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Solo l’Occidente moderno si è impegnato a costruire una contrapposizione fra natura e cultura. L’antropologia perpetua nella definizione stessa del proprio oggetto – la diversità culturale sullo sfondo dell’universalità della natura – una distinzione che i popoli che studia hanno invece evitato.
Philippe Descola, uno dei più importanti antropologi contemporanei, propone qui, a partire da tratti comuni che si corrispondono da un continente all’altro, un approccio nuovo ai modi di ripartire le continuità e le discontinuità esistenti fra l’uomo e il suo ambiente: l’animismo, che presta ai non umani l’interiorità degli umani ma li distingue per i loro corpi; il totemismo, che sottolinea la continuità fisica e interiore fra umani e non umani; il naturalismo, che ci associa ai non umani per continuità fisiche ma ci separa in virtù delle nostre capacità culturali; l’analogismo, che postula fra gli elementi del mondo una rete di discontinuità strutturata da relazioni di corrispondenza.
Ogni modo di identificazione consente configurazioni particolari che ridistribuiscono gli esistenti in collettivi dalle frontiere differenti rispetto a quelle a cui le scienze umane ci hanno abituato. È a una ricomposizione radicale di queste scienze che il libro invita.
557 pages, Paperback
First published September 14, 2005