Nel mezzo del cammin della sua vita, Dante Alighieri è un famoso poeta e difensore della pace a Firenze, ma dietro il suo successo si cela il dolore per la morte di Beatrice. Mentre vaga smarrito per una selva oscura, viene scorto da Kabal, spirito custode della decaduta famiglia Cavalcanti. Dante potrebbe essere l'ultima occasione per salvare l'anima perduta di Guido, che dell'Alighieri era stato amico e mentore di poesia. Disperato e determinato a tentare il tutto per tutto, l'astutissimo spirito indossa la corona d'alloro delle Muse e si finge il poeta Virgilio: così camuffato, offre a Dante di ricongiungerlo con la sua amata. Sa bene che per lei egli sarebbe pronto ad attraversare persino l'Inferno... ed è proprio ciò che intende fare. Ma segreti, rimpianti e oscurità oltre ogni immaginazione attendono Dante e Kabal nella loro discesa attraverso gli abissi. Un viaggio destinato a riecheggiare nei secoli. Ultimo, epico capitolo della saga di Eternal War, avventuroso omaggio alla più grande opera letteraria di tutti i tempi. Lasciate ogni speranza, o voi che leggete.
Livio Gambarini is a philologist and editor, teacher at the creative writing course "Il piacere della scrittura" at the Catholic University of Sacred Heart in Milan (Italy). His works cover a large array of genres, both speculative and realistic, often involving italian Middle Age history.
Livio Gambarini è filologo, editor e insegnante al corso di Alta Formazione "Il piacere della Scrittura" all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. I suoi lavori spaziano dal romanzo storico al fantasy e spesso si focalizzano sulla divulgazione del medioevo italiano.
Quando si dice "cominciare bene"... non penso potessi iniziare l'anno di letture in modo migliore!
Avevo amato i primi tre volumi di questa serie fantasy ambientata principalmente nella Firenze di fine tredicesimo secolo, ma questo libro finale è addirittura migliore dei precedenti. Tutti gli eventi, i personaggi, gli indizi e gli accenni fatti nei libri precedenti convergono qui, quando il fantasy storico si intreccia con uno dei testi più famosi a livello mondiale della storia della letteratura italiana: la Divina Commedia di Dante.
Abbiamo lasciato nel terzo volume Kabal in disgrazia: tutti i suoi piani falliti, ogni intrigo scoperto e punito, gli amici traditi ormai allontanatisi da lui, e perfino Guido, il suo pater familias, era ormai moribondo, con una delle sue due anime uccisa per punire la sua ambizione di rendere Firenze una propria signoria. Ma l'arrivo di Dante a Roma, aveva dato una nuova, folle e ultima speranza all'ancestrarca dei Cavalcante... una speranza che ci conduce praticamente "dietro le quinte" della Commedia dantesca.
Avendola riletta da non molto tempo, mi sono potuto godere appieno la perizia dell'autore nel ripercorrere i passi danteschi, mostrandoci al tempo stesso come Virgilio fosse Kabal sotto mentite spoglie, cosa fosse realmente la scena iniziale con le tre fiere che dà il via al viaggio, quale fosse il reale scopo del viaggio. Si passa praticamente metà libro a godersi il viaggio nella Commedia, e ad ammirare la bravura di Livio nell'esserle fedele e al contempo nello scovarne fonti e ispirazioni, nel ricostruire i miti passati su cui si basa il Paradigma da cui deriva, e nell'unire tutto quanto al sistema magico che ha creato e alla storia di Kabal e di Guido.
E l'altra metà? Beh, la passiamo prima a chiederci se e quando Dante scoprirà la verità, cosa farà Kabal (che in questo viaggio negli Inferi porta a completamento il proprio percorso di evoluzione già avviato nel corso della serie), a rimanere a bocca aperta per certe scene e a emozionarci di fronte all'epicità del tutto.
Il bello è che il tutto avrebbe potuto facilmente scivolare nella parodia o nel tentativo di sfruttare l'effetto traino della Divina Commedia... invece qui la Commedia è al servizio della trama di Eternal War, che a sua volta avvolge l'opera dantesca omaggiandola, amandola e rispettandola, dandole un fondamento fantasy lasciando inalterato tutto quanto.
Epico, emozionante, avvincente. La splendida conclusione di una serie eccellente!
Il mio riassunto per l'esperienza di lettura è: questo libro è tutto ciò che mi aspettavo, ma anche di più. Insomma, LIBRO PREFERITO DELL'ANNO. Sapevo già che mi sarei innamorata della conclusione della saga, perché l'abilissima penna di Livio ha sempre tratteggiato con maestria worldbuilding, personaggi e intrecci di trama. Ma qui, a mio avviso, si è superato. Sarà stato il viaggio nell'Inferno, l'incontro con tutti i pilastri della storia della letteratura (e del mito) o l'arco di trasformazione dei personaggi: quel che è sicuro è che tutti questi elementi, incastrati tra loro in maniera magistrale con uno stile magistrale, hanno permesso di creare un romanzo meraviglioso. Ma ora che faccio senza la saga di Eternal War? E voi che non l'avete ancora iniziata, muovetevi... altrimenti le vostre anime saranno date in pasto a Satanasso.
