Flora De Pisis è stata rapita. La regina della tivù del dolore, Nostra Madonna delle Lacrime, la principessa del cinismo, la diva tanto umana, l’amore delle masse, la cui popolarità è in gran parte merito di Carlo Monterossi, inventore, pentito, del programma Crazy Love. Ed è a lui che il capo indiscusso della Grande Tivù Commerciale affida la delicatissima faccenda, nella speranza che la trattativa rimanga segreta. Carlo si mette al lavoro con la «sua squadra»: l’investigatore Oscar Falcone, la sua socia Agatina Cirrielli, ex sovrintendente di polizia, e Bianca Ballesi che conosce i segreti indicibili del programma di Flora. È un vero sequestro o una trovata pubblicitaria? E poi: chi sono i rapitori? Cosa vogliono? La richiesta del riscatto arriva quasi subito: dieci milioni di euro, ma soprattutto – inaudito – un’ora di trasmissione in diretta nell’orario di massimo ascolto. Libera, pirata, senza controlli né spot pubblicitari. Incredibile. Inaccettabile. A meno che... Mentre la tensione cresce, il Paese si agita alla notizia ormai pubblica, i media sembrano impazzire e la data della messa in onda si avvicina, i «terroristi» sembrano sempre più una brigata di agitatori surrealisti, guidati da una coppia che ha inventato «un piano bellissimo, oltre le stelle» e ispirati da un grande artista: Robert Desnos, poeta e resistente. In un romanzo dal ritmo denso, che dosa magistralmente poesia e suspense, si intrecciano misteriosamente mondi lontanissimi: lo show nazional-populista della tivù, estremo esercizio di cinismo, e la Parigi degli anni Venti, delle avanguardie, delle cave e dei bistrot dove esplodeva la rivoluzione surrealista, tra amour fou e Resistenza. Alessandro Robecchi firma una delle avventure più coinvolgenti di Carlo Monterossi, ricca di tensione noir e passione letteraria, ambientata come sempre in una Milano vista dai banconi dei bar, dai salotti borghesi, dalle scrivanie degli uffici, dai marciapiedi e dalle finestre dei palazzi di periferia. I suoi romanzi – meccanismi precisi, ironia irresistibile nei dialoghi e nelle trovate – gettano sempre uno sguardo disincantato e illuminante sulla nostra società.
Bah. Un libro di coppie. Bianca e Carlo. Oscar e non mi ricordo come si chiama, Corrado e Caterina. Ma perché? Che posto hanno nella storia se non per riempire di personaggi il romanzo? Mi piace Robecchi quando scrive per la TV, le sue mini biografie. E allora non sarebbe stato meglio scrivere solo la storia del surrealista francese, invece che intrecciarlo a questo molto poco plausibile rapimento?
Non credevo che Robecchi potesse deludermi così, eppure ho trovato questo libro assurdo, surreale, probabilmente il frutto di un anno di lockdown (è del 2021). I presupposti sono buoni: il rapimento di Flora De Pisis e il riscatto non solo economico, ma anche in termini di spazio televisivo, ma poi... Non so, mi è sembrata la storia dei primi ragazzi hacker che riuscirono a entrare nel sistema del Pentagono solo per dimostrare che ci potevano riuscire, ecco.
“Però avevano parlato - e riso - della prudenza dei tempi, della circospezione codina, dell’eterna reiterazione di “quello che funziona”, della coazione a ripetere. In una parola, del coraggio che non c’era, e non solo in tivù, ma ovunque, nel cinema, nei libri, ovunque.”
Siamo in una Milano rallentata dal calore di un sole estivo. Mentre anche il famoso programma tv Crazy Love, ideato da Carlo Monterossi e portato al successo dalla sua conduttrice Flora De Pisis, è in pausa per le vacanze, ai dirigenti d’azienda arriva il messaggio del rapimento di Flora che dopo una cena, sembra sparita nel nulla. Ovviamente la notizia deve restare segreta mentre si cerca di capire cosa vogliano i rapitori. Nell’indagine non ufficiale vengono coinvolti il Monterossi, Bianca Baltesi, con la quale ha una relazione, che sa tutto della conduttrice, e l’ investigatore Falcone con la socia Cirielli, titolari di un’agenzia privata, che già hanno aiutato Carlo in altre precedenti storie. Mentre brancolano nel buio, arriva la richiesta: ovviamente soldi e un’ora di tv libera da controlli o pubblicità. Una richiesta che lascia un po’ tutti sbalorditi e confusi riguardo il vero obiettivo di questi rapitori.
