Māksliniece Ruta dodas ceļā uz Bordo, kur līdztekus izstādes atklāšanai izdzīvo savu jaunāko attiecību veidošanās epopeju gan caur atmiņām un prātojumiem, gan fiziski – kā caur savu jutekliskumu un sāpēm, tā caur saskarsmi ar citiem. Viņas ilgās un gaidās jūtams cilvēcisks trauslums, ko autore kā satrauktas elpošanas ritmu ievijusi savā vienreizīgajā valodā. Grāmatā liela loma ir atvēlēta seksualitātei un Rutas fiziskajam un garīgajam ceļojumam, taču no tā izaug stāsts arī par to, kā ir dzīvot starp citiem, kā saslēgties ar pasauli ārpus sevis un kā pasaule atbild uz mūsu mēģinājumiem to darīt.
Hanne Ørstavik (born 28 November 1969) is a Norwegian writer. She was born in Tana in Finnmark province in the far north of Norway, and moved to Oslo at the age of 16. Her parents are Wenche Ørstavik and Gunnar Ørstavik. She has two brothers, Paul Ørstavik and Sakse Ørstavik.She has one daughter, Mari Ørstavik. She has two nieces, Maisie and Helena, and two nephews, Murphy and Thomas. With the publication of the novel Hakk (Cut) in 1994, Ørstavik embarked on a career that would make her one of the most remarkable and admired authors in Norwegian contemporary literature. Her literary breakthrough came three years later with the publication of Kjærlighet (Love<?i>), which in 2006 was voted the 6th best Norwegian book of the last 25 years in a prestigious contest in Dagbladet. Since then she has written several acclaimed and much discussed novels and received a host of literary prizes.
In 2002, she was awarded the Dobloug Prize for her literary works, and in 2004, the Brage Prize for the novel Presten.
Ørstavik’s books have been translated into 15 languages.
Tādas svina smagas lappuses, kas nogulsnējas kaut kur aiz ādas.
Šeit kopumā diezgan zems vērtējums, bet, lai gan arī es varētu atrast trūkumus, vismaz šobrīd negribas likt mazāk par 5. Domāju, varbūt tiem, kas likuši 1 un 2, nekad nav gadījies apmaldīties. Sevī galvenokārt.
Poca trama, una scrittura tersa e visionaria, un ritmo sincopato. Una donna, un’artista, diretta a Bruxelles per una installazione, si innamora improvvisamente, fatalmente, irrimediabilmente di un uomo che la asseconda, in qualche modo la vuole, ma di certo non la corrisponde. Un uomo che le sfugge, un uomo che diventa riferimento assoluto, ossessivo, ma con il quale l’unione risulta impossibile.
“Questo bisogno di vicinanza lui non vorrà mai colmarlo. Il suo sguardo è altrove, lui non pensa a me. È in altri pensieri, diretto verso altri luoghi, in se stesso. Forse nessuno potrà mai soddisfare questo bisogno. È insopportabile.”
Anche l’esperienza erotica è un bisogno e molte pagine ne traboccano. Con linguaggio asciutto, essenziale, a volte crudo. Circola alcol, si entra nei locali strip, o nelle spiagge nudiste. La protagonista conosce persone che la attraggono, con le quali cerca di distrarre il suo dolore. Sulle quali pensa e riflette. Ma nulla può placare il rovello che è il filo conduttore del racconto e che l’autrice/narratrice esprime a tratti in forma intima e lirica.
“Che l’unione accada, non venga solo detta, o pensata. E che possa sentire che il mio intenso desiderio incontra il suo, diventa reale, è.”
Intreccia questo motivo principale la storia di due giovani che vivono la loro prima esperienza amorosa; ma è un filo distraente: aggiunge pagine al libro e distoglie dalla concentrazione sul tema principale: il desiderio e l’impossibilità dell’unione, la brama incessante e il dolore che la nutre, il grande spazio dell’esistenza e il bisogno di riempirlo di senso.
Grāmata - izaicinājums. Man bija psiholoģiski jārod šim stāstam pieeja, lai varētu to izlasīt līdz galam. Mēģināju vispārcilvēciski, uzjūtot, ļaujot stāstam būt. Noteikti jāatzīmē valodas bagātinošā izjūta, eksistenciālās pārdomas, atziņas. Tomēr, tas ir divējādi, par ko blogā.
