La cara vecchia Adeline se n’è andata, ma il suo spettro aleggia ancora nelle stanze di Jalna e le sue parole riecheggiano nei corridoi della tenuta; la sua ultima beffa, poi, è ancora sulla bocca di tutti. Finch ne è ben il ventunesimo compleanno si avvicina, e con esso il momento in cui avrà accesso al patrimonio della nonna. La questione è spinosa, e il ricordo dello sconcerto dei suoi familiari all’apertura del testamento lo tormenta. Ma gli zii e i fratelli, nel tentativo di superare il malanimo, gli organizzano una grande festa di compleanno, al termine della quale il ragazzo sorprende tutti proponendo a Ernest e Nicholas un viaggio a proprie spese in Inghilterra, la madrepatria dei Whiteoak, la terra in cui tutto ha avuto inizio, dove si annidano vecchi ricordi e storie leggendarie che rendono quei luoghi noti anche ai membri più giovani della famiglia. Dopo la traversata in transatlantico, i tre si godono un breve soggiorno a Londra, dove Finch assaggia la libertà e si approccia a nuove prospettive sul mondo. Ma è a casa della zia Augusta, nella campagna del Devon, che lo attende la vera la cugina Sarah, orfana cresciuta dalla zia, raffinata e amante della musica, dalla quale si sente subito attratto e per la quale ben presto dovrà misurarsi con un avversario. Nel frattempo, in Canada, il piccolo Wakefield scopre la sua vena poetica e i rapporti tra Renny e Alayne prendono una direzione inaspettata. Al loro ritorno, Finch e gli zii troveranno una famiglia molto cambiata. Dopo Jalna e Il gioco della vita , ecco il terzo capitolo della saga bestseller di Mazo de la Roche, icona della letteratura canadese del primo Novecento, personaggio dalla vita misteriosa e protagonista di una battaglia editoriale con l’autrice di Via col vento , sua grande rivale nelle classifiche dell’epoca.
«Una Downton Abbey vagamente démodé, di sfumato sapore vittoriano». Nadia Fusini, «il Venerdì – la Repubblica»
«I protagonisti principali intorno a cui ruota la saga sono l’anziana Adeline, il nipote-poeta Eden e la moglie Alayne, e l’impulsivo fratellastro Renny. A ognuno di loro de la Roche dona qualità caratteriali riconoscibili, peculiari, allestendo attraverso il romanzo una commedia umana nella quale conta di lasciar ritrovare al lettore sprazzi della propria esistenza». Marco Bruna, «Corriere della Sera»
Mazo de la Roche, born Mazo Louise Roche, was the author of the Jalna novels, one of the most popular series of books of her time.
The Jalna series consists of sixteen novels that tell the story of the Canadian Whiteoak family from 1854 to 1954, although each of the novels can also be enjoyed as an independent story. In the world of the Whiteoaks, as in real life, people live and die, find success and fall to ruin. For the Whiteoaks, there remains something solid and unchanging in the midst of life's transience--the manor house and its rich surrounding farmland known as "Jalna." The author, Mazo de la Roche, gave the members of her fictitious family names from gravestones in Ontario's New Market cemetery, and the story itself balances somewhere between fact and fiction. Critics think events in the novels reflect de la Roche's dreams, moods, and life experiences. As the daughter of a traveling businessman, she may have seen the Jalna estate as the roots she never had, while the character Finch, from Finch's Fortune, is thought to be a reflection of herself.
This one cores on Finch, the second youngest of the 5 Whiteoak sons. It was interesting and chuck filled with minutia of the 1930 period lived at Jalna.
But overall I liked this one far less than the title Jalna. It rehashed quite a few flashbacks to that year 1928 which is the nugget of Jalna- and the first book written by Mazo de la Roche.
Honestly, I will read of the ancestors- that Grandma Adeline and Philip her husband and their son the "progenitor". But I will probably not read of the following generations- especially the children of Meg and the many Whiteoak males, her brothers.
