Le rive del lago di Como sono punteggiate di paesi e paesini accomodati ai piedi delle montagne dove non succede granché. Tranne a Bellano. Nell'ultimo anno e mezzo circa, il Federale del fascio ha dovuto sostituire già due segretari della sezione locale del partito. Il primo a saltare è stato Bortolo Piazzacampo, detto Tartina, per una vicenda legata alle bizzarrie di un toro chiamato Benito in cui il Tartina si è distinto per insipienza. Il secondo è stato Aurelio Trovatore, che ha deciso di accasarsi in quel di Castellanza preferendo l'amore al destino fatale della patria fascista. Ora ha nominato tale Caio Scafandro, un pezzo d'uomo che usa le mani larghe come badili per far intendere le proprie ragioni. Avrà la forza d'animo, visto che quella fisica non difetta, per mantenere l'incarico? Perché nel passato dello Scafandro qualche fantasma c'è. E più di uno lo sa. Basterebbe una parolina sussurrata all'orecchio del Federale e anche il terzo segretario del fascio di Bellano farebbe la fine dei precedenti. Per questo, lo Scafandro ha preso le sue contromisure senza preoccuparsi di sconfinare in quel territorio dell'illegalità presidiato dalle forze dell'ordine. E lì appunto si trova il maresciallo Ernesto Maccadò. Fresco padre di Rocco, il suo primogenito, la mattina del 20 novembre 1929 il maresciallo scampa per un pelo a una disgrazia per via di un oggetto metallico scaraventato giù in contrada da un potenziale assassino. E chi sarà mai quell'imbecille? "Nessuno scrive al Federale" riporta in scena il maresciallo Ernesto Maccadò. Nel paese in cui è stato inviato insieme alla sua Maristella come fossero due marziani, ora si sente sempre più a casa, soprattutto con l'arrivo del primo figlio. Ma Bellano, visto da così vicino, è tutt'altro che un luogo tranquillo. E non è facile scacciare il pensiero che vi regni una certa follia.
Italian writer and doctor. Andrea Vitali è nato nel 1956 a Bellano, sulla riva orientale del lago di Como, dove esercita la professione di medico di base. Ha pubblicato Il meccanico Landru (1992), A partire dai nomi (1994), L'ombra di Marinetti (1995, premio Piero Chiara), Aria del lago (2001) e, con Garzanti, Una finestra vistalago (2003, premio Grinzane Cavour 2004, sezione narrativa, e premio letterario Bruno Gioffrè 2004), Un amore di zitella (2004), La signorina Tecla Manzi (2004, premio Dessì), La figlia del podestà (2005, premio Bancarella 2006), Il procuratore (2006, premio Montblanc per il romanzo giovane 1990), Olive comprese (2006) e Il segreto di Ortelia (2007), La modista (2008, premio Ernest Hemingway) e Dopo lunga e penosa malattia (2008), Almeno il cappello (2009, premio Casanova; premio Procida Isola di Arturo Elsa Morante; Premio Campiello selezione giuria dei letterati; finalista premio strega), Pianoforte vendesi (2009) e Mamma de sole (2010) . Nel 2008 gli è stato conferito il premio letterario Boccaccio per l'opera omnia.
This case of Marshal Maccadò is actually not a real case, in the sense that there is no crime to investigate, no theft and no murder. More than anything else, the marshal in this book is confronted with a great novelty; in fact, his wife, nine months pregnant, in the course of the book will give birth to Rocco, their firstborn. The marshal will have a lot to do for this event, as is to be expected. The other story that unfolds in the book is the one that intertwines the lives of Miriano Bagnarelli, the director of the post office, of Fusagna Carpignati, female head of the Fascist Party of Bellano, of Erminio Fracacci, the postman of the town and of Caio Scafandro, secretary of the section of the Fascist Party of Bellano. Their 4 stories intersect in an unpredictable and funny way. The book is very light and can be read with pleasure, allowing us to immerse in a provincial Italy that is always nice to find again. Three stars, nothing more, given that Andrea Vitali has shown that he can do better.
Il maresciallo Maccadò è un personaggio di secondo piano, in questo racconto. Oltre a fare un figlio fa molto poco altro. La storia è ben costruita nell'ambiente di Bellano negli anni '30. Simpatico ma un po' consumato ...
