche in questo romanzo il personaggio Walter Siti è da considerarsi un personaggio fittizio: la sua è una autobiografia di fatti non accaduti, un facsimile di vita. Gli avvenimenti veri sono immersi in un flusso che li falsifica; la realtà è un progetto, e il realismo una tecnica di potere.

Ambientato a Roma dagli inizi del 1998 fino ai primi anni del 2000.
Dall’amore per Sergio, autore televisivo superdotato, all’ossessione per Marcello, cocainomane palestrato che lavora tra gli escort romani di borgata, Tutti rigorosamente di destra e vicini alla Lega, a causa dei miti celtici e per far dispetto a Fini.
Il lavoro in Università e poi come autore televisivo, il desiderio sessuale e voyeuristico, la ridondanza degli amplessi (Houellebecq compare in epigrafe).

Mette in fila un’umanità televisiva affollata da attori non professionisti e semi-vip usciti dai reality, classe politica, raccomandazioni, clientelismo. Cita a caso Busi, Cuccarini, Castagna, Venier, Liorni, De Filippi, Berlusconi. UnoMattina, La vita in diretta, il Grande Fratello. E soprattutto Alda D’Eusanio.

Sembrerebbe un tentativo sociologico e antropologico di indagare la contemporaneità, soprattutto attraverso i canali della televisione e del sesso. L’occidente consumistico visto come una perversione di massa. Analizza frammenti di cultura pop col piglio saggistico di DFW. Pieno di digressioni (i genitori, la morte del padre, pedofilia, l’11 settembre…)

Autofiction etica, politica e sentimentale. Iperrealismo estremo.
Notevole in certi punti, fuori controllo - e fin troppo ripetitivo - in altri.
[74/100]


Da vecchi si accettano soluzioni che da giovani non si sarebbero accettate, perché si ha l'illusione di compensarle capendo. Ho ogni tanto, a lampi, l'intuizione che il sesso, per manifestarsi davvero, abbia bisogno della speranza in un'altra vita. La nostra, di vita, comincia a essere depotenziata come se la vivessimo in televisione. La mattina mi sveglio sognando che un editore ha rifiutato il mio libro più importante, quello su cui mi gioco il futuro.

Mai, nella storia, gli esseri umani sono stati esposti così a lungo all'indistinzione tra ideale e reale: una mimesi avvolgente, che viene a trovarti lei invece d'essere tu costretto ad andare in biblioteca o al museo. Mai la gente ha tanto parlato, nei bar e nelle file alla posta, di fiction. Di storie possibili e parallele, che modellano il pensiero e il quotidiano, oltre che i sogni. Bonolis è fiction, la guerra è fiction. Ma la fiction è la realtà a cui aggrapparsi quando la nostra privata realtà non regge al confronto della fiction. Non importa quanto brutti siano i programmi e quanto stupidi i loro inventori: è il sistema stesso in cui si è strutturata la tecnologia televisiva che crea, di trasmettitore in trasmettitore, un mondo “estetico”, un universo surrogato a bassa responsabilità e a bassa coerenza logica.

Usiamo parole di plastica, come “emozioni forti” o “il mio percorso di vita”. Se esce per andare in discoteca, so che mi addormenterò prima che lui rientri e lo accompagno con una specie di preghiera, «Signore, che stia bene e che si faccia onore.» Poi un piantarello e crollo sul cuscino. La mattina, inghiotte tutto il mio sperma e mi porta il caffè; che sia questo l'amore al tempo della tivù?

Sono l'Occidente perché odio le emergenze e ho fatto della comodità il mio dio; perché tendo a riconoscere Dio in ogni cosa tranne che nella religione. Perché mi piace che se premo un bottone gli eventi accadano come per miracolo, ma non ammetterei mai di dover rendere omaggio a un'entità superiore; sono laico e devoto alla mia ragione. Sono l'Occidente perché detesto i bambini e il futuro non mi interessa.
Sono l'Occidente perché godo di un tale benessere che posso occuparmi di sciocchezze, e posso chiamare sciocchezze le forze oscure che non controllo. Sono l'Occidente perché il Terrore sono gli altri.

Profile Image for Daniele.
306 reviews68 followers
October 20, 2021
La società moderna, la televisione, lo sfascio delle università e della vita politica, l'impossibilità di stabilire legami sentimentali e un'altra serie infinita di mali d'oggi giorno, raccontati con la solita maestria dalla grande penna di Siti.
A tratti ridondante, ripetitivo e un filo esagerato, ma pur sempre un gran romanzo.