"Cilvēki satiek viens otru, viņu acis, skatiens. Dodas pretī viens otram, iet prom. Tas ir viss. Vai tur kaut kas notiks? Var gadīties. Taču viņi var izrādīties arī vienaldzīgi. Aizvērti, ciet." (230.lpp.)
Recensione a circa 2 terzi del libro ma dubito di poter cambiare idea. Ma una lettrice può sempre sperare...
ATTENZIONE: RECENSIONE RICCA Di TURPILOQUIO e DI ANTICIPAZIONI SULLA TRAMA (anzi, te la spaparanzo tutta proprio all'inizio).
La storia è questa: Donna apparentemente sana di corpo e di mente, di successo e di cultura (è un'artista) si innamora - o meglio si invaghisce - di Johannes (credo sia un critico o un giornalista, non ricordo e non mi va di sfogliare il pur breve romanzo per scoprirlo), una figa di legno se mai se ne è vista una. Perchè Johannes è un passivo agressivo da manuale: le dice "Sei unica", ma poi passa il tempo in giro per bar a ubriacarsi e con altre donne. Le tiene la manina tutta la notte ma non se la scopa, anzi, la rifiuta. Le scrive "Lotto per noi", ma poi si nega. Almeno all'inizio uno pensa sia impotente, e allora prova un po' di pena, ma poi si scopre che no, se vuole l'ignobile il sesso lo pratica. Ha bisogno di doparsi, con fantasie e situazioni un po' particolari, ma nulla di che. A quanto pare è solo la protagonista che tiene alla larga. E lei si strugge, dubita di sè, si allontana dalla figlia e dal mondo, gira per pornoshop, locali equivoci, si concede avventure. Che uno quasi quasi si consola; dice: brava, divertiti, ma no, perchè da questi giri lei non ricava alcuna gioia, alcun piacere. Lo fa per ripicca, o rivalsa, ma alla fino l'unico che vuole è la figa di legno. Nel racconto di questo deragliamento ferroviario, di questo Titanic in attesa dell'iceberg che finalmente lo affonderà, si intrecciano le vite di una gallerista, della figlia di lei, Lily, del giovane amante di Lily, della madre di lui. Ma sono immagini in parte reali, in parte riflessi del caleidoscopio che è la mente di Ruth, la protagonista. Se riuscite a superare lo scoglio protagonista scema con ossessione amorosa in cui solo lei vede qualcosa ma che al lettore causa eritemi il libro lo apprezzerete. La scrittura è pregevole, tagliente come un bisturi (complimenti alla traduttrice). Il libro è ricco di riferimenti culturali e artistici, in alcune parti persino vivido, nel suo essere glaciale. Menzione speciale all'erotismo più mentale che praticato, che mi ha lasciato assolutamente indifferente, e anche un filo annoiata. In questo sono molto ma molto meglio i romanzi rosa da edicola, che almeno ogni tanto hanno un po' di sentimento.
Sintetizzando, per me una elucubrazione mentale senza trama e senza logica. Avrebbe dovuto mettermi in allarme la seppur bella copertina: una donna con il corpo in luce e la testa in ombra. Come la protagonista, tutta inutili pulsioni corporee e priva di raziocinio e rispetto di sè.
Meno male che domani a casa c'è la raccolta della carta.
“Bordo klajie lauki” rāda, cik viss patiešām IR sarežģīti, kad mēs dzīvojam paši savas dzīves un mēģinām to darīt pēc iespējas neviltotāk. Paldies tulkotājai Ingai Bērziņai!
"Raudāju par to, ka biju nonākusi tik tālu, ka tik niecīga maiguma izpausme darīja mani laimīgu. Ka es neko vairs negaidīju un ka glāsti aiz muguras ne no kā pārvērtās veselā jūrā. Un tas man atgādināja par visu, kā trūkst".
Šī grāmata samulsināja. Tā, ka varētu likt gan 2, gan 4 zvaigznes, ieliku 3. Kaut kas tracinošs ir tajā visā un kaut kas bezgali skaists. Sievietes ceļš pašai pie sevis, ļaujot apziņas plūsmai plūst un plūst. Un pāri visam ilgas pēc mīlestības, pēc tuvības un tomēr - vai cena, kas par to jāmaksā, nav pārāk augsta? Vai labāk ir būt ar to, kuru mīli, un justies tik destruktīvi, cenšoties pielāgoties, vai tomēr atteikties no mīļotā un izglābt sevi pašu, ļaut būt sev pašai. Mīlēt sevi.
