Als der deutsche Reporter in den Gärten von Kyoto die geheimnisvolle Namiko kennenlernt, ist er sofort von ihr Die Studentin fährt gern Traktor, braucht zum Lesen kein Buch und entführt ihn mitten in der Nacht in den »Garten der Mondseufzer«. Und Namiko flüstert. Nicht nur mit Worten, sondern auch mit Gesten, Blicken und Berührungen. Je näher sie sich kommen, desto intensiver spürt er die große Magie der leisen Tö in den alten Gärten von Kyoto, in der Natur – und in der Liebe. Schnell entwickelt sich zwischen den beiden eine tiefe Zuneigung. Doch der Tag seiner Heimreise nach Deutschland rückt immer näher. Und mit ihm eine folgenreiche Entscheidung.
»Mit viel Raffinesse werden die Selbstfindung eines Menschen und der Weg zu einem erfüllten Leben geschildert.« (Financial Times) »180 Seiten große Lebensfreude« (Südwest Presse) »Eine poetische Liebesgeschichte der besonderen Art« (Nürnberger Nachrichten)
5 Sterne plus. Sollte man lesen. Unglaublich wundervolles,leises Buch über die Liebe, das Mensch sein, Demut und Dankbarkeit und sehr viele weitere essentielle Lebensweisheiten. Nebenbei lernt man ein wenig über japanische Gärten und Schriftzeichen!!! Wundervolle Gedanken für den Bauch 😉🧡🧡🧡🧡🧡🧡🧡
Für mich persönlich eine der wundervollsten und einfühlsamsten Liebesgeschichte und Erzählungen über die Liebe und das Leben, die ich gelesen habe 💞 Ein so so sanftes, wundervolles Buch!💖📖
Ein Roman über die Liebe, die Weisheit der Intuition und eine Reise zu sich selbst - poetisch und von so zarter Schönheit wie eine japanische Kirschblüte - so der Klappentext.
Aus meiner Sicht,wenig intuitiv, wenig romantisch und fernab von japanischer Erzählkunst. Auf mich wirkte die Erzählweise eher spröde und trocken.
Die Sätze sind voll gepackt mit allen zur verfügung stehenden Wörtern, die der Beschreibung einer Situation dienen können. Durch diese vielen Erklärungen wirkte alles auf mich eher konstruiert als romantisch oder sogar magisch und lässt auch keinen Raum für eigene Gedanken oder Gefühle.
Die Beschreibung der japanischen Schriftzeichen, am Anfang der Geschichte gelingt sehr schön. Ansonsten gab es für mich leider wenig Geheimnisvolles oder Berührendes - sehr schade.
Der Klappentext wird der Geschichte nicht annähernd Gerecht. Nicht nur ein Schnupperkurs in die Japanische Kultur, sondern auch ein philosophisches Buch über die Fragen des Lebens. Eine wunderschöne Liebesgeschichte. Tränennass habe ich die Geschichte verlassen. Eine klare Leseempfehlung! Eine Geschichte, die man in Ruhe lesen muss, damit sie nachhallen kann und der Zauber sich entfaltet. Meine Leseüberraschung 2023!
177 Seiten voller Poesie. Eine unglaublich tiefe Geschichte die so viel zu erzählen hat und einem Denkanstöße gibt wie es viele Ratgeber nicht können. Dieses Buch ist einzigartig. Wer die Gartengestaltung des Zenbuddhismus mag und der Japanischen Kultur nicht abgeneigt ist, wird ein Fest der Sinne und Gefühle erleben.
Ogni volta che sento un flauto, mi torna in mente Namiko. Namiko amava il flauto e i suoni che produceva: la rapiva-no trasportandole l’anima in mondi a cui non mi era dato di accedere. Quando sentiva un flauto, Namiko sembrava stregata. Di solito erano le note lente e gravi dello shakuhachi giapponese ad ammaliarla con il loro potere suggestivo, nemmeno io riuscivo a restare indifferente. Ma la musica penetrava nel suo intimo molto più in profondità che nel mio.
A volte non servono tomi poderosi per raccontare l'immensità. L'ho pensato mentre leggevo questo breve romanzo, di fronte a un incontro che ha aperto le porte di un intero universo, e a come una storia d'amore tra due persone possa essere così potente, così intensa, da superare le barriere immateriali del tempo e quelle visibili dello spazio.