Wow. Allora, tiriamo un po' le somme. Nel primo volume, Gli eserciti dei santi, ci viene dato un assaggio dei personaggi e del sistema magico. Breve, dallo stile semplice, si vede che è la penna di un Livio più giovane e appena sgrezzato. Comunque interessante e scorrevole. Nel secondo volume, Vita Nova, lo stile e la bravura di Livio salgono di due scalini. Si sente un focus maggiore sui personaggi, sul mondo e il sistema magico viene spiegato più nel dettaglio per coloro che non avevano compreso del tutto le meccaniche nel primo. Sinceramente avrei preferito meno spiegazioni (dal canto mio, molte cose si capivano benissimo) ma mi rendo conto che a persone meno sgamate di fantasy alcune cose restino dubbie. I metodi usati per approfondire le spiegazioni sono comunque ben congegnati. Sempre in Vita Nova, i tasselli del puzzle aumentano, ma ancora non sospettiamo nulla. Nel terzo volume, Il sangue sul giglio, assistiamo al declino di Guido sia come Pater Familias, sia come uomo, sia come amico. Lo stile di Livio è sempre meglio, superiore a Vita Nova, anche se di poco. Il mistero però si infittisce. La storia lievita. Siamo ormai agganciati ai personaggi e ai loro destini. Sappiamo come andrà perché lo abbiamo studiato a scuola e c'è chi, come me, abitando nei dintorni di Firenze, non può non saperne nulla su quei due poeti. La poesia si fa magia in modo più netto e delineato. Lo scontro arriva al culmine. Scopriamo molti "chi" e "come" in un collegamento di tasselli ben organizzato e... Deh! Nel quarto volume, Inferno... lasciate ogni speranza, o voi che credete di scrivere bene. Scherzo, ovviamente, ma è vero che Livio ha raggiunto un livello stratosferico con quest'ultimo volume di saga. Lo stile di scrittura è una cosa poetica, alta e volgare al contempo; riconduce a quell'epoca passata seppur mantenendosi semplice; si interseca nel clima e nel tono dell'Inferno e del trecento Fiorentino, guizza nelle strofe di Dante e di Guido Cavalcanti e riemerge con la potenza della letteratura fantasy contemporanea. È diventato un maestro della penna, e se penso che molti si fermeranno alla lettura del primo volume mi viene da spaccare qualcosa. Questa saga merita di esser letta solo per godersi Inferno. Cosa dire del contenuto effettivo del libro? Be', è l'Inferno di Dante, rimaneggiato per incastrarsi con la storia di Eternal War. È un incastro perfetto, studiato nei minimi dettagli, senza buchi di trama (e io sono pignolo, li scovo facilmente). Il difetto è che sappiamo già come andrà a finire con Dante. Il pregio è che tutti gli altri personaggi ci stupiranno (ma anche il Poeta non ci lascerà a bocca asciutta). A ritmo intenso e con descrizioni superlative, Livio ci conduce in una discesa dove tutti gli inganni e tutte le colpe verranno al pettine. Un percorso di consapevolezza, perdono, amore e infine redenzione. Un percorso scritto con la passione di un'anima colma di virtù. Livio è una guida, in questo libro e nel suo lavoro. Ci mostra come fare, come scrivere e come affrontare la scrittura, la letteratura, la poesia e il fantasy. Omaggia l'Italia, Firenze, Dante e Cavalcanti e tutta la letteratura nostra, latina e greca. Ma cosa più importante, omaggia noi aspiranti scrittori di un'opera magnifica che può solo insegnare e legarci a lui. Perché ogni legame è a doppio filo. Livio ha lasciato, sta lasciando e lascerà orme da seguire. Lasciamoci dare l'Abbraccio. Accettiamolo come Ancestrarca. Non ci deluderà, ne sono sicuro.
Sono emotivamente provata. Non credevo che un fantasy storico mi avrebbe dato così tante emozioni, ma Inferno è stato un concentrato di talmente tante cose belle tutte insieme che a confronto le Virtù non sono nulla. I tre libri precedenti erano interessanti e via discorrendo... ma questo finale è superlativo! È uno dei libri più belli letti nel 2020: è un racconto intelligente, appassionante, pieno di colpi di scena e sì, anche con una bella morale. In alcuni punti mi sono commossa per i personaggi e i loro cambiamenti. Non sono una grandissima esperta dei fatti storici realmente accaduti, ma l’autore li ha intessuti talmente bene con il racconto fantasy che pare davvero un romanzo storico fatto e finito.
Date un premio a Gambarini, per cortesia. Se non c’è inventatelo che le sue idee sono geniali. E il suo Dante è un caruccetto amoroso che va solo coccolato. Quando sviene poi fa morire, con Kabal che se lo trascina in giro imprecando.
Comunque... insomma... se ci scrive anche di Machiavelli io non è che mi offendo, eh, signor Livio...
L'amore per questa saga di genere fantasy storico tutta italiana è cresciuta di libro in libro. Se nel primo volume avevo trovato davvero accattivante l'idea di usare come protagonista Guido Cavalcanti (sì, proprio il poeta fiorentino) e di creare un sistema magico complesso e originale, col procedere della saga ho potuto apprezzare molte altre qualità. In Vita Nova ho amato lo sviluppo dei personaggi, e la morte di Beatrice mi ha fatto inzuppare il libro di lacrime. Le pagine del "Sangue sul giglio", invece, sono volate in un crescendo di tensione ed emozione, con uno dei cliffhanger finali più sorprendenti e geniali che abbia mai letto. Inferno riprende tutto ciò che nel volume precedente era rimasto in sospeso e lo porta a una più che degna conclusione. Ogni piccolo indizio seminato nel corso della saga raggiunge qui il suo massimo sviluppo, con colpi di scena davvero sorprendenti. Mi piace molto anche il modo delicato con cui l'autore inserisce momenti brevi ma estremamente toccanti di profonda umanità all'interno di un impianto avventuroso e dal ritmo serrato. In particolare, il personaggio di Matelda, la donna misteriosa del Paradiso Terrestre, è riuscito a commuovermi per il modo in cui viene legato alle vicende dei protagonisti!
Attendevo con impazienza quest'ultimo volume della saga. Le aspettative sono state stra-ripagate.
Finalmente seguiamo Dante Alighieri nella sua discesa tra le lande agghiaccianti dell'Inferno, al seguito di quello che lui, poverino, crede Virgilio. Ed è pazzesco come Livio Gambarini sia riuscito a intessere con disinvoltura storia, letteratura e fantasia. Tutto torna, ogni elemento della saga ha la sua esplosione finale e, allo stesso tempo, in un pazzesco gioco di equilibrio, s'interlaccia in modo brillante e soddisfacente con le vicende più emozionanti del celebre libro di Dante.
Durante la lettura ho riso, ho pianto, ho gustato ogni istante di questa meraviglia. Ho pensato a tutti quei ragazzi e quegli adulti che, come me, dopo la saga avranno voglia di andare a rileggersi la Commedia di Dante, e che magari si innamoreranno del nostro patrimonio letterario, grazie a una chiave di lettura moderna e fantastica.
Inferno è il degno capitolo finale di un’opera a cui, a mio avviso, non manca nulla.
E ora aspettiamo l'adattamento cinematografico o televisivo!
