Bari, inizio di dicembre, mancano pochi giorni a San Nicola. Mentre la commissaria Lolita Lobosco e il suo nuovo amore Giancarlo Caruso si godono la notte in una casetta di pescatori a Polignano, nella vicina Torre a Mare un uomo viene ammazzato nella sua villetta; sul corpo saranno trovate tracce di orrende sevizie. La sera dopo, una Mercedes scura cerca di sfuggire a un posto di blocco e si schianta contro un muro: due uomini di etnia rom, padre e figlio, muoiono sul colpo. Quando si scopre che il dna di uno dei due era anche sulla scena del crimine, il caso sembra chiuso, ma l’origine etnica dei presunti assassini non fa che soffiare sul fuoco di un clima di odio e razzismo strisciante. Solo Lolita – che continua a dividere le sue passioni tra relazioni complicate, cucina del Sud e dedizione alla giustizia – non è convinta dell’esito delle indagini: alcuni dettagli non quadrano proprio. Tanto più che inspiegabili delitti, nelle settimane seguenti, cominciano a insanguinare la città. Un filo sembra legare queste morti misteriose, e la bella commissaria cercherà di dipanarlo a rischio della sua carriera, e della sua stessa vita. In una Puglia fascinosa e crepuscolare, va in scena una nuova avventura della spavalda poliziotta barese, che la consacra come originale protagonista della commedia noir all’italiana.
Non il migliore della serie a mio avviso, anche se i temi trattati che fanno da sfondo alla storia, pedofilia/pedopornografia e odio razziale/emarginazione (in questo caso nei confronti dei rom), sono tra i più scottanti e scomodi e offrono molti spunti di riflessione. Peccato che la connotazione regionale si perda un po’ rispetto ai precedenti lavori (mi aspettavo la descrizione della Festa di S. Nicola, ad esempio, e invece... niente!) a favore di una trama che si rifà ai più classici thriller e vede in azione il primo serial killer barese; per certi aspetti mi ha ricordato - ma alla lontana - Mirko Zilahy e il suo La forma del buio, se non altro per i riferimenti all’arte. Non è difficile capire il responsabile degli omicidi e comunque le ultime pagine risultano serrate e inducono a leggere alla svelta per arrivare alla fine (mezza stella in più). Sicuramente una Lolita più matura, più provata, più seria, ma sempre sopra le righe.
Dico. Quando il troppo è troppo. Che ce ne può fregare di meno del tacco 12 con suola rossa dal costo che supera i 500 euro e di cui ometto la marca perché non la ricordo? E delle sue sottanine di seta per mettersi a letto sola o in compagnia? Che ce ne frega delle fregole dell'indagatrice, di cui non ricordo l'immeritato grado? Piuttosto chiedo scusa, al posto della Genisi, alla comunità Rom della periferia della povera e maltratta Bari.
Cassandra Gold - per RFS . Ben trovate Fenici, quest’oggi la Commissaria Lolita dovrà affrontare una serie di casi molto difficili. Ritornata a casa, sente finalmente di essere nel posto giusto; con sua meraviglia Caruso la raggiunge, dando un seguito al flirt avuto a Padova. Il suo team, costituito da Esposito e Forte, la sostiene nelle difficoltà aiutandola perfino quando una delle notizie più terribili, la morte di Giovanni, la raggiunge come un fulmine a ciel sereno. Nel frattempo, un fotografo coinvolto nella pedopornografia viene ammazzato in modo cruento. A essere accusati due rom colti in fragrante all’interno della sua casa. Ma le cose non sono sempre come sembrano, portando alla luce un clima di intolleranza e razzismo che fa esplodere la città. Anche in amore Lolita dovrà buttare giù bocconi molto amari, dal dolore della morte del suo ex alla momentanea fuga, avvenuta senza motivo, di Caruso. Intanto, la sua amica Marietta viene colta dallo sconforto: il suo felice nucleo poliamoroso non sembra più tanto sereno e la ragazza si reca in lacrime alla porta dellamicasua che, tra un rimprovero e una carezza, la rimette in sesto. Così, tra discriminazione e competizione, la Commissaria Lobosco si troverà seriamente in pericolo di vita, dovendo alfine sacrificare ciò che ha realmente di più prezioso.