Finch is not a favorite character for me. Others who like nervous, self-doubting, artistic and money gifted druthers will like this much better than I. By the end of this book he bugged the hell out of me- an everlasting adolescent core. The brother and uncle mixes don't seem as genuine to me either as they did when all the characters were younger. Both uncles are becoming cartoon-like, IMHO. I find Renny especially, a solid cipher. And just too, too in his "wisdom" aspects to be human.
The form itself was overlong and had several larger issue crux spots which I thought were left hanging. Like limbs not attached to any trees. A habit I detest in epic family sagas.
I also have begun to feel quite badly for all the animals. Especially Grandma's parrot who has outlived her. But also all the dogs and the cats, as well. Horses seem to have it a bit better.
Nel terzo volume, tutti i riflettori sono puntati su Finch che mette in risalto le proprie qualità, già emerse nel secondo volume.
“Sarah disse che i quadri le piacevano.
«Tesoro mio», le spiegò Arthur prendendola per mano, «ti piacciono perché l’amore ti fa vedere tutto attraverso una nebbia dorata! Non credi?». La guardava con un’espressione che Finch trovò bizzarra. Nei suoi occhi c’era uno scintillio eccitato, la linea delle labbra era tesa, come se sorridesse in modo forzato. Sembrava impaurito.”
Man mano che si procede nella lettura, le storie dei Whiteoak appassionano.
Terzo volume della saga di Jalna, dove i protagonisti appartengono a una bizzarra famiglia canadese, i Whiteoak. Questo libro si concentra moltissimo su Finch, ormai 21enne e che quindi ha finalmente raggiunto l’età per disporre e usare a suo piacimento l’eredità lasciatagli dalla nonna. Eredità che ha causato non pochi problemi nella famiglia Whiteoak. ⠀ Finch è un personaggio molto riflessivo, malinconico, insicuro, su cui aleggia spesso questo mal di vivere che lo caratterizza. In questo volume secondo me inizia a manifestarsi anche uno spiraglio di luce per lui. Continua a essere considerato diverso, l’anello debole della famiglia, ma è meno vessato rispetto ai precedenti volumi, e lui stesso sembra capirsi e accettarsi di più, come se stesse procedendo verso un’autoconsapevolezza che sta via via prendendo forma. ⠀ È stato un volume che ha fatto fatica a prendere il via, però più andavo avanti più riuscivo ad apprezzare quello che stavo leggendo. ⠀ In Finch mi ci rivedo molto: sono anch’io riflessiva, malinconica e insicura. Questo mi aiuta ad avvicinarmi al personaggio, a capirlo, ma allo stesso tempo mi porta quasi a odiarlo perché è come se leggessi la mia storia, il mio modo di essere, di fare, di vedere la vita, che spesso è un modo deleterio di affrontare le cose perché mi impedisce di godermela, questa vita. Ecco perché avrei voluto prendere a sberle Finch e urlargli di darsi una svegliata, perché è quello che dovrei fare io. Svegliarmi. E cominciare a vivere.
Dopo Jalna e Il gioco della vita, ecco il terzo capitolo della saga di Mazo de la Roche, icona della letteratura canadese del primo Novecento. La cara vecchia Adeline se n’è andata, ma il suo spettro aleggia ancora nelle stanze di Jalna e le sue parole riecheggiano nei corridoi della tenuta; la sua ultima beffa, poi, è ancora sulla bocca di tutti. Finch ne è ben consapevole: il ventunesimo compleanno si avvicina, e con esso il momento in cui avrà accesso al patrimonio della nonna. La questione è spinosa, e il ricordo dello sconcerto dei suoi familiari all’apertura del testamento lo tormenta. Ma gli zii e i fratelli, nel tentativo di superare il malanimo, gli organizzano una grande festa di compleanno, al termine della quale il ragazzo sorprende tutti proponendo a Ernest e Nicholas un viaggio a proprie spese in Inghilterra, la madrepatria dei Whiteoak, la terra in cui tutto ha avuto inizio, dove si annidano vecchi ricordi e storie leggendarie che rendono quei luoghi noti anche ai membri più giovani della famiglia. Dopo la traversata in transatlantico, i tre si godono un breve soggiorno a Londra, dove Finch assaggia la libertà e si approccia a nuove prospettive sul mondo. Ma è a casa della zia Augusta, nella campagna del Devon, che lo attende la vera sorpresa: la cugina Sarah, orfana cresciuta dalla zia, raffinata e amante della musica, dalla quale si sente subito attratto e per la quale ben presto dovrà misurarsi con un avversario. Nel frattempo, in Canada, il piccolo Wakefield scopre la sua vena poetica e i rapporti tra Renny e Alayne prendono una direzione inaspettata. Al loro ritorno, Finch e gli zii troveranno una famiglia molto cambiata.