Il finale epico della saga di Dante, Kabal e Guido Cavalcanti! Ho avuto l'onore di essere un gamma reader di Eternal War 4: Inferno di Livio Gambarini. Livio è uno dei rari scrittori italiani che conosce e applica benissimo i principi della narratologia, creando un'esperienza immersiva realistica per il lettore, dove il romanzo storico si fonde senza soluzione di continuità con l'elemento fantasy. D'altronde, se venisse pubblicata oggi, dove andrebbe a finire la "Commedia" di Dante se non nello scaffale della letteratura fantastica? E se vi siete sempre chiesti come mai Dante continuasse a svenire a ogni balza dell'Inferno o perché la visione del mondo di oggi abbia subito un radicale cambiamento di Paradigma rispetto a quella del Trecento... beh, questo è il libro che fa per voi. Avventura, creature fantastiche, epicità, magia e... poesia! Uno dei migliori romanzi recenti, e fa venire voglia di rileggere tutta la saga perché le semine – incredibile – erano presenti fin dal primo volume, alla battaglia di Montaperti del 1260... Non riesco nemmeno a immaginare la mole di documentazione storica e di preparazione narrativa che sono state necessarie per creare un mondo così coerente. Complimenti all'Autore!
Quando nelle ultime pagine de Il Sangue sul Giglio ho capito cosa si andava a profilare per l'ultimo capitolo della saga non ho potuto far altro che correre a ordinare Inferno, per poterlo recuperare il prima possibile. Degna conclusione della saga di Eternal War, questo libro ha un solo grosso difetto, che illusterò più avanti nella recensione.
Ancora una volta, l'impostazione è semplice quanto interessante. Dante, guidato da un Kabal mascherato da Virgilio, si appresta a compiere il viaggio ultraterreno nell'Inferno che verrà immortalato nella Commedia. Il grande mistero che ha accompagnato i volumi precedenti, l'identità del Nemico e del suo oscuro piano si sveleranno in un viaggio verso il fondo dell'abisso. Tutti i nodi verranno al pettine, Dante concluderà il suo percorso di maturazione e Kabal stesso, affrontando di girone in girone il peso delle proprie azioni e lo stato in cui ha gettato la sua famiglia, metterà definitivamente in crisi sé stesso, arrivando a compiere uno splendido e intenso arco di trasformazione. Non vorrei aggiungere altro per non rovinare il gusto della lettura, ma le interazioni tra i tre personaggi principali, Dante, Kabal e Portinum, seguiti da Beatrice e Guido, regalano passaggi di una profondità e intensità toccante. Forse solo la battaglia finale non mi ha convinto al 100%, più per sensibilità mia che per effettiva qualità della prosa. La costruzione del world building di Eternal War raggiunge in questo capitolo il suo apice, dove ogni tassello si posiziona al proprio posto e il mosaico, sapientemente costruito e pian piano svelato, si svela alla fine in tutta la sua chiarezza. Il romanzo sa essere tamarro e profondo, esattamente come la prima cantica della Commedia, in uno splendido omaggio al potere della Poesia e all'opera del Sommo Poeta stesso. Il vero difetto, che accennavo prima, l'ho riscontrato verso la fine. Finalmente i nostri eroi si lasciano alle spalle l'oscurità dell'abisso ed escono a riveder le stelle. Davanti a loro la montagna del Purgatorio. Tutto bello, ma perchè mancano una manciata di pagine alla fine del libro? E la cantica del Purgatorio? Il Paradiso? Dovremmo essere a un terzo del racconto, come mai il libro è praticamente finito? >:C Battute a parte, Inferno si presenta come la più degna conclusione a un'ottima saga di historic fantasy italiano, con grandi personaggi (Dante e Portinum nel cuore, e anche Kabal dopo tutte le sberle che si è preso in quest'ultimo viaggio merita anche lui un bel po' di affetto), un'intreccio, un'ambientazione e un sistema magico gestiti a regola d'arte.
Seguo Livio Gambarini da quando ho scoperto il suo vblog di scrittura "Rotte Narrative" sul Tubo e questo mi ha permesso di avvicinarmi a un genere al quale non ero particolarmente affezionato. C'è da dire che l'ambientazione storica ha aiutato parecchio un neofita come me a entrare in un mondo in cui la dimensione spirituale produce effetti sul mondo reale, anzi spesso ne è causa efficiente. Ho letto i volumi precedenti con insolita rapidità (per me) e questo è senz'altro un merito dell'autore il cui stile è ben bilanciato. Da un lato le scene d'azione sono eccellenti, dall'altro non mancano mai descrizioni accurate e quasi visive che però non tolgono agilità alla prosa e danno all'esperienza di lettura quella immersività che da sempre mi tiene attaccato a un libro o, come nel caso in esame, a una saga. In questo volume finale, Kabal, lo spirito ancestore della scomparsa schiatta dei Cavalcanti, incontra uno spaesato Dante alle prese con il lutto bruciante per la scomparsa della sua Beatrice. Kabal sa che Dante era stato un amico di Guido Cavalcanti e perciò pensa di poter salvare l'anima di quest'ultimo attraverso un viaggio nei Regni dell'Aldilà. Non è uno spoiler se vi dico che, per raggiungere questo scopo, Kabal non esita a vestire i panni del poeta Virgilio e sfruttare l'ancora vivo amore di Dante per Beatrice. In questo stratagemma sta, a mio parere, il punto di forza del plot e il lettore ritrova i luoghi della Commedia rivivendoli però con un fresco spirito di avventura. Non ho dubbi che Gambarini abbia tutte le carte in regola per diventare il maestro del fantasy storico. 5 stars.
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Il quarto episodio conclude una saga che entra fra le mie preferite di sempre. Una saga che nasce con un primo romanzo frizzante e originale e cresce fino a esplodere in un ultimo volume pieno di meraviglia e di scene degne dei grandi padri del fantasy! Ho amato i personaggi e la loro tridimensionalità che li rende davvero umani (Anchestrarchi e viventi), soprattutto ho ritrovato il mio Dante e mi sono emozionata con lui mentre orma dopo orma diventa l'uomo che sta dietro al Sommo poeta. Il mio cuore ha risuonato con quello dell'autore perché ho capito che questa storia nasce dall'amore profondo per la nostra Letteratura e per versi che ormai "sono incisi nella materia stessa dei secoli”. La struttura della trama è geniale, resta coerente con i principi fantastici ma anche con i fatti storici e con lo spirito del Trecento italiano, ma li porta vicini a noi, lettori del XXI secolo. Gambarini ci mostra che la Letteratura è viva e che può sbocciare, fiorire e colmare lo spirito anche attraverso il genere fantasy.