Direi che la meraviglia della storia d'amore tra il giornalista tedesco e la ragazza giapponese, Andreas e Namiko, sta tutto in una frase: "Namiko entrò nella mia vita con la provocazione muta di un enigma che chiedeva infine di essere risolto." Namiko non è solo una bella e etera fanciulla di cui Andreas s'innamora, ma è la chiave per spalancare il passaggio verso un mondo nuovo, dal quotidiano allo spirituale, dall'occidente all'oriente, dalla civiltà alla natura. E anche per decifrarlo e apprenderlo, quel mondo.
A Namiko piacevano i segreti. E a me piaceva Namiko perché le piacevano i segreti. Un segreto era qualcosa in cui coinvolgere l’altro in modo speciale, tenendolo dapprima all’oscuro, ma introducendolo poi con maggiore intensità al contenuto del segreto.
Di persona, non sono appassionata di cultura giapponese, tuttavia la mia figlia più grande ne è un'estimatrice accanita, lingua compresa, per cui certe tradizioni e la misteriosa bellezza degli ideogrammi mi erano già un po' familiari. Ecco, alcune conoscenze contenute in questo libro sono state una riscoperta suggestiva, altre mi hanno arricchito ancora di più. Conoscevo, ad esempio, i quattro elementi del giardino zen (la pietra, l’acqua, l’albero e il muschio), ma ignoravo che i pini simboleggiassero la costanza (per via del colore degli aghi, sempreverdi, come i sentimenti che resistono al tempo).
Così conoscevo l'amore degli artisti giapponesi per lo yohaku no bi, la bellezza del bianco, appena scalfito da poche pennellate ("A volte è più importante omettere che aggiungere"), ma grazie a questa lettura ho imparato anche che i mercanti di pietre le sotterrano prima di venderle, affinché si formi sopra una patina, a conferma del tempo trascorso. Più che (solo) una storia d'amore, il racconto di Andreas è una lunga dichiarazione d'amore per il Giappone, per uno stile di vita che lo ha trasformato, rendendo tutto più intenso ed emozionante, "sentendo" le cose che accadono in modo diverso.
Non c'è più Amburgo, c'è Kyoto. Non ci sono i palazzi, le strade, ma le piante e la natura che assorbe e comunica. E Namiko si è insediata nel suo cuore per sempre, senza più andarsene.
Alla fine mi sono commossa, ma serbo ancora le citazioni più belle, per andarle a riprendere in seguito, per assaporarle per conto mio. Molto consigliato.
Che profumo avrebbe un bacio? Voglio dire, se un bacio avesse un profumo, quale sarebbe? Vaniglia? Basilico? Fragola? Se si unissero vaniglia, basilico e fragola in una sola fragranza, ne risulterebbe una miscela seducente, ma per un bacio forse non sarebbe ancora abbastanza paradisiaca. Forse un bacio avrebbe il profumo di qualcosa di immateriale. Forse sarebbe piuttosto un profumo poetico. Il profumo dell’eternità. O della certezza. O forse solo il profumo di qualcosa in più.
Der Ich-Erzähler ist im Rahmen einer Reportage in Kyoto unterwegs, als er einer jungen Frau begegnet. Zunächst bleibt es bei einem Blickkontakt, doch beim nächsten Aufeinandertreffen spricht sie ihn an, womit eine ganz besondere Freundschaft beginnt. Namikos positive Lebenseinstellung und ihre Fähigkeit, im Alltäglichen das Wunderbare zu sehen, eröffnen dem Journalisten einen ganz anderen Blickwinkel auf die Welt und das Leben, und irgendwann steht er vor der Frage, ob er nach Deutschland zurückkehren oder in Japan bleiben möchte.
Die Zusammenfassung klingt ein bisschen nach einer kitschigen Liebe-auf-den-ersten-Blick-Geschichte, aber das ist es nicht, was Andreas Séché hier geschaffen hat. Namiko zeigt dem namenlosen Ich-Erzähler ihre Welt, die voller Freude an Kleinigkeiten ist, voller besonderer Orte, interessanter Anekdoten, kreativer Ideen. Sie ist gleichzeitig verträumt und pragmatisch, und ihre lebensbejahende Art und ihr Blick für die kleinen Wunder und Schönheiten der Welt haben mich genauso angesprochen wie den Journalisten im Buch. Der Roman ist nämlich nicht eine dieser klebrig-süßen, voller platter Lebensweisheiten steckenden Romanzen, sondern auf unaufdringliche Weise poetisch und anrührend. Ein bisschen wie einer der puristischen Zen-Gärten, die Séché so schön beschreibt.