Il ragazzo non si sente in grado di reggere una simile pressione. I Whiteoak credono sia stata una pessima idea lasciare tutti quei soldi al giovane che certamente, se non consigliato a dovere, li scialacquerà. Finch, sentendosi in colpa nei loro confronti, decide allora di non spenderli per sé: parte sì per l’Inghilterra, ma con i suoi zii, facendogli incontrare la loro sorella; estingue il mutuo della sorella; compra un’auto al fratello Piers; aiuta economicamente un’amica dello zio, perdendo anche parte dei soldi; aiuterà poi suo fratello Eden, poeta squattrinato e malato. L’unico a non accettare denaro è suo fratello Renny, suo tutore, infastidito e deluso dal fatto che Finch non voglia proseguire gli studi e non voglia più suonare il pianoforte.
La famiglia è dunque per lui causa di dispiaceri e dolori; al perpetuo confronto con gli altri si sente un inetto, un inconcludente. Ma non riesce a farne a meno. De la Roche fa il ritratto di una tipica famiglia che si è arricchita con il duro lavoro, che è riuscita ad andare avanti grazie soprattutto all’unione e al sentimento del loro blasone. Nonostante gli screzi e le rivalità interne, ci racconta di come l’anima materiale, incarnata dagli zii Renny e Piers, si scontri continuamente con l’anima spirituale della famiglia, rappresentata da Finch, ma anche da Eden e Alayne, sua ex moglie ma attuale moglie di Renny. Anche Alayne infatti riesce a fatica a capire i Whiteoak, a farsi accettare e ad accettarli a sua volta. Per confermare tale tesi, pensiamo anche alla conoscenza della cugina Sarah, di cui Finch si innamora e per cui soffrirà moltissimo. Quindi ancora un amore fuso col dolore, sempre in seno alla famiglia. Un circolo vizioso da cui non si esce, se non abbandonandosi e accettando la realtà.
Terzo volume della saga di Jalna e, rispetto ai precedenti, mostra qualche pecca in più. La prima metà si concentra su Finch, su come utilizza l'eredità di nonna Whiteoak e sul suo viaggio in Inghilterra. È una storia cupa, morbosa, in cui tutte le ansie e le depressioni di Finch vengono a galla, fin troppo mi viene da dire. Sicuramente con una bella sforbiciata la storia sarebbe stata più efficace ed incisiva; invece ha messo a dura prova la mia pazienza. Dalla metà circa del libro, si torna a Jalna e di nuovo un ruolo di primo piano nella seconda parte dei romanzi di Mazo de la Roche lo ricopre Alyne, anche lei in crisi questa volta, con il rapporto con Renny incrinato da incomprensioni e dubbi. Nel frattempo tutti i personaggi tornano all'ovile e nei capitoli finali si ritrova tutto lo spirito dei Whiteoak e il brio dell'autrice con una magistrale litigata che mette tutti alla berlina, ma permette alla famiglia di ritrovare un equilibrio. Se il romanzo si fosse limitato alla prima metà avrebbe preso 2*, ma la seconda è davvero meritevole. Faccio una media e la mia valutazione finale è 3*
I really liked this one in the series. A lot of it takes place in England and is mostly about Finch Whiteoak. Trouble in Renny and Alayne's marriage. Alayne has an insight that I also have felt about the family: "That was one of the striking things about the Whiteoaks. They lacked curiosity about things that did not concern themselves. Their own life, the life of the family, that was the important thing and they would have carried it with them around the world."
