Quando il mare di Ostia restituisce il cadavere di Ademaro Proietti – palazzinaro di successo e personaggio di rilievo negli equilibri politico-economici della capitale – la prima ipotesi è che l’uomo sia annegato in seguito a una disgrazia, cadendo dal suo gigantesco motor yacht durante una gita con i figli e il genero. Eppure c’è qualcosa che non torna, un piccolo indizio che potrebbe richiedere per l’episodio una spiegazione diversa. È davvero così o è Manrico a essersi fissato? Magari si è lasciato suggestionare dall’abitudine a pensar male dell’impulsiva ispettora Cianchetti, il più recente acquisto della sua squadra investigativa. Stavolta nemmeno l’opera lirica, che da sempre lo ispira nella soluzione dei casi, sembra volergli venire in soccorso. L’unica certezza è che la famiglia del morto ha più di un segreto da nascondere. Del resto, e lui lo sa bene, quale famiglia non ne ha?
Giancarlo De Cataldo è Giudice di Corte d'Assise a Roma, città nella quale vive dal 1973. Scrittore, traduttore, autore di testi teatrali e sceneggiature televisive, ha pubblicato come autore diversi libri, per lo più di genere giallo. Collabora con «La Gazzetta del Mezzogiorno», «Il Messaggero», «Il Nuovo», «Paese Sera» e «Hot!». Il suo libro più significativo è Romanzo criminale (2002), dal quale è stato tratto un film, diretto da Michele Placido, e una serie televisiva, diretta da Stefano Sollima. Nel giugno del 2007 è uscito nelle librerie Nelle mani giuste, ideale seguito di Romanzo criminale, ambientato negli anni '90, dal periodo delle stragi del '93, a Mani Pulite e alla fine della cosiddetta Prima Repubblica. I due libri hanno alcuni personaggi in comune come il Commissario Nicola Scialoja e l'amante, ex prostituta, Patrizia. Ha scritto la prefazione per l'antologia noir La legge dei figli della Casa Editrice Meridiano Zero, e ha curato l'introduzione al romanzo Omicidi a margine di qualcosa di magico, scritto da Gino Saladini, edito da Gangemi. Nel 2006 cura per la Rai il progetto "Crimini", una serie tv scritta da grandi autori italiani, chiamati a trasporre in film di 100 minuti l’estrema diversità, e il fascino, delle realtà locali italiane. Nel 2010 va in onda una seconda serie e il primo episodio è "La doppia vita di Natalia Blum" di Gianrico Carofiglio girato a Bari con Emilio Solfrizzi. Giancarlo De Cataldo dichiara in merito: "è più facile spiegare le contraddizioni di un paese attraverso il giallo che la storia d’amore". Del 2010 è "I Traditori", romanzo ambientato durante il Risorgimento italiano.
A un certo punto della vita di un autore di romanzi noir credo arrivi un momento particolare: quello in cui capisci che il personaggio di cui stai raccontando le gesta ti somiglia in maniera impressionante: hai un po' esagerato, perché la sua descrizione fisica è simile alla tua, i suoi gusti sono i tuoi, e così i tuoi vizi e le tue riflessioni più o meno significative - significanti? - sul mondo e sui suoi abitanti. E' un momento pericoloso, specie se ti trovi a metà di un romanzo. L'identificazione può trasformarsi in una sorta di schizofrenia - esisto in quanto persona e in quanto personaggio, oh my god - e/o di catarsi - era esattamente quello che desideravo da quando ho cominciato a scrivere. A me è accaduto con Contrera. Mi sono chiesto se non stessi esagerando con le somiglianze caratteriali e fisiche, se non dovessi ricominciare tutto da capo e rimettere 'spazio coerente' tra il creatore e il creato. Ho deciso di no, e ho proseguito il mio primo romanzo con lo scalcagnato detective. Ho fatto bene? Ho fatto male? Chissenefrega? Credo che la stessa cosa sia accaduta a Giancarlo De Cataldo con il suo nuovo protagonista - qui giunto alla seconda apparizione, dopo il fortunato Io sono il castigo - il pubblico ministero Manrico Spinori. Entrambi sono magistrati, entrambi amano la lirica, entrambi sanno godersi la vita, sono onesti nel proprio lavoro e ricordano una Roma che sta lentamente scomparendo. Sona dandy. Sono un po' solitari. Sono, forse, persone di un altro tempo che vivono in un tempo in cui non si riconoscono. Ma queste sono solo idee che mi sono venute, conoscendo - un poco - De Cataldo e sgranando il rosario della personalità di Spinori - che conosco di più, in quanto lettore. La trama di Un cuore sleale (Einaudi Stile Libero) è presto detta: incidente oppure omicidio in mare? Il corpo del ricco magnate Proietti viene ripescato, dopo essere caduto - spinto o accidentalmente - durante la notte dal Chiwi, il suo yacht. I presenti - figli, genero, marinai - pare dormissero della grossa, dopo una serata di doppio malto e poker. Nel contempo, è sparito anche un