Questo Repertorio è un viaggio attraverso la letteratura russa con una guida d'eccezione: lo scrittore Paolo Nori. Il libro ne racconta gli autori, come «Uno, che si chiamava Ivan Turgenev, e veniva considerato il meno russo degli scrittori russi, e che diceva che dei russi gli piaceva soprattutto una cosa: la pessima opinione che avevan di se stessi» (da Venedikt Erofeev, Bespoleznoe iskopaemoe ), e le loro mogli come «quella che, una volta, aveva scritto sul suo diario che suo marito non si occupava mai di lei. Poi ha scritto anche che aveva voglia di fare la civetta e aveva voglia di sfogarsi anche solo con una sedia o una cosa qualsiasi» (Sofija Tolstaja, Diari ), e i loro protagonisti, come «quello che faceva l'operaio in una fabbrica dove costruivano giocattoli. Orsacchiotti meccanici, carri armati, scavatrici mobili. Orsacchiotti meccanici, carri armati e scavatrici mobili a un certo punto avevano cominciato a sparire in gran quantità. Si trattava di furto ai danni dello stato. Erano iniziate le indagini. Dopo un anno si era scoperto che questo operaio aveva scavato un piccolo tunnel dalla fabbrica in via Kotovskij. Ma non era lui a trasportare i giocattoli fuori dalla fabbrica. Se ne andavano da soli. Lui li caricava, li posava a terra all'imboccatura, e orsacchiotti meccanici, carri armati, scavatrici mobili, in lunghe file interminabili, arrivavano da soli in fondo al tunnel» (Sergej Dovlatov, "La valigia"), e i lettori, e i non lettori come «quella che portava sempre con sé l'Idiota e non lo leggeva mai. Diceva 'Devo andare a Bologna in treno, mi porto l'idiota'. Sembrava un po' un'offesa al fidanzato, invece no».
Dopo il diploma in ragioneria ha lavorato in Algeria, Iraq e Francia. Tornato in Italia ha conseguito la laurea in Lingua e Letteratura Russa presso l'Università di Parma, con una tesi sulla poesia di Velimir Chlebnikov. Ha quindi esercitato per un certo tempo l'attività di traduttore di manuali tecnici dal russo part time. Alla redazione de Il semplice conosce Ermanno Cavazzoni, Gianni Celati, Ugo Cornia, Daniele Benati, con i quali collabora per anni, cominciando a pubblicare i suoi scritti fortemente influenzati dalle avanguardie russe ed emiliane. È fondatore e redattore della rivista L'Accalappiacani, edita da DeriveApprodi. Collabora con alcuni quotidiani tra cui Il Manifesto, Libero, Il Foglio e Il Fatto Quotidiano.
Negli ultimi anni, forse in omaggio al "Repertorio dei matti della città di Palermo" di Roberto Alajmo (1994), Paolo Nori ha realizzato parecchie opere collettive, nel senso che tiene laboratori di scrittura collettiva in città italiane al termine dei quali cura e pubblica repertori dei matti di svariate città italiane (mio grande cruccio è che non si sia mai raggiunto il numero di partecipanti per farne uno anche a Mantova, e sì che di matti da celebrare ne avremmo in abbondanza). Sono opere meritevoli, divertenti e poetiche.
Siccome però Nori, oltre che romanziere in proprio e curatore di mattologie, è anche studioso innamorato della letteratura russa, di cui ha tradotto molte opere, stavolta pubblica un ibrido, dove i matti, isolati in 377 scene, sono: gli scrittori, i poeti e i critici russi, i lettori degli scrittori russi, i personaggi inventati dagli scrittori russi. Il risultato è spiazzante. Mi mette davanti alle mie tante lacune (mi manca quasi tutto di Gogol e Cechov, non ho mai letto Lermontov e Turgenev, se poi passiamo al XX secolo peggio ancora, a parte la poesia che non leggo per limiti miei, ma non so niente di Erofeev, Charms, Babel, Serge, Solzenycin, Dovlatov, Chlebnikov, Scklovskij...). Il lettore di media cultura russa come me passa da un aneddoto all'altro, sperduto, qua e là riconoscendo a fatica sotto il travestimento della formula di rito ("C'era uno che faceva / diceva...") lo stile e i personaggi di Dostoevskij o Tolstoj. Io poi, altro mio limite o vizio, avrei preferito una nota a piè di pagina per ogni scena, senza dovere sempre andare all'indice a vedere di cosa si tratta, potreste dirmi che basta leggere senza la pretesa di sapere a chi allude la scena, ma non ce la faccio, ho bisogno di saperlo subito, e con questo format faccio fatica.
Ma soprattutto mi chiedo quale sia il senso dell'opera. Nei repertori dei matti urbani c'era un fil rouge che era quello di una parlata, di una visione a volo d'uccello di una città con le sue tare, i suoi vizi, la sua mentalità collettiva, i suoi eroi e antieroi. Qui si entra in un universo sterminato come uno si immagina sia la steppa, dove l'immaginazione, i tormenti, le lettere, gli amori, i diari, le poesie, i gulag, la politica, la follia anche, certo, si fondono in un enorme calderone anonimizzante in cui, sì, un filo comune ci sarà, o almeno credo che Nori lo veda, ma a costo di sacrificare i nomi, di rimescolare tutto, epoca puskiniana, prerivoluzionaria, rivoluzione, stalinismo, poststalinismo, emigrazione russa all'estero... è troppo. Non perchè Nori mescoli autori di qualità con altri non di qualità, credo anzi che gli autori citati in qualche misura siano tutti meritevoli di un approfondimento, ma se fai una degustazione in anonimo di 377 vini in un giorno solo, non so quanti sommelier saranno in grado di distinguere una doc, o anche solo una regione vinicola, dall'altra.
Una raccolta di micro racconti, un momento in cui poter attingere a centinaia di libri della letteratura russa. Trattandosi di matti spesso vi verrà da sorridere, ma non mancheranno pagine piene di sentimento. A me è piaciuto
Citando Manganelli l'esperienza di "Leggere i russi" cambia definitivamente la percezione che si ha del mondo. Se chiudo gli occhi ricordo ancora perfettamente dov'ero la prima volta che lessi un libro russo. "Repertorio dei matti della letteratura russa" è irriverente, ironico e geniale. Durante una conferenza Paolo Nori (Lo adoro.) incarica i suoi lettori di leggere quanta più letteratura russa possibile e di inviare tutti gli esempi di personaggi squilibrati che trovano. Da questo incarico ne scaturisce un saggio incredibile, un tuffo dentro i più importanti autori russi: Dostoevskij, Tolstoj, Bulgakov, Pushkin, Turgenev e molti altri.
Che fatica andare avanti e indietro a vedere da che libro è tratto il matto che hai appena letto con estremo godimento e intetesse. E adesso con cosa continuare? Avvakum o Memorie del sottosuolo o Anime morte o perché no Brodskij o Erofeev, Bulgakov, Charms, Puškin? eccetera eccetera. Vabbé che con un ebook di 3000 e passa pagine di due o tre libri di Tolstoj mi passo il tempo...
Un libro collettivo dal quale, lo ammetto, mi aspettavo qualcosa di diverso. Ho trovato estremamente scomodo dover andare di continuo in fondo per vedere da quale libro fosse tratto il matto di cui avevo appena letto. Progetto carino, ma lettura lenta e scomoda.
Una schifezza. Cozzaglia di mezze trame di libri della migliore letteratura russa rimestate col solito modo insopportabile di scrivere di Nori. Soldi buttati, irritante e inutile.