Finch's Fortune contrasts the practical authenticity of life in Canada with the intellectual pretensions of British and American society while acknowledging the faults and foibles of the Whiteoaks and the society in which they live. It captures the life of a relatively prosperous family portraying the characters with all of their faults and inconsistencies in a sympathetic way with the depression as a backdrop. The language, including at least one instance of the "N word" is dated, and reflects the period. While the novel is sometimes melodramatic and sentimental, this is attenuated by a gentle cynicism that keeps it down to earth in its appreciation of the comforts of family.
Continuing to enjoy this series and the characters I've come to know. They are real-each with flaws and peculiarities which make them relatable. The next one is waiting. BTW, one edition description calls this the 3rd in the series and it is the 9th! There are two dates to confuse. The order in which they were written and the narrative chronology. Best to read them that way.
Qui per la prima volta parte della storia si svolge lontana dall'ormai iconica dimora familiare e il focus si sposta sul viaggio che Finch e i due vecchi zii fanno in Inghilterra. È sempre un piacere ritrovare i Whiteoak, perdersi tra le loro liti, gli affari, gli amori, anche se qui non mi è piaciuta la storyline riservata ad Alayne, di solito tra le mie preferite, che ho mal sopportato. Vediamo cosa accadrà nel prossimo capitolo!
Un altro bel capitolo della saga famigliare di Jalna, che si differenzia dai precedenti principalmente per le ambientazioni - non più limitate al solo Canada ma estese per buona parte della narrazione anche alla Gran Bretagna - e per la predominanza netta di un focus su un personaggio in particolare. Il romanzo si sviluppa nell’arco temporale di un anno e si concentra infatti sulla figura tormentata del giovane Finch, venuto in possesso dell’ ingente eredità della nonna Adeline senza averla mai voluta - a differenza di quanto vale invece per tutti gli altri componenti della famiglia, ai cui occhi questo fatto l’ha reso ancora più inviso. Ma la sua indole sensibile e attenta ai bisogni degli altri saprà aprirsi una breccia nel muro di ostilità che la famiglia ha eretto, per giungere a un finale quantomeno inaspettato viste le premesse.
Finch’s Fortune is the ninth book chronologically in the series in the series. Published in 1931, the events take place eighteen months later in 1929. Renny and Alayne have been married for 10 months. Patience is nearly 3. Finch is now 21 and able to access his inheritance. He has determined he will give each of the family members something. The old uncles want to go to England the three of sail to England.
Uncle Ernest meets Rosamund Trent on board. She first appeared in Whiteoaks of Jalna as a friend of Alayne Archer. They get on so well Nicholas and Finch worry that Ernest might lose his head and ask her to marry him. Rosamund manages to get Finch to loan her $10,000 to help finance her antique business.
While staying with Aunt Augusta, Finch is introduced to a “cousin” Sarah Court. Sarah’s father was Adeline’s youngest brother. Finch and Sarah become extremely close until Arthur Leigh arrives. Arthur loves Sarah at first sight. Although Sarah loves Finch she marries Arthur. The three of them go on a honeymoon together.
Finch discovers Minnie and Eden are living on Aunt Augusta’s estate. They showed up on Augusta’s doorstep when they ran out of money. Eden eventually “borrows” money from Finch and they once again disappear.
Young Finch, also known as Nooky is born on Finch’s birthday.
It is fascinating to me to reflect on the problem of sexuality in de la Roche's work, specifically with regard to Finch Whiteoak. She makes it pretty obvious that Finch's friend, Arthur Leigh, is homosexual, and Finch himself experiences huge attractions to men, most obviously the farmhand Ralph Hart. Leigh's insistence that Finch accompany him on the honeymoon is clearly bizarre, as is Leigh's sudden passion for Sarah, and Finch's increased interest in her once she becomes involved with Leigh. (Eve Sedgewick could have looked at this novel in her excellent study "Between Men.")
