L'amicizia è affrontare insieme la paura. Lo sanno bene Filo e Rullo, due ragazzini diversissimi eppure inseparabili, che decidono di scappare da casa e di avventurarsi tra i boschi, alla ricerca del cane di Filo, perso durante un temporale. Per ritrovarlo si spingono fino alla cascina di Guelfo Tabacci, uno schivo montanaro di cui si mormora che anni prima abbia ucciso suo figlio. Così, l'ingenuità della loro fuga lascia il posto ai terribili segreti del mondo degli adulti. Molto tempo dopo, nella cantina di quello stesso casolare vengono ritrovati due diari. Sono stati proprio i due amici a scriverli, consegnando a quelle pagine ingiallite la soluzione del mistero e il racconto, insieme crudo e poetico, di un'estate destinata a cambiare per sempre le loro vite. In un paesaggio dominato dal contrasto tra la luce dell'eterna innocenza e il buio del dolore, Gianluca Antoni mescola le atmosfere del giallo a quelle del romanzo di formazione. Con colpi di scena e toni delicati, racconta i rapporti tra genitori e figli, le strategie imprevedibili con cui affrontiamo la perdita, ma anche la tenacia di legami fatti per sopravvivere al tempo.
Ho scelto di leggere questo libro incuriosita dalla trama perché si parlava della scomparsa e della ricerca di un bambino ma non era un giallo e dal fatto che, a scrivere di questo fosse un collega psicologo. Beh non avevo sbagliato perché non mi ha per niente delusa!
La storia inizia col ritrovamento di due diari dei bambini Rullo e Filo, di vent’anni prima, che vengono consegnati al maresciallo De Benedettiis.
Da questo momento la storia si sviluppa su tre piani temporali differenti: il presente, venti e trent’anni prima, che servono a spiegare gli avvenimenti sia presenti che passati e a svelare dei misteri irrisolti anni prima.
I protagonisti principali sono questi due bambini, Filo e Rullo, amici per la pelle, che vanno alla ricerca di Birillo, il cane di Filo, che il padre ha perso nel bosco, ma anche Guelfo Tabacci e il figlio Tommaso che sembrerebbe scomparso nel nulla.
Il destino tesserà le proprie trame tra questi spettatori, alcuni ignari di tutto, avvicinandoli e portandoli a risposte inattese.
Filo è un bambino sconvolto dalla perdita della madre, per cui incolpa il padre che da allora ha cominciato a bere e con cui quindi i rapporti sono molto complicati.
Il ragazzino decide di andare a cercare il cane che è scappato al padre mentre cercava tartufi, con l’inseparabile amico Rullo che solo lo capisce e gli sta sempre vicino, sopportando anche un po’ i suoi rimbrotti.
Guelfo è un contadino di montagna, rimasto solo dopo la scomparsa del figlio a soli due anni, burbero e solitario, che è stato anche lasciato poco prima dalla moglie che ha picchiato.
La sua denuncia per la scomparsa del figlio purtroppo ha portato a un nulla di fatto, il bimbo non è mai stato ritrovato e lui è rimasto solo coi suoi animali e il suo dobermann a fare la guardia.
Si avverte da subito la capacità dell’autore di parlare attraverso i protagonisti, diventando loro, di passare dal dialogo tra i bambini all’espressione di un esponente delle forze dell’ordine, a quella di un contadino burbero e solitario.
Ma la cosa più bella sono le emozioni che attraverso questi riesce a farci provare: la tensione per questa inspiegabile scomparsa del bambino combattuto tra due genitori separati e dai rapporti ancora difficili, il vuoto che ha lasciato la scomparsa di una mamma e moglie tra padre e figlio che non riescono a comunicare perché chiusi ognuno nel proprio dolore, la sensazione di perdita che si declina da un lato nella disperata ricerca dell’ amico, per un bambino che si sente solo e, dall’altro lato, del figlio amato, unica compagnia adorata di un uomo burbero e grezzo rimasto solo.