Il volume che più ho amato e che merita a mani basse il massimo dei voti. Tra l’altro, piccola parentesi, una saga che va via via migliorando, e che arriva all’ultimo volume col massimo dei voti non succede spesso! I personaggi evolvono in modo assurdo, positivamente assurdo, e tutto ti dà un senso di completezza. Da un lato avevo paura per questo libro perché metterci dentro la Commedia poteva essere un disastro, dall’altro ero tranquilla perché arrivata a questo punto ero abbastanza sicura che l’autore non avrebbe fatto casini e così è stato. Inferno è stato un mix di emozioni diverse, tanto che non vi nego sono arrivata alla commozione più di una volta. E davvero risulta chiaro che l’obiettivo di Livio Gambarini fosse questo libro, ma per arrivarci ne ha scritti altri tre, che hanno un senso, non sono stati scritti tanto per, c’è sempre stato dell’impegno, dello studio, delle regole narrative che sono state rispettate, uno stile lirico e volgare a seconda della necessità, ma sempre semplice e diretto, mai noioso. Una menzione anche alla casa editrice Acheron Books che ha dato fiducia a questo autore e che ha eseguito un buon lavoro di editing e cura per i dettagli (in quattro volumi ho riscontrato pochissimi refusi).
Inferno conclude in modo perfetto l’avventura di Dante, di Guido e dell’astuto Kabal.
Inferno è una grande macchina magistralmente costruita, in cui si fondono mito, religione e letteratura per creare un worldbuilding unico. Per alcuni versi mi ha ricordato Queste Oscure Materie di Pullman: in modo molto meno caotico e fumoso, Gambarini genera un universo letterario con realtà parallele -la nostra realtà e le Lande dello Spirito-, che si influenzano a vicenda. Un po’ come in Pullman, l’anima diviene qualcosa di concreto e tangibile, ed è la vera forza creatrice di mondi, molto più di un Dio assente e indifferente che se ne sta racchiuso nelle sue Alte Sfere. In Inferno l’Oltremondo della Divina Commedia viene analizzato come se fosse un edificio a più livelli, progettato con la minuzia di un architetto (ma un architetto fantasy, che ovviamente è molto più divertente.)
L’Inferno, quello di Dante, è usato come source material in maniera impeccabile: le scene che conosciamo tutti sono riportate con minuzia e ne sono aggiunte di nuove con uno stile coerente, tanto che a prescindere dalla conoscenza dell’opera risulta difficile distinguere le une dalle altre. Non infastidisce nemmeno la parafrasi del testo, che rende la lettura più fruibile senza per questo stonare con l’utilizzo di un linguaggio troppo moderno.
Devo essere onesta, ero un po’ preoccupata dalla molteplice alternanza di punti di vista, presente anche all’interno dello stesso capitolo: temevo di perdere il contatto con il personaggio e che saltare così rapidamente da un filtro all’altro potesse ‘’buttarmi fuori’’ dalla narrazione. Mi sbagliavo. L’abilità dell’autore, credo, si vede proprio da questo. Complice l’idea di usare una figura-simbolo per ogni personaggio, invece che il nome, che fa sì che il passaggio da un punto di vista all’altro sia meno brusco e più godibile per il lettore. Con poche parole l’autore è in grado di esprimere l’emotività di un particolare personaggio, rendendo ognuno differente dall’altro.
I personaggi sono il vero punto di forza del romanzo. Il mio preferito è Kabal, perché il suo arco di trasformazione (ma possiamo anche dire di redenzione) all’interno di questo singolo libro è molto coinvolgente e le sue azioni scatenano, per reazione, più o meno direttamente, quelle degli altri personaggi principali. Nessuna decisione è priva di conseguenze e si ha la percezione netta che se in qualsiasi punto della storia il nostro Virgilio improvvisato avesse preso una strada diversa, non saremmo arrivati al finale che abbiamo (tra l’altro, finale bomba). Nota di merito anche agli Spiriti Magni del castello: i loro poteri… wow. Ma non voglio fare spoiler.
Con Inferno ho voluto fare un esperimento un po’ folle: non avendo mai letto la saga di EW prima dell’uscita di quest’ultimo romanzo, sono partita dal fondo. Sono una lettrice a cui, onestamente, non importa nulla degli spoiler, quindi ho letto i riassunti degli altri tre libri prima e poi mi sono buttata dritta su Inferno. La cosa divertente? È stato un viaggio fantastico. Non solo ho capito tutto, ma mi sono dimenticata ad un certo punto di star leggendo un libro che avesse dei prequel. Assurdo, soprattutto per un finale di saga! Chiaramente nei giorni successivi mi sono divorata i primi tre in ordine. Si nota tantissimo la crescita dell’autore nello stile, nella costruzione della trama e nella capacità di dar voce ai personaggi. Il passaggio a ritroso quarto-primo all’inizio è un po’ una botta! Però anche gli altri libri sono assolutamente godibili, ho dato quattro stelle a tutti e tre. Se leggi prima Inferno nient’altro ti sembra più all’altezza!
Se siete arrivati in fondo e non avete ancora letto questo romanzo, perché diavolo avete buttato tempo su sta roba invece che Inferno? De’!
Quello che mi è piaciuto in questo libro (e in generale in tutta la serie) è la tematica storica/letteraria mescolata alla storia, che qui hai il suo apice finale, mettendo assieme la Divina Commedia alla storia di Eternal War. Da questo punto di vista è stato anche interessante vedere incastrarsi molti pezzi visti nei libri precedenti e arrivare i personaggi a un finale soddisfacente per quella che è stata la loro storia (avrei tagliato l'epilogo che davvero non aggiunge niente, ma capisco perché sia stato messo e in ogni caso non è nocivo, è solo un'aggiunta).
Ma?
Ma a me non me ne fregava niente. E' una cosa che è iniziata già nel primo libro ma che credevo rimediata nel secondo, mentre il terzo è stato per me così noioso (in quanto l'ho trovato non una storia, ma una serie di scene staccate per far arrivare la trama dal punto A al punto B) da farmi completamente perdere qualsiasi interesse in quello che stava succedendo. Come nel terzo mi sono trovata a chiedermi perché dovessi tifare per Kabal invece che per Don quando giocavano allo stesso gioco e nella stessa maniera (e che avrei voluto vedere più di Don per saperne di più) qui mi sono chiesta perché dovesse fregarmene qualcosa di chi erano i volti di Satanasso, quando la sua figura nel resto dei tre libri è talmente staccata dalla trama dei personaggi di Guido e Dante (e in parte anche di Kabal) da non essere mai un ounto così focale. Quando a una certa c'è stata la big rivelazione io ero tipo "ah ok". Anche il worldbuilding a una certa è diventato così incasinato (ma non difficile da capire, tanto che ho predetto una cosa successa sul finale) che mi ha smorzato l'interesse perché determinate cose vengono date per scontate o spiegate troppo tardi e il risultato è che uno fa un atto di fede sulla trama ma smette di interessarsi al wordlbuilding.
