Dafne è architetto, vive a Milano, è sicura di sé e indipendente, e cerca questa cura nelle leggi e nei simboli della matematica, provando a calcolare gli algoritmi delle emozioni. Ma la sua infanzia è rimasta nascosta da qualche parte. Non ha ricordi. Qualcosa si è incastrato in lei. Decide di andare da un'analista che le suggerisce di voltarsi indietro per tornare a cercare quella bambina che da qualche parte si è perduta dentro di lei, di tenerla per mano e di provare ad ascoltare la sua voce... Attraverso il filo dei ricordi, la Dafne adulta ritrova la Dafne bambina, la sua città, Napoli, la sua famiglia. Non sarà facile questo incontro, perché quello che Dafne bambina ha da raccontare è ora commovente e tenero come il dolce della domenica, ora inquietante, come incubi in una camera buia… e sarà proprio laggiù, in un'infanzia che ha i colori, i sapori e i suoni del Sud, che Dafne scopre una ricetta, semplice ed efficace come quelle imparate dalle nonne sedute in cucina nei loro grembiuli conditi di odori e sapori. Una ricetta semplice e speciale per guarire dalla nostra inadeguatezza, per ascoltarsi, capirsi, affrontarsi e, ogni tanto, anche perdonarsi.
Viola Ardone è laureata in Lettere e ha lavorato per alcuni anni nell'editoria. Autrice di varie pubblicazioni, insegna latino e italiano nei licei. Fra i suoi romanzi ricordiamo: La ricetta del cuore in subbuglio (2013) e Una rivoluzione sentimentale (2016) entrambi editi da Salani.
Dafne ha una mente matematica e tutto è un'equazione con una formula esatta: il tempo che si somma, l'amore che si moltiplica, le scelte che sono una sottrazione al ventaglio delle possibilità. È l'algebra dei desideri, l'ordine cosmico preciso ed immutabile in cui ogni numero ha la sua collocazione ed ogni solido il suo spazio accanto a un elemento simile. È un viaggio introspettivo alternato dalla bambina che è stata che parla con linguaggio infantile dei giochi in prima persona e la donna che è, alla ricerca del 1.618, la sua sezione aurea esistenziale, risolutiva dei problemi, perché se non c'è soluzione, allora non è un problema. La mia mente matematica non poteva non essere affascinata da questa scrittura, tanto logica, quanto gentile e romantica, quel codice morse che sono i numeri è solo una maniera diversa di combattere l'incertezza e l'instabilità emotiva, cercando la logica e quadrando il cerchio. Molto originale ed appropriata l'introduzione di ogni capitolo come una rivisitazione degli enti geometrici dal punto senza dimensione ai solidi e i loro spazi.
La ricetta del cuore in subbuglio è un romanzo introspettivo, un viaggio che la protagonista compie alla ricerca di se stessa, di quel filo conduttore che unisce tutti i puntini della vita di una persona. Un romanzo inaspettato che si divide tra presente e passato. Un solo libro ma due storie: la Dafne bambina con la sua infanzia fatta di colori e sapori del sud, e la Dafne adulta che cerca di controllare la vita con le rigide ma sicure regole della matematica. L’autrice ha dato un tocco particolare al romanzo, cambiando anche la narrazione: i ricordi sono scritti in prima persona mentre il presente in terza persona. Ho trovato questa scelta molto azzeccata, perché è come se invitasse il lettore a compiere lo stesso viaggio di Dafne, a ripercorrere il proprio passato e a unire i puntini della propria vita.
Un aspetto che mi è piaciuto molto è stato il rapporto conflittuale che Dafne ha con la propria psicoterapeuta, decidere di indagare su se stessi è sempre un viaggio doloroso, frustrante e pieno di momenti di criticità. Mettere in discussione la propria vita, le proprie scelte e richiamare alla memoria quei ricordi che volutamente abbiamo deciso di accantonare richiede molto coraggio. Lo stile di scrittura di Viola Ardone è particolarmente curato, attento e delicato. Mentre la storia tra passato e presente si fonde in un unico percorso, è come se la stessa autrice invitasse il lettore ha compiere lo stesso viaggio di Dafne. Il passato è da sempre una grande incognita, quello che è stato è stato, non può essere modificato o alterato, un tema ricorrente perché è parte della vita stessa. Imparare a guardare dentro se stessi, ascoltarsi, capirsi e perdonarsi sono il primo passo per stare bene con noi stessi e, di conseguenza stare bene anche con gli altri. Un altro nocciolo fondamentale è l’importanza della famiglia nella costruzione dell’identità di un essere umano. Nasciamo privi di identità e veniamo plasmati dalle mani dei nostri genitori, dall’ambiente sociale che ci circonda: famiglia, scuola, gruppo dei pari. La vita non sempre è una linea retta, spesso compie dei giri assurdi; le emozioni non possono essere imbrigliate, calcolate e non possono seguire le regole certe della matematica. La regola commutativa e associativa non è appiccabile ai sentimenti. È il bello e il brutto della vita stessa.