A mio parere, al centro di questa storia sono proprio le relazioni: i rapporti rotti, insanabili, o perché segnati dall’assenza o perché irrimediabilmente rovinati dalla chiusura, dall’incomunicabilità o ancora peggio dalla rabbia e dalla violenza; i rapporti nuovi, con nuove conoscenze come una bambina che diventa subito amica fidata o come un giovane uomo molto originale che tiene tanto all’ amicizia; ma anche e soprattutto i rapporti ricostruiti, per la scoperta di un collegamento che non si sarebbe mai immaginato, per un riavvicinamento dopo un periodo di distanza, o perfino per la decisione di abbandonare una creazione della propria infanzia di cui non si sente più la necessità.
Sono tutti descritti alla perfezione e con la delicatezza e il rispetto che meritano, senza far emergere giudizi pesanti o facili anche su personaggi un po’ sopra le righe.
Come succede per Guelfo di cui, pur condannando alcuni comportamenti, vengono restituite le mille sfaccettature di un uomo abbrutito e incattivito dalla vita e dalla solitudine ma che in fondo è capace di sentimenti forti e puri e che fa paura solo con le apparenze dei propri modi di fare più che con il profondo bisogno di amare, che emerge in tutta la sua pienezza nella conclusione.
Ma come succede anche per il papà di Filo, rabbioso e alcolista ma capace di un innato senso di protezione e di comprensione per il figlio che ama profondamente.
E come per Scacco che, pur nella sua particolarità nel vedere le cose, viene dipinto come giovane con nobili sentimenti, che rispetta le promesse, e segnato dall’immenso dolore della perdita, forse troppo grande da sopportare restando uguali a prima.
Per tutti c’è una possibilità di riscatto e per nessuno c’è una condanna reale, definitiva, a parte per chi abbandona e si arrende.
L'autore stesso (nato nel 1968, vive a Senigallia dove lavora come psicologo e psicoterapeuta) dice della sua storia: " Nel mio intento, Io non ti lascio solo vuole essere un inno alle fragilità e alle debolezze di ognuno di noi, e di quanto queste, se ben elaborate e gestite, rappresentino i nostri più grandi punti di forza."
L’estate in questo paese rimasto come un tempo è dolce, ha per me un sapore di dolce malinconia, come tornare alla fanciullezza quando trascorrevo le vacanze dalla nonna al mare in un paesino sulle coste calabresi. I profumi, i sapori, il frinire dei grilli, il caldo del sole che batte e da cui si trova refrigerio solo sotto gli alberi, sono esattamente gli stessi e l’autore è riuscito a farli rivivere ai miei sensi.
La scena più dolce e per me commovente è stata quella del ritorno di Filo adulto in quel paesino e del ritrovare vecchi amici ma anche dirgli addio per sempre, nel passaggio dall’infanzia all’età adulta, con una riappacificazione.
Unico consiglio per lo scrittore è di stare un po’ più attento agli errori nella scrittura, che a volte possono sfuggire.
Grazie alla casa editrice Salani per avermi dato questa possibilità!!!
Io non ti lascio solo è un romanzo di formazione, con un dose importante di mistero. È un'avventura speciale quella di Filo e Rullo, alla ricerca del cane Birillo. È l'avventura della loro amicizia e come ogni esperienza degna di essere raccontata non manca il pericolo, e dal pericolo derivano coraggio e grandi lezioni che rimarranno per sempre. Partiamo dallo stile di scrittura di Gianluca Antoni, che con un alternanza temporale e di personaggi rende molto piacevole sia l'avvicinarsi alla storia che al suo proseguimento, tenendo sempre molto alta l'attenzione e la curiosità del lettore. Lo stile è veloce, ma si prende il suo tempo per descrivere i suoi protagonisti, le loro emozioni e le loro vicende. Partendo dal dolce Rullo tanto insicuro ma vero eroe di questa storia per il suo coraggio, e Filo in cui ognuno di noi può ritrovare il proprio io fanciullesco. Filo e la sua spiccata genialità, a tratti superbo e arrogante. Filo che ha solo bisogno di essere abbracciato e di avere qualcuno che gli voglia bene. Filo che ha una fantasia fuori dal comune, che rimarrà incantato dalla gabbia dorata della sua fantasia. Quanto mi sono ritrovata in lui non avete idea, avrei voluto più volte gridargli che sarebbe andato tutto bene, che tutto si sarebbe risolto. E quante