What is not so clear to me is whether de la Roche -- who spent her life with her female cousin as a close companion -- is pretending that both young men are heterosexual, despite gay signaling, or whether she expects her readers to see what seems obvious to me about their self-delusion. (Interestingly, none of the reviews I've looked at address sexuality at all.) In other words, has de la Roche created a bold portrait of a closet-case, or a pusillanimous insistence that "everything is normal."
I first read this book in the early 70s, as a young gay man, and even then I sensed a kindred spirit in young Finch, so I lean toward my hope that de la Roche, publishing this book not too long after the Radclyffe Hall/The Well of Loneliness scandals, was cautious rather than deluded.
Con che velocità la poesia si era riservata dalla sua mente al foglio bianco! Ora su quella pagina spiccava una sorta di immagine fatto di parole meravigliose che sarebbero durate per sempre.
Ieri sera, un ora prima dello scoccare della mezzanotte, ero sul mio letto immersa fra le pagine di una storia appagante e avvincente che aveva funto agli effetti collaterali dell'inadeguatezza e dell'insoddisfazione di cui mi sento vittima, in questi ultimo periodo. Credevo di essere sola. Ma, questa volta, ad avvicinarsi, fu un ragazzo. Era un giovane poeta, simpatico e ambizioso, che mi aveva notata, messa in disparte, solitaria, un po' triste, con un guazzabuglio di pensieri vivaci e sofferenti. La fortuna di Finch. Questo era il titolo della sua opera. Un’opera però che al suo interno narra non solo la sua vita, ma anche quella dei suoi famigliari, e che ho letto spassionatamente, in una manciata di ore e in cui ho potuto scorgere la solitudine dei loro cuori. Grande e sorda come un rimbombo che esce dalle viscere dell'animo, che attraversa il cuore e entra dappertutto, come un simbolo della disarmonia dello spirito di masse di carne instabili ma con una loro identità. L'intima, dolorosa e necessaria essenza, protagonisti di vicende che si snodano come piccoli dettagli dinanzi al nulla. Dopo aver chiuso il romanzo con un debole fruscio e una finestra virtuale dall'aria luminosa e vaporosa in cui ho avuto la fortuna di scorgere una storia delicata e profonda come i petali aggraziati di un fiore, restai a lungo seduta qui, dinanzi al mio pc, senza pensare a nulla in particolare. Avevo letto una storia che in un certo senso ha mantenuto un contatto, un alchimia che ha dato vita a un legame, e a cosa sono servite le parole se le parole in questo caso non bastano? Non una ragione sufficiente per restare indifferentemente inermi; il mio obiettivo era quello di scrivere una recensione di senso compiuto. Mi ci è voluto qualche minuto, ma, alla fine, le pagine fluirono senza coscienza né misura, senza altra volontà se non quella di stregare e avvelenare i pensieri e i sensi. E cessando di pensare ai miei tormenti e alle mie preoccupazioni, ho scritto spassionatamente questa recensione affinché qualcosa tornasse al suo posto. Per dar fuoco al mondo e consumarmi per lui. Riuscendo a non tenere a freno il mio bisogno impellente di mettere nero su bianco, le mie nitide impressioni su un romanzo drammatico, sentimentale e seducente proprio come questo. Per una manciata di giorni l'ho seguito, ho seguito lui e le sue rocambolesche vicende famigliari come un ombra, e solo quando tutto finì gli fui grata per questa strana vicinanza. Per essere stato chiaro e sincero, così sensibile e romantico, con un'inspiegabile motivazione che oltrepassa i limiti dell'impossibile. Incontrarlo, infatti, è stato come essere travolta da qualcosa di forte e inspiegabile. Un'incontro/scontro repentino, un amore che avrebbe potuto spalancare le porte del Paradiso. Quando si avvicinò lentamente e posò le sue labbra vicino