La ricetta del cuore in subbuglio è una storia complessa di autoanalisi e di rievocazione del proprio passato per capire come questo abbia condizionato il presente, negando spesso la libertà di inseguire una direzione che sembra riaprire ferite mai del tutto guarite. A livello di messaggio trasmesso, ho apprezzato molto questo romanzo, la sua protagonista spezzata e fragile, come anche il riadattare la geometria, così lineare e concreta, ai sentimenti e alle relazioni, più imprevedibili e ineffabili. Tuttavia, personalmente la narrazione in terza persona nello stile di un quasi flusso di coscienza continuo è stata un po’ difficile da seguire e apprezzare appieno. La scomparsa dei segni grafici dei dialoghi, scelta che rende bene l’idea dell’iperattività della mente di Dafne come se non riuscisse a smettere di pensare nemmeno quando le parlano, rende faticoso seguire lo sviluppo degli eventi. La concentrazione nella lettura deve essere massima e questo non è sempre facile, soprattutto quando si vuole cogliere l’anima del romanzo.[…] L’incapacità di Dafne di affrontare il trauma vissuto da bambina, come questo condizioni le sue relazioni e il suo approccio stesso alla vita sono gli aspetti migliori del romanzo, che però vengono offuscati da questa immensa trasposizione della voce mentale della protagonista, che soffoca i suoi cambiamenti e rende difficile apprezzarli appieno. Si percepisce la crescita, i tentativi di andare oltre e la paura di riuscirci davvero, ma l’empatia e l’immedesimazione con la protagonista e il suo vissuto sono lenti ad arrivare, il che rende La ricetta del cuore in subbuglio un romanzo che si apprezza da metà in avanti, quando si è capito come trovare il valore del messaggio dietro a una forma forse troppo complessa e intricata.
Quello che del romanzo balza immediatamente all'occhio è il titolo: qual è la ricetta di un cuore in subbuglio? Perché un cuore può essere in subbuglio? Come si fa a farlo tornare tranquillo?
La protagonista è Dafne Adami, che ci viene presentata in due vesti. Da un lato c'è la Dafne adulta, un architetto affermato che vive a Milano; dall'altro c'è la Dafne bambina, che vive a Napoli con i suoi genitori. I capitoli si alternano su questi due piani temporali, ma non è solo il tempo ad essere differente: lo è la grafica, lo è il lessico e lo è anche la scrittura. Questo è l'aspetto che ho apprezzato maggiormente. Ho percepito nettamente che a parlare in alcuni momenti era una bambina e in altri una donna adulta. Un'adulta che ha scelto i numeri, e l'ordine che essi garantiscono, come stile di vita, al punto da creare una personale matematica dei sentimenti. Dafne applica la logica dei numeri ad ogni aspetto della sua vita, ma l'inizio del romanzo ci offre da subito una condizione che i numeri non possono governare: Dafne ha con sé un test di gravidanza e aspetta di capire se sarà positivo o negativo. Da subito l'autrice ci presenta quindi una crepa nell'armatura splendente della sua protagonista: Dafne è super efficiente, Dafne programma tutto ma, davanti all'imprevisto, emergono di colpo tutte le fragilità e le insicurezze che si porta dentro. ...continua sul blog: https://tralemaniunlibro.blogspot.com...
Ricetta del cuore in subbuglio Ingredienti: – un cuore in subbuglio, bello grande – un bicchiere di vetro trasparente – acqua corrente, q.b. – zucchero – un cucchiaino - un tavolo - una sedia - una finestra Preparazione: quando tieni il cuore in subbuglio devi fare accussì. Vai nella cucina, prendi una sedia e mettila davanti al tavolo, di fronte alla finestra. Mettiti il mantesino verde, apri il rubinetto e fai scorrere assai. Prendi un bicchiere trasparente, no quello della Nutella, con i disegni, non va bene. Un bicchiere di vetro trasparente. Lo riempi d’acqua e lo metti sopra al tavolo, davanti alla finestra. Prendi il sacchetto dello zucchero. Zucchero bianco e no quelle schifezze per fare la dieta, che nun sanno ‘e niente. Prendi il cucchiaino. Siediti. Quando prepari una ricetta devi stare comoda. Metti lo zucchero dentro al bicchiere con l’acqua: uno, due, tre cucchiaini. Non di più. Gira forte forte, per due minuti. Posa il cucchiaino. Posa lo zucchero. Metti le braccia incrociate una sopra all’altra. Guarda il bicchiere con lo zucchero che gira forte forte. E mo’ aspetta. Guarda e aspetta, aspetta e guarda. Ci vuole tempo. Non devi fare niente, però, sennò la ricetta non riesce. E’ una ricetta che ci vuole tempo. La devi fare quando tieni una giornata, come il ragù. Vedi tutto il bicchiere bianco? Aspetta. Vedi lo zucchero che gira dentro l’acqua e che non sa nemmeno lui dove andare? Aspetta. Vedi qualche granello che scende giù nel bicchiere? Aspetta. Ci vuole tempo. Quando guardi nel bicchiere e riesci a vedere fuori alla finestra e tutto lo zucchero sta sotto al bicchiere, allora alzati, piglia il bicchiere con l’acqua e con lo zucchero e butta tutto quanto dentro al lavandino. Ti togli il mantesino e te ne esci a fare la spesa o quello che devi fare.