altrettante volte mi sono sentita catapultata nella sua storia, sentivo le mie gambe scappare e correre per i boschi insieme a questa combriccola: Filo, Rullo, Amelie e Scacco. Similmente percepivo il dolore e la rabbia di Guelfo, Polifemo. Le sue urla mi arrivavano dentro le orecchie e più volte ho provato tensione. La bravura dell'autore è stata anche quella di saper far combaciare perfettamente momenti di risa a momenti di massima tensione, anche se utilizzando escamotage già visti, ma descritti con gli occhi dei bambini protagonisti, rendendo in questo modo la storia sempre più reale e al contempo misteriosa, perché fino alla fine se risolvevo un dubbio altri ne sorgevano o altri ancora si increspavano. E la soluzione finale mi ha lasciato senza parole (e con gli occhi lucidi). Ero all'interno di questa avventura con anima e corpo, che meraviglia. Fin da subito avevo intuito che Io non ti lascio solo sarebbe stata una di quelle letture che mi sarei portata dentro, le prime pagine mi avevano già gridato "questo romanzo ti piacerà" e al lettura conclusa ero un vortice di emozioni. Prima di tutto tristezza perché lasciavo definitivamente Filo e Rullo, la loro avventura insieme, ma ero anche molto felice della lettura appena conclusa che mi rimarrà per sempre nel cuore. Io non ti lascio solo è stata una lettura che mi ha tenuto incollata alle pagine (anzi allo schermo avendolo letto in digitale) per tutto il tempo, non riuscivo a staccarmi dalla storia, ero pervasa dalla curiosità e dal voler restare con i suoi protagonisti. Mi è piaciuto il rapporto ambiguo e al contempo dolce tra Filo e Rullo, e nonostante avessi intuito già la verità questo non mi ha disturbato dall'andare avanti, sia perché volevo vedere se avessi ragione ma anche perché dovevo sapere la conclusione. Volevo sapere come si risolvesse il mistero, come il presunto crimine di Guelfo e la ricerca di Birillo, il cane di Filo, fossero collegate. Il caso di Guelfo mi aveva incuriosito sin da subito, un caso molto contorto, non riuscivo a mettere i pezzi in ordine. Ogni volta si aggiungevano dettagli in più che rendevano il quadro solo più complicato, fino alla fine non sono riuscita a capire e la sorpresa finale è stata perfetta. Ho adorato il personaggio del padre di Filo che è stata una totale rivoluzione, ha svolto il ruolo della coscienza in maniera efficace; stessa cosa per la madre che mi ha emozionato tantissimo in ogni occasione in cui veniva anche solo menzionata. Ma anche il personaggio di Guelfo è stato molto interessante e curioso, quasi che alla fine abbia provato una gran pena per lui, nonostante tutto. Il modo in cui il romanzo di formazione e il romanzo giallo si intersecano è stato fantastico, adrenalinico. E' un romanzo che insegna a crescere, a lasciare i giochi d'infanzia alle spalle ma non prima di aver vissuto l'esperienza, l'avventura della vita. Facendo quei disastri che solo i bambini riescono a fare, infilandosi nei pericoli peggiori ma trovando sempre la via di fuga, perché imparare a crescere è soprattutto sconfiggere ogni paura.
La scelta di questo romanzo è stata motivata dal fatto che Gianluca Antoni (al suo terzo romanzo), psicologo prima che scrittore, ha vinto il concorso di “io scrittore” grazie ai voti degli altri trecento partecipanti. Ho provato a capire i criteri di scelta dei suoi “colleghi” che lo hanno portato inoltre a vincere anche il premio Romics come miglior romanzo di genere. La storia, che a tratti mi ha ricordato l’osannato “Stand by me” (Stagioni diverse) di Stephen King, si apre con il ritrovamento dei diari di due ragazzini, scritti venti anni prima, che si avventurano tra i boschi alla ricerca del loro cane perduto (presto a loro si uniranno altri due coetanei). Si intuisce subito che deve essere successo qualcosa: qualcuno non è tornato, è morto o forse no. Le domande lasciate aperte spingono il lettore ad andare avanti, svelando un segreto intorno ad un altro personaggio che si fa man mano sempre più enorme. Il libro è un giallo psicologico (per ragazzi?) scritto bene, la lettura dei diari a tratti appare fiabesca, ci pensa il Maresciallo che indaga sul caso a farci tornare con i piedi per terra. Lo consiglio, è piaciuto a tanti, piacerà anche a voi.
