Londra 1837 - Abilene Fairfax è abituata a dare scandalo al Ton e non si cura delle chiacchiere e delle maldicenze che la seguono da quando ha sposato il vecchio Conte di Stonefield. Arthur Lake è un amico d’infanzia della Duchessa di Clarendon, che ha riversato nella professione medica e nell’affetto per il figlio la sua passione e le sue speranze. Quando le condizioni di salute del Conte si aggravano, Lady Stonefield decide che deve dare a tutti i costi un erede al casato. Contatta così il dottor Lake, affinché attesti il suo stato e la segua nella gravidanza e nel parto. Basta poco perché il senso etico e morale con cui Arthur Lake conduce se stesso e la professione medica vadano in collisione con la spregiudicatezza della contessa e ancora meno perché i due provino una forte attrazione reciproca. Il decesso del conte e la nascita di una femmina sconvolgeranno i piani di Abilene, separandola dalla figlia e allontanandola da Londra. Il destino però ha in serbo altri piani e nell'estate del 1841 le cose cambiano...
“Arthur la baciò tra il collo e l’orecchio in un punto che aveva sempre immaginato fosse particolarmente sensibile. Non si era sbagliato perché la sentì cedere subito. “Che fate?” domandò Abilene. “Cambio di programma.” “Eh?” “Il lento corteggiamento che avevo in mente è andato a farsi benedire.”
Quando devo dire la mia su un romanzo di Rebecca sento di risultare ripetitiva. Ogni santa volta, infatti, devo solo decantarne le lodi, devo solo dire quanto sono rimasta ammaliata dalla sua penna, quanto ho amato i suoi personaggi. Purtroppo non posso farci nulla, ormai sono Quasi-dipendente. Attendo con ansia il momento in cui posso avere di nuovo fra le mani qualche sua pagina, anche se solo abbozzata. Ecco con Abilene non ero convinta del tutto mi sarei lasciata ammaliare totalmente di nuovo perché è un personaggio molto fuori dagli schemi classici del romance storico, per non parlare di Arthur! Quando mai si è visto un uomo tanto dedito e affettuoso con la prole nel 1837? Ma come dice l'autrice nei suoi romance storici vuole che l'uomo profumi, pur sapendo che ai tempi non avevano un ottimo rapporto con l'acqua e il sapone; vuole che la donna sia battagliera anche se per l'epoca era un'utopia.
«Rispettare le regole rende freddi come sassi, invisibili. Nessuno si accorgerà di voi se obbedirete alle regole…e sarete più liberi degli altri.»
Un mondo che aveva fatto dell’apparenza una religione veniva quotidianamente ingannato dal suo stesso credo.
Si prende tante libertà la Quasi, ma può permetterselo perché poi, leggendo, dimentichi l'epoca, le convenzioni sociali e morali. Ti dedichi anima e corpo alla lettura completamente assorbita dagli eventi senza più pensare a nulla, dimenticando le puntualizzazioni che volevi fare. E allora se un'autrice riesce in questo ben venga tutto quello che la sua mente riesce a partorire. Grazie Rebecca!
Abilene non ha avuto una vita facile ed è stata costretta a sposare il Conte di Stonefield, la contessa è abituata a dare scandalo così non ha una bella reputazione. Arthur Lake è un medico dedito al suo lavoro, amico d’infanzia di Emma la duchessa di Clarendon e quando le condizioni di salute del Conte di Stonefield si aggravano Abilene si rivolge a lui perché vuole dargli un erede quindi decide di chiedere consiglio al dottore. Arthur non ha un matrimonio facile e quando incontra Abilene non può fare a meno di notare la sua bellezza, la sua caparbietà e il suo non farsi sottomettere da nessuno. Abilene nel frattempo resta incinta ma le cose precipitano e quando nasce una bambina è costretta a separarsi da lei ed allontanarsi da Londra ma tre anni dopo nel 1841 il destino le farà incontrare...
Rose Lake è nata il 13 luglio del 1838 in una mattina caldissima, dopo una notte estenuante. È nata da una donna che l'amava così tanto che me l'ha consegnata in fiducia senza sapere dove l'avrei portata. E io l'ho portata a casa mia.
Bellissimo 😍. Sono sempre più innamorata di questa autrice. Ogni suo libro mette sempre di buonumore al punto che vorresti non finisse mai. Ho adorato entrambi i protagonisti e le loro battute 😂, il loro scontrarsi e fare pace. Che dire dei bambini? Dolcissimi 😍e quando in un libro sono presenti quel libro ha sempre una marcia in più. Assolutamente da leggere.
Continuarono a baciarsi per un pezzo, incuranti del sole che sorgeva e dei rumori della campagna. A richiamarli all'ordine fu un guizzo leggero, il passaggio sottopelle di una presenza che nuotava fra loro.