Grāmata ievelk, lai gan lasīt nav viegli - jo jāļaujas un jāklejo kopā ar Rutu pa Bordo klajajiem laukiem - sausiem, tukšiem un neauglīgiem... un tomēr - ir tāda LIELA pēcsajūta. Un lappušu lappuses, kuras gribas pierakstīt - gan blociņā, gan prātā.
Un libro meraviglioso; la trama è il irrilevante, il libro ci parla di relazioni, di incontri, della difficoltà che hanno alcune persone a farsi trovare, a tenersi l’un l’altro. Lo fa tramite la storia di due figure femminili: una artista di circa 40 anni e una ragazza poco più che adolescente. La storia si svolge lungo un arco temporale di circa un giorno, con flash back che ci informano sul background di ogni personaggio che incontriamo. Una scrittura ipnotica che ci fa entrare nella mente dei personaggi e che cambia punto di vista repentinamente, senza però mai lasciare disorientati.
"Vai tu zini, kas tevī norisinās, kamēr tu ej pretī citam cilvēkam? Cik lielā mērā tu uzdrošinies būt tāds, kāds esi, būt klāt, doties pretī, sastapties, tapt saskatītam? Vai tu jūti, kādu iespaidu tas uz tevi atstāj, vai tu ļaujies, lai otra acis ieskatītos tevī, kamēr tu pats skaties? Mēs nezinām, kas notiek. Vienmēr kaut kas jauns."
Una metafora continua, sul tema dell'incontro secondo me. Sul fatto che in un incontro siamo in due (magari anche noi e noi stessi), ma probabilmente non ci incontriamo entrambi con la stessa intensità, non cogliamo le stesse sfumature dallo stesso incontro. Un libro che si può apprezzare solo in certi stati d'animo - una persona momentaneamente felice e soddisfatta dovrebbe tenerlo per altri momenti. Un libro da rileggere nel momento in cui si elaborano alcuni stati d'animo. Una scrittura rotta, senza tutti gli elementi (un po' come sto scrivendo io ora :-) ), che ho fatto fatica ad apprezzare e seguire all'inizio. Con molte pause, per dare il tempo di riflettere o almeno di far nascere un pensiero che poi si approfondirà al momento giusto.
Es ļoti gribēju, lai man šī grāmata patiktu. Bet tur, kur apraksti bija solījuši jūtu trauslumu, dziļumu un pārdzīvojumus, es saskatīju tikai neveselīgas attiecības. Grāmata noteikti nebija slikta, piemēram, man patika rakstības stils un atsauces uz dažādiem mākslas notikumiem, bet es vienkārši tai nebiju īstā lasītāja.
3.5⭐️ Stāsts par galveno varoni Rutu un viņas attiecībām ar Juhannessu - attiecībām, kuras viņa pati uzmeklē un pēc tam iemīlēdamās nonāk to varā fiziski un emocionāli. Tomēr viss norisinās vairāk Rutā pašā nekā abpusēji realitātē.
Neparasta grāmata - pirmo daļu lasīju apjukusi un lēnām, sākotnēji īsti nevarēju saprast ne stāstu, ne galveno varoni. Poētiska un sevī ievelkoša valoda, vairāk kā nepārtraukta domu plūsma par to, kā ir būt ar otru cilvēku, kā būt ar sevi un citiem sev apkārt. Arī par baudu un seksualitāti kā par mūsu esības daļu.
Otrajā daļa jau ielasījos, sajutu Rutas pārdomas un ielaidu viņas ievainojamību un apjukumu sevī pašā un spēju just līdzi. Tāpēc to izbaudīju un piedzīvoju vairāk. Domāju, ka stāsts var ļoti uzrunāt kādu, kurš šobrīd ir neatbildētas mīlestības varā, meklējot atbildes uz daudzajiem “kāpēc”.