La storia inizia con il ritrovamento di due diari che celano un mistero lungo 20 anni e ci raccontano la storia di due amici, due bambini che affrontano una grande avventura per ritrovare l'amico di sempre a quattro zampe; avventura "registrata" tra le pagine di quei diari e che inaspettatamente vengono ritrovati. E così accade. Rullo e Filo giungono nelle nostre mani e sotto ai nostri occhi grazie ai loro diari. Chi di voi ha letto i libri di Mark Twein " Le avventure di Huckberry Finn e Tom Sawer"? Questo per darvi un'idea, seppur pian piano se ne discosta, di quello che andrete a leggere. Ed è per questo che non riesco a catalogare e a racchiudere il romanzo in un genere distinto. Io lo considero un libro di crescita personale, un libro che parla di amicizia, di amore, di famiglia e di morte. In che modo i bambini elaborano il lutto, la morte e il dolore? Ecco, ad un certo punto, quella storia spensierata ed avventurosa iniziale, si incastra in un groviglio parentale che offusca in un certo senso i due bambini, vittime degli errori degli adulti e del loro egoismo. Sarete trascinati in un vortice di emozioni che toccheranno le corde della vostra anima. Che fine ha fatto Rullo? Chi è Rullo? Dov'è il cane fedele disperso tra le montagne? Queste sono le domande che vi porrete fino all'ultima pagina. L'autore è riuscito a mantenere in sospeso il finale, a sviare me autrice e a deragliare la mia mente e il mio pensiero su un binario differente. Credetemi, resterete a bocca aperta e mai e poi mai vi sareste aspettato un epilogo del genere. L'autore ha cercato, in modo semplice, senza usare paroloni o termini complicati, a spiegare la psiche fragile di un bambino nell'affrontare un grande dolore, ricorrendo alla fantasia e creatività che lascia fuori gli adulti dal proprio mondo. Il libro è suddiviso a capitoli che si alternano tra passato e presente; ogni capitolo rappresenta un diario differente e nel mezzo il maresciallo Giuseppe De Benedettis , l'ago della bilancia tra passato e presente. Rullo e Filo ci faranno riflettere, pensare e ci aiuteranno a "crescere" dando a tutti noi una grande lezione morale e di vita!!! Ringrazio Gianluca Antoni e la casa editrice Salani che mi ha dato la possibilità di leggere il libro in anteprima e di fare un tuffo nel passato immedesimandomi in Filo. Lettura consigliata a tutte le fasce d'età, a ciascuno di noi ha qualcosa da insegnare.
Ci sono dolori che impongono di aggrapparsi a qualcuno per non affogare. Qualcuno, a tutti i costi. Questa è l’incredibile storia di Filo e Rullo, due amici inseparabili, due parti della stessa anima. Filo è un ragazzino vivace, bravo a scuola, socievole. Cambia tutto quando perde la mamma, morta dopo una lunga depressione che l’ha spenta giorno dopo giorno, seppellendola sotto montagne di rimorsi e sensi di colpa. Filo si chiude nel suo abisso di sconforto, si isola, confuso da quanto successo e troppo giovane per arrivare a capire il dramma della madre. Eppure non ha alcuna intenzione di sentirsi sconfitto dalla vita, e trova nel suo amico Rullo la spinta giusta per tornare a sorridere. Ed è qui la magia di questo racconto, perché questa non è la storia di un bambino senza mamma, ma è la storia tenera e commuovente di una straordinaria amicizia, la chiave con cui un’anima afflitta cerca di sopravvivere al dolore. Filo e Rullo partono da soli alla ricerca di Birillo, l’adorato cagnolino di Filo, che si è perso nei boschi mentre era a spasso con Paride, il padre di Filo. Filo è sconvolto, non può sopportare un’altra perdita. Fa la cosa più ovvia in questa situazione, cioè incolpa il padre per le sue sofferenze. Ma non è solo. Sa che deve andare a cercare Birillo e sa che Rullo andrà con lui. Perché Rullo è fatto così, magari brontola un pochino, ma poi alla fine non riesce mai a dire un no al suo compagno di avventure. Se la intendono alla grande loro due, non sono sempre d’accordo ma trovano sempre un punto di incontro. See more: https://bookshuntersblog.com/2019/01/...