Insieme a Pecoraro e Mari è senza dubbio l'autore italiano degli ultimi 20 anni che preferisco.

Intendo mediocrità soprattutto l'impermeabilità alla disperazione e al rischio, lo scegliere comunque e sempre la strada più facile, come l'acqua che scorre allegra all'ingiù. E come l'acqua mi dimentico immediatamente di ciò che ero un attimo prima; niente, in questi sessant'anni, ha avuto conseguenze che m'abbiano spinto alla conversione. La mia prima mediocrità è dunque caratteriale, ed epica, volevo dire etica.

A ottantadue e ottant'anni, non usano la televisione per evadere ma per stare tenacemente aggrappati alla vita che gli sfugge – in una sola cosa mi somigliano: la loro strategia per la serenità tende ad annullare i piaceri invece che a moltiplicare i piaceri (ma l'ultimo gradino li fregherà, la morte).

Ci abbracciamo, e mentre sento il suo cuore che batte ho l'impressione di camminare su un campo che ho inutilmente minato.

Quanto più l'economia contemporanea costringe gli uomini a vivere separati e quindi in debito di realtà, tanto più questa abnorme opera d'arte planetaria, mimetica come nessuna ha potuto essere prima, restituisce ai suoi consumatori il sapore di una realtà più vera del vero, da cui mani esperte hanno abolito le sorprese incoerenti, stonate. Così succede nei mondi romanzeschi. Solo che qui il demiurgo non è il singolo romanziere, ma è l'anonimo meccanismo produttivo. Noi italiani godiamo di un privilegio di cui stentiamo a renderci conto: uno dei nostri leader è al centro del più grande esperimento della storia mondiale; la smetta la sinistra di protestare scioccamente, gridando al peronismo e al regime - cerchi invece di aiutarlo, il nostro infantile Mutante, maestro di surrealismo di massa, il nostro Guitto Presidente, a non commettere gli errori a cui lo induce la sua debolezza di carattere.

Il tutto con un sottinteso ontologico: se si può rappresentare tutta la vita, allora la vita non è altro che ciò che si rappresenta (e un corollario: quel che non è rappresentabile in diretta tivù è semplicemente inesistente, o mostruoso).

La nostra economia ci ha abituato a sopravvalutare la vita e ad occultare la morte - ora è su quel punto che veniamo puniti, con eccitante simmetria.

Il possesso, ho l'impressione che gran parte dei pesi della contemporaneità gravi su questo punto dolente; la fiducia che si possano realizzare i sogni possedendo gli oggetti (ma soprattutto le persone) che ossessionavano i sogni stessi.

Che ho imparato, dunque? Che la felicità non esclude (anzi, forse addirittura esige) momentanee angosce.

Ricordo la frase siderale di Beckett, in cui dice che il suo più grande terrore è sempre stato quello di «morire prima di esser nato». Ora sono nato: da circa sette mesi sono nato. Se in più di mille pagine ho prodotto un sosia, era perché io non c'ero, non ci volevo essere: adesso ci sono. Nel bene o nel male, nell'ipocrisia o nella sincerità; nell'assistere o nell'agire, nel cinismo o nella passione, nella banalità o nell'intelligenza. Ora che Dio mi ama, non ho più bisogno di esibirmi. Sto meglio man mano che il mondo peggiora, pazienza. Le mie idiosincrasie si scontreranno con quelle degli altri in campo aperto; se avrò qualcosa da raccontare, non sarà su di me.
Profile Image for Gerardo.
489 reviews33 followers
August 27, 2015
E' a parer mio uno degli autori più interessanti della letteratura italiana contemporanea. In più, tra quelli che ho letto di Siti, questo risulta essere il testo più intelligente.

Partiamo da un presupposto: bisogna meritarselo un libro di Siti. Bisogna essere privi di qualsiasi forma di pregiudizio, essere lontani dalla più piccola macchia di bigottismo. Siti è un autore che a volte mette a nudo le nostre ipocrisie, tanto da renderlo - agli occhi dei meno resistenti - 'disgustoso'.

Il disgustoso, però, non appartiene a Siti, bensì alla nostra società. Egli lo rappresenta e - forse da questo deriva la potenza dei suoi scritti - lo incarna (seppur nella finzione dei suoi romanzi, guai a confondere il Siti che scrive con il Siti scritto).

Questo testo ruota intorno a due amori del narratore: Sergio e Marcello. Entrambi rappresentano due facce della stessa medaglia.