Eine Liebesgeschichte. Und eigentlich passiert weder Spektakuläres noch gänzlich Neues. Aber es ist ein Buch voller zauberhafter, leiser, zarter Poesie und Weisheit, bei dem sich jede Zeile zu lesen lohnt.
Parto con il dire che questo libro mi ha profondamente annoiata, probabilmente a causa della mia scarsa (leggasi nulla) emotività e forse anche per colpa del libro, esasperante nel racconto, tanto da rendere Namiko, ai miei occhi, solo una guida turistica e non una protagonista interessante.
Un giornalista tedesco racconta del suo viaggio di lavoro in Giappone, fatto per scrivere un articolo sull’arte dei giardini, e del suo incontro con Namiko, una curiosa universitaria che lo porterà a conoscere non solo i più bei giardini di Kyoto, ma anche tante altre curiosità sul Giappone, a partire dall’origine di alcuni dei caratteri da loro utilizzati per scrivere.
In mezzo a tutte queste informazioni è scattata la scintilla; l’amore si percepisce perché la voce narrante venera Namiko e la sua adorazione arriva al lettore, tuttavia l’estrema lentezza e alcuni capitoli mi hanno davvero reso complicata la lettura, dilatando il tempo, tanto da avere la sensazione di pagine moltiplicate all’infinito.
È un viaggio intimo e filosofico, ma io mi aspettavo qualcosa di più scorrevole, in grado anche di smuovere i sentimenti.
3,5 stelle Una trama dolce e romantica, dal sapore orientale.
La storia è vista dal punto di vista del protagonista: un giornalista tedesco di ventinove anni. Si trova in Giappone per un reportage sull’arte dei giardini, ma il suo soggiorno a Kyoto cambierà radicalmente nel momento in cui il suo sguardo incrocerà quello di Namiko.
Una storia che prende corpo con delicatezza in uno scenario orientale. Il rapporto tra il protagonista e Namiko è un qualcosa di magico, a tratti l’ho trovato anche molto fiabesco e, mentre la loro conoscenza prosegue, il lettore scopre qualcosa in più sulla cultura di questo posto, sul simbolismo, sui significati nascosti dietro parole comuni e oggetti. Séché fa scoprire al lettore un mondo magico ed elegante, dove c’è poesia anche nelle piccole cose.
Forse proprio per la presenza di quest’ultimo aspetto, per l’introduzione al mondo orientale, la trama potrebbe risultare un po’ lenta, eppure ho trovato tutto molto armonioso.
La storia è introspettiva e il lettore si sente subito connesso con il protagonista che affronta varie fasi: lo spaesamento di un nuovo posto, l’innamoramento, la favola del rapporto nascente e la paura del cambiamento.
Namiko è un personaggio secondo me molto riuscito, una figura un po’ fiabesca che ama leggere senza libro e filosofeggiare sugli alberi. Incuriosisce molto, mentre il protagonista risulta più concreto anche perché si viene a conoscenza di particolari del suo passato.
Insomma una storia delicata che ha di sfondo la storia d’amore e la scoperta della cultura orientale.
