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Racconti del crimine. Volume II

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L'itinerario artistico di Tanizaki Jun'ichiro (1886-1965) può essere quasi interamente ripercorso dal lettore italiano che dispone in traduzione di molti titoli, tra racconti e saggi. L'esordio dello scrittore avviene in un'epoca di grandi contrasti quando, così come la società, anche la letteratura riflette la scelta lacerante fra una tradizione millenaria e la via verso l'occidentalizzazione. Tanizaki vive questa frattura attratto dal nuovo e dal moderno, ma sensibile al bisogno di restare ancorato alle proprie radici. Ai primi racconti, ispirati a modelli occidentali eppure sempre rielaborati in linea con il proprio passato culturale, fanno da contrappunto le opere della maturità, che segnano un ritorno più marcato ai motivi e ai modi narrativi della classicità. La sua vasta produzione è multiforme nei temi e nelle tecniche, la sua vena sempre originale. Una continua ricerca estetica lo induce a tratteggiare ideali di bellezza femminile che riflettono l'infatuazione ora per l'esotismo della donna occidentale, ora per una femme fatale con cui vivere un rapporto di sottomissione masochistica, ora per una bellezza femminile celata nella penombra, avvolta nelle antiche sete del kimono. La fantasia, l'ironia, l'ambiguità pervadono la sua idea dell'arte. Dalla realtà egli trae solo spunto per creare un mondo immaginario, un universo della sua mente.

263 pages, Paperback

Published October 29, 2020

46 people want to read

About the author

Jun'ichirō Tanizaki

594 books2,181 followers
Jun'ichirō Tanizaki (谷崎 潤一郎) was a Japanese author, and one of the major writers of modern Japanese literature, perhaps the most popular Japanese novelist after Natsume Sōseki.

Some of his works present a rather shocking world of sexuality and destructive erotic obsessions; others, less sensational, subtly portray the dynamics of family life in the context of the rapid changes in 20th-century Japanese society.

Frequently his stories are narrated in the context of a search for cultural identity in which constructions of "the West" and "Japanese tradition" are juxtaposed. The results are complex, ironic, demure, and provocative.

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Profile Image for Agnese.
1 review
January 3, 2025
È la prima volta che scrivo qualcosa su un libro letto, e non sarà una recensione imparziale, perché Tanizaki mi piace. Mi piace per la sua abilità di penetrare fin nelle più sottili fessure della mente umana e di restituirle con tale chiarezza esplicita che viene quasi da empatizzare con i suoi personaggi - un grande complimento va per questo anche ai traduttori, che hanno fatto un lavoro delizioso. Le menti che descrive sono tutte in qualche misura depravate, e la loro visione della realtà distorta da una fissazione o dalla loro follia. È un tema centrale in Tanizaki la fantasia che modella il reale, tanto da rendere quest’ultimo noioso e insoddisfacente agli occhi dei protagonisti.
Alcuni uomini scelti da Tanizaki sono quindi artisti, e chi meglio di loro è in grado di rappresentare ciò che alberga nella nostra mente? Tuttavia, questi non sono uomini semplici – come d’altronde ci di aspetterebbe. La loro mente è stratificata, la loro vita complessa. Questa figura sembra fondarsi su una regola: artista e criminale sono due facce della stessa medaglia.

Molti ancora sono i temi trattati, perfettamente descritti nella prefazione, ma consiglio la lettura anche di Racconti del crimine I per una visione ancora più ampia.

Se devo giustificare il mio voto, 4/5, anziché un punteggio pieno, è soltanto per la struttura della raccolta. Comprendo fosse necessario accostare Il pregiudicato e Oro e argento, ma sono indubbiamente due racconti introspettivi dalla struttura ed espedienti molto simili, il che ha appesantito la lettura. Ad ogni modo, Tanizaki riesce a inquietarmi e incantarmi, e non vedo l’ora di leggere altro e approfondire quanto ha da offrire!
Profile Image for Valentina | Hikarisshelf.
221 reviews51 followers
May 18, 2021
«Tra tutti coloro che hanno tendenze criminali, sono molti i sognatori. Non riescono a vedere la realtà per quella che è e la colorano continuamente con le loro fantasticherie.»⁣

Leggendo Tanizaki, Edogawa Ranpo, non aveva esitato a definirlo con gioia “il Poe giapponese”. Tanti sono infatti i rimandi tematici alla letteratura occidentale, a Poe, Conan Doyle, De Quincey e al genere della detective story.⁣

Sono gli anni dello sviluppo dei quartieri periferici a Tokyo ed è proprio nelle stradine di questi quartieri che sono ambientati alcuni dei racconti di mistero e inquietudine che compongono questa raccolta, alcuni più psicologici, altri più morbosi, sanguinosi, terrificanti e inaspettati. ⁣

Nel mio preferito “Un tumore dal volto umano”, il cinema si mescola a una misteriosa leggenda in grado di far venire la pelle d’oca anche ai più coraggiosi; qui Tanizaki intreccia abilmente il fantastico ad un realismo crudo e grottesco ottenendo un racconto inquietante dalle tinte quasi horror.⁣

Negli ultimi due racconti viene invece affrontato il tema (molto caro anche ad Akutagawa) della psicopatologia del crimine, dell’amoralità dell’arte e della concezione totalizzante dell’artista che pare avere una naturale inclinazione al crimine. È proprio abbracciando questa dualità tra genio artistico e mente criminale che l’artista potrà lasciarsi andare e realizzare i suoi ideali estetici. ⁣

Come ricorrente in tutte le opere di Tanizaki, anche tra le pagine di questi brevi racconti appare la figura della femme-fatale che sembra esercitare un fascino tale sull’uomo da farlo rimanere alla sua mercé, masochista e incapace di sottrarsene, tanto da spingerlo a commettere crimini o addirittura omicidi.⁣

Rispetto al primo volume de “I racconti del crimine”, qui ho trovato meno psicologia e ossessione disturbante ma sicuramente anche questi racconti meritano di essere letti e Tanizaki continua ad avere un posto speciale nel mio cuore: non c’è nessuno in grado di mescolare realtà, menzogna e feticismi come fa lui!⁣
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