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320 pages, Hardcover
First published January 1, 1929
La famiglia è un'istituzione pre-umana, giustificata biologicamente dalla necessità dell'aiuto paterno durante la gestazione e l'allattamento, allo scopo di proteggere l'esistenza del piccolo. Ma, come avviene tra gli isolani delle Trobriand e come possiamo dedurre nel caso delle scimmie antropoidi, quest'aiuto, nelle condizioni primitive di vita, non fu dato press'a poco per le stesse ragioni che spingono un padre, in una comunità civilizzata. Il padre primitivo non è a conoscenza del vincolo biologico che unisce il bambino a lui: il bambino è soltanto la prole della donna amata. Egli sa soltanto questo poiché ha visto nascere il fanciullo, ed è questo fatto che lo lega a lui. In questo momento l'uomo non dà alcuna importanza biologica alla difesa della virtù femminile, sebbene egli sarà certo istintivamente geloso se scoprirà infedele la donna. Inoltre non prova alcun sentimento di possesso nei confronti del fanciullo. Esso è proprietà della moglie e del fratello di lei; la sua relazione col fanciullo è fondata unicamente sull'affetto.
Da quando fu scoperta la paternità, la religione si è interessata moltissimo al problema sessuale; ed era da aspettarselo, visto che la religione s'interessa a ogni questione misteriosa e importante. La fertilità della terra, delle greggi o delle donne, all'inizio dell'epoca agricola e pastorale, rappresentò per gli uomini la cosa di maggiore importanza. Non sempre le messi fioriscono né sempre il rapporto sessuale produce la gravidanza. Religione e magia venivano entrambe invocate per essere sicuri del risultato desiderato. Secondo le idee correnti di << magia simpatica », si credeva che facilitare la fertilità umana aiutasse in qualche modo la fertilità del suolo: e la stessa fertilità umana, aspirazione di molte comunità primitive, veniva invocata con cerimonie varie, religiose e magiche. Nell'antico Egitto, dove l'agricoltura pare sia apparsa prima della fine dell'epoca materlineare, l'elemento sessuale religioso da principio non fu fallico, ma vòlto ai genitali femminili, la cui forma si credeva derivata dalla famosa conchiglia cauri, alla quale erano attribuiti perciò poteri magici e che veniva usata come moneta.
Nei tempi andati, e nell'Oriente ancora oggi, la virtù delle donne era difesa per mezzo della segregazione. Non si faceva alcun tentativo di dar loro la capacità di un controllo interiore; tutto era vòlto ad allontanare ogni occasione di peccato. Nell'Occidente questo metodo non fu mai adottato in pieno; le donne rispettabili invece furono educate sin dall'infanzia ad avere orrore del rapporto sessuale fuori del matrimonio. A mano a mano che questo metodo di educazione si perfezionava, le barriere esterne cadevano a una a una. Coloro i quali tendevano a distruggere quelle barriere, erano convinti che le barriere interne sarebbero bastate. Ci si convinse, ad esempio, dell'inutilità della chaperon, giacché una ragazza bene educata non avrebbe mai accettato la corte di un giovanotto, anche in circostanze favorevoli. Quando ero giovane, le donne oneste erano persuase che il rapporto sessuale fosse spiacevole per la maggior parte delle donne, e sopportato nel matrimonio soltanto per senso di dovere: dato questo modo di pensare, non erano aliene dal concedere alle loro figlie una libertà maggiore di quella che saggiamente veniva concessa alle ragazze in tempi più realistici. I risultati furono forse un po' diversi da quelli previsti, sia per le donne sposate sia per le nubili. Le donne dell'èra vittoriana vivevano, come vivono molte donne ancora oggi, in una prigione mentale. Una prigione di cui non avevano coscienza, poiché era fatta appunto di inibizioni del subcosciente.
Fermiamoci un momento a considerare le eventuali conseguenze, su un piano logico, della richiesta parità tra i due sessi. Gli uomini sono autorizzati, in pratica se non in teoria, da tempo immemorabile, a indulgere verso relazioni sessuali illecite. Nessuno richiede a un uomo la verginità nel matrimonio, e anche dopo sposato le infedeltà non sono ritenute gravi se non vengono a conoscenza della moglie e dei parenti. La possibilità di un simile sistema è basata sulla prostituzione. È difficile a un moderno difendere tale istituto, e pochi proporranno di concedere gli stessi diritti ai due sessi, giungendo a organizzare prostituti maschi, atti a soddisfare le donne desiderose, come i loro mariti, di sembrare virtuose senza esserlo. Sicuramente in un'epoca di tardi matrimoni come la nostra, soltanto una piccola percentuale di uomini si serberanno casti sino al momento di potersi accasare con donne della loro stessa classe sociale. E se i celibi non si conservano casti, le donne nubili, col pretesto dell'eguaglianza, reclameranno lo stesso diritto. Situazione certo deprecabile per i moralisti.