Anelavo di uscire dall’apatia che, da qualche tempo, mi rende svogliata e disinteressata alla lettura e, fortunatamente, mi è andata bene. Anzi, con 5⭐️, devo dire che mi è andata molto più che bene. Rebecca Quasi riesce a colpire il mio cuore di lettrice con la precisione di un cecchino, non c’è niente da fare, bastano poche pagine ed io vengo rapita dalla storia e dai personaggi, soprattutto quelli maschili. Non so come spiegare è come essere sotto il suo incantesimo fatto di storie meravigliose, di personaggi unici, imprevedibili e magnifici, di dialoghi pungenti, sarcastici ed intelligenti che sembrano battaglie ma che, in realtà, sono il combustibile che alimenta passioni struggenti e feroci alle quali, poi, i personaggi non possono resistere... e neanche io. Questo è uno storico, ma chi conosce l’autrice, sa e si aspetta di leggere qualcosa che si discosta dal tipico schema e dalle dinamiche alle quali siamo state abituate, perché le sue storie, i suoi personaggi, i dialoghi e l’ironia sono unici e speciali. La protagonista è Abilene Fairfax, spudorata e chiacchierata contessa di Stonefield, donna dalla bellezza folgorante e dalla personalità forte e magnetica. Il protagonista è l’integerrimo dottor Arthur Lake, l’amico d’infanzia di Emma, cresciuto in casa del duca di Rothsay come se fosse uno di famiglia. Ambientato in Inghilterra tra la fine del 1837 e il 1842 , ha una trama semplice ma non banale (la Quasi non lo è mai), non ci sono duchi libertini che seducono fanciulle innocenti, non ci sono regni da riscattare né principesse da salvare ma un uomo e una donna che sembrano incompatibili e che, in realtà, sono fatti l’uno per l’altra. La prosa, anche stavolta, è incantevole, ricercata, elegante ma sempre sincera (senza inutili o sterili orpelli) e tenera, di una dolcezza inaspettata che, in alcuni passaggi, risulta disarmante.
“La stava guardando. Non aveva mai smesso da quando era entrato. Era di una bellezza senza paragoni. Elegantissima, sobria, avvolta in un abito di un colore indefinito tra il blu e il turchese. Quasi casto. Tentativo lodevole, ma completamente fallimentare. Aveva abbandonato quelle mise scandalose che portava a Londra, non che la cosa servisse a molto, smorzare il suo fascino era quasi impossibile e per quanto riguardava Arthur quell'eleganza compita, a tratti austera, era quasi peggio. Anche lei lo aveva guardato. Più e più volte. Era come se le sue iridi chiarissime avessero il potere di andare oltre i vestiti, la pelle, il corpo e si conficcassero direttamente nell'anima a spiare, scandagliare, mettere sottosopra. Era quello che facevano, rovistare fino a inchiodarti nudo contro il primo muro disponibile. Troppo chiare, troppo limpide, troppo sincere.”
“Tu sei luminosa dentro, e lo sei con una prepotenza inarrestabile. Non puoi farci nulla, doveva venir fuori... con violenza e travolgerci tutti.”
Capito di cosa parlo? Che cosa intendo? È impossibile non sentirsi coinvolte. Leggi e ti sembra di essere lì, testimone oculare di quanto accade. Leggi e ti sembra di “provare” quello che provano e quello che vivono. Leggi e ti sembra di vedere, sentire, abbracciare e baciare Arthur e allora ti scopri anche tu un po’ innamorata di lui ed un po’ amata come Abilene. Spero che l’autrice non ci faccia attendere troppo per un nuovo libro.
BELLISSIMO!!! Posso sicuramente dire che sia tra i più belli di questa talentuosissima autrice... è stato un turbinio di emozioni dalla prima all'ultima pagina❤
Non ho letto la trama, non ne ho sentito il bisogno, come ormai faccio con tutti i suoi romanzi: a scatola chiusa. Tanto non potrà mai deludermi, al più potrà sorprendermi una volta di più. Come poi è stato in questa nuova mirabolante storia "fuori dagli schemi e dai cliché", che tanto mi ricorda La governante che ho adorato. Entrare in una storia come questa, dove la protagonista parte assai svantaggiata agli occhi del lettore, è qualcosa di veramente pericoloso e allo stesso tempo ammaliante. Se chiunque scrivesse di una donna discussa e dal carattere non proprio simpatico, inseguita dai pettegolezzi e scostante al limite della maleducazione, lo ammetto, non riuscirebbe facilmente a redimerla ai miei occhi come sa fare Rebecca Quasi. Ci vuole davvero stoffa per creare due personaggi così fuori dalle regole eppur imprigionati dalle stesse, peggio ancora, galeotti di essersi riconosciuti come anime affini eppur schiavi della lealtà verso il prossimo. Insomma diciamocelo, questa autrice sa osare e travolgere come poche, ha un dono magistrale nel costruire una trama sui soli dialoghi che evocano sceneggiature d'altri tempi e amalgamandolo con un acume che ci rimanda a un suo più moderno romanzo al cui titolo fa simpatico riferimento tra le righe. Un plauso meritato per il protagonista maschile che come i suoi predecessori avrà da scontrarsi con l'intemperanza e l'emancipazione femminile in un crescendo di elegante esasperazione e sempre nuovo sex appeal senza mai scadere nel banale o già letto. Infine i dialoghi, la parte forte del romanzo, capaci di reggere tutta l'articolata narrazione, in un crescendo di emozioni ora espresse, ora represse che deflagrano attraverso "botta e risposta" impareggiabili, capaci di ristabilirci cuore e umore. Un romanzo che una volta iniziato sarà difficile centellinare, dove la trama impreziosisce pagina dopo pagina, raccontando la vita di una donna che non ha paura di apparire quella che non è pur di tenere lontane le brave persone come il Dott. Lake, sapendo che l'uomo giusto è anche quello capace di essere autorevole e non autoritario, la giusta combinazione per poter stare accanto a una donna dalla spiccata personalità e dal considerevole coraggio. Una lettura che intrattiene facendo riflettere su quello che in una donna non ha nè tempo nè etichetta: lo spirito di sopravvivenza, quella forza interiore che può prendere diverse forme ma che ci tiene sempre avvinte alla nostra dignità.