Intendiamoci, mi prendo parte della colpa. Ci sta, per gusti personali, che questi personaggi non siano riusciti a entrare nelle mie corde. Alcune cose le ho criticate nei libri precedenti e quindi trovo che si sarebbe potuto fare un lavoro migliore per i personaggi, ma in ogni caso non è detto che mi ci sarei affezionata lo stesso. Per questa ragione, io in generale lo consiglierei a chi ha voglia di provare un fantasy molto legato alla letteratura italiana ma con buone basi di narrativa; soprattutto se vi affezionerete ai personaggi, a differenza di quanto ho fatto io, questo libro vi soddisferà appieno. Se non vi affezionerete ai personaggi, c'è comunque una buona probabilità che lo faccia l'aspetto letterario-narrativo. C'è solo una categoria di persone a cui non mi sento di consigliarlo: chi vuole leggere un libro con bei personaggi femminili che siano protagonisti/coprotagonisti e che in generale vorrebbe dissociarsi da certe dinamiche legate al genere. Non ne ho parlato nel primo libro perché volevo vedere come evolveva, ma c'è un intero discorso sulle convenzioni di genere che nasce e muore lì, non ha alcun riscontro sulla narrativa e quando ce l'ha comunque è impostato talmente male che un po' mi sono sentita presa per il culo (purtroppo introdurre tematiche serie e poi ignorarle è un errore che ha fatto persino la Rowling). Io ci sono anche passata sopra, ma visto che l'ho notato ho pensato fosse corretto avvertire se qualcuno fosse più sensibile di me. Altrimenti, per restare in tema, buon viaggio.
Questo quarto capitolo segna la conclusione di un viaggio straordinario, e sebbene l'autore ci lasci con un finale che chiude magistralmente questa parte della storia, io non posso fare a meno di sperare che, in futuro, Gambarini torni a esplorare questo affascinante mondo. Inferno è un'opera che fonde sapientemente azione, mistero e profondità psicologica, mantenendo una suspense che non cala mai, nemmeno per un momento. La trama è intricata e coinvolgente, e l'autore, come sempre, dimostra una capacità unica nel tessere fili narrativi che si intrecciano con naturalezza, creando colpi di scena sempre più sorprendenti. Ogni pagina è un susseguirsi di emozioni intense, con un ritmo che non lascia spazio alla noia. I personaggi, ormai così familiari dopo tre libri, sono più complessi e sfaccettati che mai. Mai mi sarei immaginata di riuscire a vivere in modo così intenso e allo stesso modo così vivido e quasi tangibile il viaggio di Dante Alighieri anzi di Durante, nel suo INFERNO. Gambarini ha costruito un mondo in cui ogni singolo protagonista è tanto imperfetto quanto indimenticabile. Le loro motivazioni sono autentiche e realistiche, eppure ogni scelta li porta sempre più vicino a un destino che sembra ineluttabile. L'autore gioca con le loro emozioni, le loro paure e le loro forze interiori in modo magistrale, rendendo ogni interazione e ogni conflitto ancora più coinvolgente. La scrittura di Gambarini è incisiva e raffinata, ma allo stesso tempo diretta ed emozionale. La sua abilità nel creare atmosfere dense di tensione è straordinaria, e ogni scena sembra pulsare di vita propria. Il suo talento nel mescolare elementi di thriller, fantasy e psicologia rende *Inferno* una lettura che non può lasciare indifferenti. Se da un lato il finale di *Inferno* offre una conclusione soddisfacente e perfetta per questa saga, dall'altro lascia la sensazione che ci sia ancora molto da raccontare. La speranza di un seguito non può che essere forte, perché Gambarini ha creato un universo così ricco e affascinante che ogni lettore vorrebbe continuare a esplorarlo. In definitiva, *Inferno* è un capolavoro storico fantasy che segna la conclusione di una saga imperdibile. Un libro che lascia il segno e che, sicuramente, avrà un posto speciale nella mente e nel cuore di chi ha avuto la fortuna di seguirlo fin dall'inizio. Spero con tutto il cuore che Livio Gambarini riprenda questo filone, perché il mondo che ha creato merita ancora di essere esplorato. Un'autentica lettura da non perdere!
E così il viaggio si conclude. Tutti i tasselli, le scelte dolorose, gli intrighi hanno portato qui e la storia di Kabal, Guido e Dante si intreccia a quella della Divina Commedia.
Un vero e proprio pellegrinaggio quello di Dante, che però diventa anche quello di Kabal, che in disgrazia tenta un ultimo colpo per sistemare le cose. Una folle speranza che diventa l’unica possibilità per redimersi.
Non vi racconterò dei personaggi incontrati, di tutti i rimandi al percorso dantesco che ripercorriamo pagina dopo pagina, perché l’autore non cade nella trappola di un mero re-telling dell’opera dantesca. Piuttosto ne tratteggia uno splendido dietro le guide, che esalta e omaggia la Divina Commedia, a cui resta sempre fedele ma donandogli un tocco fantasy.
Il cammino attraverso l’Inferno diventa il culmine del percorso evolutivo di Kabal, che qui fa definitivamente i conti con il passato e le scelte compiute. Scelte a volte estremamente crudeli, fatte non tanto nell’ottica del bene della famiglia quanto piuttosto per accrescere di potere e ricchezze. Un viaggio estremamente emozionante, a cui non mancano momenti epici, e che porta anche a un legame tra Kabal e Dante delicato e sincero.
Livio Gambarini è riuscito a creare una saga coerente e splendidamente gestita, che omaggia l’opera dantesca e la unisce a miti passati creando un sistema magico originale e accattivante. Probabilmente l’aspetto, insieme alla caratterizzazione di Kabal, meglio riuscito e che più mi ha coinvolto.
Eternal War: Inferno è una conclusione splendida a questa saga historical fantasy che per quanto mi riguarda è diventata una delle mie preferite! Se trovate accattivante l’ambientazione italiana del XIII secolo e i suoi personaggi storici, se vi incuriosisce un sistema magico basato Virtù e Fama, Ancestrarchi, numi tutelari che dal mondo spirituale riescono a influenzare quello della materia, se amate vi intrighi e soprattutto i rimandi ai miti passati e alla Divina Commedia… con questa quadrilogia avete trovato pane per i vostri denti!
