In una Bari sonnolenta e distratta, dove i tanti scandali scuotono il perbenismo della città, un bambino scompare, e qualche giorno dopo viene ritrovato senza vita nel giardino della villa di famiglia Le indagini di polizia si rivelano subito piuttosto complesse. Tra i sospettati c'è la mamma del bimbo, donna molto bella e inquieta, meglio conosciuta con il soprannome di Uva 'gnura, Uva nera. Separata dal marito, un farmacista assai noto e rispettato, la donna risulta essere invischiata in affari loschi e frequentazioni malavitose. Ma il caso si ingarbuglia terribilmente, un vero rompicapo per Lolita Lobosco, Commissario in servizio alla Questura di Bari, sezione Omicidi. Finalmente innamorata, per giunta, Lolì si divide tra le investigazioni, i pericoli del mestiere e la variopinta vita privata, fatta di cenette al lume di candela, manicaretti afrodisiaci, amicizie non sempre innocenti e maldicenze a tutto spiano. Un nuovo avvincente giallo per la scaltra ed esuberante Lolì.
Lolita mi piace sempre di più, la sua Bari mi sta diventando familiare, i suoi colleghi amici e parenti altrettanto, il suo linguaggio colorito è quasi musica, la sua storia personale sta assumendo contorni più definiti che mi intrigano. Per carità, sempre al limite, sempre fumantina ed esuberante, ma al contempo incantevole, tenera, umana e soprattutto femmina. E ben consapevole di esserlo.
In questo episodio le malelingue la colpiscono in prima persona (ma risolve, soprassiede e - per amore - è disposta a perdonare), ma il caso che ha per le mani è delicato, fa male al cuore e poco importa se sono invischiate persone poco raccomandabili e pericolose, davanti al dolore diventa ancora più determinata e il suo senso di giustizia, unito a maniere sempre poco ortodosse, la condurrà ad una inconcepibile cruda verità.
Note a margine: A sfavore: i richiami a Salvo Montalbano e a Pepe Carvalho li avrei tralasciati; fastidiosi ed ininfluenti. A favore: l’intervento in corsivo di Giovannimio ha un altro spessore; molto gradevole e gradito.
P.S.: Posso comprendere perché questo episodio non l’abbiano passato in tv. È troppo triste... forse il più corposo tra quelli letti finora, ma triste triste assai.
I bambini sono angeli che passeggiano sulla terra. E invece a qualcuno talvolta tranciano le ali.
Cassandra Gold - per RFS . Ben trovate care Fenici. Quest’oggi passeggeremo per le strade di Bari, città affascinante e intrigante piena di calore, ma anche di grandi pericoli. Nella sua amata questura, la commissaria Lolì veglia sugli abitanti, affrontando casi pericolosi, commoventi e complicati, analizzando dati e prove e attraversando la morbosità della natura umana, capace di nascondere le più profonde colpe e i più inconfessabili peccati. Ma andiamo per ordine.
Si avvicina il compleanno della nostra commissaria e la sua vita, adesso come non mai, è piena di confusione. Lolita cerca di sganciarsi dalla relazione a metà che da un po’intercorre con Danilo, nettamente più giovane di lei, ma un po’ per l’insistenza del ragazzo, un po’ per la solitudine, i suoi solidi propositi se ne vanno sempre a farsi benedire. Ma la sua vita forse è a una svolta, con un nuovo amore all’orizzonte. Che sia quello giusto finalmente? Con un matrimonio fallito alle spalle, Lolita si sente molto sola e sente che il momento per rimettere radici è alfine giunto. Ma un bel giorno, a spezzare le nuove fantasie d’amore, accadono dei fatti spiacevoli. Davanti alla questura qualcuno ha scritto degli insulti molto ingiuriosi su di lei. Le parole la descrivono come una donna dalla dubbia moralità. Così sconvolta, tenta di capire chi possa essere il colpevole; chi la odia a tal punto da insultarla in quel modo? Tra una tempesta emotiva e l’altra, deve affrontare un tremendo caso di omicidio: un bambino viene trovato morto insieme al suo gattino davanti al cancello della sua abitazione. Un caso complesso, carico d’introspezione psicologica e sociale, che porterà la nostra protagonista a confrontarsi con uno dei lati oscuri della sua amata città.
