Si indiceva, per l'anno accademico 2009-2010, la prima edizione del concorso per la migliore tesi di laurea intitolato al Prof. Giorgio Canuto di cui in quell'anno cadeva il 50esimo dalla scomparsa. L'intitolazione al "rettore esperantista" sembrava magnificamente incarnare la volontà di approfondire e discutere temi quali il diritto alla lingua materna, il valore etico e culturale del multilinguismo, la questione della democrazia linguistica, i temi del rispetto e tutela delle lingue e delle culture delle minoranze, le grandi domande su quale lingua sia da privilegiare per la Scienza e quali possano essere i tratti caratterizzanti di una lingua veicolare. Il presente volume raccoglie i testi delle prolusioni degli ultimi 5 anni del Premio e un approfondimento della figura di Giorgio Canuto.
Se avesse una copertina e un titolo diverso e più accattivante (che so, "Spunti per una pacifica convivenza" o "Sperare nell'esperanto"... due titoli pensati ora su due piedi) credo che verrebbe voglia di leggerlo a molti. Se però, incuriositi comunque, provate a leggerlo, vi assicuro che sarà una scoperta piacevole e molto istruttiva: si parla di pionieri ed entusiasti dell'esperanto, di attualità politica e sociale, di progetti per il futuro, di origini dell'uomo e di comunicazione. Tante suggestioni intriganti, che aprono nuove possibilità e approfondimenti. Un libro che mi piace consigliare, sia perché realizzato da una piccola e innovativa casa editrice, sia perché racconta un ambito della linguistica ancora riservato a pochi, ma lo fa con accoglienza e disponibilità, senza inutile accademismo. Da controllare meglio i refusi di stampa, ma davvero un buon libro.