Il 14 novembre 1974 Pier Paolo Pasolini pubblica sul «Corriere della Sera» un articolo in cui, denunciando un’intera classe politica, afferma di conoscere i nomi dei responsabili delle stragi di Milano e di Brescia che hanno da poco insanguinato il paese. La sua voce è quella di «un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace». Il volume, che insieme a questo articolo raccoglie altri sette testi scritti tra il dicembre 1969 e il settembre 1975 (poco più di un mese prima dell’assassinio dell’autore), è un inno alla libertà di stampa e al ruolo civile degli intellettuali e un invito, ancora attuale e necessario, a pretendere chiarezza e a battersi sempre, con coraggio, contro l’omertà e la connivenza.
Italian poet, novelist, critic, essayst, journalist, translator, dramatist, film director, screenwriter and philosopher, often regarded as one of the greatest minds of XX century, was murdered violently in Rome in 1975 in circumstances not yet been clarified. Pasolini is best known outside Italy for his films, many of which were based on literary sources - The Gospel According to Saint Matthew, The Decameron, The Canterbury Tales...
Pasolini referred himself as a 'Catholic Marxist' and often used shocking juxtapositions of imagery to expose the vapidity of values in modern society. His essays and newspaper articles often critized the capitalistic omologation and also often contributed to public controversies which had made him many enemies. In the weeks leading up to his murder he had condemned Italy's political class for its corruption, for neo-fascist terrorist conspiracy and for collusion with the Mafia and the infamous "Propaganda 2" masonic lodge of Licio Gelli and Eugenio Cefis.
His friend, the writer Alberto Moravia, considered him "the major Italian poet" of the second half of the 20th century.
Il piccolo volume racchiude gli ultimi scritti di Pasolini prima del suo omicidio: il testo poetico "Patmos", alcuni articoli destinati alla rubrica " Il caos" del settimanale <>, non pubblicati perché censurati, l'articolo "Che cos'è questo golpe" del 14 novembre 1974, ora confluito in "Scritti corsari"- quello del famoso incipit " Io so" che regala il titolo a questo compendio -, ancora "Gli insostituibili Nixon italiani, 18 febbraio 1975, ora in " Scritti corsari", e quelli importantissimi dell'estate 1975 confluiti in 'Lettere luterane"da "Bisognerebbe processare i gerarchi della Dc"a " Il Processo" a il "Perché il Processo".
2 novembre 1975, un omicidio, è chiaro.
Perché farlo tacere? Chiediamoci questo come lui di chiedeva cosa ci fosse dietro lo stragismo degli anni '70. Facciamolo senza retorica, quella che regna sovrana quando si vuol tacere la verità. Facciamolo senza scandalizzarci, perché ciò implica moralismo e qualunquismo. Facciamolo come un poeta realista.
Leggiamo i suoi scritti, ritorniamo al passato, alla luce delle conoscenze che lui non ha potuto avere, chiediamoci se qualche profezia azzardata si sia poi avverata e riflettiamo sul presente. Già, riflettiamo sul presente.
Piccolo volume pubblicato per ricordaci alcuni eventi che non vanno dimenticati mai. Ci fa porre alcune domande le cui risposte forse Pasolini intuiva e scandiva senza risultato. Intellettuale indimenticabile e menta rara. Vale la pena di essere letto.
Io so! Due parole che, da sole, denunciano. Mettono paura. Quattro lettere che hanno un significato profetico, denso, echeggiante una verità celata ma non così bene. Paole che ancora oggi fanno riflettere su quanto il mondo non sia cambiato in 50 anni in cui si è proclamato a gran voce il progresso per ritrovarci legati, ancora, alle barbarie di un passato che è ancora presente. IO SO, parole al presente, perché il passato continuano a viverlo.
Mi piacerebbe definirlo un provocatorio, nonché veritiero, saggio su un'Italia bigotta, menefreghista e spaventosamente attuale. Pasolini fotografa una società marcia piena di gente disgustosa. Lo scritto è vivamente indignato, rabbioso e cruento, per cui vale assolutamente la pena leggerlo.
Il primo libro che leggo di Pasolini, e ne sono rimasto folgorato fin dai primi brani. Un linguaggio crudo, onesto, drasticamente coraggioso, senza paura, da vero intellettuale, da uomo che ama, cerca e svolge un ruolo attivo nei confronti della Verità.
Il coraggio di Pasolini è ciò che più spicca in queste poche e dense pagine. Le sue osservazioni sono taglienti e fanno luce sulle oscurità dell'Italia di quegli anni.
La cosa che meno mi sorprende dalla lettura di questo manuale di vita è il fatto che molte delle dinamiche e degenerazioni di cui parla Pier Paolo nei suoi articoli siano effettivamente ancora permanenti, attuali, fortemente radicati nel nostro governo italiano.
“La regressione e il peggioramento non vanno accettati: magari con indignazione o con rabbia, che, contrariamente all'apparenza, sono, nel caso specifico, atti profondamente razionali. Bisogna avere la forza della critica totale, del rifiuto, della denuncia disperata e inutile. Chi accetta realisticamente una trasformazione che è regresso e degradazione, vuol dire che non ama chi subisce tale regresso e tale degradazione, cioè gli uomini in carne e ossa che lo circondano. Chi invece protesta con tutta la sua forza, anche sentimentale, contro il regresso e la degradazione, vuol dire che ama quegli uomini in carne e ossa. Amore che io ho la disgrazia di sentire, e che spero di comunicare anche a te.”
Sconsigliato se non si conosce abbastanza la situazione politica degli anni 70, ma comunque uno spunto per guardare l’italia con occhi diversi, di un Intellettuale.
Dall'alto della sua preveggenza intellettuale, vedeva la passata civiltà rurale, variegata, povera ma ricca di lucciole, forse mitizzata, distrutta da una realtà capitalistica che grazie alla televisione tritava man mano le differenze culturali e imponeva un totalitarismo di stampo intestinale.