Non mi stancherò mai di seguire le vicende di Lolita. Non si tratta solo di qualche storia tra il giallo e il noir; in ognuno dei suoi casi vengono trattate tematiche importanti per noi e per il nostro paese. A essere eviscerati in questo episodio, la terribile piaga della pedopornografia e l’alto tasso di razzismo che purtroppo sta caratterizzando questo triste periodo storico. Le persone sono stanche, la grave crisi che sembra cogliere le piccole società porta sul lastrico così tante persone da dover trovare un capro espiatorio. E si trova sempre sui diversi, sugli individui che vivono ai margini della società, perché per loro entrare a far parte di essa non è concesso. Lolita osserva la sua gente, la sua città, scandaglia con amarezza i volti degli abitanti, tende una mano a chi realmente ha bisogno e in quei suoi piccoli e grandi atti di pietà, il tono della vicenda cambia assumendo toni lirici e profondi, rivelando l’aspetto sociale della struttura e la profondità del dramma che il popolo, tra un evento e l’altro, sta vivendo in balia del potere politico e della corruzione generale.
Un altro piccolo gioiello dell’autrice che, attraverso lo sguardo appassionato della protagonista, ci regala un altro scorcio del sud, parte meravigliosa, nel bene e nel male, della nostra bella Italia.
A presto Fenici.
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Si vede che Gabriella Genisi è molto maturata e, con lei, anche Lolita Lobosco, la sua commissaria. Saranno state le influenze di Chicca Lopez, la carabiniera fluid gender salentina? O forse la prospettiva di vedere questo caso in TV interpretato da Luisa Ranieri? Fatto sta che in questa indagine la commissaria è molto più malinconica e il gioco si fa veramente durissimo. Si parte con l'omicidio di un fotografo i cui colpevoli sembrano essere due rom che vogliono vendicarsi per qualcosa. Le indagini sembrano risolversi piuttosto in fretta, ma Lolita non è convinta che siano stati davvero i sospettati. Intanto, però, il clima xenofobo a Bari ha un'escalation, e anche persone che si erano integrate benissimo devono fare un passo indietro e non vedersi più accettate. Solo Lolita sembra voler cercare la verità, tanto più quando scopre che il fotografo-vittima era un pervertito che commerciava in materiale pedopornografico e che le due figlie-sorelle dei due presunti colpevoli (che erano un padre e un figlio e che muoiono in un incidente stradale poco dopo) sono state sfruttate e fotografate dall'uomo. Del resto, ci sono i video delle telecamere delle ville vicine a quella della vittima a scagionare i due rom. Ma poi alcuni dei clienti più noti e prestigiosi del fotografo cominciano a essere uccisi brutalmente e messi in posa come dei quadri d'autore. Sarà qualcun altro che vuole vendicare i bambini sfruttati o il serial killer ha motivazioni diverse per seminare il caos? Come sempre, alla fine del romanzo ci sono le ricette di Lolita, e prima o poi ne provo qualcuna (vabbè, alcune le so già fare magistralmente... E so' pugliese!😜)
Questo ottavo capitolo della serie contiene atmosfere ancora più cupe dei precedenti, la comparsa di un serial killer a Bari, uno stalker che intrattiene un gioco perverso con la bella Lolita, un caso risolto tramite una visione mistica, e come al solito, tanto cibo e tradizione. Ci sono anche tematiche più “serie” oltre ai soliti exploit loliteschi. Come il clima di intolleranza che negli ultimi anni ha avvelenato il nostro paese, fomentato da certi ben noti partiti politici, mai nominati direttamente ma non serve, si capisce benissimo a chi e cosa si riferisca.
Una lettura come sempre leggera e divertente, ma che offre anche spunti di riflessione.