Un romanzo che s’inserisce in una serie noir ma ne rifugge i meccanismi per adagiarsi in uno spazio più ampio, in modo da mantenerne il respiro, ma anche di provare a fare qualcosa di nuovo. Come raccontare una storia che ci raggiunge e colpisce da un tempo non troppo lontano. Il tentativo di guardare in faccia ad una libertà che non tutti hanno il coraggio di vedere e che altri inseguono da una vita. Un romanzo che parla della possibilità di sognare, di restistere, di combattere, d’impegnarsi nella sua realizzazione ad ogni costo. Sul rischio di provare ad essere e di agire. Sulla consapevolezza che tutto poi tornerà ad essere esattamente come è sempre stato ad espressione del tempo in cui viviamo, della società in cui comodamente stiamo composti aspettandoci qualcosa che potrebbe non arrivare mai. Una scrittura poetica, a tratti visionaria, fatta di suggestioni che ho apprezzato.
Dopo la felice parentesi de "I cerchi nell'acqua", Robecchi torna al suo improbabile protagonista Carlo Monterossi, con una storia che in parte è già vista e che in parte fa pena. Ad una trama più inconsistente che mai si aggiungono spocchiose citazioni di Robert Desnos e Bob Dylan, miste a imbarazzanti riflessioni pessimistiche sulla vita: decisamente un libro mal riuscito.
Robecchi conferma la capacità di introdurre qualche elemento originale, qualche novità nel mondo di Monterossi, della grande fabbrica della merda, senza però stravolgerlo (cosa molto importante in una serie di romanzi, se vi piace questo genere di letteratura). In questo capitolo si parla del mondo di Monterossi, anche se tutto sommato l'aspetto investigativo non è primario, qui i protagonisti sono personaggi specifici di questo libro o comunque non centrali nei precedenti (come, appunto, Flora). Dopo un paio di romanzi nei quali il lato poliziesco della serie era stato centrale, qui Ghezzi e Carella stanno in panchina. A mio modesto parere, un capitolo molto riuscito, forse potrebbe un minimo ricordarvi "Follia maggiore", ma la cosa ha un suo senso in una serie di romanzi che spero possa continuare ancora a lungo.
Ottavo episodio della serie di Carlo Monterossi. Flora De Pisis, la regina delle masse televisive, l’imperatrice del programma Crazy Love, malamente sfuggito dal controllo di Monterossi e catalizzatore di nefandezze di pessimo gusto, l’amatissima e ultracinica Flora, è stata sequestrata. Un caso nazionale, per il quale vengono dispiegate forze inimmaginabili per i comuni mortali, che tuttavia si trovano in evidenti difficoltà perché questo è un rapimento surrealista, surrealista nel senso letterario del termine, e ha come scopo precipuo quello di scodellare un perfetto bel gesto sconvolgente nella sua assurdità. La trama di questo episodio è geniale (e anch’essa vagamente surrealista). Lo stile però meno vivace del solito. Ghezzi e Carella erano fuori stanza, e hanno perso un’occasione.
Tutti gli altri mi erano piaciuti, Milano ben descritta e soprattutto i personaggi di “contorno” come Ghezzi e Carella perfetti nel rappresentare i non eroi che in questo ultimo romanzo mancano. Sinceramente l’ho trovato un po’ inutilmente prolisso senza una storia. Peccato. Resto fedele però, speriamo nelle prossime avventure, non possono essere tutte belle no?
Non è certo una novità, nei i gialli degli ultimi decenni, l’utilizzo della narrativa di genere come scusa per parlare di altro: società, politica, amore, a volte perfino cultura. E Robecchi si inserisce, credo, da sempre in questo filone di giallisti “sociali”. Ma in Flora il meccanismo fa un salto ulteriore: il poliziesco diventa poco più che una coloritura marginale e il libro diventa una scatola magica, il racconto un gioco di specchi, i personaggi alibi per riflettere sulle debolezze, sulle contraddizioni, sui sogni di ognuno di noi. Un gran libro, poetico e profondo, scritto con la leggerezza di chi non sembra volersi prendere troppo sul serio. Magari è un’idea mia, ma mi ha ricordato il Montalbán dei momenti più felici.
Ottimo soggetto ed ottima idea. Peccato però che sia stata sviluppata un po troppo . Un po troppo prolisso prima dell'evento finale. Però dai, mia prima lettura dell'autore, di certo non mi ha scoraggiato.
