«Qualcuno è bravo con i nomi | sa un nome per tutte le cose». Chandra Livia Candiani invece i nomi li confonde, li centrifuga, li riassegna dandogli piú forza. Essere in una stessa poesia cammello, seme di una mela, cane, fiamma e altre cose è rinominare il mondo con un’altra logica. La forte metaforicità di questa poetessa è tutt’uno con la ricerca di fermare in linguaggio il flusso incessante di sensazioni contrastanti ed entità che la attraversano, che ci attraversano. Se nell’atto del camminare dice di essere per metà uccello e per metà albero, non è solo un’analisi precisa della natura umana che tende contemporaneamente a staccarsi da terra e ad ancorarsi ad essa. Non è una semplice iperbole. È la condivisione della natura di uccello e di albero, che stanno dentro quella umana, perché tutte stanno insieme in un’«orchestra del mondo», fatta «di gridi e canti bisbigli e strepiti». Non sempre in perfetta armonia. I versi di Chandra, le sue parole, le sue metafore, vengono da quella partitura.
Chandra Livia Candiani, all'anagrafe Livia Candiani, è una poetessa (1952), in parte russa e in parte italiana, nata e cresciuta a Milano, traduttrice di testi buddhisti e maestra di meditazione.
Chandra Livia Candiani (Milano, 1952) is an Italian poet and translator.
Riparto dalla poesia, dopo settimane intere in cui non riesco a leggere e a scrivere una recensione (i tempi in cui divoravo due-tre libri al giorno mi sembrano così lontani). Riparto dalla poesia, vento leggero che smuove le fronde interiori, che scardina le porte per aprirle alla meraviglia. C’è dentro di ognuno di noi una sete ardente di senso, di amore, di pienezza. Nell’urgenza delle domande, nell’impellenza delle risposte, cerco nelle smarginature della vita quel sostare nella terra di mezzo, in cui le domande non sono definite e le risposte sono solo intuite:
“E cosí voi siete i buoni. Ai margini del conosciuto non sostate mai, galoppate via con finto candore devoti all’enfasi virtuosa senza realtà dei fatti. La maschera è adeguata alle nascoste umiliazioni che infliggete sorridenti. I fatti voi li zuccherate, siete l’arte del cuore impeccabile, ma nessun cuore è impeccabile, il cuore batte i colpi del risveglio agisce con diritto scritto nel sangue appena nato, incontra in campo nudo, sa stare solo e dove c’è facile consenso sbatte forte la porta dell’onore al vero. E cosí voi siete i buoni.”
Ritorno alla poesia, la mia fonte di espressione, quando ogni parola mi sembra inopportuna, fuori luogo, fuori tempo, fuori tutto. Ritorno alla poesia, perché è lì che la tempesta di emozioni, diventa melodia leggera
“Se ti senti frantumabile hai un punto di forza da cui sentire.”
Ritorno alla poesia, mia casa amata, mio rifugio, mio non luogo caro, dove le parole sono stagno malleabile e plasmabile, dove la metafora è la regola, dove il nascondimento è la coperta con cui riscaldarsi
“Resta con me la notte, questo mondo ubriaco di sé non è la nostra casa, filo spinato inceppa lo sguardo. Resta a contare i sommersi, chi fugge chi annaspa chi stenta a dire «io». Non consolare, contare, versare le parole spargisale, bellezza è il disgelo del mondo quando ti posi e non ci sono palpebre a misurare la distanza. Se avessi uno scudo frantumalo, vieni indifeso al presente, mettiamo a bollire tutta l’acqua del mare.”
Ritorno alla poesia che sa dar voce alle linee del cuore che si aggirano tra gli infra e tra gli ultrasuoni
“Una lingua che non parlo, che ascolto. CEES NOOTEBOOM
E recito la preghiera dei lupi feriti. ADONIS”
Ritorno alla poesia, perché lì è casa
“Una nota si è spezzata sbriciolata in un cosmo una legge d’inquietudine, un accuratissimo nulla con la precisione dei fili d’erba costruisce la parola casa.”
Ritorno alla poesia, custode e tempio dell’amore
“Scompaiono gli animali con il silenzio elegante di chi si affida al decreto di assenza e presenza prede celesti entrano ed escono dalla vita senza discussioni. Tutto è a rischio. Custodisci.”