Adoro i libri della Genisi, è ufficiale. Un linguaggio colorito e frizzante, che non lascia tempi morti nella narrazione e ti tiene sempre sulla corda, reinventandosi a ogni capitolo, questo è solo uno dei vari precetti che m’inchiodano alle pagine dei suoi romanzi. La trama è attuale e si basa su realtà conosciute, sicuramente interpretate a misura dell’autrice, ma a nostro malincuore assodate. La protagonista, dal linguaggio colorito e inusuale, è una vera donna del sud, procace e avvenente, con solidi principi e la passione per la buona cucina e per il suo mare meraviglioso. La questura, il suo regno, la sua casa, dove fedeli collaboratori, amici di lunga durata, l’aiutano, l’accompagnano e la custodiscono. Il commissario Lolì è una donna forte, anzi più che una donna è una femmina, una di quelle vere, che con fatica e tenacia porta avanti il suo ruolo in un mondo riservato ai soli uomini. Difficile per lei mantenere un basso profilo, come vorrebbero ai piani alti; lei che emana un’aura di pura sensualità al suo solo passaggio. La nostra commissaria sa il fatto suo e anche i malviventi lo sanno, con lei non c’è crimine che tenga.
Vi lascio alla lettura, care amiche. Buon divertimento.
Nuova indagine di Lolita Lobosco, un personaggio che non amo più di tanto, ma che comunque mi diverte. In questa indagine deve scoprire chi sia l'assassino di un bambino di appena sei anni della Bari bene, ritrovato strangolato assieme al suo gatto. Avevo capito chi fosse l'assassino quasi subito, anche se il movente che avevo immaginato era addirittura più consistente di quello escogitato da Gabriella Genisi. Comunque mi diverto con la vita privata di Lolì che - ripeto - non potrebbe mai essere amica mia, ma mi fa sorridere con tutti i suoi casini sentimentali. E vedremo se la versione di Luisa Ranieri mi starà più simpatica...
Lolita Lobosco. La commissaria sexy suo malgrado. Cioè malgrado si vesta col tacco 12, minigonne e scollature vertiginose su tette esagerate. Nelle grandi occasioni mette litri di profumo perché "Non guasta mai. Trovatemi un uomo che resiste a una buona dose di n. 5" Un uomo non so. A me farebbe l’effetto napalm. Mi arriva anche a dire cose tipo "questa non sa chi sono io" degne della più becera stronza che si possa incontrare in società. Vabbè che le stronze oggi vanno di moda… Però, quando sostiene che Montalbano le abbia detto la seguente frase: "… Pecchè a me tu pure mi facìst pèrd’à càpa, con quelle mìnne che tieni, quegli occhi ardenti più belli di quelli delle fimmine siciliane, le minigonne che ti metti con quelle cosce che c’hai. Lolì, non mi fare dire…" Allora no, Lolita, non ci siamo proprio. Qui mi si smuove la nervatura! Come diremmo a Roma, ce’ stai a cojona’. Montalbano non avrebbe mai detto queste parole a una donna. Mai! Se proprio ti devi inventare un aneddoto, fallo coerentemente al personaggio che citi, soprattutto se è della portata del nostro sicul-commissario nazionale.
Nel complesso, qualche risatella si fa e la lettura scorre. Ma meno del precedente e meno meno di quello ancora prima. La Lolita che, nonostante la sua sicumera, cade dal pero ed è sempre l’ultima a capire le cose che la riguardano, non mi convince troppo.