Il romanzo è strutturato molto similmente a come è costruita la narrazione in How I met your Mother e, se siete parte del mio mondo pieno di fisse assurde da un po', sapete quanto io sia ossessionata da questa serie tv. La somiglianza sta nel fatto che, durante la lettura, il protagonista si intromette nella narrazione, introducendo il lettore ad un doppio livello conoscitivo della vicenda: da una parte, infatti, conosce lo svolgimento e l'ordine dei fatti, dall'altra è consapevole che c'è dell'altro ma che scoprirà cosa sia solo più avanti. Questa è una storia d'amore, ma non soltanto tra due persone, ma anche per un paese, per i propri amici, per le cose (il protagonista dirà di essere innamorato dei propri libri e di sentirne fisicamente la mancanza ed è la storia della mia vita, praticamente). è anche un racconto di formazione, in cui emerge chiaramente quanto nell'effettivo si conosca poco di se stessi e quanto sia fondamentale imparare ad ascoltarsi; nel romanzo, per rinforzare questa idea, sono spesso presenti lunghi momenti di silenzio, in cui Namiko e il protagonista restano semplicemente in ascolto, sia della natura intorno a sé sia di quello che sta dentro di loro. è un libro molto evocativo, ed è questa la nota dolente. Per quanto mi sia piaciuto, infatti, mi è sembrato che volesse (ma potrebbe essere solo un'impressione mia) veicolare in parte lo stereotipo ben conosciuto in Europa del Giappone come terra mistica, spirituale e votata alla riflessione. In alcuni passaggi, questa sensazione si è fatta sentire molto più che in altri, facendomi domandare se fosse davvero necessario questo tipo di narrazione, che tende a enfatizzare quanto anche nelle cose più banali, come i giardini, ci sia un linguaggio nascosto che solo "loro" (i "giapponesi") sono in grado di capire e che "noi" (europei, o "occidentali" in generale), invece, potremo afferrare solo grazie ad una intermediazione, senza però mai riuscirne a cogliere il significato più profondo. Il romanzo, come dicevo sopra, comunque, mi è davvero piaciuto, soprattutto la parte in cui Namiko, per spiegare il significato dei kanji (o ideogrammi) al protagonista, gli racconta le storie che stanno dietro ai singoli segni, che è esattamente come hanno insegnato i kanji a me in triennale. è una storia delicata, che a me ha coinvolto particolarmente quindi, per quanto mi riguarda, è pienamente consigliata.
Brechreiz provozierender Kitsch. Die weibliche Hauptperson ist ein manic pixie dream girl der übelsten Sorte wie sie wirklich nur einer männlichen Wunschvorstellung entspringen kann, ohne jeglichen Bezug zu realistischen menschlichen Verhaltensweisen. Namiko taucht aus dem Nichts auf, verliebt sich sofort in den (deutschen) Protagonisten, beschließt ohne Weiteres ihre gesamte Zeit mit ihm zu verbringen und lässt ihn dabei die Kultur Japans kennenlernen, welche in diesem (aus westlicher Sicht geschriebenen) Buch dermaßen mystifiziert wird, dass es beinahe herabwürdigend wirkt. Die Geschichte liest sich wie meine Phantasien, in denen ich als 12-jähriger verliebter Schuljunge geschwelgt habe, und genau dieser Altersgruppe würde ich dieses Buch bestenfalls empfehlen. Eigentlich unglaublich, dass ein erwachsener Mann sowas zu schreiben im Stande ist und es ernst meinen kann.
"Ein poetischer Roman" steht auf dem Einband - ja, vielleicht wenn man Kalendersprüche für tiefschürfende Poesie hält.
Liest sich, wie ein Fluss. Führte dazu, dass ich nach Zengärten bei Youtube suchte und sofort nach Japan reisen möchte. Es ist ein relativ dünnes Buch und dennoch löst es so viele Gefühle in einem aus. Ich liebe Séchés Schreibstil und werde bestimmt weitere Bücher lesen. Das Tempo der Erzählung variiert. Das Ende der Geschichte klingt nach.
Ciao lettori! A febbraio stavo guardando le nuove uscite in libreria e mi è saltato all’occhio ‘Namiko e i giardini di Kyoto’ di Andreas Séché. All’epoca non ero a conoscenza che questo libro fosse fonte di emozioni e nuove scoperte. Il romanzo è ambientato in Giappone e si percepisce che questo magnifico paese è rimasto nel cuore dell’autore che ci ha vissuto per un periodo della sua vita. La storia viene raccontata da un giornalista tedesco di ventinove anni che si reca in Giappone per redigere un reportage sull’arte dei giardini e Kyoto è la destinazione perfetta per quello scopo. Dovrebbe essere un viaggio dalla durata di una sola settimana, il tempo di scrivere l’articolo e poi tornare alla vita di sempre ma molte la vita hai serbo delle