Rebecca Quasi ci regala ancora una volta, una storia emozionante, raccontata con garbo e delicatezza, forse con meno ironia del solito, ma comunque sempre accattivante. Non si può fare a meno di farsi conquistare dalla forza e dal cinismo di Abilene, che non si lascia abbattere, dai pettegolezzi e dalle maldicenze del Ton, ma va dritta per la sua strada, perseguendo il suo obiettivo, anche scontrandosi con la forte integrità di Arthur, ma ho amato ancora di più, la sua rinuncia per amore, per proteggere il suo bene più grande, mi ha commossa immensamente... Ho amato l'integrità di Arthur, l'amore e l'abnegazione per il suo lavoro, come abbia visto sotto la scorza indurita dalle avversità, una donna con un cuore puro, come nonostante l'amore che sta nascendo tra loro, non ci si abbandona, perché fedele alla moglie... Come non provare empatia e emozionarsi per la seconda occasione, che il destino dà loro, come non provare tenerezza per Samuel e Rose, il rapporto che sanno instaurare con Abilene commuove, ma ci vorrà un po' perché l'ultima tessera del puzzle trovi la sua collocazione e questa famiglia abbia il suo lieto fine ❤️... È stato un piacere ritrovare Emma e il suo Duca...
La Quasi per me è una certezza. Certezza di un libro ben scritto, di trovare dei bei personaggi, di carattere, una storia avvincente ed emozionante e anche questa volta non sono rimasta delusa. La Quasi ci regala una storia bella, emozionante, ricca. Una donna fuori dalle regole, forte, caparbia, ferita ma non spezzata, una leonessa che sa cosa vuole e lotta per ottenerlo, una lady d'acciaio ma con un'anima morbida. Un uomo borghese, troppo perbene, troppo rigido nelle sue idee e posizioni. Un medico che si dona al 100%, e anche di più, al suo lavoro. Un uomo e una donna, due caratteri forti, totalmente agli opposti, che hanno in comune solo la caparbietà, non sempre un bene, che sapranno smussare alcuni aspetti delle loro vite, restando sempre fedeli a sé stessi.
Mi è piaciuto tantissimo, soprattutto i dialoghi che sono il cardine di tutta la storia, una storia con due protagonisti fuori dagli standard del periodo storico ma ingabbiati da queste stesse regole. Bello ritrovare i personaggi dei libri precedenti, ogni capitolo accresce l’entusiasmo del lettore. E ci sono sempre loro “i principini indiscussi” i bambini che sono tanto cari all’autrice, tanto che ogni volta sono curiosa di conoscere quello che sarà il mini protagonista della storia.
In questo mese in cui sto recuperando la bibliografia della Quasi fino ad ora avevo letto solo romanzi contemporanei, mentre con questo sono tornata agli storici, tipologia di libri con cui l’avevo conosciuta. E dopo questo romanzo non posso che affermare che la Quasi scrittrice di storici mi piace un po’ di più di quella scrittrice di contemporanei.
Ho trovato infatti la storia davvero carina ed interessante, tant’è che mi sono ritrovata incollata alle pagine, divorando il romanzo in pochissimo tempo. La storia è molto emozionante. Ho pianto tantissimo, di tristezza principalmente per due situazioni (che non citerò, perché sarebbero degli spoiler enormi!), ma poi anche di gioia.
Il punto di forza dell’intero romanzo è sicuramente rappresentato dall’ambientazione: essa è descritta talmente bene che per tutto il romanzo ero talmente immersa dentro che mi è sembrato di essere lì.
Per quel che riguarda i personaggi, Abilene mi è piaciuta molto. L’ho infatti trovata una ragazza forte ed indipendente, nonostante i tempo, sveglia e con la testa sulle spalle. Arthur, invece, mi è piaciuto un po’ meno: nonostante con alcune sue azioni si riscatti molto, nel complesso l’ho trovato un po’ troppo aggressivo, per fortuna solo a parole, e anche spesso ottuso; non so, non mi ha lasciato una così bella impressione… Mi sono piaciuti molto, principalmente perché generalmente estremamente divertenti, i cameo dei personaggi di Scacco matto vostra Grazia. Emma continua ad essere uno dei personaggi per me meglio riusciti della Quasi, anche se comunque non è che Abilene le sia molto distante!
Lo so, lo so, quando si tratta dei libri di Rebecca Quasi, soprattutto gli storici, che è poi il genere con cui l’ho conosciuta, divento ripetitiva e noiosa. Se sono belli, profondi, sono scritti benissimo, curati nei minimi particolari, cosa posso farci io?
Questa autrice riesce sempre a stupirmi, pur mantenendo la sicurezza di fondo, finora mai tradita, che i suoi romanzi mi faranno sognare, divertire, emozionare, tutti requisiti fondamentali per poter giudicare apprezzabile un libro. Necessità aggiunta per me, almeno negli ultimi anni, da quando cioè ho ripreso ritmi di lettura molto vivaci, è che siano scritti bene. Pensate che sia una banalità? Purtroppo molti libri, seppur abbiano idee originali alla base, seppur abbiano un buonissimo potenziale ed anche una discreta scrittura, si perdono in un requisito che un libro dovrebbe avere di default: una buona sintassi, una decente consecutio temporum ed un impianto narrativo che non faccia acqua da tutte le parti.
La più grande capacità di Rebecca Quasi è che i suoi storici - quanto adoro questo genere! - siano in grado di trasportarti direttamente in un secolo fa ed anche più, senza troppi scossoni e forzature. Ti ritrovi a vivere tra carrozze e corsetti come se sia naturale sentirsi parte di un’altra epoca. Ti ritrovi a viaggiare nella mente dei personaggi, e non solo dei principali, come in questo caso Abilene ed Arthur, ma anche di governanti e stallieri, come se fosse doveroso che un autore ti metta così a parte della vita interiore dei suoi personaggi.