Le vicende legate alla vita di Sergio ci avvicinano al mondo della televisione, la quale rappresenta il filtro con cui viviamo la realtà. E questa realtà filtrata, secondo Siti, viene mostrata sempre con un di più che ha qualcosa di 'sessuale'.

Da queste premesse si arriva al secondo nome, Marcello, il quale mostra come il filtro della tv è penetrato così tanto nei nostri occhi da condizionare anche la vita al di fuori del tubo catodico. Marcello non è una persona con desideri propri, ma la pura Immagine dei desideri condivisi. E' un uomo che rappresenta il desiderio sessuale diffuso, sia tra donne che tra uomini.

Marcello, quindi, uomo all'epoca della tv è, sostanzialmente, vuoto. Vive solo grazie allo sguardo degli altri, che lo riempiono di quei contenuti di cui egli è privo. E gli altri, tra cui Walter, godono - paradossalmente - dell'insoddisfazione causata dall'impossibilità di avere l'amore di Marcello. Infine, lo stesso uomo è diventato merce. Infine, gli stessi uomini trattano i loro simili come se fossero merci. Infine, è solo un rimescolarsi di vuoto che tiene in vita il meccanismo mantenendo in una non-vita tutti i suoi ingranaggi.

E per quelli che potranno trovare, oramai, scontate alcune sue riflessioni, non dimenticassero che il romanzo è uscito nel 2006 quando tutto ciò era ancora in fieri e non così chiaro come lo è adesso.
Profile Image for trovateOrtensia .
240 reviews269 followers
June 7, 2012
Corpo, desiderio, merce, realtà, post-realtà. Sono alcune delle parole-chiave intorno a cui Siti sviluppa il suo romanzo.
Interessante l'interrogativo da cui muove: sono ancora possibili il realismo e l'autobiografia nell'epoca della fine dell'esperienza ?
E' il secondo libro di Siti che leggo, e confermo il mio giudizio positivo. Finalmente un autore italiano che dice qualcosa di diverso in modo diverso.
Profile Image for Il Pech.
351 reviews23 followers
October 3, 2023
Come argomenti non è proprio il libro che fa per me: mondo della TV, programmi trash, tresche tra personaggi famosi... dopo cento pagine mi sembra di essere dalla parrucchiera. Pettegolezzi, frocerie, blaterate.
Suggerisco come titolo alternativo: "Le mie opinioni su cose che non ti interessano"
Ho voglia di mollare.

Poi decolla e non si scende più.
Con una prosa che non ha nulla da invidiare a quella di Nabokov e Bellow, un Siti irrefrenabile affronta la sessualità come il Roth più perverso e ci trascina tra Le Umiliazioni, Lo Squallore, L'Autoannullamento, in scene degradanti e flussi di pensiero disturba(n?)ti ma estremamente consapevoli.
Più angosciante di Welsh, piu sporco di Bukowski. Lo charme di Humbert Humbert, la pazzia di Herzog.

Le pagine in cui Walter tenta di giustificare i pedofili sono una chicca, memorabili e SuperPunk.

4 stelle e mezzo.
Profile Image for Frabe.
1,196 reviews56 followers
September 14, 2017
Nella prima metà, quasi a mo’ di saggio, “Troppi paradisi” parla di televisione: dunque dello specchio che deforma la realtà, che regala pure labili visioni paradisiache - ricche di lustrini e paillettes -, che trasforma le persone in “proiezioni immaginarie”, che induce nel quotidiano alla recita, dentro un grande Truman show...
Nella seconda metà parla soprattutto di sesso gay, scambiato perlopiù a pagamento, talora con parvenze d’amore: duecento pagine di “paradisi” orgasmici, di immissioni e accoglienze descritte nei dettagli, pagine presto noiose per la ripetitività e tristi per le condizioni del povero protagonista (un “personaggio fittizio” che ha il nome dell’autore), vittima di una “tensione quasi dolorosa dovuta al bisogno di tacitare un’ansia, più che di appagare un piacere” e di una componente masochistica che gli fa dire: “il mio paradiso è legato alla mia condanna, per me non c’è gioia se non pagata al prezzo della peggiore sofferenza, o accetto entrambe o nessuna”.
Walter Siti, già docente di Letteratura, scrive bene: nelle due parti descrive con chiarezza ed efficacia i due mondi, i loro “troppi paradisi” terreni. Ma esagera nella volgarità, delle situazioni più che dei termini, una volgarità ostentata, appena ammorbidita qua e là da certe venature ironiche. Il suo è un realismo narrativo che vuole evidentemente provocare reazioni, nella sacrosanta battaglia culturale per la libertà sessuale: che però qui pare sostanzialmente ridotta al diritto, procurato con ogni mezzo - soldi, farmaci, chirurgia... -, di godere a dismisura possedendo o essendo posseduti.
Profile Image for Désirée.
67 reviews5 followers
November 28, 2022
Con questo libro, anche più che con Resistere non serve a niente, Siti diventa ufficialmente uno dei miei scrittori italiani contemporanei preferiti.
Innanzitutto io amo gli scrittori che affrontano il mondo di oggi e Troppi Paradisi lo fa magistralmente raccontando una realtà contemporanea che si è ormai trasformata in un’iperrealtà brutale, assurda e kitsch. Poi ho ammirato la schiettezza, la mancanza di filtri e la sincerità che mi ha permesso di empatizzare con il protagonista del libro, alter-ego dello scrittore.
Profile Image for GiuseppeB.
128 reviews22 followers
Read
April 26, 2019
Abbandonato a pagina 70 per insopprimibile noia.
Profile Image for Tyrone_Slothrop (ex-MB).
843 reviews113 followers
December 27, 2023
Auto-fiction post-pasoliniana