"La timidezza è solo uno scudo apparente di paura tra sé e lo sconosciuto, e quando lo sconosciuto diventa conosciuto e abbatti lo scudo allora il timido mostra anche l’anima perché rimane senza difese."
Ciao lettori! Oggi vi parlo di un libro che mi ha colpita più di quanto mi aspettassi che ho letto grazie alla Salani. Si tratta di una storia profonda e molto particolare che mi ha lasciato un enorme sorriso sulla faccia a fine lettura.
È una storia che si svolge tra passato e presente e che viene raccontata principalmente tramite i diari di due amici, Filo e Rullo.
Sono stata subito attratta dal mistero che si celava dietro le pagine di questo libro. Si tratta di un giallo psicologico, genere che non ho mai letto ma che potrei riconsiderare in futuro, visto quanto mi è piaciuto questo.
Il via alla storia è dato da un maresciallo che torna ad indagare sulla scomparsa di un bambino mai ritrovato... Per essa è stato accusato il padre del bambino, Guelfo... Vi dico solo che la soluzione del mistero è molto più complessa di quello che sembra... E mi ha ferita profondamente.
Questo mistero si intreccia indistricabilmente alla storia di Filo e Rullo... L'avvio del loro racconto è semplice: Birillo, il cane di Filo, è scappato e i due bambini decidono di andare a cercarlo. E vivranno molte avventure e disavventure per ritrovarlo... Ma la vicenda non è ben chiara... Tutto verrà svelato a fine storia e vi assicuro che non potete neanche lontanamente immaginare la verità...
Mi sono affezionata tantissimo a Filo e Rullo e mi sono emozionata tanto con loro. Li ho visti crescere, fare amicizia con Amelie e Scacco, due personaggi altrettanto fantastici. Ho provato paura dopo aver incontrato Guelfo, dipinto da tutti come un assassino, e avrei voluto scappare da lui. Ma sono anche stata felicissima di conoscere tutta la sua storia.
Vengono trattati temi come il suicidio, la perdita di una persona cara, la depressione, la malattia mentale. E il tutto viene fatto con una delicatezza sublime.
Il fatto che la maggior parte della storia sia raccontata attraverso le parole di due bambini ha fatto sì che la vicenda sia stata narrata in maniera genuina. Mi è sembrato di crescere con Filo e Rullo.
È un libro che insegna ad affrontare il passato, ma anche a lasciarselo alle spalle. A lottare alla ricerca della verità e ad affrontarla, anche se può far male.
È stata una storia inaspettata, profonda, emozionante che mi ha lasciata col fiato sospeso e mi ha tenuta incollata alle pagine!
Una storia che si snocciola tra il passato e il presente, che con un ritmo incalzante conduce il lettore non solo attraverso un passato tortuoso che ha bisogno di essere svelato, ma anche nelle avventure di Filo e del suo amico Rullo, che guardano il mondo come solo i bambini sanno fare: con gli occhi più veri che esistano.
Un romanzo dove la sofferenza, quella vera e cruda, e la spensieratezza, quella che è solo convinzione, si mischiano in parti uguali, dando risalto al sentimento di sentirsi in balia di qualcosa di più grande, che è quello che ci accompagna per la maggior parte della vita.
"Io non ti lascio solo" è una storia che ha il sapore dei ricordi e dell’infanzia, ma ha anche il sapore della nostalgia e dell’amarezza che la vita a volte porta con sé.
Una storia che si snocciola tra il passato e il presente, che con un ritmo incalzante conduce il lettore non solo attraverso un passato tortuoso che ha bisogno di essere svelato, ma anche nelle avventure di Filo e del suo amico Rullo, che guardano il mondo come solo i bambini sanno fare: con gli occhi più veri che esistano.
Un romanzo dove la sofferenza, quella vera e cruda, e la spensieratezza, quella che è solo convinzione, si mischiano in parti uguali, dando risalto al sentimento di sentirsi in balia di qualcosa di più grande, che è quello che ci accompagna per la maggior parte della vita.
La storia è resa magica dalle meravigliose ambientazioni, dalle sfumature surreali, dai personaggi improbabili che tracciano un labile confine tra realtà e fantasia, che poi è così vero che la fantasia non è reale?