Un’altra particolarità di quasi tutti i romanzi di Rebecca Quasi, storici e contemporanei, è la costante presenza dei bambini, come se solo loro, con genuinità e vivacità intellettuale, siano in grado di abbattere tutti i muri di diffidenza e regole sociali che opprimono gli adulti. I loro occhi vanno oltre, oltre i ceti sociali, oltre le convenzioni, oltre il sangue che scorre nelle vene ed hanno il potere di far vedere agli adulti come sarebbe facile vivere, se non si facessero abbattere dalle tradizioni culturali e sociali.
Adoro i personaggi che se ne infischino bellamente dell’etichetta benpensante, delle vuote regole, dei doveri sociali, che in barba a tutto ciò, scelgano la via dei sentimenti, dell’onestà, della sincerità o anche altri valori, anche o soprattutto, se agli occhi della gente questi siano visti solo come vizi di cui vergognarsi.
E sia Abilene che Arthur sono due magnifici esempi di quanto le dicerie possano nascondere splendenti fanciulle, con volontà di ferro e sentimenti puliti ed invece matrimoni considerati vantaggiosi e perbene, si dimostrino solo vuoti e freddi.
«Per come la vedeva Abilene, sarebbero andati benissimo anche il peccato, l’imbroglio e il tradimento. I riguardi e gli scrupoli erano un lusso che lasciava a chi trattava la propria coscienza con rispetto e venerazione.»
È in romanzi come questo che l’idea di Amore, in un secolo in cui per far riuscire un matrimonio non fosse neanche necessario provare delle simpatie, anzi come dice il duca Percival Clarendon, è più semplice quando non si ami la propria consorte, dicevo, l’idea di Amore assuma proprio tutte le sfumature necessarie a renderlo tale: Amore.
Rebecca Quasi continua a darci prova di come, con parole chiare e cristalline, scaltre ed ironiche, si possa riuscire a parlare di sentimenti senza scadere nell’ovvietà e nella retorica.
Il cuore ha bisogno di un balsamo dolce e lenitivo come sono i romanzi di Rebecca Quasi, ma anche di temi forti e liberi come sono i romanzi di Rebecca Quasi. Di personaggi volitivi e generosi come sono quelli di Rebecca Quasi, atmosfere sognanti come sono quelle che descrive Rebecca Quasi. I nostri cuori hanno semplicemente bisogno dei romanzi di Rebecca Quasi.
Gli storici di @rebeccaquasi sono una garanzia, se poi c'è il Duca di Clarendon, sono irrinunciabili!
Abilene è uno spin off di Scacco matto, Vostra Grazia che, a sua volta, ha fatto seguito a Dita come farfalle. Ve li consiglio tutti per addentrarvi in un mondo fatto di contesse, duchi e figli illegittimi.
L'autrice da voce ai pensieri che nei #romanzivittoriani non troviamo, immagina i protagonisti immobili nelle rigidità dettate dall'epoca storica ma liberi nei pensieri. Eliminando il pudore, d'obbligo con Vittoria sul trono, e i vincoli imposti dal gusto imperante e dalle regole della società restano delle persone vere. D'altra parte l'umanità non cambia mai nei suoi bisogni fondamentali! Il risultato è un'operazione credibile e ricca di ironia. Moderna ma non decontestualizzata.
Abilene è una contessa sopra le righe, diretta e allusiva. Arthur lo conosociamo già. È l'amico di Emma (ora duchessa di Clarendon) nonché suo medico. Sempre scarmigliato, con gli abiti in disordine e un odore che è un mix tra disinfettanti e acqua di colonia, affascina per la sua ingenuità e per l'incapacità di reagire alle donne. Diciamolo... Abilene lo maltratta, Emma lo comanda a bacchetta e perfino Rose ha capito benissimo come prendersi gioco di lui. L'ho trovato il protagonista perfetto per esaltare le caratteristiche di Abilene.
Romanzo molto piacevole, ricco di colpi di scena che ogni volta fanno sospirare: ho più volte avuto l'istinto di esortare Arthur a darsi una mossa! Alla fine, riuscirà il povero dottor Lake a superare i suoi limiti e trovare il suo lieto fine? E, soprattutto, Abilene riuscirà a trovare il suo posto nel mondo, agli albori dell'epoca vittoriana?
Rebecca Quasi ha un suo modo di scrivere che non delude, mi ci ritrovo ogni volta. Questo libro racconta di Abilene e Arthur, coppia improbabile che insieme è una bomba, ogni volta è una litigata, ogni volta un battibecco. Mi è piaciuta la protagonista, forte, tenace, coraggiosa e sfrontata. Ho apprezzato di Arthur il fatto che sia leale, calmo, razionale. L’autrice sa proprio dipingere i suoi personaggi, con maestria. Ho apprezzato il fatto che subito non si siano nemmeno piaciuti, nonostante l’attrazione immediata. Forse l’accettazione dei propri sentimenti è stata troppo palese, inoltre il tentennamento finale non mi è piaciuto. Resta però una bella lettura, con un buon contesto storico e pure un accenno di denuncia alla condizione femminile, molto gradita. Le parole chiave sono intimità e familiarità.
Una trama eccezionale, dialoghi brillanti e battibecchi non banali, ironia quanto basta, spesso pungente che che aiuta a digerire qualche momento di forte intensità e poi, non da ultimo lo stile dell'autrice, sempre attento, sempre gradevole e soprattutto trascinante. Complimenti alla Quasi e alle sue creazioni.