3,5 stelle, forse il migliore dei romanzi della Genisi: ci sono due casi in uno che tengono banco e, se si sospende il proprio spirito critico, possono tenere con il fiato sospeso :) Peccato per il continuo riferimento alle scarpe (tra l'altro le Manolo sono pure meglio), e purtroppo ANCHE questa volta ci deve essere la telefonata a Salvo Montalbano, ex di Lolita :/
Giunta al termine di questa serie, devo ammettere che mi è piaciuta molto. La Genisi riesce sempre ad affiancare gli omicidi temi delicati ed attuali. In questo libro leggiamo di pedofilia, nomadismo, con qualche spunto di arte, non nego che sono andata a cercare su internet i dipinti di cui si è fatto riferimento. La lettura è stata come sempre spedita e piacevole, ma ho iniziato a sentire un po' di stanchezza, i sermoni dell'autrice aumentano di pagine e la stessa protagonista è decisamente meno spensierata dei libri precedenti ed un po' troppo temeraria (a mio parere assurda la modalità scelta per andare a stanare l'assassino).
Forse la peggior indagine di Lolita: scimmiottando gli americani, si perdono caratteristiche proprie ed originalità. Qui la commissaria ha a che fare col primo serial killer barese della storia, mentre un vento razzista spazza la città. Troppo scontato il colpevole e Lolita stavolta è davvero troppo sopra le righe. Peccato.
Non convince questa indagine di Lolita Lo Bosco, di nuovo i temi seri, gli spiegoni e una dimensione sempre più da sceneggiatura televisiva con uno strizzare l'occhio a certa letteratura americana in cui non può mancare un serial killer psicopatico con il gusto della teatralità. Personaggi poco credibili ed è un peccato per una storia che di partenza poteva essere interessante.
Il cadavere di un fotografo è rinvenuto in casa sua, l'uomo è stato seviziato. I sospetti ricadono su due Rom, padre e figlio, che avevano avuto screzi con l'uomo nei giorni precedenti. Le indagini rivelano gli affari loschi del fotografo e il movente che avrebbe spinto padre e figlio all'omicidio. Una rapina andata male lascia il posto a una spedizione punitiva per foto oscene a minori. I due sospetti muoiono in un incidente stradale e ciò incrina il già fragile equilibrio sociale. In molti vorrebbero sgombrare il campo rom di Bari e perfino alcuni politicanti gettano benzina sul fuoco con i soliti luoghi comuni. La commissaria Lolito Lobosco non è convinta della soluzione comunemente accettata, a partire dai suoi superiori, e lei continua le indagini fino a discolpare i due sospettati. Altri sembrano gli artefici dell'omicidio, ma ciò dà il via a una catena di eventi che si intrecciano con l'intolleranza sociale che dilaga a Bari. Lolita riesce a incastrare i presunti esecutori del delitto, ma vuole incastrare anche il loro mandante. Ancora una volta, purtroppo, la soluzione è solo apparente e la commissaria dovrà fare i conti con altri omicidi, probabilmente legati al primo, che spingono le teorie investigative sull'ipotesi di un serial killer. L'instabilità sociale e i luoghi comuni sono il pretesto per sollevare Lolita dall'indagine, ma lei risolverà il caso rischiando in prima persona. La trama si dipana fra eventi legati all'indagine ed eventi della vita privata di Lolita che si ritrova sola, seppur corteggiata da alcuni, dopo che vede il suo attuale compagno abbandonarla nottetempo.