Ho realizzato che questa serie è la traccia per la serie "Le indagini di Lolita Lobosco" (lo so, non mi sfugge nulla... è che con i nomi sono pessima)... devo dire che lo sceneggiatore/gli scenaggiarori tv hanno fatto davvero un buon lavoro, decisamente meglio dei libri ;)
Ho ripreso a leggere questa serie, più che altro per la curiosità dopo aver visto in parte la serie TV. Ammetto di aver apprezzato di più questo episodio, rispetto ai primi, sebbene il mio giudizio sull'autrice resti freddino. Sento di aver capito meglio le scelte stilistiche, rispetto a quando mi limitavo a considerarle banali errori di italiano, nonostante continui a non condividerle per niente. In questo terzo episodio Lolita è alle prese con l'omicidio di un bambino, che la scombussola non poco. Intanto la sua vita privata vede una nuova svolta e l' amore sembra finalmente affacciarsi all'orizzonte. Nel complesso la narrazione scorre facilmente, ma resta un giallo poco contorto. Un libretto di facile lettura ma senza infamia e senza lode. Simpatici gli interventi di esimi colleghi come Montalbano o Pepe Carvalho, ma la sensazione resta quella di una scopiazzatura senza nulla di originale. Anche le riflessioni sulla società attuale sembrano banale retorica. Che dire una lettura da ombrellone, sicuramente uno dei rari casi in cui la fiction batte la lettura
Lolita Lobosco è una donna mediterranea, verace, sanguigna, divertente, frizzante. Ed è anche commissario in servizio alla questura di Bari, sezione Omicidi, che si trova ad indagare sull’omicidio del piccolo Morris Milone. Morris è – era- il figlio dell’“Uva ‘gnura”, alias Lorena Milone, una tra le donne più conosciute e chiacchierate di Bari per via di certi affari poco puliti e un matrimonio ormai naufragato con un ricco farmacista del posto. Le indagini procedono a rilento tra interrogatori e sopralluoghi e la caccia all'assassino sembra non andare troppo bene. A complicare le cose a Lolita ci sono i messaggi scritti sul muro della Questura che dipingono la donna come una di facili costumi. Di chi è la mano che si prende gioco di lei? E quali sono le mani che hanno strangolato un bambino innocente? Doppia indagine per la commissaria che grazie all’aiuto di niente di meno che Montalbano e Pepe Carvalho (senza dimenticare Esposito e Forte) riuscirà a venire a capo delle indagini e risolvere il caso. E a trovare, tra le altre cose, un nuovo amore.
Un giallo divertente, anche se non troppo “difficile”. Tendenzialmente amo i gialli più complessi, però è stata una compagnia molto piacevole quella della Lobosco. Mi è piaciuto lo stile dell’autrice (con quel linguaggio a metà tra dialetto e italiano classico) e mi sembrava di sentire raccontare la vicenda direttamente dalla bocca di Lolita. A tratti un po’ ridondante nelle descrizioni e forse con qualche luogo comune (il profumo è sempre Chanel n.5, il tacco che è sempre un tacco 12, la gonna per essere sexy deve essere mini, e così via.), ma in questo caso i luoghi comuni sono piacevoli, aiutano a rendere più concreta e più familiare Lolì. Ho apprezzato la scelta di inserire il cibo nel romanzo, di renderlo coprotagonista : è l’indizio chiave che porterà all’assassino, è seduzione( Lolita per il suo trentasettesimo compleanno organizza una cena per festeggiare, ma soprattutto per conquistare Giovanni Panebianco sostituto procuratore abruzzese che le ha preso il cuore) è conforto e confronto ( vedasi il capitolo Mia Madre –Carmela). In ultimo … a proposito di Panebianco: se non fosse stato per un piccolo capitolo dove è Giovanni a parlare di sé e di quel che prova per Lolita, l’avrei trovato un personaggio noioso, piatto, distante e non avrei condiviso l’irrazionale passione che coglie la protagonista. Anche per voi è stato così? Buona lettura e se alla fine anche a voi verrà voglia di favi una focaccia , buon appetito!