Eternal War 4 – Inferno conclude quella che posso affermare essere la saga fantasy più bella che io abbia mai letto… e ne ho lette tante! Un percorso durato 5 anni che mi ha fatto riscoprire un pezzo di storia italiana e guardare sotto una luce diversa tanti personaggi ed eventi storici che a scuola ho studiato con superficialità. Mi sono affezionato ai tanti personaggi reali, tra cui spiccano i due protagonisti Guido Cavalcanti e Dante Alighieri, e quelli fantastici: Kabal e gli altri ancestrarchi, gli spiriti, le divinità del passato. Durante la lettura di tutti i volumi si ha quella strana e piacevole sensazione di tornare in un posto dove si è cresciuti da piccoli e che oggi è cambiato completamente ma in cui basta uno sguardo per far tornare tutti i bei ricordi. Il quarto volume chiude la saga in modo perfetto, con un finale che esalta e commuove. Ringrazio infine lo scrittore, Livio Gambarini, che ho avuto il piacere di conoscere e incontrare più volte in vari eventi e festival.
Videorecensione + commento finale qui -> https://youtu.be/qyVMiLqooT0 ATTENZIONE! CONTIENE SPOILER DELLA STORIA PRECEDENTE! PRIMA DEL COMMENTO FINALE, ESPLICITO UN INTERMEZZO IN CUI CHI NON HA ANCORA TERMINATO "INFERNO" PUO' CHIUDERE IL VIDEO PRIMA DEGLI SPOILER SUL FINALE.
Allora, non posso che iniziare questa recensione parlando della copertina. Ma che figata è? E' raro che Acheron Books tiri fuori cover al di sotto dell'eccellenza, ma questa... accidenti, ogni volta che la rivedo sono costretto a soffermarmici. Stupenda. Insieme alla dedica dell'autore poi, è sicuramente trai libri più preziosi che posseggo. Detto questo, possiamo passare ai contenuti!
*Spoilers ahead*
Non nascondo che Inferno sia una storia completamente diversa da quella dei precedenti volumi. Qui la narrazione diventa quasi un gioco, il cui fine è ricostruire la prima cantica della divina commedia adoperando regole diverse da quelle che conosciamo. Mi sono divertito a rileggere i canti originali e poi osservare come siano stati declinati dall'autore. Alcuni passaggi iniziali (in particolare quelli in cui Kabal si riferisce a Dante con appellativi sulla linea di "rompicoglioni") mi hanno fatto morire. La vena comica di Kabal, contrapposta a quella reverenziale di Dante, qui, funziona alla grande.
Il gioco però, a lungo andare, ammetto che mi ha iniziato a stancare. Nulla da temere, in concomitanza con questo mio sentimento, l'autore riprende le briglie della sua storia e ci riporta su un tracciato più imprevedibile. Questo a riprova della maestria di Livio Gambarini e della sua intuizione sull'esperienza di lettura che avranno i lettori. A questo punto, però, entra in gioco il gusto personale. In generale ho trovato indigesto tutto il tema della cristianità. E' chiaro che qui sia da intendere come un costrutto mentale degli umani proiettato nelle lande. Ed è chiaro che Eternal War non vuole affatto essere un testo religioso. Ma, malgrado queste consapevolezza, tutta la parte su Portinum, Beatrice, e l'ascensione finale al paradiso, sono state le cose che ho gradito di meno. Mi sarebbe piaciuto che questa revisione della Commedia (e l'indirizzo finale della saga) si fosse distaccata di più da quei temi, ma ripeto, gusto personale. Per spiegarmi meglio, ho sentito un distacco progressivo dai personaggi con i quali, forse, ho faticato sempre di più a empatizzare man mano che i moti interiori si facevano più "spirituali" (anche se non credo sia il termine giusto). Rimango invece dell'avviso che la tragedia di Guido sia quanto di più umano ci possa essere. La sua è sicuramente la figura a cui mi sono affezionato di più e l'arco narrativo più riuscito (nulla da togliere a Kabal, intendiamoci). Mentre la parte prima mi aveva leggermente estraniato, l'ultimo incontro tra Guido e Dante ha saputo commuovermi. Ecco quindi la mia conclusione su Inferno: Non è stato il mio libro preferito della saga, ma assolutamente un degno finale. Di una complessità e attenzione al dettaglio incredibile, di cui penso sia impossibile non notare l'impegno che vi è stato riversato dentro. Conclusioni sulla saga in generale? Senza dubbio tra le mie preferite in assoluto.
🔻Il quarto e finale capitolo di Eternal War consiste proprio in ciò che sembra dal titolo e della copertina: un retelling arguto, emozionante e ben congegnato della Divina Commedia.
🔻L'opera del Sommo Poeta è una delle più importanti della Letteratura di ogni epoca e della Storia umana. Proprio per questo motivo, si potrebbe pensare che toccare una cosa del genere sia un atto sacrilego. Niente di più lontano dalla verità.
🔻La mia impressione, piuttosto, è che questo sia un omaggio all'opera di Dante così appassionato e ben strutturato da rasentare una vera e propria dichiarazione d'amore. Amore in senso letterario: stima, rispetto e grande ammirazione.
🔻Gli altri volumi della saga, anch'essi perfettamente strutturati e pensati, sono stati solo una preparazione per questo atto finale, in cui tutti i nodi vengono al pettine fino a condurre il lettore verso il grande finale. Il modo in cui i fatti esposti nel libro si intrecciano in maniera fedele all'opera originale ricorda una danza, o meglio ancora una tessitura elaborata che prende forma sotto il naso del lettore. Sappiamo tutti gli snodi principali, sappiamo come andrà a finire, eppure anche con tutto il percorso già tracciato, i colpi di scena funzionano lo stesso a meraviglia, grazie a indizi seminati in modo magistrale lungo il percorso.
🔻Dante, Guido e Kabal sono i veri protagonisti di questa storia. Ho sentito le loro emozioni come mie in tantissimi passaggi, così tanti che ho perso il conto. Coraggio, sacrificio, abnegazione e soprattutto compassione sono le parole chiave di un viaggio che, come giustamente viene detto nella quarta, sarà destinato a riecheggiare per secoli e secoli.
🔻Questa è una delle saghe più belle che abbia mai letto. Già la vita e le opere di Dante mi affascinavano fin da prima, e ora... A tutti gli effetti, Guido, Dante e Kabal sono ormai per me come vecchi amici.
🔻In conclusione, un degno omaggio a Dante e alla sua opera, consigliatissimo sia a chi è già ferrato in materia dantesca, che potrà gustare ogni riferimento, sia a chi non ne sa ancora nulla, se non quelle ahimè insufficienti nozioni che si studiano a scuola. Non ve ne pentirete in ogni caso, garantito!
