«Dopo Hiroshima l'umanità è entrata in un'epoca del tutto nuova della sua storia: quella in cui il futuro, lo stesso futuro prossimo, dell'umanità non è più scontato. Abbiamo, da allora, gli strumenti della distruzione totale, per cui il persistere nel coltivare modelli relazionali - fra singole persone, aggregazioni plurali o Stati - che si fondino sull'agire corrispettivo al giudizio di positività o negatività della condotta altrui (ma sovente circa l'esistenza stessa dell'altro, in rapporto a determinate ideologie o a determinati interessi) conduce verso la catastrofe» (p. 295).