Le idee di san Paolo furono ingrandite ed esagerate dalla Chiesa primitiva: il celibato era considerato santo e gli uomini si ritiravano nel deserto a lottare con Satana, il quale li ossessionava con visioni sensuali.
La Chiesa combatteva l'abitudine del bagno col pretesto che qualunque cosa valga a rendere il corpo più attraente, concorre al peccato. La sporcizia veniva lodata, e l'odore di santità diventava sempre più penetrante. "La purità del corpo e le sue vesti", disse santa Paola, "significano l'impurità dell'anima." I pidocchi venivano chiamati le perle di Dio ed esserne ricoperto era un segno indispensabile di santità.
L'adulterio, secondo il mio modo di vedere, non dovrebbe essere per se stesso una ragione di divorzio. Gli esseri umani, se non sono limitati da inibizioni o da forti scrupoli morali, difficilmente durante la vita non sentono ogni tanto impulsi profondi che portano all'adulterio. Ma tali impulsi non implicano necessariamente lo scioglimento del matrimonio. Tra moglie e marito può permanere un vero sincero affetto, e il desiderio di non spezzare il vincolo matrimoniale. Supponiamo, ad esempio, che un uomo sia stato lontano da casa per affari per un certo numero di mesi. Se è fisicamente vigoroso, gli sarà difficile mantenersi casto per tutto quel tempo, per quanto sia innamorato della propria moglie. La stessa cosa può dirsi della moglie, se non è interamente persuasa che la morale convenzionale è la sola giusta. In circostanze simili l'infedeltà non deve ostacolare la felicità, e di fatto non l'ostacola, se moglie e marito hanno tanto buon senso da non abbandonarsi a scene melodrammatiche di gelosia. Possiamo andare anche oltre, e dire che le parti in causa dovrebbero saper indulgere a eventuali capricci passeggeri purché rimanga intatta la profondità del reciproco affetto. La psicologia dell'adulterio è stata falsificata dalla morale convenzionale, la quale, nei paesi monogamici, afferma che l'attrazione verso una persona non può coesistere con un serio affetto per un'altra. Tutti sanno che è falso, e tuttavia ciascuno di noi, sotto l'influenza della gelosia, può essere tentato di accettare questa falsa teoria e fare una trave di un fuscello. L'adulterio dunque non è una causa valida di divorzio, a meno che non implichi una deliberata e assoluta preferenza per un'altra persona, il che può anche avvenire al marito come pure alla moglie.
Nei casi limite, non possono sussistere dubbi sulla superiorità di una razza rispetto a un'altra. L'America del Nord, l'Australia e la Nuova Zelanda contribuiscono certamente alla civilizzazione del mondo in modo più efficace che se fossero ancora popolate da aborigeni. Nel complesso, è giusto considerare i negri a un livello medio inferiore di quello dei bianchi, sebbene essi siano indispensabili al lavoro nei tropici, talché la loro distruzione (a parte ogni ragione di umanità) sarebbe assolutamente indesiderabile. Ma quando giungiamo a una discriminazione tra le razze europee, la pregiudiziale politica deve essere puntellata con una quantità di scienza di seconda mano. Né vedo alcuna ragione valida per ritenere le razze gialle inferiori in qualsiasi modo a noi. In tutti questi casi l'eugenetica razziale è una semplice scusa per un nostro sciovinismo.
Fatti simili ci dicono che, se il sesso non deve diventare per noi un'ossessione, i moralisti debbono considerarlo come adesso noi consideriamo il cibo, e non come lo consideravano gli eremiti della Tebaide. Il sesso è un naturale bisogno umano, come il cibo e l'acqua. È vero che gli uomini possono farne a meno per vivere, mentre non possono fare a meno del cibo e dell'acqua, ma da un punto di vista psicologico il desiderio sessuale è assolutamente analogo al desiderio del mangiare e del bere. Diventa assai più intenso con l'astinenza, e si acquieta temporaneamente con il soddisfacimento. Quando è urgente annulla tutto il resto, e non lascia pensare ad altro. Per il momento, tutti gli altri interessi scompaiono, e l'uomo può essere spinto a compiere azioni che più tardi gli appariranno pazzesche. Inoltre, come accade per il cibo e per le bevande, il desiderio viene enormemente stimolato dalla proibizione.