Ottavo capitolo. Al centro della scena c'è il Monterossi che deve indagare sul rapimento della regina della TV del dolore, la TV del qualunquismo che attira folle di incompetenti e ignoranti, la conduttrice amatissima di Crazy love, il programma che lui stesso ha creato, poi denigrato per consapevolezza di mediocrità. Questo rifiuto diventa il suo conflitto interiore sempre più insostenibile. Nel frattempo la notizia del rapimento è impossibile da tenere segreta perché la notorietà di Flora De Pisis è enorme. Quando arriva la richiesta di riscatto, la sorpresa non manca. I rapitori chiedono "solo" un’ora di trasmissione in diretta nell’orario di massimo ascolto. Libera, pirata, senza controlli né spot pubblicitari nella quale la reginetta del trash racconterà una storia. Questa richiesta sembra scandalizzare i produttori, più del fatto che una donna sia stata rapita, più delle possibili conseguenze per una persona rapita. Le persone che hanno messo a punto questo piano paradossale, altro non sono che fanatici seguaci del movimento surrealista, corrente di pensiero in voga nella Parigi degli anni’20 che si rifanno al poeta Robert Desnos ispirato da André Breton. Vogliono mettere in scena l'arte che si scontra con la TV commerciale, credono di sensibilizzare la massa beota che solitamente guarda le trasmissioni di Flora, con un argomento che non hanno mai avuto voglia di ascoltare. Il surrealismo era un movimento artistico d'avanguardia che coinvolgeva tutte le arti, toccando anche letteratura e cinema. Voleva esprimere una realtà superiore, che portava nobiltà e libertà contro il populismo più becero tentando la liberazione dell'individuo dalle convenzioni sociali. Questo missione di celebrazione a convincimento è uno scopo nobile, ma sentito solo dai rapitori. Quello che interessa alla gente infatti sono solo le condizioni di Flora, vogliono la cronaca cruda di quello che le sta succedendo. Il controsenso se vogliamo è l'affermazione della libertà, con una privazione della libertà. E' la dichiarazione in diretta nazionale dei sovversivi che vogliono un esposizione mediatica totale per la ribellione, per la poesia, un'utopia un sogno irrefrenabile, come avrebbe voluto Desnos. La storia potrebbe anche avere il suo fascino, cosa che io non ho trovato. Noioso, lento, niente colpi di scena, niente dialoghi divertenti, niente intuizioni, niente Ghezzi e Carella. Credo sia chiaro il mio parere su questo capitolo del Monterossi.
Fare serialità in romanzi investigativi innovando è una cosa quasi inimmaginabile ormai. Robecchi, già aveva trovato un modo, quello di un autore televisivo a cui tocca diventare improbabile investigatore e poi ci prende, ogni volta in modo rocambolesco, l’abitudine. L’innovazione indubbiamente c’è, la sostenibilità dell’idea molto meno. Che l’improbabilità quando si ripete in serie diventa ossimoro. A dir la verità, io lettine ben sette, ancora non avvertivo falle di verosimiglianza, ma con questo ottavo Robecchi spariglia tutto. Alza la posta con il plot, prendendo uno dei personaggi fondamentali della serie, dei più monolotici e lo spupazza bello forte, riuscendo. Tutti gli altri fanno il loro dovere coerente. Forse quello più claudicante, più caricatura di se stesso è proprio il protagonista, ma non nuoce più di tanto, perché l’autore soprattutto trasforma il romanzo in qualcosa d’altro. Un’oggetto narrativo, lo chiamano i Wu Ming, con un messaggio profondo, etico e morale, ma senza pippardoni, politico e sociale, ma molto suggestivo; un messaggio con cui R. rende pretesto l’ottava performance investigativa del Monterossi a cui ruba virtuosamente la scena. E lo fa in modo a tratti lirico, molto, molto riuscito. Gli intransigenti del genere investigativo – che già penso avessero il loro daffare con questa serie – dubito apprezzeranno, a meno che non siano pronti a includere anche altro nell’orizzonte del possibile.
Flora De Pisis, la regina indiscussa della televisione spazzatura, viene rapita. Il suo programma "Crazy Love" è un calderone di casi scandalosi e contenuti di basso livello, ma gli ascolti sono sempre altissimi e quindi si sospetta subito di qualcuno intorno a lei. Per le indagini vengono convocati l'investigatore Oscar Falcone, Agata Cirrielli, ex agente della polizia, e l'immancabile Carlo Monterossi che subito nota delle incongruenze e dei particolari che lo portano a dubitare dell'evento in quanto i rapitori allestiscono un vero e proprio spettacolo in prima serata con Flora come attrazione principale. Ma se così non fosse, chi avrebbe interesse a rapire una donna come Flora? E qual è il movente?