Sono convinto che si possa comprendere completamente questa opera di Siti solo conoscendo il lavoro di Pasolini, l'autore più noto ed amato da Siti. La lettura di questo capolavoro mi ha fatto tornare alla mente più e più volte Petrolio: l'opera incompleta e finale di PPP - a partire dal testo esplicito e onesto fino all'estremo, passando per La Catastrofe (Laura Betti, figura fondamentale del cinema di PPP) fino alla riflessione profonda e senza moderazione sullo stato della società italiana. Ma Siti fa un bel passo avanti rispetto a Pasolini, anzi è capace anche di superarlo (meglio, di riconoscere come il tempo e la storia abbiano superato il pensiero di Pasolini, in peggio).
le borgate non sono adorabili, volerlo seguire, significherebbe sradicare e rinnegare quel che ho imparato negli ultimi cinquant'anni .

Lo stile di scrittura è elevatissimo e complesso, basato su un continuo alternarsi di frasi "alte", perfette per sintassi e vocabolario con controcanti "bassi" e volgari, spesso in romanesco - metodo perfetto per far dubitare che il prime siano in realtà solo imbrogli forbiti, mentre le seconde siano in effetti più "vere".

Ma ciò che rende questo libro tra i massimi degli ultimi 20 anni è non solo la scrittura di Siti, ma la sua capacità di mantenere una voce assolutamente sincera e "vera" pur in un testo post-moderno, finto e falso (come ogni testo letterario). Se non sappiamo discernere tra il Walter Siti voce narrante, il Walter Siti scrittore ed il Walter Siti protagonista, percepiamo però che non si tratta di un gioco letterario o di un virtuosismo artistico fine a se stesso - anzi, la materia narrata ci comunica con urgenza serissima che la realtà è devastata, che non c'è più speranza di salvezza o di morale, che tutto crolla. E i responsabili non sono altri, non è un "potere" vago e sempre più evanescente - no, i distruttori siamo noi: i lettori benpensanti, chi fa il colto e deride i culturisti, chi disprezza la televisione ma fa i milioni con essa, la sinistra progressista e colta che campa nella palude della RAI, quelli che hanno imposto uno stile di vita amorale e materiale ad un intero paese, gli intellettuali ipocriti sempre più chiusi nel privato (di cui Siti è il primo reo confesso).
Più che comandare, mi piace stare nell'area di quelli che comandano, salvando la buona coscienza

Sì, questa è la confessione non di uno sconfitto, non di un disertore, ma di un traditore, di un doppiogiochista che si vende testa e cuore al nemico pur di mantenere qualche mese in più con il proprio amante. La discesa verso l'abiezione morale e spirituale del protagonista diventa ancora più squallida e nichilista nel momento in cui Siti ha successo, in cui dedica la propria vita solo al rapporto con il culturista fascio e mascalzone prostituendo se stesso alla televisione, vero e proprio simbolo plastico della deriva amorale e falsa del paese chiudendosi nel privato mentre tutto intorno va in rovina.
E, forse, il finale più terrificante ed osceno è il fatto che, in fondo, anche noi lettori comprendiamo e (forse) condividiamo questa scelta di vita, forse sperando che l'amore, l'imbroglio più di successo di tutta letteratura, possa essere l'unica cosa che si salva nella catastrofe generalizzata, l'unico elemento reale nella ipocrisia e nella falsità totale della vita di Walter Siti.

