Aida è una ragazza alto borghese il cui mal di vivere non riesce a prendere una forma precisa. Un giorno, quasi per sbaglio, conosce un collettivo di artisti emarginati e davvero fuori dagli schemi, e la sua vita comincia a cambiare, insieme alle sue priorità. La guarderemo crescere, imparare a buttarsi, a non preoccuparsi di cadere. E a ricominciare a fidarsi di sé. Per il suo terzo libro con BAO, Sergio Gerasi rende ancora più vera e tridimensionale la sua (nostra) amata Milano, regalandoci una storia su ciò che succede appena fuori dal campo visivo della gente “perbene”, e dentro alle loro teste, quando nessuno guarda.
Sergio Gerasi was born in Milan in 1978. He debuts as a cartoonist on the pages of "Lazarus Ledd". He draw for "Jonathan Steele", "Nemrod", "Cornelio", "John Doe", "Valter Buio", "Rourke" (cover artist) and many others. He currently works for Sergio Bonelli Editore on "Dylan Dog" and "Mercurio Loi". For the SBE he also made one album of the series Le Storie (L'ultima Trincea, n ° 21). For ReNoir Comics, in 2008, together with Davide Barzi he publish ”G & G" (later republished by BeccoGiallo), graphic novel tribute to Giorgio Gaber and - as a single author - "Le Tragifavole". His latest books are "In Inverno le mie mani sapevano di mandarino" and "Un romantico a Milano", both published by Bao Publishing. For this last graphic novel he received the Andrea Pazienza Award as best complete author (Le strade del paesaggio 2018). He collaborates with the TV journalist shows of Michele Santoro (from "Public Service" to "M" - La7 and Rai3). He has drawn for important national magazines and newspapers including Gazzetta dello Sport, La Lettura and 7 del Corriere della Sera. He is a drummer and founder of the punk rock band 200Bullets. He performs in live painting with the theatrical duo Formazione Minima.
Un viaggio nel mondo di Aida, un sogno, che lascia intendere che forse, lavorando per cause più grandi di quelle individuali, è possibile comprendere e risolvere i problemi di ciascuno di noi.
L’opera di Verdi non c’entra niente. Questa graphic novel è ambientata nella Milano dei nostri giorni, e racconta la storia dell’eroina eponima, una ragazza a modo suo disegnata bellissima, che a quanto pare studia arti fotografiche forse in Accademia e si aggira nella sua città, tra una madre giornalista evidentemente ricchissima con cui non riesce ad avere nessun rapporto costruttivo, degli amici piuttosto disfunzionali e la difficoltà di trovare una sua dimensione esistenziale, finché non entra casualmente in contatto con un gruppo di artisti underground e vagamente anarchici, The Virus, che vivono in una specie di comune squatter volando (letteralmente) per la città e proponendo azioni performative in polemica con la società contemporanea, dove tutto è inquadrato nei social e nelle libertà apparenti (qualcuna di queste azioni: proiettare sulla sede italiana di Facebook immagini dei post più razzisti e aggressivi, mettere sulle chiese più famose di Milano grandi insegne delle maggiori società del web, Amazon, Google eccetera, riempire la darsena di cuoricini…). Lei diventa una di loro, prende parte alla loro azioni, impara anche a volare.
Il tutto è narrato benissimo, con incredibili slanci di fantasia e un disegno davvero eccellente, forse tra le cose migliori viste in un fumetto italiano da molti anni a questa parte (i colori, beninteso, sono anche di Valeria Brevigliero). La qualità è talmente alta che fa perdonare alcune scelte narrative piuttosto discutibili: personaggi stereotipati tipo gli amici dell’alta società milanese, che non cavano un ragno dal buco all’università, uno un gay molto glam che passa la vita a guardare serie e l’altra che si sente strafiga e mette video su Onlyfans (le poche persone che io ho conosciuto di livello sociale veramente “alto” all’università andavano come treni e, per merito o per provenienza sociale, comunque si sistemavano piuttosto in fretta), la classica madre che non riesce a comunicare con la figlia (e viceversa) ma poi finiscono per ritrovarsi e volersi un sacco bene, le amiche della madre ugualmente ricchissime rifatte a colpi di chirurgia plastica che inseguono ragazzi ventenni, gli artisti squatters tutti con storie allucinanti alle spalle, i discorsi programmatici di uno di loro, Vasco, che praticamente ogni volta che apre bocca fa un comizio. E poi la cosa più assurda, il fatto che Aida parta, come detto, come una ragazza bellissima e poi gradualmente nel corso del racconto si “rovini” sempre di più, rapandosi a zero i bellissimi capelli rossi e ricci, diventando anoressica e arrivando a praticare il classico autolesionismo di farsi tagli addosso. La cosa appare ancora più strana visto che, nel corso della storia, lei passa dalla mancanza generale di senso e realizzazione iniziale al trovarne uno proprio aderendo al gruppo dei The Virus e alle loro azioni. Probabilmente c’è dentro un valore simbolico, ma non sono riuscito a rintracciarlo.
Un’ultima nota: il libro è stato pubblicato nel novembre 2020, l’anno del covid. Si conclude con le parole “...un virus che sembra un urlo, di vita e libertà. Come da tanto non si sentiva e di cui avevamo un estremo bisogno, come una boccata d’aria durante una quarantena durata una vita”. Parole casuali? Boh, non credo che un progetto come questo libro possa essere nato e stato portato a termine nell’arco di un anno (però “correzioni in itinere” sono forse state possibili). E in ogni caso sembra parlare di un mondo ancora, a modo suo “spensierato”, nonostante tutto, in cui il problema maggiore era solo la pervicacia delle della cultura da social media (non che si sia risolto peraltro) ma ancora privo appunto dell’incubo del covid e di guerre varie, lontane dagli occhi ma troppo presenti nelle nostre teste.
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Interessante la voglia di ribellione dei personaggi e l'idea dell'arte come arma, belli i disegni, ma la storia alla fine non mi ha coinvolto e, secondo me, è un po' appesantita dal fatto che quelle installazioni artistiche e ribelli fossero improbabili/impossibili (oltre al fatto che i personaggi volteggiano tra i palazzi, manco fossero Spider-Man, ma di sicuro quella è una metafora di Gerasi). Ad ogni modo il volume di Bao è davvero molto curato e il talento del Gerasi disegnatore non si discute. La storia però non mi ha convinto.
Ne L'Aida ci sono le madri sbagliate, e le figlie incomprese. E viceversa. Ci sono le nevrosi, e le medicine, come soluzione. C'è una Milano aggressiva e spaventata. C'è l'arte e la rivolta. Ci sono il rosa e il blu.
Ne L'Aida c'è un virus, che permette di ragionare, cura la solitudine e l'isolamento. Riporta alla vita vera, quella oltre lo schermo.
Ammetto di essermi commossa alla fine, quando finalmente gli attriti tra i personaggi si sono fusi in un lieto fine. Anche perchè in questi giorni ho bisogno di bellezza, non di tristezza. L'ambientazione milanese è bellissima, sembra di camminare per la città. Pur non avendo più l'età dei personaggi credo che l'autore li abbia raccontati bene.
Impossibile non farsi domande sulla società di oggi dopo la lettura di questo graphic novel. Bello, struggente, senza rinunciare allo stile inconfondibile di Gerasi.