Le poesie di Antonia Pozzi (1902-1938) sono lo specchio fedele di un’esistenza tormentata e precocemente, tragicamente conclusa. Cantano con delicatezza non comune l’amore impossibile per Antonio Maria Cervi, suo professore di greco e latino, il dolorosissimo allontanamento impostole dal padre, e infine il vuoto, il senso divorante di solitudine confortato soltanto dalla natura e da quel «grembo di monti» che era per Antonia il più caro rifugio. Questo volume raccoglie alcune delle sue poesie più intense, apprezzate da Eugenio Montale e ammirate da T.S. Eliot per la loro «musicalità», «purezza» e «onestà di spirito».
Solitamente non leggo poesie, non mi hanno mai appassionata, attratta, forse non le capivo, forse non mi ci rispecchiavo. Alla fine cerco sempre qualcosa di me in quel che leggo, devo ritrovarmi tra le pagine. Questa raccolta di poesie l'ho conosciuta tramite un ragazzo qui su goodreads. È riuscito a farmi venire la voglia di provare, di leggere qualcosa di dolorosamente poetico. Le poesie di Antonia sono una lama che dal petto scende inesorabilmente lungo il ventre, squarciando quel poco di integro che ancora c'è. Morta suicida a 26 anni per un amore che ha trovato solo muri, muri alti di ignoranza e stupidità, l'amore per il suo professore di greco.
Il suo spirito faceva pensare a quelle piante di montagna che possono espandersi solo ai margini dei crepacci, sull'orlo degli abissi. Questo è il pensiero di chi la conosceva e questo è quello che mi accomuna ad Antonia. Solo sull'orlo del baratro sono me stessa.
E questa, una poesia che ha scritto il giorno del mio compleanno di qualche decennio prima della mia nascita
"Desiderio di cose leggere
Giuncheto lieve biondo come un campo di spighe presso il lago celeste e le case di un’isola lontana color di vela pronte a salpare – Desiderio di cose leggere nel cuore che pesa come pietra dentro una barca – Ma giungerà una sera a queste rive l’anima liberata: senza piegare i giunchi senza muovere l’acqua o l’aria salperà – con le case dell’isola lontana, per un’alta scogliera di stelle –"
Antonia Pozzi,anima ricca e fragile cercava il senso delle cose e nell’inquietudine, che sembrava scritta nel suo destino, aspirava all’infinito.
Tu sei l’erba e la terra è dedicato al suo amore impossibile, la cui fine è per lei una ferita insanabile. Amore è solitudine e le poesie diventano un modo per interrogare disperatamente il mondo che tanto amava...
“Nell’aria della stanza non te guardo ma già il ricordo del tuo viso come mi nascerà nel vuoto ed i tuoi occhi come si fermarono ora – in lontani istanti – sul mio volto.”
Di solito non voto i libri di poesia. Roba troppo personale. E chi sono io per giudicare i poeti?
Qua però non riesco a non mettere cinque su cinque stelline.
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Di seguito alcuni Cut-up realizzati male da me medesimo con frasi tratte dalle poesie presenti in questo volume:
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Vorrei che la mia poesia ti fosse un ponte sulle oscure voragini della terra
Ti do me stessa Le mie notti insonni I lunghi sorsi di cielo e stelle Questo mio vivere Che ripete ogni giorno Il gesto di una mano di carne Calata giù nel profondo A chiudere la bocca di Dio.
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Guardami: sono nuda Solo un languido palpito azzurro sfuma in mezzo al petto.
Tu accogli la mia meraviglia Il mio tremito di stelo. Lascia che guardi questi occhi Densi di cielo
Devi essere Solo La mia Gioia
Un seme che Non si vuole Germogli -basta a nutrire un uccello
Anima, piaga livida e brulicante, andiamo.
💫✨💫
Io non devo scordare Che il cielo Fu in me
Tu Eri il cielo in me Che non mi amavi per la mia persona Ma per quel seme di bene Che dormiva in me
Che non mi amavi Per la mia vita Ma per l'altra vita Che poteva destarsi In me
La tua voce era un mare Ogni ombra di materia vi affogava
Nel mio ricordo stanco, disperato Tu ti frantumi d'ombra e di silenzio
Lascia che io sia Una cosa di nessuno Per queste vecchie strade In cui la sera affonda
Per me nella folla è il vuoto E nel vuoto l'arcana folla Dei miei fantasmi
Chi mi parla non sa Che io ho vissuto un'altra vita Un'onda bianca Di tristezza Nel profondo. Tristezza di questa mia bocca Che dice le stesse Parole tue -altre cose intendendo- e questo è il modo Della più disperata Lontananza
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Mentre tu dormi In campagne di vento Il prato parla La luce Beve orme di pioggia sui sentieri. L'abisso è un risucchio spaventoso che ci vuole assorbire. Io mi vorrei tuffare a capofitto E poi berrei a golate gioiose Il sangue mio
Vedo i brividi lanciarsi verso me; li sento fluire nel mio sangue, pazzi, insani. Un sussultante cielo malato Acuisce il mio desiderio insonne, col mio pianto vitreo raddoppierò le stelle
Accettami così: un fascio d'erba Che s'incendia nel folto, di repente E brucia il monte. Quella nota Che dice i sogni sepolti Del mondo, l'oppressa Nostalgia della luce; Desiderio di cose leggere Nel cuore che pesa Come pietra Dentro una barca.