sorprese e i progetti iniziali non vengono rispettati. Durante la visita al Padiglione d’argento, intravede una donna che diventa una costante nei suoi sopralluoghi nei giardini giapponesi. Il suo nome è Namiko, una studentessa universitaria che lo accompagnerà durante le sue visite e che lo aiuterà a conoscere non solo i più bei giardini di Kyoto ma anche tante curiosità sul Giappone e sulla cultura del paese del Sol Levante, compresi alcuni caratteri utilizzati per scrivere e come questi possono cambiare di significato in base al contesto. Ascoltarla raccontare tutte questo storie spinge il giornalista a prolungare il suo soggiorno a Kyoto per altre tre settimane. Incontro dopo incontro, passo dopo passo, scatta la scintilla e trai due ragazzi nasce l’amore. Un amore d’altri tempi e delicato che fa incontrare due mondi completamente opposi ma anche complementari. Il loro amore arriva al lettore dritto al cuore grazie alla voce narrante che venera Namiko come una Dea. La narrazione, infatti, avviene da un solo punto di vista, ossia quello del giornalista tedesco. Ho adorato l’ambientazione: il Giappone mi ha sempre affascinato e le descrizioni dell’autore mi hanno permesso di addentrarmi nella storia del paese in modo preciso. I famosi giardini di Kyoto che non solo fanno da sfondo a questa meravigliosa storia d’amore, ma sono anche testimoni di viaggi, di cambiamenti, di rischi e di vita stessa. Anche i personaggi sono caratterizzati molto bene e risultano unici; durante la lettura, man mano che la narrazione entrava nel vivo, ho notato il cambiamento avvenuto in loro e questo ha fatto sì che la storia non fosse statica. In questo romanzo vengono messe a confronto due mentalità: quella occidentale e quella orientale, così come il continuo scontro tra ragione e cuore e tra avere ed essere. Questa storia parla anche di coraggio: il coraggio del giornalista di lasciarsi alla spalle la sua vita per amore e trasferirsi in un Paese con una cultura completamente differente da quella occidente ma affascinante oltre ogni aspettativa; di tenerezza e calma che contraddistinguono Namiko nel rapportarsi con gli altri e la con la vita stessa. La narrazione dell’autore risulta poetica e per qualcuno anche lenta ma io l’ho percepita come un sussurro, lo stesso di Namiko. Nonostante sia una lettura di sole 184 pagine, rimane comunque impressa nella mente, soprattutto per il finale che, nonostante lasci un senso di vuoto e di malinconia, risulta perfetto.
Per tutte queste ragioni vi consiglio di leggere questa storia d’amore e di vita.
"Flüstern, das sagte Namiko immer, das sei betonen, indem man gerade nicht betone." (Zitat Seite 8)
Inhalt: Ein deutscher Journalist verbringt einige Tage in Kyoto, um für einen Artikel über japanische Gärten zu recherchieren. Er lernt Namiko kennen, die Germanistik studiert. Durch sie erfährt er die wahre Bedeutung der Zen-Gärten, chinesische Schriftzeichen und dass Intuition wichtiger sein kann, als Denken. Aus vier Tagen werden vier Wochen und es wird Zeit für die Rückkehr nach Hamburg ...
Thema und Genre: Dieser Roman ist eine Geschichte über japanische Gartenkunst, Zen, das Leben und die Liebe.
Charaktere: Hauptprotagonisten sind Bäume, Steine, Wasser, ein Hamburger Journalist, und Namiko, eine fröhliche, poetische, verträumte Japanerin, die sich wie ein Windhauch zwischen den alten Traditionen und der modernen Zeit bewegt, klug und lebensbejahend.
Handlung und Sprache: In seiner bekannt poetischen Sprache erzählt der Autor auch in diesem Buch eine leise, aber intensive Geschichte über japanische Gärten, Zen und die Liebe. Hauptort der Handlung ist Kyoto. Erzählform ist die erste Person, der deutsche Journalist erzählt die Geschichte zwölf Jahre später in chronologischen Rückblicken.
Fazit: Ein Buch, das den Leser verzaubert. Eine Geschichte über die alte japanische Kultur der Zen-Gärten und über die Liebe.
A raccontare questa meravigliosa storia è un giornalista tedesco che si trova in Giappone per scrivere un articolo sui giardini e la sua arte. L'incontro con Namiko cambierà i suoi piani.
Lei è speciale, gli racconta tutte le meraviglie dei giardini di Kyoto e lo fa in maniera davvero particolare, sussurrando. Ascoltarla cattura il nostro protagonista e non solo, ma anche chi legge rimane ammaliato dal suo modo di esprimersi, con un linguaggio quasi poetico. Il suo racconto parte dall'inizio, da quando la madre è morta dandola alla luce, di come il padre sia sempre stato presente nella sua vita.