orologio da due milioni di euro. E, faccenda assai strana, sulla nuca del Proietti pare essersi abbattuta una mazza. O si tratta di un urto provocato dalla caduta? Mistero. Tutti gli inquirenti, a parte Spinori, propendono per la morte accidentale. Anche perché la famiglia Proietti controlla i giornali, la politica, e buona parte del circo mediatico capitolino. L'istanza di archiviazione è praticamente pronta. Troppi grattacapi. E quel colpo sulla testa della vittima, che sarà mai? Chi non prende a capocciate lo scafo del suo yacht, di tanto in tanto? Solo che Manrico non molla la presa, una volta che ha subodorato qualcosa. E coadiuvato come nella prima indagine da Cianchetti e Orru, due donne toste della polizia giudiziaria, prosegue imperterrito l'indagine. Perché conosce la natura umana. E la natura umana è simile a quella delle sue amate opere: vendicativa, avida, romantica, ossessionata da qualcuno o qualcosa. Il sipario non cala mai per davvero. Anzi, è uno specchio. Che riflette tutti: i buoni e i cattivi, il fantomatico Bene e l'imperversante Male. Il giallo in sé ha una buona tenuta, ma la particolarità sta nello studio dei caratteri, migliore e più affilata - mi pare di poter dire - rispetto al precedente romanzo. E vogliamo saperne ancora, di De Catal..., pardon, di Spinori, in una terza avventura che forse è già in divenire.
Noioso, un protagonista che non fa altro che menarsela con la sua conoscenza dell'Opera Lirica (viene il vomito dopo poche citazioni). Caso TELEFONATO, arma del delitto prima di tutto lampante mentre nel libro gli sbirri ci mettono 200 pagine a capire cosa sia. E che durante la perquisizione con luminol e tutto la pula non si accorga dell'arma stessa (o della sua palese assenza) è semplicemente ridicolo. Ed anche nel finale il protagonista si fa una scappatella ma non riesce ad uscire dal suo patetico moralismo.
Incipit Ma questo mare d’inverno, pensava Manrico Spinori della Rocca, sostituto procuratore della Repubblica in Roma, che c’entra con Wagner? Un cuore sleale Incipitmania
Il Pubblico Ministero Manrico Spinori è un tipo originale, per le sue nobili origini, per le sue raffinatezze e per l'affermata capacità di andare fino in fondo nelle questioni di lavoro che affronta. Ora si deve dedicare alla ricerca della verità sulla morte di Ademaro Proietti, un ricco imprenditore romano. Il corpo dell'uomo è stato rinvenuto nel mare di Ostia, sembra sia caduto dalla sua barca, oppure che abbia tentato il suicidio, o peggio ancora che sia stato ucciso. Il giorno del fatto, sull'imbarcazione c'erano solo i tre figli e il genero socio in affari, quindi sembrerebbe proprio una disgrazia quella che è successa. C'è qualcosa che non convince il pm sulla morte accidentale, convinzione che verrà rafforzata quando l'anatomopatologo Stella Dubois trova qualcosa sul corpo della vittima. Ecco che iniziano le schermaglie tra avvocati, quelle tra giurisdizioni e le illazioni della stampa che vede in Spinori un accanimento inutile per infangare il nome della famiglia Proietti. Quello che sembra certo è che la famiglia Proietti nasconde dei segreti e Spinori è interessato a quelli che possono ricondurre alla morte del capofamiglia. Con l'aiuto delle sue fidate collaboratrici proverà a dipanare la matassa. Il team è composto dall’impulsiva ispettora Cianchetti Deborah, da Gavina Orru, sarda, piccola, compatta, sempre concentrata e corrucciata, imbattibile al computer, da Sandra Vitale, materna all’apparenza, feroce all’occorrenza, meticolosa per scelta, intuitiva per vocazione e infine dalla sospirosa segretaria Brunella. Che a De Cataldo piaccia l'opera è palese, ci sono pagine e pagine dedicate alla descrizione del dramma e delle passioni umane, forse un po' troppe, anche se sono sempre associate all'indagine che sta seguendo, anzi lo ispirano e lo aiutano nell'intuizione. La lettura è scorrevole con un finale intuibile ma adeguato alle dinamiche raccontate.
There's something about an Italian giallo that makes me feel comfortable and right at home.
And this is one of the better ones. It's the first I've read from this author, and although it's not the first novel featuring the lead character Manrico Spinori, it can certainly stand on its own.
I'm trying to decide what about the book I liked. The crime and detective work and resolution were only so-so (good, not great), and the denouement (chapter XL) was handled by simply presenting the text of his official report (several pages long, in a smaller font) which I guess was a tidy way to tie the case up, but it wasn't much fun to read; nothing like a huge dose of exposition to bring the narrative flow to a halt.