Profile Image for Giuls (la_fisiolettrice).
184 reviews29 followers
June 27, 2021
3,5 ⭐️ abbondanti.

«Ce ne sono tante, di cose che non riesco a dirti.»
«Chissà se verranno fuori, in caso di necessità.»
Ci abbracciamo, e mentre sento il suo cuore che batte ho l’impressione di camminare su un campo che ho inutilmente minato.

Vite mediocri raccontate con una scrittura magistrale. Un triangolo relazionale tra Walter, professore sessantenne e alter ego dello scrittore, Sergio, ragazzo che lavora in Rai e Marcello, bodybuilder romano dipendente dal denaro facile e dagli stupefacenti.

È la storia di sentimenti plastificati, egoismo e narcisismo, è una narrazione liquida, densa, di corpi e vite che si mescolano. Ci sono aneddoti sulla televisione, una forte critica al consumismo che offre possibilità ai desideri di avversarsi velocemente ma allo stesso tempo azzera la nostra individualità.

Walter con Marcello entra in una spirale autodistruttiva, elemosina un po’ di amore ma si annulla completamente, si piega a fare un lavoro che considerava mediocre pur di avere il denaro necessario a “mantenere” la compassione di Marcello. Può essere considerata una forma di amore? Non lo so, per leggere questo libro è necessario sospendere il giudizio. Marcello è l’incertezza, è un anaffettivo, il sesso lo diverte mentre l’amore è solo un accessorio, si accontenta di quello che può avere e dona come un abile servo pochi gesti effimeri per tenersi vicino le persone di cui ha bisogno, vende un amore momentaneo con una patina d’ingenuità che lo fa sembrare vero.

“Il suo è un caso di narcisismo senza autostima, di egocentrismo senza individualità; aderisce umile come l’acqua ma come l’acqua sogna di evaporare.”

Arrivata alla fine mi sembra come se non è stato ancora detto tutto, come se Siti scrittore, potesse continuare all’infinito.
È un romanzo magnetico ma disturbante, malinconico ma scandaloso. Pieno.
Non lo consiglio a tutti ma a chiunque abbia voglia di immergersi nella contemporaneità senza mezzi termini.

Questo è il terzo della trilogia “Il dio impossibile”, l’ho capito troppo tardi ma ho recuperato gli altri due: Scuola di nudo e Un dolore normale.


Profile Image for marco renzi.
299 reviews100 followers
August 28, 2017
***"Mi chiamo Walter Siti, come tutti. Campione di mediocrità."***

Non so se Walter Siti sia il miglior scrittore italiano vivente; e a definirlo tale mi sembrerebbe quasi di fare un torto a tanta altra gente brava più o meno quanto lui.

Però c'è un fatto: egli è uno dei pochi, pochissimi, che riesce, attraverso una prosa perfetta, ricca e articolata ma che non s'inceppa mai, da grande letterato tramutatosi in romanziere, a raccontare il nostro tempo e le sue contraddizioni, con tutte le angosce e le distorsioni del caso.
E lo fa in modo lucidissimo, coraggioso, con un pessimismo di fondo che potrei, sblilanciandomi un po', anche definire realismo. Sempre se l'autore me lo permette: ma tanto non mi legge e quindi pazienza.

Il dato sorprendente è che Siti riesce a fare tutto questo partendo da sé stesso, mescolando ironia e disperazione, mediocrità, medietà, roba di tutti i giorni insomma.
Tratta la sua omosessualità senza troppi filtri, in una confessione priva di qualsivoglia piagnisteo.