al mio orecchio, dalla sua voce gentile e delicata ascoltai una storia deliziosa, drammatica e veritiera che fu un balsamo per la mia anima giovane e romantica. Il suo benvenuto mi sospinse al largo, fra virgole di luce che trasmettono euforia e smarrimento, in una città splendida che non può ancora essere scintillante, fra le braccia di un cuore puro che ama spassionatamente l'arte e i libri, il cui canto d'amore mi cullò fra le sue braccia. Si diffuse come una fluida melodia, animata da una volontà propria, catapultandomi fra le trame di una storia che mi è appartenuta. In un pomeriggio di inizio estate, già caldo e soleggiato, mentre una cortina di nuvole e pioggia svaniva nell'atmosfera, questo terzo volume di una saga famigliare che ho divorato smaniosamente è stata quella sferzata di luce che ha illuminato l'oscurità come un fulmine. L'allodola vivace che si leva all'alba per destarci dal sonno con il suo trillo gioioso; la rondine aggraziata che porta la primavera, viaggiatrice instancabile che non può posarsi sulla terra. Ripristinando gli elementi, oltrepassando i confini dello spazio e del tempo. Nella tempesta impetuosa della vita, che in un primo momento potrebbe scaldare al sole e in un successivo andare in frantumi contro gli scogli, così ripetitiva e noiosa, in cui persiste una certa malinconia. Un certo malessere, in quanto Finch e la sua famiglia, alla fine, non sapranno lasciarsi contagiare neppure dalla fugacità di un misero atto di felicità investita inevitabilmente anche dal più insignificante. Circondati da gente comune che attribuiscono alla loro vita titoli dei loro romanzi preferiti. Scrivendo questa ennesima recensione, penso a quanta bellezza celino talvolta i romanzi. E quelli della De Roche sono uno più bello di un’altro, così profondo, travolgente, romantico, dolce, che mi ha soddisfatta non completamente ma come desideravo. Un ritratto alquanto realistico di una donna che fece dei suoi figli di carta sfogo per alleviare quel senso di vuoto che attanagliò le sue viscere, che va alla ricerca di se stesso, in cui spera ancora di trovare un sé bambina, ragazza, goffa, timida che ha vissuto nei verdeggianti monti canadesi sovrastati da un cielo azzurro, cosparso di purissimi cristalli. Dinanzi alle porte della vecchiaia, fragile nell'anima e appassionata come un magico tramonto che, emanando una luce intensa, cattura il cuore in una stretta ferrea non lasciandolo più. Una saga familiare che possiede un chè di seducente e una sua magia: quella di un giovane uomo che, rovistando nella soffitta impolverata della sua anima, scoverà ricordi che credeva perduti e, soprattutto, proclamerà un tipo di battaglia che avrà a che fare con i suoi sogni, i suoi desideri. Drammatico, ammaliante, fa vibrare il cuore con una melodia tutta sua. E, convenzionale, nostalgico e, a modo suo, magico, ha lo stesso sapore delle storie d'amore tormentate e indimenticabili che mi piace leggere. Quelle però ammantate di una tragidicità emplice, un po' triste e un po' amara, che evince tuttavia il mio amore nei suoi riguardi. Un inno agli affetti, all'amore, alla vita, alla speranza e ai ricordi gelosamente custoditi dal tempo.
Adoro questa saga, non riesco a trovare difetti e voglio solo avere i prossimi libri il prima possibile; mi sembra ormai di essere una dei Whiteoak. Osservazione valida per tutti gli episodi che ho letto finora: oltre alla caratterizzazione dei personaggi, alla trama, alla descrizione degli ambienti e allo stile coinvolgente, ho apprezzato molto anche le similitudini originali e calzanti di cui Mazo de la Roche si serve spesso. Fazi, forza con la pubblicazione 🌻🌻🌻
I like Finch. He is a musician and very sensitive. He thinks a lot and is a loving and caring man. I can´t wait for him to find the right woman to fall in love with.