Non fare parole né fiori non dire mezzanotte né torna presto non aggiudicarsi malanni restare in bilico come fa la pioggia sui fili del bucato, come una nuvola deserta, contare momenti magnifici sulle dita, assaporarli come semi sconosciuti e chinarsi fino a terra chinarsi e chinarsi fino a essere polvere. Ecco, sei salva.
Di Chandra Livia Candiani ho spesso nostalgia. La cerco e la riporto a me quando sono preda di un subbuglio interiore che obbedisce solo ai suoi versi. È leggera, Chandra. È rassicurante. Le sue raccolte di poesie sono carezze per l’anima.
“Lei, la morte, fa vita aperta quando si dorme. Prega al posto nostro poi si acquatta aspetta il vento giusto il trasportatore. Dicono che sono parole ma assomigliano di piú a un fiato. Una tromba. «Sveglia. Attraversa i miracoli». «Tu incendia le mie ossa libere. Non smettere di visitare».”
—
“Fiume monte cielo ogni cosa dal vuoto chiamata a nascere nel nome. Donna uomo bambino albero del cielo acqua che muove acqua ricordando le dolci cure del silenzioso. Tendere la mano oltre lo spazio vuoto nitido e pronunciare: «Amo».”
—
“Che io possa morire all'aperto nel pieno di quella segreta forza che ci sostiene e ci distrugge. Che possa scivolare fuori imitando gli alberi inchinâti al cielo o le bianche nuvole i bastimenti di uccelli le venature sottili, ascoltando le sillabe del vento, la verità delle cose tremolare con candida imprecisione. Non lasciare da solo niente accompagnare nella terra che c'è tra di noi me e le amate parole, mentre la leggera grazia battezza le parole tutte e le creature si risvegliano, solo la musica come protezione.”
—
“Quando guardo una rosa e nessuno si affaccia agli occhi quando la rosa è e io non è. Ouel che da me uscirà dopo morte quello che della rosa non ha nome sfiorendo. Esseri di frontiera che fanno terra che fanno fuoco. Sfilàti nel vento. Piove.”
Dal grande potere evocativo e ironico, espressione di un amore sconfinato verso una natura umana e animale che sa accogliere ed essere profonda.
"Perchè la medusa dalle lunghe idee Mi aveva tatuato L'avambraccio sinistro Con segni di riconoscimento Per tutte le guerre Portate fino in fondo al pozzo Della miseria del sopravvivere, Insegnandomi lo sguardo della periferia La necessaria alternativa Alla ricerca abissale"
"Mi fa male la realtà sale in nebbiose volute fino alla gola dove forma uno stagno nascosto nel fitto e suoni di nostalgia chiamano forte mamma in un'altra lingua geroglifico ignoto a cui nessuno può rispondere, sta scritto nei sassi sul fondo nelle erbe volteggianti, nei disegni sulla pelle dei pesci, sta scritto vieni a prendermi, per mano dimmelo che ho sbagliato tutto, direzione orientamento, pianeta."
"Finché vivo porto in me la notte smisurata e in fondo agli occhi ogni visione ogni polvere d'immagine riflesso di luce incorporata."
Versi incisivi, a volte straziati, a volte lievi e carezzevoli. Candiani sfrutta spesso la licenza poetica per stravolgere la lingua, portando nuove espressioni spezzate, che bucano la pagina.
"Ti reggo la realtà mentre dormi, tu abbandona il senno."
È sempre complessa e parzialissima una recensione alla poesia di Chandra Candiani. Va a seconda del tempo di vita, delle ore passate, della parola che rotola via dal verso e ti colpisce. O cade senza lasciare segno.
Leggo e rileggo questo libro e mi auguro, durante questo immenso dolore, questa perdita insopportabile, di essere sempre me, di tornare a casa. "Sei l'unica me che ho, torna a casa"
Di solito i libri di Chandra mi restano dentro e impiego molto a superare la loro fine. In questo caso le poesie le ho sentite meno mie, ma comunque di alto livello
Leggendo questa raccolta ho provato emozioni contrastanti. Nessuna poesia mi ha colpito in maniera profonda, ma ho trovato diverse immagini molto evocative e alcuni versi particolarmente belli o musicali, spesso frasi brevi e taglienti.