🌌 Introduzione: L'ultimo volume della saga Eternal War di Livio Gambarini, Inferno, segue Dante e l’ancestrarca Kabal in un viaggio nelle profondità dell'Inferno. Kabal, fingendosi Virgilio, accompagna Dante nella ricerca dell'anima perduta di Guido Cavalcanti. La storia rielabora le basi della Divina Commedia, fondendole con una sensibilità moderna e una complessa mescolanza di mitologia cristiana e pagana.
📖 Recensione: L'ultimo volume della saga si distingue per il suo profondo legame con la Divina Commedia, arricchito da richiami classici e cristiani. L'Inferno fonde echi di culture antiche con il cristianesimo, creando un panorama complesso e affascinante. La presenza di personaggi come Caronte e lo stesso Virgilio - il vero, non la versione di Kabal - aggiunge un tocco di autenticità, mentre il continuo contrasto tra il sacro e il pagano è uno dei temi portanti.
Gambarini non si limita a un semplice tributo a Dante: la sua narrazione esplora le conseguenze delle parole e delle promesse, rivelando quanto potere esse abbiano nel determinare i destini. Questo si riflette nei dialoghi intensi tra Dante e Kabal, che in molti momenti sembrano più che mai messi alla prova, non solo fisicamente, ma anche spiritualmente. Le scene sono ricche di tensione e introspezione, offrendo momenti di grande pathos.
L'abilità di Gambarini sta nel rendere viva la complessità dei suoi personaggi. Dante è ritratto non solo come il grande poeta che conosciamo, ma anche come un uomo pieno di dubbi, mentre Kabal è il vero protagonista dell'opera, che, pur nella sua ambiguità morale, mostra una crescita personale significativa.
La narrazione è molto più focalizzata e meno dispersiva rispetto ai precedenti volumi, il che potrebbe essere un pregio per alcuni lettori, ma una piccola nota stonata per chi si distrae spesso durante la lettura.
⭐ Voto: 4.5 stelle. Gambarini ci regala una chiusura potente e ben costruita, piena di rimandi culturali e riflessioni profonde sulla natura umana e spirituale.
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Questo è stato un vero e proprio viaggio. Indizi disseminati fin dal primo libro dei quattro trovano un senso anche a centinaia di pagine di distanza. E' stato davvero piacevole, nonché istruttivo leggere questa saga perché mostra davvero cosa significa progettare una storia senza buchi di trama, qualcosa che trovo raramente...
[SPOILER-NON LEGGERE] . . . . . . Kabal mi era sempre piaciuto, anche quando le sue azioni erano sconvenienti, ma il suo percorso di redenzione è stato proprio perfetto. Sentivo il suo dolore nel separarsi dai retaggi, ma soprattutto mi ha colpito il fatto di essermi ritrovata ingarbugliata nei suoi flussi di pensiero, mentre cercava di capire quale fosse la scelta giusta e quale quella dettata dall'influenza della Frode. Sono davvero, davvero felice che abbia avuto il suo lieto fine. Ho adorato anche l'arco di evoluzione del legame con Portium. Se non fossero riusciti a chiarirsi ci sarei rimasta davvero male. Vederla finire intrappolata nella bolgia è stato il plot-twist più grande dell'intero romanzo, per me. I Santi continuavano a dirle di ravvedersi, ma io ero troppo presa dal suo punto di vista e proprio come lei non capivo in cosa dovesse cambiare. Che shock... Mi ha fatto pensare di dover stare molto più attenta a come leggo.
Per ultimo voglio parlare di Dante, che è stato il personaggio migliore del libro. Ma forse uno dei personaggi migliori che io abbia letto. Il suo modo di fare, il perdonare, il coraggio che ha avuto anche svenendo di qua e di là per la paura. La sua magia che nasce dalle parole l'ho sentita molto vicina. E' proprio l'effetto che le parole su una pagina scritte ad arte possono avere, è un modo di vedere il mondo diverso e che voglio portare con me sempre.
Chiudo con la mia citazione preferita. «Ho appena compreso una cosa. Quando le bugie insegnano la verità, allora cessano di essere frodi.» «E che diventano?» «Letteratura.»
Con questo libro, la saga Eternal War può a pieno titolo - fatti salvi i gusti personali di ciascuno - classificarsi tra le migliori opere fantasy italiane.
Occorre premettere che la storia devia significativamente dai primi tre libri, al punto che può sembrare che sia un'aggiunta postuma, non pianificata all'inizio, oppure che i primi tre fossero una sorta di preparazione per arrivare a questo. Non ne deriva un peggioramento della qualità.
Se il lettore ha letto i primi tre libri e si accinge a leggere questo, non gli risulterà certo uno spoiler se scrivo che si tratta di una rivisitazione dell'Inferno di Dante, nel quale costui, accompagnato da un Virgilio con sorpresa, percorre la celebre discesa attraverso i vari cerchi.
Il bello dell'opera è che, mentre nel più noto poema la discesa viene raccontata al passato, in questo viene narrata mentre avviene effettivamente, aggiungendo un tono un po' scanzonato e dissacrante (molto pregevole), oltre alle meccaniche fantasy già note a chi ha letto i primi libri.
Ovviamente non viene ripercorsa interamente tutta la cantica dantesca, ma soltanto alcuni dei passaggi più noti, sempre reinterpretati nella chiave delle caratteristiche della saga (i drappi, la virtù, etc.).
Non manca qualche pecca. In primo luogo, alla lunga l'effetto comincia ad essere leggermente ripetitivo, anche per chi come me ha sempre avuto un debole per Dante. In secondo luogo, la parte finale tende ad essere un po' eccessiva e confusionaria, con un frequente spostamento avanti e indietro della situazione a favore dell'una o dell'altra parte in conflitto. Infine, ho avuto qualche perplessità su una delle entità della chimera, che viene appena accennata a metà libro ma alla fine non risulta chiaro se sia essenziale o irrilevante.
In ogni caso, per chi si interessa di fantasy italiano, questa lettura vale molto più di autori scadenti ma blasonati dal marketing.