Tornare a Jalna è sempre un’emozione indescrivibile, con i Whiteaok mi sento sempre a casa! Nel volume precedente, “Il gioco della vita“, li abbiamo visti alle prese con una corsa pazza all’eredità – vinta, poi, da Finch – e lasciati in un clima di invidie e rivalità.
In questo terzo capitolo, “La fortuna di Finch“, la situazione non cambia poi molto: la questione dell’eredità solleva ancora rancore e sconcerto tra i familiari e Finch ne è ben consapevole. Tra l’altro, sta per diventare maggiorenne e ciò significa avere libero accesso al patrimonio lasciato dalla nonna! Per calmare le acque e ovviare alla situazione, Finch, ragazzone dal cuore d’oro, decide di salpare per l’Inghilterra insieme agli zii, lasciando Renny ed Alayne ad occuparsi della gestione della casa. Ma i Whiteaok, si sa, non stanno mai fermi!
“La vita era davvero bizzarra e dolorosa, e quella festa non faceva eccezione, nonostante tutti sorridessero con in mano un sandwich, come scolari a un rinfresco.”
Spiritosa e attenta ai dettagli, la scrittura di Mazo De La Roche si riconferma un’ottima compagnia. Premetto che questo terzo volume della saga è quello che mi ha coinvolta di meno: l’ho trovato particolarmente descrittivo nel dipingere i paesaggi e gli stati d’animo – le descrizioni eccessive mi fanno sempre storcere il naso – ma oserei dire che questa scelta lascia respirare appieno tutte quelle atmosfere che tanto mi hanno fatto brillare gli occhi nei volumi precedenti.
Mentre la presenza della nonna resta viva attraverso i ricordi dei familiari, come già si evince dal titolo, “La fortuna di Finch” concentra maggiormente la sua attenzione, appunto, su Finch, che si ritrova a confrontarsi con la consapevolezza di star crescendo e con la necessità di trovare un proprio equilibrio, assaggiando per la prima volta la libertà.
“I Whiteoak adoravano chiacchierare. Ciarlavano incessantemente e tuttavia i loro piatti erano sempre i primi a svuotarsi. Non facevano quasi mai domande: prendevano il mondo come veniva, senza curiosità.”
Tuttavia, questo volume lascia spazio anche a nuovi amori, ai ritorni tanto desiderati, alle nuove responsabilità e alle crisi. I Whiteoak non sono per nulla perfetti, ma ad ogni litigio ne escono più uniti di prima, è risaputo. Ed è proprio questa loro particolarità a farmeli amare così tanto: il loro essere indispensabili l’uno per l’altro.
Il mio Whiteoak preferito resta sempre il piccolo Wakefield perché adoro la sua ingenua sfrontatezza, mentre continuo a provare una forte empatia per Finch ed Alayne. Voi chi preferite? Avete rivalutato qualcuno in questo volume? Avete letto i romanzi precedenti?
Dei 3 della saga, questo è quello che ho apprezzato meno: non perché mi siano venuti a noia i personaggi di Jalna, tutt’altro, ma perché 3/4 di libro “è narrato” da Finch. Troppo Finch, troppa introspezione, troppa malinconia, troppo “rimuginare” sulle cose, troppa indecisione, troppo pessimismo o un secondo dopo troppo ottimismo. Mi ci sono volute tre settimane per sbrogliare mentalmente la matasse di libro su Finch, e tre giorni per finire il quarto mancante, dove finalmente sono tornata a Jalna e a tutti gli altri. In uno degli ultimi capitoli, sono tutti insieme in salotto con Meg che legge una lettera di zia Augusta: cominciano a battibeccare, a lanciarsi frecciatine, ognuno nel suo stile, vengono fuori anche dei particolari sconosciuti sulla vita giovanile di Nicholas e Ernest (mettendo curiosità). Ecco questa è la narrazione che preferisco: non certo tutto rose e fiori, ma sempre in quell’inconfondibile stile chiassoso di Jalna. E poi sono d’accordo con Renny e Piers: come si fa a stare in viaggio in Europa per un anno intero e passare 10 mesi fermo a casa di una vecchia zia in campagna, Finch??!