Gabriella Genisi torna a stupire e coinvolgere con questa indagine di Lolita Lobosco. Stupire perché ha ideato un intreccio di eventi, moventi e relazioni che giocano con le apparenze e tengono il lettore con il fiato sospeso fino alla soluzione, soprattutto quando il lettore patteggia immancabilmente per la commissaria. Coinvolgere perché Lolita affronta con tutte le sue sfaccettature caratteriali situazioni non facili, lavorative e private, che la portano a confrontarsi con una cultura, non solo quella rom, troppo influenzata dai luoghi comuni. La stessa Lolita è bersaglio dei luoghi comuni, ma lei è diversa. Lei cerca di cambiare il suo punto di vista, si interessa della cultura altrui, si difende dai pregiudizi e cerca di spazzarli via da sospetti e superiori, con ironia e caparbietà. A livello più generale, l'autrice punta una luce sull'intolleranza sociale, spesso frutto dell'ignoranza, e soprattutto sul tema della morte che in una storia di serial killer potrebbe ben presto diventare cosa scontata. Qui, invece, Gabriella Genisi ne mostra diversi aspetti oltre alla "messa in posa" dei cadaveri del killer. Mostra il culto funebre dei rom, mostra il dolore di Lolita quando scopre della morte naturale del suo ex e un altro aspetto legato alla nascita che non svelo. Tratta con il giusto riguardo pure i temi dello sfruttamento sessuale e della violenza su minori. Tutto ciò mette alla prova Lolita che rivela nelle sue azioni la forza d'animo e la fragilità che la contraddistinguono. Ancor di più quando deve fronteggiare l'assassino. Per contrasto ai temi forti trattati, la Genisi ritrae la leggerezza e la spensieratezza che traspare nelle relazioni autentiche con una serie di amici e colleghi che si stringono intorno a Lolita. Spiccano con tutta la loro intensità emotiva i rapporti con mamma e sorella, le diversità di vedute con il suo ispettore Forte, la complicità con l'amica Marietta. Per evitare rivelazioni che intaccherebbero il piacere della lettura, concludo con il consiglio di leggere il libro come fosse una leccornia. Scoprirete che spesso indugiare nei piaceri della gola, in un modo o nell'altro, può salvarti la vita.
"D'altra parte si sa, come vanno le cose con il commissario Lobosco. O lo odi, o lo ami alla follia. Niente mezze misure."
Ma ditemi: chi è che non ama Lolita Lobosco? Sì perché, per quanti difetti si possano rintracciare nella serie a lei dedicata, non riesco proprio a concepire che qualcuno possa aver trovato insopportabile o poco riuscito un personaggio così frizzante, affascinante e a suo modo complesso. Le sue spassose conversazioni con l'amica Marietta; il buffo (ma anche affettuosissimo) rapporto con i suoi più fidati colleghi Forte ed Esposito, tra amicizia ed etica professionale; soprattutto, il suo coinvolgente tira-e-molla con gli uomini costituiscono dei siparietti sicuramente esilaranti, ma anche scene cruciali per fissare i punti fermi della sua vita. Ad esse, va attribuito il merito di spingere il lettore a proseguire la lettura, un merito che supera addirittura l'attrattiva delle stesse indagini.
Dovendo fare un bilancio complessivo, devo confessare di essermi sentita un po' spaesata, all'inizio del primo libro, di fronte ad uno stile infarcito di dialetto e privo di qualsiasi raffinatezza. Al contrario, negli ultimi romanzi, il registro si eleva visibilmente, includendo anche riflessioni su temi non di poco conto quali il bullismo, la disabilità, l'ecologia, i migranti. Mi ha molto convinto il modo in cui l'autrice è riuscita ad affrontarli mantenendo la solita ironia e leggerezza.
Venendo ora ai singoli casi, ho trovato quelli al centro de "La circonferenza delle arance" e "Giallo ciliegia" veramente elementari, mentre la maggior complessità del mistero di "Spaghetti all'Assassina" non ha ricevuto giustizia a causa di una soluzione finale a mio parere poco convincente (il colpevole, nella lista dei sospettati, passa quasi inosservato!). Assegno la stessa valutazione di 3 stelline anche a "Mare nero", in quanto alla prevedibilità dell'identità dell'assassino si aggiunge la noia che mi ha pervasa a causa dell'esorbitante quantità di dettagli sulla ricerca di Marinella. Magnifico, ad ogni modo, il suo finale [citazione necessaria].