Questo mese ho deciso di incominciare la serie di Lolita Lobosco, serie di cui avevo tanto sentito parlare. Dopo aver apprezzato molto il primo e aver storto il naso con il secondo, ho deciso di dare una possibilità anche al terzo, così da farmi un pensiero un po’ più preciso sulla serie. Devo dire, però che con questo terzo volume concordo più con la seconda idea che con la prima. La storia, infatti, non mi è piaciuta. Il caso è banale e poco coinvolgente, ma in realtà è ancora passabile, principalmente perché comunque si tratta di un caso “forte”, quello dell’omicidio di un bambino. Ma proprio per questo mi sono ritrovata maggiormente a storcere il naso durante la storia, perché alla fine quest’omicidio passa alquanto in secondo piano, rispetto a tutta quella che è la vita privata di Lolita, la protagonista. Arrivata al terzo volume, infatti, posso ufficialmente dire che Lolita non la sopporto più! In questo libro, appunto nonostante il caso così delicato, l’ho trovata una donna troppo superficiale, uno stereotipo vivente del mondo femminile, troppo presa da mode e uomini per fare seriamente il suo lavoro. Ogni volta che apriva bocca, anzi, che pensava, avrei solo voluto strillarle in faccia, anche se arrivata ad un certo punto ho incominciato ad avere pensieri più violenti e avrei voluto proprio prenderla a testate…
Dopo questo terzo volume ho stabilito che ormai un’idea dell’autrice me la sono fatta, per cui basta, posso dire che non fa per me!
"Uva noir" è il terzo romanzo di Gabriella Genisi con protagonista il commissario di polizia Lolita Lobosco. La storia, ambientata nella Bari dei giorni nostri, è quella della scomparsa e poi del ritrovamento senza vita di un bambino. Ben presto Lolita Lobosco si ritrova ad indagare su diverse persone che gravitavano attorno al bambino e ciascuna di loro sembra abbastanza ambigua da aver avuto occasione e movente per aver compiuto l'omicidio. I personaggi di questo libro sono ben descritti, nonostante noti sempre un limite nella profondità caratteriale di quelli ricorrenti. Il lessico e la narrazione sono abbastanza semplici. Il ritmo non è mai lento. Finalmente in questo romanzo ho avuto modo di trovare un coinvolgimento nella storia. Probabilmente complice la storia di un bambino, a cui sono sempre molto sensibile, mi ha permesso di appassionarmi e di voler continuare d'un soffio la lettura del libro per trovare il colpevole, di cui in realtà ho sospettato molto presto. Quindi buono l'intreccio giallo ma poco coinvolgente la storia personale della protagonista che trovo a dir poco sopra le righe e a tratti superficiale. Trovo che tutte queste avventure amorose siano lì per strizzare l'occhio al pubblico mentre io le trovo a dir poco tediose, vista anche la complessità psicologica quasi inesistente della protagonista.
Nuovo caso per il commissario Lobosco, il terzo..un bambino, un gattino e la malavita della Bari da bere. È settembre e si avvicina il compleanno di Lolita e oltre ad un orribile crimine sbucano anche graffiti contro di lei molto offensivi e lei non vuole dare ascolto a tutti quelli che le dicono che sicuramente è una cosa di "fimmini" a tenere sulle spine il commissario è il bel Giovanni (sostituto procuratore dell'Aquila) che sembra voglia davvero farla impazzire... Insomma come al solito i libri della Genisi si leggono come se dovessi bere un bicchiere d'acqua dopo ore al sole! In un attimo! Linguaggio"terra terra" ma comprensibilissimo e divertentissimo! Ambientato sempre a Bari e inizia davvero a farmi piacere questa città incuriosendomi! ovviamente amo tantissimo il personaggio di Lolita.. lei è spontanea dolce (infondo) autoritaria... Insomma uno spettacolo Quello che ho odiato è stato Lorenzo per quanto possa fare schifo come uomo senza attributi per far del male alla ex moglie compiere tali gesti... E odio anche Lorena... Tutto fuorché una madre! Non vedo l'ora di leggere i prossimi
This entire review has been hidden because of spoilers.