C’è un qualcosa di fastidioso, in questo testo. Forse la grande piazza aperta. Che si erge a presuntuosa protagonista ancora prima di iniziare a leggere. Questa idea di spazio che in realtà nella lettura poi si restringe fino ad essere soffocata dal dolore di Ruth. Poiché questo è un romanzo sul dolore, e sull’angoscia di un desiderio sessuale frustrato. Un desiderio che si legge dappertutto, nei corpi delle giovane donne che stanno per diventare adulte; in quelle già mature e possenti, cresciute negli Stati Uniti e poi sbarcate nel vecchio mondo. È un desiderio che si legge più nelle donne che negli uomini. Gli uomini occupano solo il breve spazio della mente che ricorda. Ma partiamo con calma a raccontare un libro che in realtà si regge su di una trama molto sottile ed evanescente. C’è Ruth. Donna norvegese, divorziata, con una figlia di diciassette anni, Sofi. Da circa un anno ormai compagna di un uomo da cui vuole disperatamente credere di essere amata. Ma già dalle prime pagine, si può capire che questo incontro totale trova degli ostacoli nel suo compimento: “Johannes dice che mi ama ma non vuole fare l’amore con me. Si può certamente capire. Ma il mio corpo non lo capisce. Si sente rifiutato. Indesiderato.” Ed ecco che la ferita ricucita con tanta incuranza, tante scuse e giustificazioni, esonda con parole e pensieri che faranno da collage a questo romanzo profondamente introspettivo, fatto di ricordi e dolori. Di speranze e di rifiuti. Di mattine nutrite di luce nuova e di notti spezzate da singhiozzi. Un fiume di pensieri che tiene unite l’esperienza a Bordeaux, dove Ruth si reca per inaugurare una galleria d’arte, ed frammenti dal suo paese; la Norvegia. Ed è qui a Bordeaux, in una città straniera, che si fa spazio questa grande piazza. Questo spazio enorme, che a Ruth sembra così familiare, come l’accenno di un sogno già vissuto, come il realizzarsi di un desiderio eterno: l’incontro dell’altro. Dopo un matrimonio fallito miseramente, dopo una vita segnata dalla difesa della solitudine, Ruth per la prima volta vuole incontrare l’altro: “Che non mi vuole, Johannes. È questo? È di questo che mi vergogno? Sì, è così. La prima volta che sono io, a volere qualcuno, a volere lui. Unicamente e chiaramente”. In una relazione iniziata per caso o per sbaglio, Ruth fa memoria dentro di sé di quei rari momenti in cui Johannes si è mostrato a lei. Mentre attraversa la grande piazza ricorda quella loro prima cena assieme, seguita poi da una camminata silenziosa oppure la loro gita tra le montagne norvegesi. “Vieni con me in montagna domani, mi aveva chiesto, il giovedì pomeriggio […]. La montagna prima era cosa sua, una cosa che faceva da solo, ma piano piano aveva cominciato a includermi nei pensieri sulla montagna e infine l’aveva chiesto. Era la prima volta che mi chiedeva di fare qualcosa insieme”. Eppure quando Ruth arriva nella hall del Grand Hotel di Bordeaux, lei è sola. Tende l’orecchio per captare il passo di Johannes. Ruth spera sempre che arriverà, prima o poi. Che prenderà una aereo, e la raggiungerà. Per stare con lei. Per far l’amore con lei. Per incontrarla. E volerla. Tuttavia c’è bisogno della presenza di un’altra donna, un’altra gallerista, perché Ruth, scavando nella sua anima possa ammettere la verità: lui non verrà. E’ infatti Abel, donna di origine argentina che dirige una galleria, a offrire la possibilità a Ruth di ampliare il suo sguardo, in questo grande spazio aperto, che è la piazza, che è l’ex deposito coloniale dove la galleria avrà luogo. Abel le offre da bere in galleria, e anche se Ruth non ha sete, non riesce a dire di no davanti ad una presenza così vigorosa. “Guardo i suoi seni, gli zigomi, tutto in lei è possente, extra, è grande. Penso a Johannes, se gli piacerebbe, ormai lo faccio con tutte le donne che incontro, mi chiedo se è una così che vorrebbe, come Abel davanti a me, una forte donna scura, quasi come un uomo. Non so perché lo penso. Non ne ho bisogno”. Ne sboccia una nuova relazione in cui Abel accoglie i timori di Ruth e in cui Ruth si arricchisce del passato di Abel. Sembrano capirsi, anche senza parlare. Quando parlano dei progetti della mostra di Ruth, sembrano leggere una nell’anima dell’altra. In un discorso senza pausa e senza suoni, Ruth si mostra nuda, nella sua primordiale paura. “Perché