In "Troppi paradisi", l'ossessione si fa centrale, così come in tutta l'opera di Siti: nel lasciarsi andare del protagonista riusciamo comunque a intravedere noi stessi e le nostre debolezze, e ci si meraviglia, leggendo, di come un dolore così "normale"- per dirla sempre con parole prese dal suo corpus romanzesco - possa divenire tanto "universale" da far dire al lettore "questo sono io".
Profile Image for Karenina.
135 reviews105 followers
November 15, 2010
Se voleva essere una critica filosofeggiante della società contemporanea, come la scelta del titolo farebbe supporre, non convince del tutto: la prima parte del corposo volume contiene una disanima critica della cosiddetta tv trash e a tratti più che un romanzo ha l’aria di un saggio di costume, apprezzabile per le conoscenze di prima mano che l’autore sembra vantare, anche se non c’è nulla che non si sapesse o perlomeno intuisse già; nella seconda parte si cambia registro, con la massiccia entrata in scena del sesso a pagamento, esplicitato con dovizia di particolari che se non hanno il fine di disgustare, appaiono veramente eccessivi (forse mi scopro moralista ma davvero non capisco l’esigenza di renderci edotti fin nei minimi dettagli). Probabilmente esiste questo mondo popolato da palestrati dediti alla coca e al mercimonio, buon per loro, ma non ho capito cosa ci sia di romantico, dove sia l’amore che il protagonista dichiara ed è convinto di provare mentre si annulla alla ricerca della posa perfetta per un pompino.
Forse non ho capito nulla io e magari abbiamo a che fare con il nuovo Celine, però che brutto ambiente e che brutte persone!
Profile Image for Lorenzo Cibrario.
6 reviews1 follower
July 31, 2015
Incipit straordinario. Seconda parte di un'onesta straziante. capolavoro.
Profile Image for Giovanni Spadolini.
177 reviews8 followers
February 16, 2024
Se fossi interessato ad almeno due dei macro-argomenti del libro (televisione e amore), avrei trovato più leggera la lettura. Perchè soprattutto la parte della televisione è buttata lì come una specie di saggio/analisi: la parola più usata penso sia è. È un continuo di "questa cosa qui è spiegata così" e "x è y", non c'è nessun dubbio, sono emessi solo giudizi assoluti.

Sulle storie d'amore e le narrazioni dei rapporti, alcuni punti sono interessanti: il racconto dell'innamoramento, soprattutto calato in un uomo sessantenne, è particolare perchè la descrizione sembra quella di un ragazzo. Però è prolisso, pieno di dettagli scaramucce coccoline pensierini un po' pallosi.

Se fosse stato più corto poteva arrivare a tre, se fosse stato meno moraleggiante avrebbe aspirato a un quattro. Almeno il colpo di scena steampunk finale gli fa guadagnare due stelle.

Finisco questa recensione un po' intristito perchè ho recuperato delle interviste e conferenze dell'autore e mi è proprio simpatico, ma non posso nascondere quanto leggere Troppi Paradisi mi ha annoiato.
Profile Image for Alberto Palumbo.
315 reviews43 followers
August 14, 2024
Se il Walter Siti saggista mi aveva colpito, quello romanziere mi ha convinto ancora di più: sì, forse gli ultimi due capitoli sono stati un po’ noiosi, ma in generale ho ritrovato molto di quello che ho letto su “Il realismo è l’impossibile”, specie su quello specchietto per le allodole che è la televisione, con Siti che ci regala riflessioni ancora oggi molto attuali, per non parlare di quelle sul desiderio, sul sesso e sul corpo (interessante come il culto del corpo del bodybuilder diventi per Siti occasione di riflessione sul consumismo e il capitalismo). Insomma, d’ora in poi voglio leggere pure la lista della spesa di Siti: profondo conoscitore dei media, della cultura di massa, e soprattutto maestro dell’autofiction (che ancora oggi tendiamo a confondere con la semplice autobiografia).
Profile Image for Josep Mitjavila.
103 reviews14 followers
May 30, 2024
Buon libro con delle frasi e pensieri interessanti, ma un po’ pesante nel raccontare con tutti i dettagli il sesso gay.
Profile Image for Francesca.
455 reviews4 followers
March 7, 2025
4.5⭐

Lo schermo televisivo é lo specchio della nostra realtà.

Terzo di un'ideale, negli intenti, trilogia autobiografica, "Troppi Paradisi" vede protagonista lo stesso Walter Siti o meglio un suo alterego omonimo: il Walter Siti personaggio ha tante cose in comune con il Walter Siti autore ma, come ben ci ricorda all'inizio, sono due persone diverse. Il Walter Siti personaggio é un docente universitario stimato e rispettato, ha sessant'anni ed é innamorato di Sergio. Il loro é un amore delicato e premuroso: Walter corre sempre in aiuto e in soccorso del suo giovane amante: sta affrontando difficoltà a lavoro? Si "abbassa" a scrivere copioni per la televisione, per i talk show della RAI per aiutarlo.
Sergio perde il lavoro e lo sconforto lo porta nelle braccia di tanti altri amanti? Walter lo accetta silenziosamente per tre anni. Walter vede Sergio crescere, trasformarsi, maturare e infine lasciarlo tenendolo di lato come compagno da esibire in società.