This entire review has been hidden because of spoilers.
Mazo de la Roche ci riporta in Canada, nella tenuta dei Whiteoak, e poi ci accompagna nel viaggio verso l’Inghilterra. Un viaggio che, oltre che fisico, sarà spirituale e molto psicologico.
Non sarà solo il giovane Finch a trarne insegnamento ma anche gli anziani zii si ritroveranno a fare i conti con il loro passato e il loro presente, in prospettiva di un futuro troppo vicino.
Al terzo volume continuiamo a scoprire i caratteri dei vari componenti della famiglia, le dinamiche che cambiano con il tempo e con l’avvicendarsi di nuove conoscenze. Un ampio specchio di mondo che si riflette in questo particolare nucleo familiare.
Lo stile di Mazo de la Roche ormai è conosciuto e apprezzato: una scrittura fluida, elegante ma senza arzigogoli. Punto forte, come sempre, la caratterizzazione dei personaggi che dona quel qualcosa in più alla narrazione che coinvolge ancora di più il lettore.
"LA FORTUNA DI FINCH" di Mazo De La Roche Intorno al 1930. Tra il Canada e l'Inghilterra. Terzo capitolo della lunga saga di Jalna. Protagonisti sempre tutti i componenti della famiglia Whiteoak. Si discute, si litiga, si viaggia, ci si innamora, si soffre, ci si lascia e ci si ritrova. Piacevole la scrittura. Molto ben caratterizzati i protagonisti e anche i personaggi di contorno. Paesaggi, luoghi, abitazioni "acquerellati" con maestria. Non ci resta che attendere il quarto capitolo.
Finch, who suffered so badly in the previous novel, is no less miserable when good fortune comes his way. My heart went out to this poor young man who seems to attract trouble wherever he goes. Only the sympathy and understanding of his aunt Augusta and a lengthy visit to her in England helps him find his path in life.
This third one in the series differs slightly from its predecessors in that it focuses more on one character. The first half is mostly about Finch, then things balance out a bit for the rest of it. This one struck me as a little more philosophical than the others. Not at all what one would identify as "fast moving," but consistently compelling.
Terzo capitolo di questa saga, sempre appassionante e coinvolgente. Personaggi ben delineati e caratteristici, la trama ben costruita. Il problema sarà quello di aspettare il prossimo volume...
In questo terzo capitolo della saga di Jalna, Mazo de la Roche perfeziona l'arte del ritratto, continuando a dare spessore ai personaggi, sempre più definiti e complessi rispetto al primo romanzo, ma notevolmente più sfaccettati anche rispetto al capitolo precedente. https://athenaenoctua2013.blogspot.co...
Supongo que no es nada halagador hacia mí, porque es un personaje neurótico, tendente al autoanálisis hasta la depresión, pero pocas veces me he visto reflejada de una manera tan veraz en un personaje literario como lo he hecho en Finch Whiteoak. Ya desde su primera aparición como un adolescente desgarbado e incomprendido en Jalna supe que estaba ante un personaje muy difícil de olvidar.
Esta tercera entrega se centra en él, aunque sigue dejando espacio para el resto de integrantes de la familia, fundamentalmente los tíos Ernest y Nicholas, que lo acompañan en su viaje a Inglaterra, y los problemas matrimoniales de Renny y Alayne, que no saben aún muy bien cómo navegar su amor siendo dos personas tan diametralmente opuestas. Quizás es el que menos me ha gustado de los tres, porque me era más grato ver a Finch en Jalna tratando de encontrar su lugar entre sus hermanos, y su historia con Sarah y Arthur no ha terminado de conquistarme; tampoco que, en el libro en el que por fin Renny y Alayne consiguen estar juntos, todo en su historia sean problemas (y hasta una breve separación).
Con todo y con eso, la saga de la familia Whiteoak me parece soberbia y reitero que nunca jamás entenderé la saña de las reseñas en español. Desde luego, no hemos leído los mismos libros. Ellos se lo pierden.