“Inferno” è l’ultima tappa della straordinaria saga fantasy/storica di Livio Gambarini, pubblicata da Acheron Books. La storia riprende da dove ci siamo lasciati in “Il Sangue sul Giglio”, con Kabal nei panni di Virgilio per poter guidare Dante negli abissi dell’Inferno per riuscire a salvare l’anima defunta di Guido. E’ stato stupendo rileggere la prima parte della Divina Commedia in una chiave nuova, riscritta totalmente secondo gli stilemi di EW: spiriti, Lande, Ancestrarchi, drappi e gocce di virtù. Anche nel quarto volume trovano ampio spazio i due aspetti più importanti che hanno caratterizzato la saga: i personaggi e i loro rapporti. Kabal e Dante infatti sono sempre sulla scena e abbiamo modo di vedere da vicino il loro arco di trasformazione, obbligato per poter proseguire la discesa agli inferi. Guido purtroppo si vede pochissimo, come è giusto che sia. Una delle cose più belle e divertenti è stato ritrovare alcune situazioni, personaggi o frasi di Dante nella Commedia, adattate e riscritte per inserirsi alla perfezione in una mondo fantastico! Inoltre il finale (Satanasso & Co.) trova una risoluzione a incastro con tutto ciò che abbiamo visto da “Gli Eserciti dei Santi” fin qui. Piccola nota negativa: il ritmo. Per forza di cose la narrazione ha un ritmo più lento e studiato rispetto ai volumi precedenti. Questo ha comportato una lettura più concentrata e attenta, ma meno spedita. Per assaporare a pieno la potenza di “Inferno”, bisogna rallentare e godersi il viaggio pochi chilometri alla volta. Sono davvero soddisfatto e ancora estasiato dalla lettura di EW. Non posso far altro che complimentarmi con Livio e consigliarla a ogni lettore, anche e soprattutto ai più giovani!
Epilogo di una serie sicuramente originale. Qui andiamo ad assistere alla discesa nell'Inferno da parte di Dante e... la sua guida Virgilio(?). Costitutivamente la storia dell'ultimo volume è più attraente degli altri, non si può non rimanere interessati nel vedere i luoghi e i personaggi della Divina Commedia vissuti da un punto di vista alternativo. Cosa colpisce di questa storia? Personalmente, il percorso di cambiamento Kabal. Più scende in basso negli inferi, e più, inaspettatamente, si redime, a causa di incontri inaspettati che non specifico per non fare spoiler. E poi, è molto a effetto il finale, aspettatevi un ultimo scontro con molte sorprese, che possono anche far commuovere... Ovviamente vedrete anche come Dante arriva a comporre la Divina Commedia. Nel complesso quest'ultimo volume è la coronazione di una saga che si presenta solida nello stile, nella costruzione degli intrecci, dell'ambientazione, dei dettagli storici. Si vede che c'è molto lavoro e impegno dietro. Non ho letto molti libri dello stesso genere di autori italiani, ma credo che probabilmente Eternal War sia una delle opere più rappresentative della narrativa fantastica italiana. A voler trovare delle cose che l'autore può migliorare è la rappresentazione dell'interiorità dei personaggi, che di per sé è già buona, ma potrebbe esserlo ancora di più per permettere una empatia coi personaggi ancor maggiore.
Un'opera interessante e degna conclusione di una saga fantasy che ha tanto il sapore della nostra penisola, ma non solo. Ciò che mi ha fatto apprezzare davvero questo progetto è l'essere una prova a dimostrazione che il fantasy italiano, in senso di autori italiani, non ha assolutamente nulla da invidiare a nessun altro esponente internazionale. Diventa un apripista per una nuova dignità e una nuova possibile strada per tutti gli aspiranti scrittori fantasy, ma anche e soprattutto per i lettori che possono far loro un immaginario più noto e familiare, ma al tempo stesso molto forte. Ho amato moltissimo la discesa nell'inferno dantesco con tutto ciò che ne consegue, le malebranche sono state caratterizzate in modo eccelso anche se goliardico e scurrile, anzi proprio per questo (ma qui è stato ripreso dall'opera dantesca in realtà, ma in modo magistrale). In soldoni, personaggi caratterizzati da Dio, diversi sono gli archi di trasformazione presenti (uno per personaggio) che fanno riferimento agli elementi di tutta la saga. La storia, per quanto lineare, è stata avvincente ed emozionante. Non vedo l'ora di poter leggere un nuovo fantasy di Livio, intanto recupero i suoi romanzi storici.
Ottimo finale, mi sono divertita molto ascoltando il libro, perché la reinterpretazione dell'inferno dantesco è stata interessante e sensata all'interno dell'opera. Ad ogni svenimento di Dante, mi sono tornate in mente le battute al liceo, quindi è stato bello anche per i ricordi suscitati. Penso che come finale ci stia tutto, anche se si ha un'atmosfera molto diversa dagli altri 3 libri, e giustamente, visto che Dante è molto diverso da Guido. Infatti, Livio Gambarini per me ha dimostrato ampiamente di saper scrivere bene, oltre ad una trama sensata, interessante, storicamente accurata, nonostante la sfumatura fantasy (imparate voi che dite che visto che è fantasy non è necessario che tutto abbia senso e sia realistico...), anche degli ottimi personaggi ed un ottimo sviluppo di questi: la gente non cambia a caso da una pagina all-'altra senza motivo, non fa scelte out of character solo per motivi di trama, ma tutto è coerente e realistico. Una parola per descrivere questo libro e tutta la saga è SODDISFACENTE, che per me è fondamentale, è appagante arrivare alla fine di un libro e sentire di non aver sprecato tempo dietro ad una storiae dei personaggi banali e non pensati.
Un libro meraviglioso che chiude una saga a dir poco fantastica. Kabal conduce il lettore in una nuova emozionante avventura, direttamente nel cuore dell'Inferno dantesco. L'Autore ha saputo reggere il confronto con una delle più grandi opere della letteratura italiana, con uno stile elevato, ma scorrevole. Il libro si fa letteralmente divorare e, giunti al termine, non si può non provare un senso di tristezza nel lasciare andare i protagonisti di questa straordinaria saga, seppur felici che essi abbiano fatto parte della nostra vita per un po' di tempo. Eternal War è probabilmente la miglior saga fantasy italiana dell'ultimo decennio.
Non so davvero da dove iniziare, se dalla fine di una saga che lascerà un vuoto nelle mie letture ora che si è conclusa, o se dalla magnificenza di quest'ultimo libro sull'Inferno: il dulcis in fundo, il culmine, la bomba: spettacolare. Nella resa intensa di un'amicizia tra anime simili, nella raffigurazione dell'Inferno dantesco sfruttandone il potenziale fantasy a scopo di intrattenimento, nel potere della poesia. Deh, bello davvero.