"Io non ti lascio solo" non si può intrappolare dentro un unico genere: è un giallo, un romanzo psicologico, uno di narrativa, a volte è anche un po’ fiaba e ne conserva la poeticità dalla prima all’ultima pagina.
Sono restata folgorata da questa lettura: in un solo romanzo, lo scrittore riesce a trasmettere così tante cose, a costruire una trama e uno stile così particolari, da essermi sentita travolta da mille emozioni e mille sentimenti diversi, talvolta anche contrastanti. Credo che per farlo ci voglia una grande abilità e che ciò che contraddistingue un grande scrittore non sia solo quello che scrive sulla carta, ma quello che riesce scrivere nell’anima di chi legge e, nella mia, l'autore ha scritto parecchio.
Chi mi conosce sa che sono sempre molto critica nei giudizi che esprimo, ma questa volta non posso dire nulla se non che si tratta di uno dei più bei libri che io abbia letto negli ultimi anni. Meraviglioso.
Giallo psicologico davvero stupendo. Narrazione a più voci in prima persona coinvolgente e che garantisce un ritmo serrato. La trama è ottimamente sviluppata con un paio di colpi di scena al momento giusto! Libro assolutamente consigliato!
Ho letto questo romanzo in anteprima, molto molto bello. È un bel contenitore di generi, temi e riflessioni che svolgono molto bene il ruolo di terapia curativa (ridondante ma efficace!) Lo consiglio assolutamente :)
Un libro scorrevole che tocca con mano sapiente i temi dell'amicizia e dell'elaborazione del dolore e della perdita. Nel complesso l'ho trovato toccante (soprattutto l'ultima parte), un gioiellino che volendo si legge in una giornata e che lascia con dei begli spunti di riflessione.
Romanzo di formazione intenso ed emozionante. Una trama per nulla scontata che tratta in maniera delicata del tema dell’amicizia, dell’elaborazione del lutto e delle dicerie di paese basate spesso sui pregiudizi. Bellissimo
Narrazione scritta dal punto di vista di due amici bambini, con il modo di esprimersi tipico di quell'età: spontaneo, autentico e privo di filtri, ma spesso più profondo di quello adulto. Storia molto originale, con un finale (per quanto mi riguarda) inaspettato!
Letto in anteprima, Io non ti lascio solo mette in risalto il difficile rapporto tra il mondo dell’infanzia e il mondo adulto, di cui il primo paga inesorabilmente le conseguenze del secondo. Ma il romanzo parla anche della bellezza dell’amicizia e di come un affetto straordinario può spingere ad atti di coraggio che vanno aldilà delle aspettative. qui la mia recensione completa https://www.zeropositivo.eu/2021/02/i...
Esordio che apre la strada a Le stanze, nuovo progetto editoriale di Salani, Io non ti lascio solo è pura emozione sulla carta. Attraverso il racconto di due bambini, le cui voci in prima persona si alternano grazie alle pagine dei loro diari, comprendiamo quanto la sofferenza degli adulti possa diventare un peso che grava sulle spalle dei bambini, che si vedono costretti a dare un senso come meglio possono a quelle emozioni che premono per venir fuori. Anche quando ciò significa affidare a un altro la responsabilità di mostrarsi vulnerabile. La scrittura di Gianluca Antoni è semplice e diretta come sanno esserlo i bambini, che di questa storia sono gli indiscussi protagonisti. Il ritmo narrativo è incalzante e ben strutturato, caratterizzato da salti temporali ben inseriti che contribuiscono a fornire una visione a 360 gradi della vicenda. Il finale è perfetto: sorprendente, delicato, commovente. Non lasciatevi scappare l'occasione di iniziare l'anno con una lettura che non si dimentica. https://tralemaniunlibro.blogspot.com...
Letto in anteprima grazie ad una collaborazione con la CE. Che dire? IMMENSO. Un esordio veramente travolgente, un libro dolce, amaro, intenso, doloroso. Da leggere, assolutamente.
Incedibilmente sorprendente. La storia è avvincente e ricca di colpi di scena e di sorprese. La cosa più bella però è lo sviluppo degli aspetti umani/psicologici dei protagonisti. Davvero un romanzo ben riuscito.