4 stelline, invece, per "Uva nera" (omicida non impossibile da identificare, ma il cui disvelamento è da brividi) e per "Dopo tanta nebbia" (due misteri al prezzo di uno!). Ma i miei preferiti sono in assoluto "Gioco pericoloso" e "I quattro cantoni", che nemmeno a farlo apposta sono quelli in cui le indagini sono legate a filo stretto alla vita della stessa Lolita. Fattore che, come anticipavo in apertura, amplifica la portata del coinvolgimento del lettore, che ha ormai preso a cuore le sorti di questa singolare eroina barese.
Lolita Lobosco sta vivendo finalmente l'idillio della sua storia d'amore con Giancarlo Caruso e trascorre sempre più spesso le sue notti lontana da Bari e dalla sua casa, ma la sua pace viene interrotta dell'omicidio di un fotografo. Subito il caso sembra risolto perché durante la fuga mioiono i due rom padre e figlio, che attraverso le immagini di videosorveglianza si trovavano a casa della vittima. Ma la vittima era un fotografo invischiato in ricatti, in pedopornografia, i due rom erano andati da lui sicuramente per minacciarlo, eppure gli orari non sono compatibili con la morte e Lolita non è così sicura che i colpevoli siano quelli più ovvi, rendendosi conto che la sua città e l'epoca in cui vive ancora mostra astio e razzismo, ancora addita come colpevoli solo in base all'etnia, quando i colpevoli sono quelli che hanno abusato di minori, che hanno pagato per poter andare a letto con giovani bambine, che si fanno forti dei loro soldi, del loro potere, quel potere che Nanni De Carne il fotografo, aveva compreso di poter scalfire ricattando, poter usare il suo lavoro per fare sempre più del male a giovani vittime e approfittare del lusso e dei soldi di chi scrupoli non se ne fa di fronte alla morale e all'etica. Mentre cerca di concentrarsi sulle difficili indagini Lolita deve fare i conti anche con la triste realtà della sua vita sentimentale, perché ha visto fuggire in auto il suo fidanzato con una donna sconosciuta e di lui non ha più notizie, solo il suo gatto e una lettera, dove le scrive di amore e di perdono. Anche questa avventura di Lolita Lobosco lascia sempre la voglia di prendere in mano il prossimo libro, forse per immergermi ancora nella mia città, forse per il modo semplice e diretto di Gabriella Genisi nel raccontare e delineare la protagonista con il suo carattere, che la rende semplicemente umana, non un personaggio ma la donna che potremmo facilmente incontrare
Molto bello, il migliore della serie a mio avviso, mi ha intrigato, avvinto e, soprattutto convinto. Questa volta l’indagine parte dal delitto di un fotografo di cui vengono incolpati due rom morti schiantati contro un muro mentre tentano di scappare da un posto di blocco. Ma la commissaria Lolita Lobosco non è convinta della loro colpevolezza e la sua indagine la porterà a rischiare la vita e la carriera mentre sul lato personale la sua relazione con Giancarlo Caruso verrà messa a dura prova. Un libro che tocca con sensibilità i temi del pregiudizio e dell’integrazione, due mali del nostro periodo esacerbati anche dalla grettezza umana di certa gentaglia, nonché il terribile problema della pedopornografia e delle sue orribili conseguenze. Una serie che migliora decisamente di libro in libro e che, pur continuando a narrare le vicende sia personali che lavorative della protagonista, riesce finalmente a raggiungere un più giusto equilibrio tra le sue diverse componenti dando maggior peso alla storia gialla e alle sue implicazioni. Un personaggio particolare la commissaria, una donna a tutto tondo, bella, intuitiva e molto intelligente che con il suo carattere forte, deciso e, a volte, anche molto scontroso riesce a farsi amare e apprezzare. Una serie che di certo continuerò a seguire.
Lolita Lobosco l'avevo apprezzata in tv, ed è stato piacevole anche leggerla: per fortuna questo episodio mi mancava. Libro trovato per caso l'anno scorso a Marinella, dopo che qualcuno lo aveva libeato: è già stato regalato, per continuare a viaggiare