non dovrebbe venire. Abel mi guarda mentre lo dice, quando me lo chiede, mi rendo contro che non ci ho pensato. Perché se ne dimentica. Dimentica il giorno, l’orario dell’aereo, si perde, lui è come una piazza aperta”. Questa piazza aperta comincia a soffocare. Il troppo spazio lascia poco risalto al soggetto che lo occupa. Lo soffoca, lo svaluta, lo fa scomparire. E qui mi perdo anche io, con i miei pensieri, ed i miei commenti. Perché la penna di Hanne Ørstavik continua a scrivere con la stessa monotona nota, quasi a non voler svelare il vero centro della storia, che non sono secondo me tanto le scene pornografiche così poco cariche di eros, quanto i pensieri nebulosi di Ruth. La sete di scoprire che si è amati. Che lei può essere amata nonostante un uomo che, e credo non sia uno spoiler per nessuno, non la ama. In questa storia costruita non tanto sulle azioni bensì sui moti dell’animo di quei protagonisti che attraversano, coi loro sguardi e coi loro corpi, la grande piazza di Bordeaux, non vi è mai un climax, una svolta, un’azione che avrebbe contribuito a rendere più saporito l’intero romanzo. È l’insoddisfazione che mi lascia, come amaro in bocca. Un’insoddisfazione che pur fino alla fine cerca di trovare la parte buona, che se la ricorda senza realmente toccarla. Mi sento addosso l’insoddisfazione di non avere aperto abbastanza il corpo materiale del libro, per capirne l’essenza. L’insoddisfazione di aver camminato in mezzo ad un grande spazio bianco decorato di parole stampate senza veramente incontrare l’altro. Mi sento come Ruth, davanti a Johannes. Nella fantasia e realtà di una grande piazza aperta.
Recensione a cura di Kaila Swarte per Feel the Book
L’autrice Hanne Ørstavik è una delle voci più importanti della letteratura norvegese contemporanea, ora in libreria con il suo nuovo romanzo, A Bordeaux c’è una grande piazza aperta edito da Ponte alle Grazie.
Seguiamo Ruth, la protagonista, a Bordeaux dove è stata invitata da una galleria d’arte per allestire una sua personale. È separata, ha una figlia, Sofi, e due relazioni aperte con uomini che vivono la fisicità in un modo a stento soddisfacente. Uno è Johannes, che dice di amarla, ma poche volte fa l’amore con lei, pur nutrendo desideri “pornografici” per donne conosciute nei bar o in locali per scambisti; l’altro uomo sembra tenere a Ruth più del primo, ma lei per lui non prova quel trasporto che la rende dipendente e disfunzionale come con Johannes.
Una relazione tra i due che è nata da un semplice scambio di messaggi e che è cresciuta alimentandosi grazie agli interessi comuni: Ruth è un’artista, Johannes un critico d’arte; frequentano lo stesso giro, vivono in città diverse e, solo in un secondo tempo, si avvicinano forti di un’intesa che, però, non sfocia mai nella passione. Sublimazione intellettuale sì, fisicità no; o, al massimo, rarefatta: è questa la concessione di Johannes che pure non si nega altre avventure, raccontandogliele poi.
E Ruth ne soffre. Non per il tradimento, quanto più per la percezione di sé: dopo la fine del suo matrimonio, aveva sentito rinascere il desiderio, si concedeva relazioni, il sesso era facile, felice e disinibito; dopo Johannes tutto è cambiato. C’è l’amore, la dipendenza emotiva, ma è come se lui diventasse inavvicinabile, ancor più quando vivono dei rari momenti di complicità, e allora lui si trasforma, quasi pentendosi della breccia aperta: si nega al telefono, esce, si ubriaca, le manda messaggi di cosa sta facendo con altre donne e foto di queste compagne effimere che non durano mai oltre una notte. Ruth si destabilizza, pensa, somatizza, diventa dipendente dal bisogno quanto lui ne è impermeabile.
Finché lei non si reca a Bordeaux in attesa che lui la raggiunga prima del vernissage; lì incontrerà Adel, una gallerista da cui si scoprirà attratta, e Lily, la figlia.
A Bordeaux c’è una grande piazza aperta è un romanzo quasi privo di trama e letterario al cento per cento.
Sono pagine di chimica emotiva, poesia, bellezza. Molte dal punto di vista di Ruth, altre incomprensibilmente da quello di Lily. Ma non c’è storia. La trama è debole, lacunosa; la vicenda irritante. È un puro esercizio di linguaggio, dove la sperimentazione è interessante e rientra nel campo dell’arte visuale con cui chiaramente la letteratura qui gioca una partita.