Flora di Alessandro Robecchi edito @sellerioeditore è l'ottavo romanzo delle rocambolesche avventure di Carlo Monterossi. È la conferma dell'abilità dell'autore di raccontare, come ha fatto anche nelle precedenti, una storia nella storia, intrecciando la realtà televisiva, il mondo dello spettacolo e dell'arte con vicende del passato portando alla luce il periodo del surrealismo con particolare attenzione a Robert Desnos, poeta e scrittore, morto nei campi di concentramento. Una Milano oscura, che si veste di tinte lugubri, fa da sfondo ad un noir coinvolgente e intrigante che mantiene alta l'attenzione; inoltre con una scrittura elegante, pungente e arguta e un ritmo sostenuto ed incalzante si arriva ad un finale spiazzante.
Robecchi usa questo romanzo per raccontare la storia e le poesie del poeta surrealista Robert Desnos, morto in un campo di concentramento nel 1945. Per carità, il poeta merita il ripescaggio, ma il romanzo non funziona. Oltre ovviamente a essere basato su una serie di elementi improbabili e impossibili, ma quelli forse si potevano pure perdonare. La storia in breve è questa: la conduttrice di Crazy Love, Flora De Pisis viene rapita da una improbabile banda che oltre al riscatto chiede un'ora di trasmissione senza interruzioni. Poiché non ci sono indagini (o comunque poca roba che il lettore sa già che sono vicoli ciechi, quindi non sono interessanti) ma solo siparietti, racconti della storia di Desnos, resoconti di quello che tv, giornali e social dicono del rapimento, non c'è la minima tensione narrativa. Una noia. Il romanzo ingrana solo al 75%, quando finalmente si muove qualcosa e si innesta un po' di curiosità di vedere come andrà a finire. Spero che il prossimo ritorni ai livelli precedenti, questo non fa neanche tanto ridere e oltretutto è pieno di cliché e didascalie.
Come Dylan a Newport nel ‘65, anche Robecchi ha la sua svolta elettrica. La chiave gialla dell’intrigo c’è ma non si vede, o meglio non ci serve. La televisione del dolore incontra per la prima volta la poesia (e la Storia) e fa un dietrofront prima impensabile. Tutti i personaggi cari all’autore sono nuovamente in scena, ma stavolta sono travolti da un uragano di libertà intellettuale che ne mina le certezze, anche se non li cambierà. C’è sempre l’acida rappresentazione di una società spettacolarizzata, vuota come la testa di un influencer qualsiasi. Togliersi qualche soddisfazione alla faccia dell’audience, tuttavia, non ha prezzo. Anche perché da domani il carrozzone si rimette in moto con lo stesso cinismo e senza alcun pentimento. Anche al caro Bob bastarono pochi anni per passare al country.
Flora De Pisis è stata rapita. Proprio lei: l’icona del programma Crazy Love, la regina del trash, la principessa del cinismo, l’ idolo delle masse che ha fatto la ricchezza del proprietario della Grande tv Commerciale ( ovvero la tivù del dolore, ovvero la Grande Fabrica della Merda), grazie alla creatività di Carlo Monterossi, l’autore, pentito, del suo programma. Ed è proprio a Carlo Monterossi che il proprietario della grande rete commerciale, il dott. Calleri, “l’inarrivabile padrone, l’elitrasportato, la creatura mitologica metà uomo metà consiglio di amministrazione”, chiede di indagare, col massimo riserbo, insieme ai soliti amici della “Sistemi Integrati”: Oscar Falcone e Agatina Cirrielli. La richiesta dei rapitori lascia tutti di stucco: un’ora di trasmissione, in diretta, nell’orario di massimo ascolto, senza interruzioni, senza controlli, né pubblicità. Ovviamente il contenuto della diretta è un segreto a cui nessuno potrà accedere. Presto la notizia del rapimento viene resa nota dagli stessi rapitori e diventa un problema nazionale; non si parla d’altro: gli esperti si esibiscono in dibattiti, i politici discutono, la gente comune trepida per la sua eroina. Un libro surreale, diverso dai precedenti, ma Robecchi è come sempre meraviglioso, anzi, questa volta di più. La Milano del presente si intreccia alla Parigi degli anni Venti, dove esplodeva la rivoluzione dei surrealisti e di Robert Desnos, poeta e resistente, la cui breve ed intensa vita emerge pian piano al passato imperfetto. Un libro che alterna sapientemente momenti di suspense ad altri di poesia. Un impasto ben riuscito di umorismo e malinconia, in cui lo show nazional popolare che con estremo cinismo, sbatte sotto i rifletttori la vita intima delle persone si contrappone alla passione di una coppia che ha inventato «un piano bellissimo, oltre le stelle». Un inno alla libertà perché “in definitiva, non è la poesia a dover essere libera, è il poeta”.