Ancora migliore dei precedenti, sebbene lo stile ridondante sia rimasto a rovinare un po' tutto. Molto carina la trama e ho davvero apprezzato il rapporto tra i protagonisti, finalmente dialoghi infuocati e conflitti appassionati, era ora! Continuo però a non trovare avvincenti le motivazioni di lui contro il matrimonio, avrei messo una stella in più se non ci fossero state le ultime cento pagine...
“Lei s’infiltrava, anche quando era odiosa, quando provocava, quando non faceva nulla per passare inosservata o si trastullava con i sentimenti altrui.”
Non so dirvi se preferisco Rebecca Quasi quando scrive contemporanei o quando scrive storici: in entrambi i casi rimane una delle autrici che amo di più e che non mi delude mai. Anche stavolta è riuscita a tirare fuori dal cappello una storia appassionante e a dare vita a personaggi reali, con i loro difetti e le loro virtù, con mancanze che li rendono umani e tratti che me li hanno fatti amare immensamente. Lady Abilene Stonefield è ancora una ragazzina quando è costretta a sposare Conrad Fairfax, conte di Stonefield; la differenza d’età tra loro è tale, che il conte avrebbe potuto essere suo nonno. E non è tutto: l’uomo l’ha umiliata ripetutamente e a difenderla ha sempre e solo avuto Hector, il suo valletto giamaicano che per lei è molto di più. È commovente il rapporto che li lega: sono inseparabili, nonostante la loro diversità così evidente provochi scandalo nel Ton. L’uomo è davvero protettivo nei suoi confronti ed è un personaggio che si ama senza esitazioni; non si può dire la stessa cosa della contessa: Abilene è bellissima, minuta, ricca e sfacciata. Tutto il Ton parla di lei e non certamente in termini lusinghieri, ma lei rimane imperturbabile e sembra che nulla riesca a scalfirla. Non fa una bella impressione nemmeno al dottor Arthur Lake, amico d’infanzia di Emma, Duchessa di Clarendon: Abilene pretende che sia lui a seguire la sua poco ortodossa gravidanza e fin da subito tra i due sono scintille, perché la contessa si presenta a lui come una persona distaccata, fredda e impudente, ma al tempo stessa cinica e disperata. Ben presto si intuisce che tutte queste “doti” sono state affinate in seguito a una vita per niente facile e piacevole e persino il buon dottore comprende che non può farsi coinvolgere dal compatimento e dalla partecipazione verso la bella e giovane donna. Abilene aprì gli occhi e lo trovò seduto sul letto con una familiarità che ormai era fuori luogo. La lotta senza quartiere del travaglio e del parto era finita, per cui sarebbe stato opportuno ristabilire le distanze … La loro intesa era sorta opponendosi l’una all’altro in una smania di prevaricarsi che aveva come unico scopo quello di provare a non piacersi.”
Il loro è un rapporto strano, che sfocia in un’attrazione inspiegabile e alla quale Arthur non vuole cedere, per quanto sia un uomo solo e alla disperata ricerca di un’intimità che gli è sconosciuta tra le mura di casa, dove ogni giorno ad attenderlo trova una moglie depressa e verso la quale non prova nessun sentimento amoroso. I battibecchi con la contessa lo stimolano, e qualcosa di grande sta nascendo tra di loro; eppure sanno che tutto questo è destinato a finire una volta portata a termine la gravidanza. La descrizione del sentimento nato tra loro è degna della migliore Rebecca Quasi: introspettiva, essenziale, decisamente profonda e potente. Un sentimento però interrotto dalla partenza di Abilene. La grandezza dell’autrice si ritrova anche nella narrazione dello strazio di Abilene, costretta a rinunciare a un pezzo della sua vita, e riesce a ingenerare in chi legge un’angoscia profonda. Sono passati tre anni e la vita mette nuovamente Abilene e Arthur sulla stessa strada; sono i figli di lui a farli incontrare: Samuel e Rose, in visita alla nonna, Mrs. Lake, trovano in Abilene una compagnia stimolante e affettuosa. Gli anni hanno cambiato Abilene: ora è una gentildonna sola, forse disillusa e reduce da un dolore che l’ha quasi distrutta. La forte attrazione che li aveva uniti alcuni anni prima ritorna prepotente e un segreto ormai svelato e che sconvolge Abilene in realtà li avvicina sempre più. Nel corso del romanzo la figura di Arthur cambia: da medico rigorosamente attento all’etichetta, deciso a evitare coinvolgimenti non programmati, distaccato seppur attento, diventa un uomo sicuro di sé e di quello che vuole, pronto a sfidare la sorte e a forzare la mano agli eventi; da spettatore della sua vita solitaria diventa attore, partecipe e presente. “Quella mattina erano stati entrambi troppo sconcertati per riuscire a mettere a fuoco quel che avevano da dirsi, così a un certo punto, quando si era creata una strana tensione tra loro, una faccenda che un uomo di scienza avrebbe dovuto riconoscere e diagnosticare senza fatica, avevano smesso di parlare e si erano solo guardati. Guardati fino a consumarsi. Lambiti, accarezzati, implorati con gli occhi.”
Il grado di intimità raggiunto con Abilene è stupefacente: quando sono soli sembrano una coppia consolidata, si completano in misura perfetta, ritualizzano alcuni atteggiamenti sebbene non facciano altro che parlare, conoscersi, inconsapevolmente innamorarsi. In pubblico invece si comportano come perfetti estranei, semplici conoscenti che però custodiscono uno spazio segreto che abitano solo loro.