Namiko ci porta a scoprire il cuore del Giappone, le sue usanze, i suoi cibi, ma soprattutto ci fa conoscere il pensiero, l'importanza dell'essenza delle cose, ci porta ad innamorarci della sua cultura, come il protagonista che, anzichè una settimana decide di rimanere di più. Si affeziona alla ragazza, nasce un sentimento sincero, una amore unico e raro.
Un romanzo bellissimo, contornato di magia, commovente e coinvolgente. Impossibile non innamorarsi del Giappone e poi si rimane piacevolmente colpiti dai personaggi, si entra facilmente in sintonia con loro. Una lettura difficile da dimenticare.
Un giornalista tedesco si trova a Kyoto per lavorare ad un reportage sull'arte dei giardini e in un pomeriggio qualunque incrocia gli occhi di una ragazza giapponese che da subito lo colpisce; i due si scambiano solo delle fugaci occhiate per poi tornare ognuno ai propri affari. Da quel momento in poi la sua vita cambierà per sempre anche se lui ancora non lo sa: incontrerà quella stessa ragazza di nuovo, questa volta le chiederà il suo nome, Namiko, e con lei inizierà un nuovo capitolo della sua storia. E' il principio di una storia d'amore travolgente, che lo porterà a scoprire la vera essenza del Giappone e della sua filosofia di vita, ad apprezzare la bellezza nelle piccole cose, a dare importanza a ciò che realmente conta, a vivere la sua vita appieno non sprecando neanche un singolo attimo. Grazie all'aiuto di Namiko imparerà anche a conoscere i caratteri della scrittura giapponese e a capirne la profonda origine e prenderà una decisione molto difficile ma che lo porterà ad una svolta. Due culture a confronto, quella orientale e quella occidentale, così diverse ma allo stesso tempo così complementari, proprio come loro.
Lettura molto leggera, poche pagine anche se molto dense di significato; l'autore ha saputo cogliere le cose che ha imparato durante il suo viaggio in Giappone e riversarle in questo breve romanzo romantico e dolce. Piacevole anche se non intenso come i libri degli autori giapponesi. 3 stelle ⭐️⭐️⭐️
Attraverso una storia d’amore unica e commovente che mette a confronto la mentalità occidentale con quella orientale, questo romanzo esplora l’eterno dilemma tra ragione e cuore, tra avere ed essere, trovando una risposta nella poesia."
⛩Ho scritto un articolo riguardante gli edifici storici di Tokyo, convinta che tutti abbiamo una lista dei posti da visitare in giro per il mondo e nella mia, da tantissimi anni, il Giappone è fra i primi tre. Non mi vergogno nell'ammettere che alcune volte vado su Google map per girare fra le vie e guardare quello che c’è, oppure, cercare i siti dov'è possibile fare visite virtuali guidate. Qui di seguito troverete alcuni edifici storici di Tokyo che, oltre alla loro bellezza e la loro storia da raccontare, visiterò appena sarà possibile. - Palazzo imperiale - il tempio Sensō-ji - il parco di Ueno - il santuario Meiji - la zona di Shitamachi ⛩Ovviamente Tokyo, ma tutto il Giappone, ha tantissimo da mostrare e far conoscere a chi vuole conoscere la sua cultura, bisogna solamente scegliere da dove iniziare e lasciarsi incantare dal suo fascino orientale e così antico.
Das Buch hatte viele interessante Aspekte zu bieten, zum einen ging mir manches Gesagtes sehr nah, da es für mich einen wahren Kern hatte und zum anderen fand ich es sehr spannend mehr über Japan und vor allem über die Schriftkultur zu erfahren. Das hat mich sehr interessiert. Leider hatte das Buch viele langatmigen und auch Augenrollen- Momente für mich. Viele Sprüche waren mir dann doch too much und glichen Kalendersprüchen, die mich überhaupt nicht überzeugen konnten. Manche Situationen waren mir auch fast schon zu kitschig und geschwollen beschrieben, dass ich es einfach nicht gefühlt habe. Das Ende hingegen konnte mich dann wieder sehr für sich gewinnen und mitfühlen lassen. Der Lesegenuss war wirklich sehr durchwachsen, da ich stellenweise sehr gerührt und dann wieder sehr genervt war. Das Buch "Zwitschernde Fische" von Andreas Séché wartet noch in meinem Regal auf mich & jetzt bin ich wirklich gespannt, wie ich diese Geschichte finden werde.