Altra grande prova della Ardone, tra le mie scrittrici italiane preferite. L’alternanza dei tre registri narrativi della scrittura infantile, della riduzione geometrica dei sentimenti e del flusso di coscienza della protagonista è pregevole e riuscitissima. Straordinaria intuizione letteraria quella di voler ricondurre i sentimenti a strutture “calcolabili” e “misurabili” in modo da poterli in qualche modo tenere sotto controllo, per impedire che possano irrompere con la loro irrazionalità ed imprevedibilità e travolgere le nostre esistenze. L’autrice costruisce un meccanismo perfetto che porta la protagonista alle soglie dell'anaffettività per effetto della negazione di un trauma infantile troppo doloroso da evocare ed affrontare. Solo ammirati apprezzamenti per un’opera letteraria che, muovendosi su un piano estetico, riesce a parlare così profondamente della psiche umana, semplicemente grazie ai suoi artifici poetici.
Anche stavolta Viola Ardone è riuscita a sorprendermi con uno stile narrativo davvero particolare. La Dafne bambina ti riporta ad un'infanzia descritta con gli occhi, ma soprattutto con il linguaggio di una bimba curiosa ed intelligente, che racconta il mondo dei grandi con una spontaneità a tratti disarmante, ma che riesce a strapparti un sorriso! Complicata e solo apparentemente super-precisa la vita della Dafne adulta, che prova a spiegare ogni evento o decisione con i "Fondamenti della Geometria Sentimentale", che mi hanno davvero fatto sorridere e hanno dato al romanzo quella nota di leggerezza e originalità.
La parte più carina e simpatica sta nelle pagine della piccola Dafne, il mio personaggio preferito NUMERO 1. Il linguaggio infantile con accento napoletano, il silenzio , i passi leggeri sono davvero teneri. Però io non ho capito il motivo del proiettile vicino al cuore da cosa origina nella sua infanzia. I genitori separati ? La sorellina morta? Il suo essere gay non rivelato? Ci sono accenni a situazioni ma non vengono approfonditi. I colpi di scena non sono in effetti tali …ci ho messo molti giorni a finire il libro e più volte tentata di mollare . Non lo consiglio
Di Viola Ardone ho letto "Oliva Denaro", un libro potente, che ti rimane addosso. Che rileggi, consigli, regali. Ho voluto quindi leggere il primo libro della scrittrice, uscito nel 2012, per vedere da dove era partita; " La ricetta del cuore in subbuglio" fatica a decollare, è godibile nella lettura ma la storia è piatta e quasi scontata. Si riscatta nella seconda parte, con pagine degne di nota, che testimoniano il talento in embrione della scrittrice.
Incipit A volte a casa non ci sono possibilità. Ogni cosa si trova al posto sbagliato o qualcuno dice la cosa brutta e allora viene il SILENZIO. La ricetta del cuore in subbuglio Incipitmania
Dopo aver letto il bellissimo "Oliva Denaro", mi aspettavo molto di più da questa scrittrice, la giustificazione è che questa è la sua prima opera e, secondo me, ne risente.
Mi è piaciuta la parte conclusiva che, a differenza del resto della storia, è "scivolata" via con leggerezza... però manca il finale (o io non l'ho capito?).
La ricetta del cuore in subbuglio di Viola Ardone.
Geometria sentimentale basata sulle treD... La sensibilità acuta, precisa e calcolata. Un gelato che si scioglie tra i ghiacciai, perché in fondo è tutto relativo. Grazie Viola.
Dafne è unica eppure divisa. E' la donna di oggi, senza un pezzo di infanzia di cui non ha memoria e che l'ha rotta. La storia si sviluppa su due piani temporali. Il prima e il dopo, che corrono paralleli e coi mille sforzi della mente per tenere lontani i ricordi dolorosi. Assenze del passato capaci di condizionare il presente e le scelte. Il libro di Viola Ardone ci porta dentro i subbugli interiori; ci invita a recuperare parti che non ricordiamo per fare pace con noi stessi.
ho cercato di appassionarmi, l'ho letto lentamente per cercare di seguire una trama , ho provato a tornare indietro alla ricerca di un filo conduttore che non sono purtroppo riuscito a trovare. Boh! forse l'autrice potrà fare per me di meglio in una suo prossimo libro. Se invece vi attira la trama ...dovete amare le formule matematica all'inizio di ogni capitolo.
Viola Ardone ha una marcia in più. Quando parla la bimba, nei capitoli in cui la voce è quella della piccola Dafne, è impossibile staccarsi dal libro. L’uso sapiente del CAPS LOCK unito al dialetto napoletano mi hanno fatto innamorare. E chi non ha un’amica un poco giraffella?