Interessante in questa prima parte é la disamina sulla televisione, questa meravigliosa e tremenda finestra su una nazione e che ne riflette la sua popolazione e società anestetizzando i suoi spettatori. Non si risparmia e ci accompagna in questo mondo irreale dove una bugia diventa più vera della verità stessa, dove l'immagine la fa da padrone, dove le persone sono ridotte ad oggetti usa e getta per lo share. Parla delle innumerevoli ombre e del marcio che si muove sibillino e che lavora costantemente per far si di depotenziare le emozioni, di omologare e rifilarle agli spettatori intrappolati pronti a farsi dire cosa e quando pensare: via i sensi di colpa e le responsabilità, sono solo fatti lontani, persone lontane, feste, tragedie, sofferenze e gioie lontane affiancati a "idoli" da seguire, rincorrere, imitare, amare, odiare o esorcizzare, casi umani di cui ridere, o ancora scene create a tavolino per scandalizzare e polarizzate l'opinione. Un'anestesia culturale totale e sistemica.

Dopo Sergio, Walter é perso. Lo è per tanto tempo, finché non incontra Marcello. Marcello è la sua ossessione, lui indossa la maschera di un angelo amorevole che nasconde, però, una natura vessatoria. Il suo non è un'amore disinteressato, trascina Walter in un abisso claustrofobico da cui sembra non voler uscire poiché disposto a tutto per provare quell'effimera estasi che solo con Marcello riesce a provare. È una lenta dissezione dell'ossessione in tutte le sue componenti.

Un'autobiografia sui generis, un diario che racconta la decadenza di un uomo mediocre che trasfigura i suoi desideri nella figura di padre, spirituale o morale che sia, e che parla di consumismo, del ruolo della televisione, delle immagini e dei mass media, di sesso e d'amore. Tra i tanti temi su cui, il Walter Siti autore, si sofferma e riflette spiccano:

- la critica al mondo accademico, al mondo delle università, in cui il merito per le assegnazioni di cattedre, fondi e ruoli è presto dimenticato a favore di altri criteri di dubbia valenza. Un sistema marcio che il Walter Siti personaggio vede e riconosce, ma a cui non si oppone.

- La critica al mondo televisivo dove quanto più qualcosa è falso e pregno di una verità posticcia tanto è effettivo e coinvolgente, dove il realismo diventa uno strumento manipolatorio dell'audience che uccide il senso critico

- L'amore vissuto nella propria quotidianità, prima nel suo rapporto statico con Sergio e poi in quello ossessivo con Marcello. Amore che diventa desiderio puro e che esplode, diventando un buco nero che vuole tutto e toglie tutto incurante dei danni che infligge e che diventa sudditanza.

- La virtuosa solitudine di chi cerca il vero nel mare di falsità e per questo allontanato; la disperata solitudine di chi cerca qualcuno per non essere solo; la desensibilizzata solitudine di chi crea rapporti solo per sentirsi utile.

È un romanzo cinico, disilluso, provocatorio, doloroso, con una speranza flebile, raccontato con una prosa limpida e lucida.
Profile Image for Andrea Muraro.
750 reviews8 followers
March 4, 2023
"Gli omosessuali sono condizionati da sempre a desiderare non una persona ma un'immagine. [...] Il loro oggetto d'amore è, per definizione, un surrogato: è la proiezione di un ircocervo originario, non esistente in natura, metà angelo, metà specchio e metà madre [...]."

