Milioni di persone fingono che l'arte non abbia nulla a che fare con la loro vita. Ma l'arte, in questo strano mondo postmoderno, è ovunque. Letteralmente. Si nasconde nelle immagini che passiamo in rassegna su Instagram (dove siamo tutti artisti, senza neppure saperlo) e nella lattuga piena di conservanti che appassisce nei supermercati. L'arte ci rimette in contatto con uno spettro infinito di emozioni anche negative: a volte ci ricorda che la morte esiste, talvolta ci fa sentire completi ed eterni. La cerchiamo quando siamo tristi e finiamo per credere che sia roba per depressi, quando invece è un racconto di resilienza e guarigione. L'arte può diventare uno specchio in cui riflettere la nostra identità, l'arte può unire e contemporaneamente creare interstizi di solitudine - spazi, sempre più rari, in cui affrontare noi stessi. L'arte è la fatica di ascoltare, è il coraggio di andare oltre le apparenze. L'arte è una splendida palestra dove riscoprire quell'empatia che ci fa provare dei sentimenti che nemmeno sospettavamo di avere, e vivere, infine, mille vite diverse.
un fantastico modo di conoscere i rapporti tra arte e social network, mutiamo ma manteniamo le nostre caratteristiche fondamentali sopratutto nel rapporto estetico e sensoriale con la realtà.
Di arte contemporanea non capisco nulla. Peggio. Sono tra quelli che la conoscono solo "matematicamente", ovvero che se capita leggo l'articolo sull'esorbitante prezzo battuto per l'opera X dell'artista Y ma per il resto nisba. Eppure questo agile libro, volutamente senza immagini (che immancabilmente vai a cercare su google) mi ha appassionata. Non solo una lettura dell'arte contemporanea, ma del mondo in cui viviamo che di arte è permeato, anche se non la vediamo. Molto bello.
Premettendo che non sono un esperto di arte ma un semplice appassionato, posso dire che è uno dei libri sull'arte più coinvolgenti che abbia letto! L'approccio all'arte come lente d'ingrandimento su vari aspetti della realtà (social, fisica, sociologia, ecc...) l'ho apprezzato molto, perché non riduce l'arte a un mero prodotto di consumo ma neanche la isola in un iperuranio di congetture distanti dalla realtà. In questo libro l'arte è una finestra sul mondo che ci permette di comprenderne meglio la complessità e le contraddizioni portandoci quindi anche all'empatia verso esistenze diverse dalla nostra. Ecco secondo me libri così sono fondamentali perché mostrano un approccio costruttivo, di miglioramento e autoanalisi verso l'arte e non un nozionismo fine a se stesso e che magari porta un eruditismo che non cambia nel profondo il modo con cui ci si approccia alla realtà.
Da non esperto di arte, fa sicuramente piacere conoscere così tanti artisti. Per ogni opera l'autore è bravo in poche frasi a darne il contesto per apprezzarla e farsi un'idea. Ho apprezzato meno certe analisi sociologiche, o storiche, spesso semplicistiche o forzate. Lo stile di scrittura è a volte informale, a volte un po' pomposo. Molto belle le conclusioni sull'importanza dell'arte. Insomma, ho la sensazione che ogni lettore avrà opinioni molto diverse su questo libro.
Al di là di quanto si possa dire sul contenuto —che è comunque interessante e affine al mio pensiero — di questo libro mi ha colpito l'eleganza del linguaggio.
Nonostante si tratti di un saggio, l'autore ci presenta un racconto. Ogni opera è narrata, resa vivida e tangibile dalle parole, che sono però sempre dosate, ovvero: non c'è pomposità, non ci sono virtuosismi. Solo una scrittura lineare, pulita e incredibilmente coinvolgente.
Ho fatto una fatica incredibile a finire questo libro. L’autore è pieno di sé a tal punto di farti passare la voglia di leggere. Tra i mille imperativi al lettore, i “mi ripeto”, i “lo dico un’altra volta, i “capite?”.
200 pagine che avrebbero potuto essere 40, senza i voli pindarici ed arroganti. Peccato davvero.
Un libro che da degli spunti di riflessione interessanti ma niente di realmente nuovo. Probabilmente risulta più interessante a chi sa poco o nulla di arte contemporanea. Ma poi parliamo della rottura di cazzo di non avere le immagini: quando leggo di solito è prima di andare a dormire e ho già spento il cellulare e il giorno dopo non ci ripenso mica.