Anche questa volta Andrea Vitali ci accompagna nel suo personalissimo "mondo piccolo" in quel di Bellano e delle frazioni circostanti. Di nuovo ci presenta uno starordinario spaccato di umanità. Ormai non mi stupisco più della vividezza dei suoi personaggi, ormai al di là dei "topoi" letterari, della pura e semplice letteratura: qui abbiamo a che vedere con persone "vere" con tutti i loro sentimenti e comportamenti "veri". Nessun dubbio che Vitali abbia utilizzato la propria fantasia, ma basandosi su persone che realmente ha incontrato. Ormai, però, tutti gli abitanti di Bellano vivono di vita propria. Diretto seguito dei precedenti "Certe fortune" e "Un uomo in mutande", ritroviamo quasi tutti gli stessi protagonisti del volume precedente alle prese con la quotidianità di un piccolo paese sulle sponde del Lago di Como. Questa volta, però, il maresciallo Maccadò, vero protagonista assoluto, resta un po' in disparte, impegnato com'è con l'arrivo del sospirato primo figlio. Ma i bellanesi mica si preoccupano della parziale inatività pubblica del maresciallo: pettegolezzi, voci, pasticci, tradimenti e grandi bevute si susseguono con regolarità. Questa volta al centro della vicenda c'è il nuovo segretario cittadino del partito fascista, Caio Sacafandro, succeduto al Tartina silurato dopo la poco edificante vicenda del toro ("Certe fortune"); ma anche Caio ha un passato segreto e turbolento che poco andrebbe a che fare con la sua nuova carica. E per questo decide una mossa che lo porta decisamente fuorilegge. Coinvolto suo malgrado il portalettere Fracacci, Scafandro è sicuro di poterla svangare e restare capo della sezione locale del partito. Ma non ha fatto i conti con una nuova iniziativa del regime: la "Befana fascista", affidata alla virago del paese, Fusagna Carpinati. Mi fermo qui, ma annuncio solo risate assicurate. Vitali è davvero sempre più bravo e, rispetto a quanto detto sopra, mi stupisco invece ancora per la sua incredibile capacità di inventare storie fresche e divertentissime con, confermo, personaggi sempre più starordinari. Per farvi capire la sua capacità narrativa, persino una sveglia diventa personaggi "vivo" e attivo nella vicenda. Come tutti gli altri volumi di questo eccellente autore, da leggere per rilassarsi e divertirsi.
Il maresciallo Ernesto Maccadò non è che uno dei personaggi, nemmeno il più importante, di questo romanzo corale. Il caso seguito dal maresciallo è – come di consueto – di scarsa rilevanza, quasi una parodia delle indagini che invadono gli scaffali delle librerie e le serie tv. Il cuore della narrazione è rappresentato dai personaggi stessi, abitanti del paese di Bellano, sulle rive del lago di Como, in epoca fascista. Benché si tratti di un piccolo centro abitato, sembra che accadano molti eventi. “Sembra”, però, perché di fatto non accade nulla, nulla che valga la pena raccontare in circa trecento pagine e che meriterebbe invece la forma di un racconto lungo o di un romanzo breve. Entriamo nelle case dei personaggi, nella loro intimità e nei rapporti sociali, schietti e provinciali, ma è una vita di paese a tratti scialba e non molto interessante. Lo stile di scrittura non aiuta a condividere le emozioni di questi abitanti, perché i periodi sono brevi, senza troppe parti descrittive, e riprendono quasi uno stile telegrafico. Per questa ragione, non è facile immedesimarsi nelle vicende e nei dialoghi, se non in modo superficiale e per luoghi comuni. Le parti introspettive potevano essere approfondite, senza perdere in termini di realismo, e anche il contesto storico e documentario meriterebbe un maggiore spazio (si pensi all’ottimo 'Piano nobile' di Simonetta Agnello Hornby, pubblicato negli stessi mesi). Il problema non è comunque lo stile in sé, che anzi ha diversi pregi e tralascia certi indugi sentimentali contemporanei; il fatto è che manca un coinvolgimento tale da poter resistere per così tante pagine.
Il Maresciallo Maccadò sta vivendo un momento molto importante per la sua vita: la sua dolce Maristella è in attesa del primogenito ed Ernesto è molto in ansia.
In ansia è pure il segretario della sezione locale fascista che teme che il Federale venga a conoscenza del suo passato simpatizzante comunista. Non può vedere interrotta la sua carriera nel Partito Fascista per un errore di gioventù. Incarica quindi il procaccia Erminio Fracacci di intercettare la posta destinata al Federale per vedere se qualcuno fa la spia.
Ma il procaccia non ha inteso bene ed intercetta una lettera che il Federale ha scritto al segretario con cui viene incaricato di organizzare la prima befana fascista del paese, togliendo questa tradizione alla parrocchia. Dell’organizzazione viene incaricata Fusagna Carpignati della sezione femminile che prende l’incarico come una missione.
Vitali costruisce ancora una volta una storia intrecciata tra i suoi molti personaggi, molto vivace e imprevedibile. Mi piace Vitali e mi piace questo romanzo.
L’abilità di Vitali sta nel costruire intorno ad un fatto apparentemente “banale” una storia ricca di personaggi strampalati e di diverse estrazioni sociali. Dal procaccia al Direttore delle Regie Poste, dal prevosto alla mia amata perpetua, passando per camerate e osti, vivono tutti sotto l’occhio attento del Commissario Ernesto Maccadó, fresco di paternità e sempre al servizio della comunità bellanese.
Incipit A una sola settimana dal suo arrivo a Bellano il nuovo direttore delle Regie Poste Miriano Bagnarelli era già stato soprannominato Gnègnè. Nessuno scrive al federale Incipitmania
Piacevole, ironico e leggero questo libro di Andrea Vitali che ripropone il periodo del ventennio fascista in chiave spiritosa attraverso le vicende del maresciallo Maccadó e dei curiosi personaggi che popolano l'immaginario paese di Bellano sul lago di Como.
Per me Vitali prende 4 stelle solo se scrive qualcosa al livello di "Olive comprese", e stavolta non c'è riuscito. Credo però che i suoi estimatori lo gradiranno parecchio, perché non è male.