Continua la storia del Commissario Lolita Lobosco, questa volta alle prese con l’efferato delitto di un bambino e, collateralmente, anche alla ricerca della persona che lascia scritte ingiuriose nei suoi confronti presso la questura. Una lettura veloce tra amori che vanno e vengono e dove la componente gialla rimane sempre marginale e quelle che predominano, in sostanza, sono proprio le vicende personali della protagonista. Tutto sommato gradevole ma ancora con poco a che vedere con il giallo classico, ancor di più se riferito a personaggi come Montalbano e, in questo libro, anche Pepe Carvalho, di cui Lolita si professa amica e con cui ricorda spesso anche di aver lavorato e imparato il mestiere. Nella parte finale la solita serie di ricette a tema uva, in linea con il titolo. Quattro stelle, ma piuttosto scarse.
Terzo appuntamento. Il più macabro. Un bambino morto insieme al suo gattino, regalatogli al suo terzo compleanno. Un bambino solo, perché la madre non vuole che giochi con altri bambini, solo e testimone della malavita della madre, immischiata in certi affari che fanno pensare siano la causa dell’omicidio del piccolo. Il commissario Lolita anche qui indaga, segue il suo intuito. La madre del bimbo, Lorena, non le piace. Ma capisce che non è lei l’assassina. Come al suo solito Lolita infrange qualche piccola regola che le fa comprendere l’orribile verità. Un padre depresso privato di tutto e la sua vendetta. Il dolore si paga con il dolore. A tirare un po’ su il morale è il fatto che, finalmente, Lolita trova l’amore , s’innamora di nuovo e forse questa volta ha trovato un uomo in grado di stare al suo passo.
This entire review has been hidden because of spoilers.
Questo è il secondo libro della Genisi che leggo, con Lolita Lobosco come protagonista. Non sto proprio seguendo l'ordine cronologico dei libri ma non pesa nella lettura. Questo è il terzo ma il secondo per me... a differenza dell'altro mi è piaciuto un po' di più, la conclusione differente, ben definita, rispetto all'altro. Per il resto poco da dire, Lolita è sempre la stessa, simpatica e divertente allo stesso tempo, anche in occasione di questa indagine, più delicata del solito: deve affrontare la morte di un bambino, trovato morto dopo qualche giorno dalla sua scomparsa. Ma non solo, per diversi giorni sarà la vittima di scritte poco eleganti nei suoi confronti. E in questa occasione che entra in scena, per poche battute, il commissario Montalbano, collega e amico, che con il solito modo di fare, la indirizzerà sulla strada giusta per capire chi le manda quei messaggi poco amorevoli. Altro incontro sarà quello con Pepe Carvalho, nelle stradine di Bari, una cena e una lunga chiacchierata. Simpatica e carina l'idea di inserire questi riferimenti ad altri protagonisti commissari di altri romanzi. Non ho molto altro da aggiungere, le 5 stelline parlano da sole. E anche i soli tre giorni che ho dedicato a questo libro: scorrevole, coinvolgente e con quel pizzico di humor che basta a stemperare quei pezzi più impegnativi e pesanti che riguardano le indagini. Mi sa però che dovrò iniziare col primo, spero al più presto!!
Terzo romanzo della serie: nuovi grattacapi per il commissario Lobosco.
Sul fronte professionale e personale, Lolita Lobosco si trova ad affrontare sfide sempre più complesse: da un lato, un doloroso caso di infanticidio; dall’altro, una rivale in amore che mette alla prova il suo equilibrio emotivo.
Uno degli aspetti più affascinanti di questa serie è l’omaggio che la scrittrice rende ai grandi protagonisti della letteratura gialla contemporanea internazionale, con cui Lolita Lobosco entra in contatto in modo sorprendente e originale.
Non è un giallo, ma un mix di romanzo rosa stupido senza suspance. Il caso da risolvere passa in secondo piano e si conclude in maniera banale e affrettata. La protagonista è insopportabile e superficiale. Pensa ai suoi capelli che si potrebbero rovinare con l'umidità quando c'è un caso da risolvere. Lo stile di scrittura è fastidioso, con parole una attaccata all'altra.