L’eros è presente, ma è cerebrale anche nelle scene o nei racconti più spinti: siamo nel campo delle pulsioni, delle fantasie realizzate, del desiderio che deve fare i conti con il corpo, e il risultato è che manca di colore e calore.
Tutto è freddezza, la sessualità è meccanica e studiata, e mostra come l’inconciliabilità fisica annulli la vicinanza, anche quando è presente un affetto detto e un necessario bisogno di appartenenza.
Lo spunto iniziale (la ricerca dell'altro nell'incontro, soprattutto sessuale) è interessantissimo e l'autrice lo padroneggia alla grande, ma la storia è una noia mortale. Non succede praticamente nulla, tutto o quasi avviene nei pensieri della protagonista e, incredibile ma vero, è difficilissimo entrare in empatia con lei: su oltre 200 pagine parla pochissimo di come e perché si sia innamorata di Johannes, al che la domanda ricorrente è: "perché non lo lasci?"
Sembra quasi che l'intera storia d'amore abbia moltissimo di mentale e quasi nulla di reale. Anche il sesso risulta asettico, in un romanzo che tratta anche di sessualità. Ed è assurdo che poi la protagonista veda riferimenti sessuali (peni, donne nude, vagine) ovunque e in qualsiasi circostanza. Il tutto risulta tanto cerebrale da sembrare artefatto.
Peccato perché alcuni passaggi in cui risuona la voce dell'autrice sono molto belli, ma li ho apprezzati considerandoli aforismi e spunti di riflessione. Se presi come pensieri scollegati da una trama sono molto evocativi e restano impressi nella memoria.
"Sì c'è una distanza. L'altro è sempre un altro, incomprensibile, distinto. Questo è il requisito, senza distanza non può trovare posto l'incontro. So tutto questo, ci penso ancora e ancora."
Daudzējādā ziņā netradicionāls romantiskais romāns, kurš ne tikai apiet daudzus ierastos tropus (varone ir nevis iemīlējusies pusaudze, bet gan mīlas lietās pieredzējusi pusmūža sieviete ar pusaugu meitu, attiecības iniciē tieši viņa un liela loma attiecībās ir nevis "puķītēm vēderā", bet tieši seksualitātei), bet arī krietnu un pamatotu uzmanību pievērš atklāšanās bailēm un pastāvīgajai dilemmai starp pieķeršanos un tikšanu noraidītam attiecībās, kuras gribas nosaukt par toksiskām, taču kurās nav ne vardarbības, ne citu ierastāku "nejaucību".
Brīžiem gan visādu vīziju un nomoda sapņu apraksti kļūst pārmērīgi, taču tas arī varētu būt manas gaumes jautājums: vispār ne sevišķi mīlu sapņu aprakstus literatūrā, jo tie parasti rada sajūtu, ka autors uz brīdi norauj "roķeni" ar vārdiem: "nuka, kādu es tev te simbolišku klāšu galdā!"
Tre og en halv stjerne. Preges av mislykkede forsøk på å veve inn tråder eller motiver som blant annet en giljotin-scene eller denne mannen og kvinnen som går mot hverandre tvers over et rom og møtes. Språket er stadig vekk ganske platt og tett på klisjeer. Det at Ørstaviks prosa generelt er så hudløs og tidvis brutal, betyr at ambisjonen er tilstede. Det er absolutt en verdi i seg selv, men i dette tilfellet er det ikke like gjennomført (og vellykket) som andre steder i forfatterskapet. Det obskøne og voldsomme mister mye av sin potensielle kraft.
In search of new authors, I this one. This book has probably received enough praise that I don't have to contribute… It didn't speak to me, too much inside the head and a too little outside. And many. Short. Sentences.
Not sure, why on earth this book was written. In the beggining curiosity took over - why the Lady needed that unmature and overall unpleasant scientist. But after 3/4 of the bookI just stoped reading - no sence, no reason, no anything.... Will give the book to the library.
En bok annerledes enn det jeg pleier å lese. Leseren blir med på jeg-personens følelsesliv, tanker, skam, drømmer, utforskende sex-liv. En sår bok om kraften mellom mennesker og fraværet av det. Jeg ble aldri ordentlig revet med.
For å førebu meg best mogleg til litteraturfestivaen Bokstavelig talt i Tvedestrand 6.-8. mars har eg lese to av Hanne Ørstaviks bøker. Eg har lese fleire gode omtalar av Ørstaviks bøker før, og etter å ha lese desse to skal eg gå laus på fleire av henne.