In un futuro prossimo, Chaim Birkner, che è stato un undicenne nel 1941 quando la furia hitleriana si era rivolta verso est, sta per compiere centootto anni. È l’uomo più vecchio di Israele, forse l’ultimo che sia stato contemporaneo della Shoah. Così lo vogliono celebrare, ma rifiutandosi a tutti e scandalizzandoli, decide d’impeto di tornare nella città natia. Questo accende in lui la visione di ciò che gli è successo in quasi un secolo. Accumula, accosta e sovrappone ricordi, andando avanti e indietro nel tempo, in un modo che è spesso ironico, a volte ingannevole, ma sempre lucido. Ebreo di Budapest, qui aveva vissuto adolescente il più puro amore della sua vita, qui aveva compiuto, guidato dal padre, il gesto più eroico, qui aveva conosciuto il legame ambiguo della famiglia con il ghetto ungherese. Da Budapest il padre lo aveva fatto fuggire in Palestina, in un modo, però, che gli toglieva il diritto sincero di dirsi una vittima. Dopo, la vita: il kibbutz, il matrimonio, lo strappo da entrambi, i lavori saltuari, gli imbrogli, le altre donne, i tanti incontri, i nascenti contrasti tra chi era venuto fuggitivo dal vecchio mondo e chi invece nella nuova terra di Israele era nato; ma soprattutto le molte verità via via sorprendenti, sempre trionfanti sulle illusioni, sugli equivoci beffardi, sui tanti fatti reputati certi. Gli enigmi irrisolti di una vita: da essi il desiderio di tornare e, pietosamente, di raccontare.
Tantissima carne al fuoco, spunti interessanti ma gestiti in maniera decisamente caotica. Vabbe mescolare i piani temporali, ma qui è veramente faticoso seguire il filo. Decisamente più bravo come direttore d'orchestra, come ho potuto ammirare in un paio di occasioni.
Das Buch verbindet verschiedene Zeitebenen miteinander, was bei euer 108-jährigen Lebensgeschichte durchaus sinnvoll ist. Allerdings sind diese so miteinander verwoben, das teilweise von Satz zu Satz gesprungen wird. Eigentlich ein interessantes Stilmittel, hier jedoch sehr anstrengend zu lesen und immer aktuell zu bleiben auf welcher Ebene man sich gerade befindet
Dieses Buch ist einfach nur ein riesiges großes Fragezeichen. Ich hatte das Gefühl, der Klappentext konnte nicht ganz halten, was er verspricht. Das Buch ist sehr anders geschrieben als man es gewohnt ist, es klingt hier und da nach einer sehr holprigen Übersetzung, an anderen Stellen ist das Erzählen holprig. Der Stil ist wirklich ungewöhnlich, alle paar Zeilen wechselt die Perspektive und lässt einen ratlos zurück. Auch wenn das gewollt ist, trägt diese Technik recht wenig zum Lesevergnügen bei. Dazu ist die Geschichte an manchen Stellen mit Feingefühl ausgestaltet, an anderer Stelle völlig plump. Das Komische ist, man weiß, dass das Absicht ist und irgendwie passt das alles auf eine merkwürdige Art und Weise zur Hauptfigur Chaim, die einem durchgängig nicht ganz geheuer ist und am Ende plötzlich doch irgendwie Form annimmt. Ein weirdes Buch. Nicht schlecht. Aber weird.