Bellissima e intensa la scena in cui Arthur e Abilene si concedono l’uno all’altra: l’autrice con grande delicatezza e maestria ci guida alla scoperta di un sentimento che i due non sanno di provare, ma che in Abilene comincia ad affermarsi con coraggio e forza. Nonostante questo e la passione scoppiata tenera e violenta dopo anni di attesa, non appena le cose si fanno un po’ più complicate, Abilene fugge; è una decisione che ancora una volta costa a tutti dolore, mentre in Arthur genera rancore, ma la donna è irremovibile: quello che deve fare è più importante di loro due e solo una volta portato a termine il suo compito potranno vedersi di nuovo. A quel punto però la paura del dottore di non essere all’altezza della contessa, il timore di perdere con il tempo la passione e di veder soffocata l’intimità che ora scorre libera tra loro, lo porta ad allontanarsi da Abilene. “Arthur la baciò tra il collo e l’orecchio in un punto che aveva sempre immaginato fosse particolarmente sensibile. Non si era sbagliato perché la sentì cedere subito. “Che fate?” domandò Abilene. “Cambio di programma.” “Eh?” “Il lento corteggiamento che avevo in mente è andato a farsi benedire.”
Quando leggo i libri di Rebecca Quasi, mi chiedo spesso come sia possibile riuscire a creare personaggi che per la loro interezza e forte personalità, escono dalle pagine e si piazzano nel cuore di chi legge. La bravura di quest’autrice nell’indagare a fondo nell’animo delle sue creazioni è impressionante; e non lo fa solo con i protagonisti, nossignori: a ogni personaggio è dedicata una cura profonda, i sentimenti vengono scandagliati, le emozioni raccontate minuziosamente e anche in questo libro sono rimasta a bocca aperta davanti a tale abilità. Abilene, Arthur, Hector, Samuel, Rose sono vivi agli occhi del lettore, così come Mrs Connors e Mrs Lake, rispettivamente la governante e la mamma di Arthur, due figure che hanno animato in positivo la storia. Ci sono passaggi che sono di una dolcezza impensabile e commovente: ad esempio quando Arthur canta la ninna nanna a Rose ammalata mi è venuto il magone, anche per la storia che c’è dietro… Poi ci sono brani molto divertenti, uno su tutti quello di Emma, duchessa di Clarendon, che deve annunciare al marito la sua terza gravidanza: ho riso a pieni polmoni; ma ce ne sono anche altri, che scoprirete leggendo questo libro favoloso. Ironia e battibecchi secchi e sferzanti sono nello stile di quest’autrice, un tratto che adoro e che in questo libro sono solamente un pochino attenuati, per adattarsi al linguaggio dell’epoca. Per quanto riguarda i due protagonisti, li ho adorati: l’apparente freddezza e l’imperturbabilità di Abilene nascondono una fragilità e una dolcezza che mostra solo quando si sente al sicuro e amata. Solo allora smette la maschera che indossa e si mostra nuda, lasciando intravvedere quella vulnerabilità che lascia malinconico il lettore, rendendolo empatico nei confronti di questa piccola grande donna, che ha combattuto tante battaglie, ne ha perse molte, ma non si è mai data per vinta. È schietta, ribelle, indomabile e solo il carattere paziente di Arthur riesce a fare breccia in lei; Arthur che è orgoglioso, ironico e deciso, Arthur che è un uomo fuori dal suo tempo: l’amore profondo per i figli, il grande rispetto per la donna che ama, la sua abnegazione al lavoro che svolge con altruismo, non sono tratti comuni agli uomini di fine Ottocento.
Un libro delicato e potente insieme, raccontato con eleganza e ironia; un’ulteriore conferma della grandezza di quest’autrice.
Abilene nasce come spin – off del romanzo Scacco Matto vostra Grazia, nel quale incontriamo per la prima volta Arthur Lake, amico d’infanzia della protagonista, Emma. Come spesso accade leggendo i libri della Quasi, personaggi secondari riescono a rubare il cuore del lettore, tanto quanto i protagonisti, probabilmente proprio perché l’autrice possiede quella rara capacità di creare in un romanzo un mondo, dentro al quale ogni paesaggio, ogni persona, ha ampio respiro, tanto da riuscire a solleticare la curiosità del lettore circa la vita di quei personaggi toccati solo di sfuggita. A mio parere, questo non è altro che il frutto della profonda passione e amore della Quasi per le sue stesse creature, un amore che non può far altro che risolversi nella realizzazione di un’opera a sé stante, nella quale, appunto, il personaggio diventa protagonista. In Abilene il personaggio di Arthur Lake viene approfondito e se ne scopre la vita, il duro lavoro di medico, vissuto da Arthur come vera e propria missione, tesa a salvare e curare più vite possibili, senza distinzione alcuna tra il povero e il nobile. Del resto, la sua è una posizione assai particolare: Arthur non è un nobile, ha umili origini, tuttavia il suo rapporto con la realtà nobiliare è quanto di più positivo potesse capitargli nella vita perchè, grazie alla benevolenza del duca di Rothsay, riesce a realizzare il suo sogno di esercitare la professione medica. In Abilene riscopriamo un Arthur non più ragazzino, ormai padre e marito, quasi prigioniero in un matrimonio rivelatosi un fallimento, in cui il sesso non è altro che un puro atto meccanico, destinato a riprodursi, vissuto dalla moglie quasi come una violenza e da lui come una mortificazione.