Non c'è niente da fare i primi libri su Lolita Lobosco sono assolutamente insopportabili, a partire dal cliché del lei non sa chi sono io per arrivare alla donna che per farsi apprezzare cucina, la trama gialla come al solito piuttosto debole. Continuerò a leggere dal sesto in poi
La scomparsa e la morte di un bambino di soli 6 anni, una madre delinquente e un padre depresso: molti punti oscuri da chiarire per il commissario Lolita. Inoltre non è facile indagare quando si è innamorate...Libro davvero piacevole da leggere.
Il commissario Lolita Lobosco non delude mai. Sanguigna, ironica, e morbidamente sensuale, risolve i casi con la sua intuitività, e il sesto senso tutto femminile.
La Commissaria è alle prese con un orribile omicidio, quello dei peggiori, un bambino è stato ritrovato dentro una scatola. Suppongo non sia stato facile trattare l'argomento nel modo più delicato possibile, ma l'autrice ci è riuscita egregiamente. Un giallo ben costruito, anche se con finale scontato, veloce da leggere, una scrittura, come sempre, piacevole e allegra.
E ancora una volta Gabriella Genisi è riuscita ad ammaliarmi e a rapirmi così tanto da divorare il suo libro in meno di 24 ore: la sua stupenda, ineguagliabile Lolita Lobosco, commissaria della questura di Bari, per gli amici Lolì, ha colpito ancora…(leggo in terza di copertina che Gabriella ha trasformato le avventure di Lolita in una serie televisiva, non lo sapevo dato che non vedo la tv da più di dieci anni, ne sono felice per lei). Dopo “La circonferenza delle arance” e “Giallo ciliegia” che ho amato e recensito è la volta di “Uva noir”, un’altra indagine di questa divertentissima commissaria innamorata della “sua” Bari e della sua difficile professione. Questa volta il caso che deve risolvere è più difficile e doloroso del solito, l’omicidio di un bambino, ma con la passione che mette in tutto quello che fa riuscirà, con la sua ormai nota perspicacia e bravura, a scoprire l’autore dell’efferato delitto e ad assicurarlo alla giustizia. Come leggo in seconda di copertina: “finalmente innamorata, per giunta, Lolì si divide tra le investigazioni, i pericoli del mestiere e la variopinta vita privata, fatta di cenette al lume di candela, manicaretti afrodisiaci, amicizie non sempre innocenti e maldicenze a tutto spiano…”: questo e altro ancora è Lolita, di nabokoviana memoria, che ti fa sorridere ininterrottamente durante la lettura delle sue avventure. Rinnovo i miei complimenti a Gabriella per il sapiente e originale uso del dialetto barese sia nella parte descrittiva che in quella dei dialoghi che colora ulteriormente la narrazione, per la capacità di farci visualizzare i vari momenti (e da qui credo sia nata l’esigenza di trasformarla in una serie televisiva…), per l’amore per la sua città di cui sono intrise le sue opere, per le ricette che inserisce a conclusione di ogni suo libro che testimoniano la sua passione per la cucina: questa volta sono dedicate soprattutto all’uva come ingrediente principale ma ci sono anche le ricette dei piatti di cui parla nel libro.
Il commissario Lolita Lobosco proprio non mi piace! Ho trovato questo terzo volume migliore dei due precedenti, ma Lolita non mi è proprio simpatica ed esprimersi per metà in uno pseudo dialetto non mi aiuta. Per intenderci Lobosco non è Montalbano (che ho adorato) e non mi è più simpatica perché Montalbano lo ha conosciuto e lo stesso appare in un cameo. Per ora non leggerò altro con questa protagonista.
"Il dolore si paga con il dolore. Mi torna in mente una di quelle massime che incontri negli anni del liceo e che le ragazzine copiano sulle pagine dei diari in mezzo a tanti cuoricini."