Capisco che la trama è sempre più improbabile, ma io continuo a deliziarmi di questo scrittore: il giallo è sempre più una scusa per boutades, battute, strizzate d'occhio
Il sacerdote di un paesino sperduto – in Molise, addirittura! Ma allora esiste! Crolla una certezza geografica dei milanesi
Ora avrebbe dovuto essere in un borgo in Umbria, una specie di monastero, di convento, a fare yoga, a dormire, rilassarsi a bordo piscina, ospite di un imprenditore illuminato della calzamaglia, quasi santo, asceta, un guru nel campo di come fare i soldi sembrando una brava persona (e leggendo una pagina di Socrate ogni sera perima di prendere sonno!!!)
È il solito dilemma: chi si domanda angosciato dove andremo a finire e chi risponde cinico che ci siamo già finiti da un pezzo.
Non c’è nessun dubbio que è un grande romanzo, e Robecchi un grande scrittore. Ma qui non è chiaro cosa vuole raccontare. C’è la storia de Robert Desnos, un scrittore surrealista francese que mure dopo essere prigioniero dei nazisti; e c’è la storia de Flora, rapita per denaro e per ospitare quello que sembra sin dall’inizio una storia su Desnos. E poi c’è Carlo Monterrossi, che viene contattato per La Grande Fabbrica della Merda per risolvere il rapimento. E tutto quà. Carlo Monterrossi e i suoi no fanno niente per risolvere il caso, e non c’è nemmeno un caso. Mi sembra che è tutto un scherzo, Robecchi prende il tempo dei lettori, noi, per raccontare quello que vuole raccontare, la storia di Desnos; tutti siamo Flora, in fatto. Aspettava molto di più; ebbene, letto è.
Flora... ovvero il personaggio peggiore della serie. Una sorta di Maria De Filippi sotto steroidi, l'emblema del male e dello sfacelo culturale della televisione. È un personaggio privo di fascino, che rappresenta solo uno scotto da pagare in ogni romanzo per ribadire quanto bene abbia fatto il nostro Monterossi ad andarsene da quel mondo. Facile quindi immaginare come il suo rapimento, accompagnato da un'indagine parziale (e inutile a posteriori) del resto del cast di personaggi, non mi abbia coinvolto minimamente. Senza dubbio il peggiore romanzo che abbia mai letto di Robecchi, speriamo bene per i prossimi.
Robecchi non sbaglia un colpo, e questa volta gioca con il sottrarre piuttosto che con l’aggiungere. Carlo Monterossi e la sua ciurma scompaiono pagina dopo pagina, lasciando le luci di scena a un sogno poetico e straziante che diventa realtà con il primo passo di una potenziale tragedia: il rapimento di Flora, la diva illuminata di bianco che tutti venerano e osannano, dalla quale bevono ogni sabato sera le storie di amore trucido e calpestato che hanno ridisegnato la nuova televisione privata italiana.
Seconda lettura estiva. Ho letto un po' di recensioni prima di gettarmi sul romanzo di Robecchi e ho notato molti feedback negativi. Nonostante ciò, ho comunque finito il libro e posso dire nel mio piccolo che non è stata una lettura spiacevole. Robecchi ha un talento innato per la scrittura, il romanzo scorre bene e, nonostante la trama un po' "già vista", ho apprezzato i contenuti. Flora, una fusione tra Barbara D'Urso e Maria de Filippi, è un personaggio specchio dei nostri tempi e dello stato attuale della società italiana. Leggerò altri libri di Robecchi. Promosso.
Mah. (2 stelle e mezza) Un romanzo che non è un giallo. Non è un divertissement. Non è una commedia. Si può dire solo cosa NON è. Onestamente non ho ben capito lo scopo di Alessandro Robecchi. Una critica ai mass media? Alla mancanza di contenuti culturali? La dimostrazione di uno status quo imperante? Insomma, mi è rimasta la sensazione di un romanzo che vuole essere "altro" ma che non raggiunge lo scopo. Scritto bene, per carità. Ma ho apprezzato molto di più "I cerchi nell'acqua".
+ Mi piace lo stile di Robecchi, specie nei suoi accenti più umoristici e ironici. Bella la storia del poeta Desnos, che non conoscevo.
- Bene, abbiamo smascherato la cialtronaggine della tv italiana (che grande scoperta!), ogni coppia del romanzo é contenta, il colpaccio é andato in porto ma.. cosa abbiamo ottenuto? Qual'era il grande scopo di questa ora di televisione "libera", se così si può definire? Forse un gigantesco F**k the system? Banale.
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