“Pensò che sarebbe stato molto adeguato anche affondarle le dita nei capelli, massaggiarle la nuca, invocare una resa. E baciarla. Baciarla. Baciarla senza un perché. Solo per capire cosa si prova a lasciarsi schiodare l’anima con una potenza inaudita e senza nessuna autorizzazione.”
In questo contesto di vita, che muove le proprie giornate tra la stanchezza di un lavoro che assorbe ogni energia, un figlio da crescere e la frustrazione di un matrimonio avvilente, Arthur incontra per la prima volta Abilene. Che ella rappresenti quanto di più lontano ci sia dal suo ideale di donna, è una cosa che gli è palese sin dal primo istante. Ma il cuore e l’istinto spesso possiedono quegli occhi, che invece la ragione tende a non avere… o più semplicemente a tenere serrati. Anime gemelle, incastro perfetto, spiriti affini che si riconoscono. Chiamatelo un po' come vi pare, ma quando ci si ritrova dinanzi alla metà perfetta del nostro essere, l’anima urla ed è impossibile non sentirla, ascoltarla. Ciò che Arthur vede all’inizio in Abilene potrebbe sembrare solo marciume. Ma Abilene è quanto di più lontano ci sia dal marciume perché, in queste righe, Rebecca Quasi dà vita a un personaggio come pochi. Abilene è luce, luce che spicca nel buio dell’ipocrisia, della malvagità e della più vile bassezza umana. La sua luce è alimentata dalla sua stessa forza, dal suo lottare per rivendicare il proprio posto nel mondo, dal suo cadere e rialzarsi, piegata ma mai spezzata.
“Era ammaliante, ipnotica e splendente di qualcosa che non era bellezza esteriore, lineamenti perfetti o corpo statuario. Era la bellezza dirompente di chi sopravvive conservando intatta la propria anima, di chi mostra le ferite con dignità.” Eccola: Abilene, descritta alla perfezione in poche righe dalla stessa autrice. Abilene, che diventa madre nella maniera più triste, incinta di un uomo che neanche conosce, abusata nel corpo e nell’anima, eppure capace di aprire il cuore al miracolo dell’amore, riscoprendolo nella pelle e nel profumo di quell’esserino messo al mondo per uno scopo preciso, il denaro, ma che invece diventa la ragione di una vita migliore. Abilene, che rinuncia a sua figlia e all’amore appena sbocciato per quel dottore che, nonostante la sua reticenza, nonostante la sua morale, si è preso cura di lei, riservandole attenzioni che nessuno, a parte suo fratello, le aveva regalato.
“Lo capiva quello stupido uomo che doveva smetterla di fare la faccia contrita? Le prudevano le mani dalla voglia di toccarlo, di accarezzarlo, di baciarlo dappertutto in modo caotico e impetuoso seguendo il battito del suo cuore pazzo di gioia”
Abilene ha imparato a riconoscere l’animo delle persone. Glielo ha insegnato la vita, che sin dall’infanzia le ha posto dinanzi ogni genere di bruttura. In questo romanzo l’autrice ci mostra il rovescio più infame della nobiltà inglese ottocentesca, quello della depravazione, alla quale soprattutto le donne non potevano in alcun modo ribellarsi. Sottomissione, questa era la parola d’ordine, e così era stato per Abilene, vittima prima del volere di un padre, indegno di tale appellativo, e poi del marito. Dalla vita Abilene non ha ricevuto che pugni in faccia, fino alla svolta. Perché, ripeto, Abilene sa riconoscere l’animo delle persone, e Arthur è quella luce, il faro che forse da tempo aspettava le illuminasse l’esistenza. Abilene è protagonista assoluta del romanzo a cui, giustamente, dona il nome. La sua personalità emerge pagina dopo pagina e noi impariamo a riconoscerne le sfumature e la caparbietà, impariamo ad amarne il coraggio. Eppure ancora una volta non possiamo fare a meno di innamorarci delle figure secondarie, come Hector, valletto e fratello della nostra protagonista, pronto a proteggerla e guidarla in ogni momento soprattutto in quelli più bui. E i bambini.
“Rose gli mise entrambe le manine sulle guance per tenergli fermo il viso e poterlo fissare con comodo. Suo padre le piaceva come nessun altro al mondo. I lineamenti noti, che lei trovava bellissimi, le infondevano un benessere e una pace di cui non era mai sazia. C'era sempre qualcosa di interessante nel viso di suo padre: un sorriso, una carezza, una certezza o una risposta ancor prima di aver fatto la domanda.”
In questo scritto, come in moltissime altre opere dell’autrice, il profondo rispetto verso l’infanzia, soprattutto verso ciò che i bambini hanno da dire, colpisce dritto al cuore. Perché in loro c’è la verità, quella semplice, quella che non si lascia influenzare dai punti di vista, dalle regole, dalla morale.
“La bellezza della sua vulnerabilità era esplosa, perché in una fanciulla di quell’età, per quanto la vita l’abbia messa alla prova, l’innocenza grida. Ma era stato la fame a vincerlo. Un’insaziabile fame di intimità e bellezza che gli erano negate da troppo tempo”
Abilene, è pura poesia. Lo è il personaggio e lo è il romanzo che ne prende il titolo. Un altro piccolo grande gioiello regalatoci da un’autrice le cui idee rimangono sempre originali, e la cui scrittura è come musica, ma per gli occhi.
