Lacerato dal dolore, un uomo, la cui professione è curare le ferite psichiche, arriva sull’orlo del precipizio. Si sforza di rimettere insieme i pezzi, non cade. Il racconto di come riesce a tenersi in piedi si intreccia con quello della rivoluzione nella cura che lo salva come paziente e lo orienta come terapeuta. Nella psicoterapia, il primato della parola ha ceduto il campo: adesso è possibile lavorare anche su corpo, immaginazione e teatralizzazione, e le storie dei pazienti, casi clinici raccontati nello stile di una fiction, rendono conto della “svolta esperienziale” in atto. Nel libro i differenti fili della narrazione si intrecciano e si richiamano l’un l’altro, preparando una serie di colpi di scena finali. L’autore, come uomo e come psicoterapeuta, scioglie e riannoda le trame della scoperta scientifica e del dramma e ricorda che, per curare l’animo, bisogna tornare all’attimo prima della “caduta”. Cogliere le persone in quell’istante è la chiave di volta della psicoterapia.
Potrei aspettare qualche giorno per scrivere una recensione che abbia un senso logico e che magari mi soddisfi in un certo senso. Ma ho bisogno di tirare fuori quello che penso in questo momento, a caldo. Questo libro mi ha distrutta, non piango mai leggendo ma a questo giro è successo, sarà per dei temi vicini a casa (troppo) o per la passione che mette nel parlare della psicoterapia o bo. Ho assorbito ogni capitolo, li ho riletti più volte, ho cercato di memorizzare le nozioni e di farle mie. Tra le pagine ho trovato un mentore, un padre, un fratello, ho trovato le parole che mi servivano in questi mesi di delirio e vuoto. "Mi ritrovo in una vita che non avevo programmato, in un mondo trasformato e ho un dannato bisogno di mettere ordine. Di capire come si sono svolte le cose, di trovare risposte". Lo rileggerò.
Uno psicoterapeuta molto affermato racconta il suo dramma familiare, le sue storie cliniche, le sue tecniche terapeutiche, i suoi motivi di ispirazione, i suoi vezzi. Un po' saggio, un po' romanzo e anche un po' cazzeggio. Emoziona e irrita; coinvolge e respinge. Sicuramente Dimaggio mette il suo cuore a nudo e rivela se stesso anche quando si nasconde dietro le invenzioni. È un libro che non può lasciare indifferenti: si ama o si odia.
Che fatica fare una recensione all'altezza di questo testo, ma proviamo andando per punti: - il ragazzo ha indubbiamente talento nello scrivere - questo libro è un viaggio intenso nell'anima di questo uomo, nelle sedute di terapia dei pazienti e contemporaneamente nella storia della psicologia stessa - la quantità di emozioni che ho vissuto leggendole è veramente ampia e sono grata di averle vissute!
Saggio scientifico, autobiografia e romanzo; scritto con continui salti tra il piano personale e quello professionale passando per la chiacchiera da bar. Arrivato sull'orlo del precipizio lo psichiatra rivoluziona la psicoterapia coinvolgendo immaginazione, corpo e comportamento superando la dimensione puramente conversazionale-narrativa.
Dimaggio scrivendo questo libro ha fatto un servizio a terapeuti e pazienti. Con un intreccio tra fiction, autobiografia e saggio, ha reso accessibili i recenti sviluppi in ambito psicoterapeutico, rimarcando l'importanza di una pratica basata sulle evidenze scientifiche. Ho apprezzato molto anche la generosità con cui ha condiviso un grande dolore vissuto. Ha così mostrato che i terapeuti sono i primi a dover affrontare i percorsi insidiosi che propongono poi in seduta ai pazienti. Le quattro stelle vengono da un gusto personale: non mi sono sintonizzata molto con l'umorismo dell'autore. Nonostante questo, ho trattato da questo libro molti insegnamenti e spunti per l'approfondimento. Sento dunque di consigliarlo vivamente.
Ricco di vita, intenso, chiaro e ironico in alcuni tratti. Un aiuto per i colleghi psicoterapeuti, sia come professionisti che come esseri umani. Un libro da tenere sempre con sé e aprire ogni tanto per rivedere alcuni passi e alcuni vissuti.