Torno a Walter Siti dopo "Scuola di nudo" e "Resistere non serve a niente" e trovo finalmente un libro leggibile e comprensibile, pur nell'espressionismo lessicale e stilistico. Quanto sa essere complesso Siti nello stile, quanto verboso! E se ciò servisse a rendere più interessante la trama, lo sa solo Iddio.
Ma, al solito, la trama impalpabile, tutta racchiusa in pochi cenni, iperapprofonditi, quasi persi nei dettagli fisici, psicologici, sociali di ogni singolo evento.
Questo professor Siti, alter-ego forse fittizio forse no, è alle prese prima con Sergio, poi con Marcello, due caratteri completamente diversi che originano due modi di porsi nei confronti dell'amore nettamente distinti. Se nel primo caso infatti si dà luogo ad un rapporto più creativo e profondo, direi quasi tradizionale, nel secondo caso invece si trova una dipendenza dell'uno verso l'altro, in una continua ricerca di un sostrato su cui andare avanti. La seconda parte del romanzo (quella incentrata su Marcello, per dire) mi è piaciuta meno, perché il Siti-autore si lascia andare a considerazioni più inerenti all'interiorità e la sua visione si fa ristretta. Ho apprezzato invece la prima parte, perché ricca di spunti di riflessione sulla società dello spettacolo, sulla televisione (Sergio è un autore di programmi per la RAI) e sulla vanità di alcuni personaggi televisivi (veri o fittizi che siano). Qui Siti fa il critico, l'intellettuale ed è forse il momento in cui rivela maggiormente la sua reale natura pasoliniana. E il Siti-personaggio? L'ho trovato un po' sporcaccione, in sostanza: un po' Carrére (ma meno meditativo e più concitato), un po' Huellebecq (ma meno narrativo e più introspettivo), Siti-personaggio rimane immobile pur nella sua spasmodica ricerca di un senso amoroso, una ricerca in cui trova l'altro ma rischia di perdere se stesso. Forse una metafora lampante della società contemporanea.
Profile Image for Gian.
319 reviews1 follower
October 19, 2022
3.75 stelle su 5

Questo è uno di quei romanzi che io definisco "delle pippe mentali" perché, sostanzialmente, c'é un personaggio principale che per centinaia di pagine ci rende partecipi, appunto, delle sue elucubrazioni, accenando a momenti della sua vita per poterci innestare una riflessione personale sui massimi sistemi.

La prima metà di questo libro è abbastanza caotica e difficile da seguire, con molti momenti morti, con la sola eccezione rappresentata da delle parentesi in cui Walter riflette sul mondo della televisione e sugli effetti che questo "universo Altro" ha sulla vita reale.

La seconda metà, tutta incentrata sul rapporto tra Walter e Marcello, è molto più scorrevole, interessante, dinamica, ricca di fatti e di spunti.

Recentemente ho letto un libro simile, la serie di Vincenzo Malinconico scritta da Diego de Silva, e il senso è lo stesso: sfoggiare pippe mentali a gogo (devo però dire che questo genere non è poi così male).

Walter è un sessantenne, professore universitario, omosessuale, perverso, con evidenti conflitti interiori, il quale ci parla della sua misera vita e dei rapporti che instaura con uomini che stanno messi peggio di lui.

È una lettura abbastanza pesante e, alla lunga, un po' monotona e ripetitiva; tuttavia, pur datata, offre una fotografia sociologica impeccabile della società odierna tutta incentrata su finzione, ipocrisia, sull'immagine, sull'egocentrismo etc.

È una storia abbastanza deprimente che però esemplifica chissà quante esistenze reali.
Profile Image for Marco Garelli.
8 reviews
September 23, 2025
Lui si ferma malinconico, invece da un fioraio di Ponti Milvio, compra delle rose coupe cremisi, così velutate e identiche l'una all'altra, che palesemente non sono di giardino, sono prodotti di vivaio, appena uscite dalla catena di montaggio. Che importa? Tutti i nostri rimorsi si estendono su un comodo letto di creature drogate e artificiali. Un ritorno artificiale alla natura. Questo è il segreto del consumismo, un'illusione di primitività che si offre come ultimo rimedio a un'estenuata complicazione. Cosa c'è di più apparentemente barbarico dei desideri immediati? Una via brevis per l'indistinzione, questa luce d'alba che proviene dagli store è frutto di un'alchimia elettronica costosa e sofisticata.
Profile Image for Giulia Mastrantonio.
15 reviews4 followers
February 7, 2022
Ottima idea, ottima trama, belle riflessioni ma scritto in maniera davvero troppo pesante e, a tratti, "allungata". Mi spiace perché le riflessioni sono bellissime ma la pesantezza che ho provato nel leggerlo le ha poste in secondo piano.
25 reviews
May 22, 2025
Ho trovato interessante la prima parte, quella incentrata sull'amore ai tempi della televisione primi anni 2000 (peraltro ben ricostruiti). Nella seconda parte il protagonista si incastra in una relazione a senso unico disastrosa e il tutto diventa disordinato, eccessivo e ipertrofico. Peccato.
Profile Image for Yolman.
9 reviews3 followers
May 15, 2021
walter siti per l'ultimo volume della trilogia ha detto: "solo i gay sanno fare letteratura italiana contemporanea E farvi sentire meno del nulla emotivamente" e ha assolutamente ragione
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