Leggere la Quasi rimane sempre un passatempo perfetto per intrattenersi in pomeriggi burrascosi anche quando approda nel Regency. O forse proprio per questo. "Abilene" è strettamente collegato a "Dita come farfalle" e "Scacco matto Vostra Grazia" ma a mio avviso si può anche leggere singolarmente, penso però che conoscere i fatti antecedenti possa servire per comprendere meglio come si incastra la storia di Abilene Fairfax e Arthur Lake nell'impianto narrativo messo in piedi per la Duchessa di Clarendon e duca di Rothsay, in fondo Arthur Lake è un amico intimo della Duchessa. "Abilene" è una storia che supera convenzioni sociali e separazioni, traumi e incoerenze, viaggi e atti generosi, per rigenerarsi lontano da Londra, dal ton, dagli occhi giudicanti della gente.
Lady Abilene Stonefield, data in sposa appena diciassettenne al vecchio lord Conrad Fairfax, conte di Stonefield, di una quarantina d'anni più vecchio di lei, in due anni di matrimonio non è riuscita a dargli un erede. Innumerevoli sono le voci di cui è oggetto, tanto più perché bellissima e ricchissima, e ora che il conte ha i giorni contati, deve attuare un piano per risolvere il problema della successione. Su raccomandazione dell'amica Emma, la duchessa di Clarendon - ve la ricordate? La figlia illegittima di James Cavendish, duca di Rothsay, ("Dita come farfalle") divenuta moglie di Percival Webster, duca di Clarendon ("Scacco Matto Vostra Grazia") fratello di Caroline? -, chiede l'assistenza professionale del dott. Arthur Lake, amico d'infanzia della duchessa.
«𝙈𝙞𝙤 𝙢𝙖𝙧𝙞𝙩𝙤 𝙣𝙤𝙣 è 𝙞𝙣 𝙜𝙧𝙖𝙙𝙤 𝙙𝙞 𝙞𝙣𝙜𝙧𝙖𝙫𝙞𝙙𝙖𝙧𝙢𝙞.»
È necessario trovare un "donatore di sperma" al di fuori del talamo nuziale.
Pur sconvolto dalla conversazione e dalle domande di Lady Stonefield, l'integerrimo dott. Lake decide di seguire, quando sarà necessario, la sua gravidanza. Nello scorrere delle pagine l'insolita storia si arricchisce di particolari, si definisce il ruolo di Hector, il valletto di origine giamaicana al quale permetteva, quando pioveva, di entrare in carrozza insieme a lei, e il subitaneo senso di antipatia e repulsione che Abilene ispira nel lettore viene piano piano sostituito dalla comprensione, dall'orrore che gli eventi descritti suscitano: dietro l'atteggiamento disinvolto e disinibito della Lady si nasconde una grande sofferenza che la nascita di quel figlio tanto agognato non attenuerà, tutt'altro. Rebecca Quasi racconta una storia molto al di sopra delle righe, insolita e apparentemente deprecabile, ma non discosta dalla realtà dell'epoca, e con la maestria che distingue la sua "penna" trasporta il lettore, suscita comprensione ed empatia nei confronti di Abilene mentre emerge un Arthur meno rigido, accessibile ed emotivamente coinvolto. Impeccabile dal punto di vista narrativo, la storia è bella, mi è piaciuta, ma, avendo letto tutti i libri della Quasi, dal mio punto di vista è un tantino al di sotto degli standard a cui questa splendida autrice ci ha abituati; d'altro canto, visto l'alto livello di comparazione, è comunque molto coinvolgente, appassionante. Come tutti i suoi libri, la consiglio caldamente.
Secondo la mia modestissima opinione, Rebecca Quasi è una delle migliori autrici di romance italiane attualmente in circolazione. Scrive bene, ha una narrazione vivace che riesce a catturare il lettore, è arguta e accurata e, negli storici, difficilmente risulta anacronistica. Quando inizio un suo romanzo so già che leggerò qualcosa di qualità. Poi, purtroppo, io sono una lettrice piena di idiosincrasie e, quasi sempre, nelle sue storie trovo elementi che vanno a cozzare con esse. Quindi, alla fine, mi ritrovo puntualmente a dire tra me e me "bello, brava...ma non è un romanzo che rileggerei". L'unica eccezione è stata "Le Ali". Goodreads - tengo sempre a specificarlo - per me è una sorta di diario personale di letture e il punteggio che assegno dipende sempre dal mio personale gradimento, che non sempre ha a che fare con la qualità obiettiva delle letture. Per questo, anche questa volta, non riesco ad andare oltre le 4 stelline.
I libri di questa autrice sono una carezza per l’anima. Romantici, struggenti, delicati nonostante i temi affrontati siano tremendamente profondi.
Forse questo è il volume che ho più apprezzato. I personaggi sono strani, diversi, mal visti dalla società, complicati, si scontrano ad ogni occasione, verbalmente, fisicamente. Mordono il fuoco.
Abilene è forte, bella da far paura, letteralmente. Tanto delicata all’aspetto quanto forte nell’anima, è una sopravvissuta che lotta con le unghie e con i denti per rimanere a galla. Arthur è dolce, testardo, attaccato alle regole e lei lo sconvolge, lo distrugge pezzo per pezzo per arrivare alla sua anima. È una storia di rinunce, di fatica, di imposizioni e di tanto amore.
Leggerò ogni libro di questa autrice perché mi fa bene al cuore.
Un eccellente romance storico, forse uno dei migliori letti ultimamente, con due protagonisti incisivi e di spessore ai quali fanno da contorno altri personaggi accattivanti, tutti davvero ben caratterizzati; una trama avvolgente, dialoghi brillanti, guizzi d'ironia, spesso amara, che stemperano l'emotività e la tensione di certe situazioni, uno stile narrativo elegante e soprattutto ben curato...