Parto con il dire che un libro ha sempre qualcosa da offrire, insegna sempre qualcosa. Che ci sia piaciuto o no. Detto ciò io, grazie a questo libro, ho imparato che i giardini zen parlano, hanno tutti una storia da raccontare. Ho scoperto che i caratteri della lingua cinese dicono molto di più di quello che è la parola in sé. Però (sì, c'è un però!) ci ho trovato poca giapponesità (passatemi il termine). Forse perché gli argomenti vengono accennati ma non approfonditi? Sembra che l'autore abbia voluto raccontare un po' di tutto mescolandoci la storia d'amore che nasce tra i due protagonisti. Non è che non mi sia piaciuto, ma purtroppo in più punti ho faticato ad andare avanti con la lettura; più leggevo e più mi sembrava che le pagine aumentassero. E poi, fin dal principio, ho avuto come la sensazione che sia un po' autobiografico. Non è la prima volta che mi capita di avere questa sensazione leggendo un libro.
Andreas Séché, in Namiko e i giardini di Kyoto, non ci racconta solo una storia d’amore, ci fa riflettere su molti aspetti della nostra esistenza. Ma questo non succede in modo immediato. Le parole dell’autore diventano dei piccoli semi che, a poco a poco, germogliano nel nostro cervello e nel nostro cuore. In poco più di 150 pagine ci accompagna in un viaggio che ci aiuterà a capire che, per affrontare determinate situazioni, è necessario non essere schiavi della ragione ma che dobbiamo imparare a lasciarci guidare dal cuore.
Eine "Liebesgeschichte" die nicht so richtig glaubwürdig ist...Schade.
"Manchmal ist das Weglasen wichtiger als das Hinzufügen" schreibt der Author selbst. Getan hat er es aber nicht (das Wort "flüstern" in jeder Form, erscheint unzählige Male im Buch bis man das Wort nicht mehr ertragen kann) Namiko, die japanische Frau die unser Protagonist kennenlernt ist die unwahrscheinlichste Japanerin die man sich vorstellen kann.
Mentre leggevo questo romanzo a dir poco coinvolgente e perfetto, ho capito che a volte non servono toni ponderosi per descrivere e raccontare l'immensità. l'incontro tra il protagonista e Namiko, ha aperto la via di un intero universo, è sul come una storia d'amore possa essere così intensa, potente da riuscire a superare qualsiasi barriera immateriale del tempo e anche quelle visibili dello spazio. "Namiko entrò nella mia vita con la. provocazione muta di un enigma che chiedeva infine di essere risolto" questa frase descrive apertamente la storia d'amore tra Andreas e Namiko.
Namiko in questo romanzo è semplicemente l'essenza del Giappone.
Mi ha ricordato vagamente i lavori di Laura Imai Messina, autrice che purtroppo non è nelle mie corde. Davvero troppe descrizioni e un continuo ammiccare tra i protagonisti che appesantisce la storia e la riduce ad una guida turistica edulcorata dal sentimento, tanto caro ai giapponesi. Ennesimo volume fan service.
Dieses Buch lebt von der Atmosphäre und dem Schreibstil, nicht von den Charakteren. Es weckt in einem die Lust mal eben nach Japan zu fliegen und die Kultur/Natur dort zu bewundern. Dies hat mir sehr gut gefallen. An manchen Stellen konnte man sich wirklich gut die Szene vorstellen, als ob man selbst dabei ist. Auf der Rückseite des Buches steht: "Ein poetischer Roman über den Zauber der leisen Töne". Für mein persönliches Empfinden, gab es Stellen die in dem Buch, welche schöner geschrieben waren als andere. Insgesamt mochte ich den Schreibstil, jedoch gab es auch ein paar Momente, welche ich als etwas hochgegriffen empfunden habe und ich mir dachte: Mmh das musste jetzt nicht sein. Die Charaktere haben mich nicht berührt und ich konnte überhaupt keine Emotionen zu Namiko, dem Ich-Erzähler oder dem Ende aufbauen. Letztendlich, lebt dieses Buch meiner Meinung nach durch die Erzählung selbst. Es gibt auch einige Aussagen, welche mich zum Nachdenken angeregt haben. Ich denke nicht, dass ich dieses Buch ein zweites Mal lesen werde oder überhaupt muss. Dafür habe ich mir die