Come al solito, non so che scrivere quando termino la lettura di un libro di poesie. È la Poesia che non può essere recensita, forse? Il genere letterario più personale, ove io potrei vederci l'infinito delle stelle ed un altro il nulla cosmico.
Ma una cosa c'è che posso dire. Tutte le pagine di questa breve raccolta sono scritte da una persona che, a mio parere, è riuscita ad arrivare al centro stesso della Vita, della Verità e dell'Amore. E come mai? Perché Antonio Pozzi era consapevole che avrebbe lasciato quella vita che ha cantanto in versi troppo presto. Maledettamente troppo presto. A soli ventisei anni si tolse la vita, quindi le forze dell'universo a lei si dischiusero. Anche parlando d'amore, si scorge dietro la bellezza dello stile, un qualcosa di triste.
Ha scritto con il cuore, anche se lo aveva ormai spezzato.
Musa, la cui opera è da assaporare come "sorsi di stelle".
“chi mi vende oggi un fiore? io ne ho tanti nel cuore: ma serrati in grevi mazzi- ma calpestati- ma uccisi. Tanti ne ho che l’anima soffoca e quasi muore sotto l’enorme cumulo inofferto. Ma in fondo al nero mare è la chiave del cuore- in fondo al nero cuore peserà fino a sera la mia inutile messe prigioniera- O chi mi vende un fiore- un altro fiore nato fuori di me in un vero giardino che io possa donarlo a chi mi attende?
Non c’è nessuno, non c’è nessuno che vende i fiori per questo tristo cammino?”
e chi volle colpirti vide uscirsi di mano uccelli anzi che pietre - uccelli - e le lor piume scrivevano nel cielo vivo il tuo nome come nei miracoli #quote
Una piccola raccolta di poesie dall’immensa potenza evocativa. Antonia Pozzi racconta dell’amore tormentato e infelice verso il suo professore, che verrà impedito dal padre. Ne risultano testi tristi, in cui la natura si fa spesso rifugio dell’anima della poetessa. Ci sono tanti testi molto belli, ne ho riportati due qui sotto che mi sono particolarmente piaciuti. Nella poetica di Antonia Pozzi si rivela l’epilogo triste della sua storia e allo stesso tempo una poetica paradossalmente salvifica per chi legge i suoi versi.
⭐️⭐️⭐️⭐️+
"Mi ritrovo nell’aria che si leva puntuale al meriggio e volge foglie e rami alla montagna. Potessero così sollevarsi i miei pensieri un poco ogni giorno: non credessi mai spenti gli aneliti nel mio cuore." (Brezza)
"Fili neri di pioppi – fili neri di nubi sul cielo rosso – e questa prima erba libera dalla neve chiara che fa pensare alla primavera e guardare se ad una svolta nascano le primule – Ma il ghiaccio inazzurra i sentieri – la nebbia addormenta i fossati – un lento pallore devasta i colori del cielo – Scende la notte – nessun fiore è nato – è inverno – anima – è inverno." (Tramonto)
Vorrei che la mia anima ti fosse leggera come le estreme foglie dei pioppi, che s'accendono di sole in cima ai tronchi fasciati di nebbia -
Vorrei condurti con le mie parole per un deserto viale, segnato d'esili ombre fino a una valle d'erboso silenzio, al lago- ove tinnisce per un fiato d'aria il canneto e le libellule si trastullano con l'acqua non profonda
Vorrei che la mia anima ti fosse leggera, che la mia poesia ti fosse un ponte, sottile e saldo, bianco- sulle oscure voragini della terra.
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Che meraviglia.
È la prima volta che leggo Antonia Pozzi, consapevolmente dico di leggere l'autore perché è questo che accade con queste poesie.
Io ho letto, sentito, abbracciato Antonia talmente è forte, dirompente e meravigliosa la sua poesia. Riesce bene una poesia, o per lo meno secondo me, quando te la ritrovi addosso. La senti come cosa viva e non c'è stata una poesia che non mi sia piaciuta.
Ha un modo di descrivere che è unico e incredibile, non so che altro dire se non arte e poesia:
"Ho le braccia dolenti e illanguidite per un'insulsa brama di avvinghiare qualche cosa di vivo, che io senta più piccolo di me. Vorrei rapire d'un balzo e portarmi via, correndo, un mio fardello, quando si fa sera; avventarmi nel buio, per difenderlo, come si lancia il mare sugli scogli; lottar per lui, finché mi rimanesse un brivido di vita; poi, cadere nella più fonda notte, sulla strada, sotto un tumido cielo inargentato di luna e di betulle; ripiegarmi su quella vita che mi stringo al petto - e addormentarla - e anch'io dormire, infine... No, sono sola. Sola mi rannicchio sopra il mio magro corpo. Non m'accorgo che, invece di una fronte indolenzita, io sto baciando come una demente la pelle tesa delle mie ginocchia".
"Vorrei che la mia anima ti fosse leggera come le estreme foglie dei pioppi, che s'accendono di sole in cima ai tronchi fasciati di nebbia - Vorrei condurti con le mie parole per un deserto viale, segnato d'esili ombre - fino a una valle d'erboso silenzio, al lago - ove tinnisce per un fiato d'aria il canneto e le libellule si trastullano con l'acqua non profonda - Vorrei che la mia anima ti fosse leggera, che la mia poesia ti fosse un ponte, sottile e saldo, bianco - sulle oscure voragini della terra."