But. The writing was elegant with a good mix of dialogue and thought and description. Literary without being overly pretentious. Perhaps a bit light on actual action. (No crimes or violence really done "on camera" and no harrowing suspense. No graphic sex.) I guess what I liked most about this book was the depth. There was a good deal of background and detail, and the references to music (opera) were well utilized. The supporting cast (almost all female: three police officers, a secretary, his mother, a lawyer, and a couple of love interests) was great and they were skillfully portrayed so that they felt separate and individually fleshed out. I like the Roman officer who spoke with a good deal of local (dialectical) words and phrases, but not to the point that her dialogue was incomprehensible — in fact, I learned a bit more of the Roman dialect that will help me understand longer such passages in other books.
Quando il mare di Ostia restituisce il cadavere di Ademaro Proietti – palazzinaro di successo e personaggio di rilievo negli equilibri politico-economici della capitale – la prima ipotesi è che l'uomo sia annegato in seguito a una disgrazia.
Eppure c'è qualcosa che non torna, un piccolo indizio che potrebbe richiedere per l'episodio una spiegazione diversa. È davvero così o è Manrico a essersi fissato? Stavolta nemmeno l'opera lirica, che da sempre lo ispira nella soluzione dei casi, sembra volergli venire in soccorso. L'unica certezza è che la famiglia del morto ha più di un segreto da nascondere. Del resto, e lui lo sa bene, quale famiglia non ne ha?
Temi:
INVESTIGAZIONE, RELAZIONI FAMILIARI, TEATRO, ALTA SOCIETÀ
Voto: 4⭐/5
Commento:
Scrivere il seguito di un romanzo di successo è molto difficile, nonostante questo De Cataldo ha saputo mantenere intatta sia la natura dei personaggi di Io sono il castigo che lo stile asciutto che mi aveva tenuta incollata alle pagine.
L'unico neo di questo bellissimo romanzo è il mancato effetto sorpresa quando si scopre chi ha commesso il crimine (e mi fermo prima di fare spoiler 😂).
Molto interessante invece la profonda esplorazione dei legami familiari di una famiglia ricca e in apparenza "al di sopra di ogni sospetto"
Un nuovo caso per il Sostituto Procuratore Spinori ed il primo scoglio da superare è scoprire di chi è la competenza.
Ademaro Proietti, un noto immobiliarista romano, infatti muore annegato in mare e non è semplice stabilire di chi sia la giurisdizione e soprattutto chi abbia voglia di indagare. Sembrerebbe un tragico incidente, quindi un caso di scarsa rilevanza, nonostante il nome implicato, o forse proprio per il nome un caso che porta solo guai.
Ma Spinori conosce bene il mare e le barche e non è del tutto convinto. Sull’incidente sono concordi gli altri familiari a bordo, tutti uomini e non è un caso, ma anche le rispettive compagne. Anche se nel loro modo di deporre c’è qualcosa che non convince Spinori, ma soprattutto la sua verace collega Cianchetti, molto più sospettosa.
L’atmosfera tranquilla solita dei romanzi di Spinori non toglie vitalità alla trama, il colpo di scena nelle indagini c’è da aspettarselo, l’intrigo giallo è ben congeniato. Quanto a sentimenti, se Manrico è così bravo a leggere quello dei suoi indagati non è altrettanto bravo con quelli delle persone che ha vicino e anche i suoi non sono gli sono così chiari.
Un romanzo più che un giallo. La soluzione èpraticamente nota dall'inizio resta da scoprire come Manrico riuscirà a risolverla. devo dire che Manrico mi è parecchio simparico a parte le sue preferenze liriche che non mi trovano d'accordo essendo io un tradizionalista! Niente jeans nel ballo delle zingarelle (fui il primo buista al Regio di Torino in tale occasione)
Confermo la mia opinione sul primo episodio della serie: ho trovato la scrittura ricca, come raramente mi è capitato leggendo romanzi di questo genere, che di solito apprezzo molto; ho imparato il significato di vocaboli che non conoscevo; ho potuto godere di una lettura appagante e che mi ha arricchita. Ho già in mano il terzo volume...
Lettura piacevole, consigliata per chi (come me) ama i gialli "leggeri". Spinori non è un protagonista che mi entusiasma, ma trovo invece interessante il team femminile che lavora con lui. Curiosa di proseguire la serie.
Una vicenda ben impostata, anche se non insolita.Buoni personaggi e buona scrittura.Un po' spocchiosa l'insistenza su correlazioni con i libretti della musica lirica.
Non mi ha entusiasmato ne la scrittura, ne la caratterizzazione dei personaggi.... ne la trama. insomma, l''ho finito perché fondamentalmente non é scritto male, ma nn mi ha lasciato nulla ecco....
Un libro leggero, nel suo genere è molto scorrevole e leggibile, la trama è intrigante ma assolutamente non così complicata da perdere il filo. Sono d’accordo con la critica alle piccole citazioni sull’opera, per quanto brevi anche a me annoiano e sembrano forzate.