Fotografo quarantenne, single e ostinatamente immaturo, Andrea ha sempre preferito tenersi alla larga dai appena entra in scena la famiglia, la sua vita, già non esattamente perfetta, diventa imprevedibile. Quando la sorella Marina – sposata, due bambine e un evidente problema di ansia da controllo – è costretta a partire, tocca proprio ad Andrea prendere il timone e occuparsi del padre Libero, comandante di navi a riposo, molto malato. Tallonato da Cane pazzo Tannen, un bassotto che ringhia anche quando dorme, costretto a partire per Procida da un padre che si rifiuta di farsi trattare da infermo, Andrea sbarca dopo anni tra le persone e i luoghi dell’infanzia, tra le case scrostate dalla salsedine e la spiaggia nera teatro delle sue prime gioie e delusioni d’amore.E in questa imperfetta perfezione, che riporta a galla ferite non rimarginate ma anche ricordi di infinita dolcezza, cullato dalla brezza che profuma di limoni, capperi e ginestre e dal brontolio familiare della vecchia Dyane della madre, Andrea trova finalmente il suo equilibrio. Sullo sfondo di un’isola dal forte immaginario letterario, Lorenzo Marone racconta una storia di grande potenza narrativa, intima e al tempo stesso universale.
Lorenzo Marone è uno scrittore italiano. Laureato in Giurisprudenza, ha esercitato per quasi dieci anni la professione di avvocato. Ha pubblicato La tentazione di essere felici (Longanesi, 2015), La tristezza ha il sonno leggero (Longanesi, 2016), Magari domani resto (Feltrinelli, 2017), Un ragazzo normale, uscito sempre (Feltrinelli, 2018). A novembre del 2018 è uscita per Feltrinelli la raccolta Cara Napoli, che racchiude gli articoli pubblicati dal 2015 su La Repubblica Napoli e che è giunto alla seconda ristampa. Nel 2019 ha pubblicato, ancora per Feltrinelli, Tutto sarà perfetto.
Lorenzo Marone este ca un prieten care îți povestește o întâmplare din viața lui, nici nu te gândești la autorul din spatele povestirii, atât de vi sunt personajele încât uiți că citești o carte. Povestea nu are nimic nou, dar e atât de vie, colorată, haioasă pe alocuri încât un subiect atât de des întâlnit în cărți devine inedit. Am avut senzația ca urmăresc un film. P.S. Totuși nu m-am simțit prea confortabil cu descrierea Ginei, asistenta româncă, deși personajul a fost simpatic. Mi-a rănit orgoliul.
Lorenzo Marone nu ne oferă vreo bijuterie literară, ci o stare de bine. De fiecare dată când apare ceva scris de el, nici nu mai contează lista de lecturi pe care deja mi-o organizasem, o aleg fără regrete! Pentru că îmi oferă acea stare de bine pe care o aminteam și mai sus, îl simt ca fiind solar, un om cu sufletul bun.
De această dată, suntem alături de un domn (el nefiind deloc un personaj comun în tinerețe) care a aflat că are cancer, iar cei doi copii ai săi experimentează tot felul de sentimente: de la grijă, tristețe, până la negare. Suntem martorii unor dezvăluiri-niște secrete de familie, episoade din trecutul celor doi părinți-suntem purtați pe o insulă care se confundă cu paradisul pierdut al unui om căruia îi e greu să accepte moartea. Cartea aceasta ridică multe semne de întrebare, nu le verbalizez, aș oferi spoilere. O carte cu gust dulce-acrișor care merge luată la plimbare în vacanță, mai ales pe o plajă.
"...viața e făcută din clipe de perfecțiune în care lumina e cea potrivită și totul ne apare așa cum trebuie să fie, iar secretul constă poate nu în a căuta să prelungești acele clipe, să le oprești cu orice preț, căci nimic nu poate fi oprit, ci doar în a te bucura de frumusețe, în a observa. Poate e vorba doar de curajul de a nu opri ce iubim, pe cine iubim, de a lăsa să dispară pământul la orizont, având în vedere că la următoarea clipire va exista o nouă mică scânteie care va face, chiar și doar pentru o clipă, ca totul să fie perfect. "
Un anno e mezzo fa scrivevo sul mio blog (www.silenziostoleggendo.com) quanto mi avesse delusa “Un ragazzo normale“. Il ritorno in libreria di Lorenzo Marone lo attendevo con ansia, perché in cuor mio speravo di ritrovare quello scrittore che ho tanto amato. E così è stato.
Mi è stato chiaro fin da subito, sin dalle prime pagine di “Tutto sarà perfetto“, lette sorridendo a ogni paragrafo. Marone ci fa entrare immediatamente nel vivo della storia e dei personaggi, ci fa conoscere il 40enne Andrea, fotografo, confusionario, pasticcione e, a prima occhiata, un po’ irresponsabile.
Per sua sorella Marina probabilmente sarebbe l’ultima persona da chiamare in caso di emergenza, ma questa volta non può fare altrimenti: deve partire con la famiglia per il fine settimana e c’è bisogno di qualcuno che si occupi del padre, Libero Scotto, gravemente malato, il quale vive come un sorvegliato speciale in casa della figlia.
Ad Andrea bastano cinque minuti in casa della sorella per combinare un disastro dietro l’altro e per inimicarsi il cane Augusto, un bassotto molto particolare, con fissazioni e manie, che ha dato quel pizzico di bellezza in più a tutta la storia.
Andrea negli ultimi anni non si è occupato – o preoccupato – del padre. Un padre che, quando lui era piccolo, era sempre via, sulle navi, facendo pesare la sua assenza e rendendo a tratti incomprensibile la sua presenza.
Quando scambiano le prima battute lui quasi non lo riconosce, lo trova diverso, più simpatico. Andrea non capisce che fine abbia fatto quell’uomo che tanto lo metteva in soggezione, che gli diceva le cose giuste ma nel modo sbagliato, quell’uomo che gli ha nascosto i suoi sentimenti.
Andrea si muove incerto, ma Libero ha un piano: vuole tornare a Procida, la sua casa. L’isola dove Andrea e Marina sono nati e cresciuti, dove hanno catturato istanti di gioia e sperimentato il dolore, quello lacerante.
È una cattiva idea sotto tanti punti di vista, ma probabilmente la migliore che prendono insieme. Da quando il traghetto li lascia a Procida, “Tutto sarà perfetto” vi travolgerà in un mare di emozioni.
Sono tante le cose che mi piacciono dei romanzi di Lorenzo Marone. La prima è sicuramente lo stile, quella semplicità che sa accarezzare ma anche inchiodare, quella naturalezza nel parlare di sensazioni senza mai essere banale, quell’equilibrio tra un sorriso e un momento di profonda riflessione.
L’altro aspetto che ho sempre apprezzato è il fatto che una storia familiare, con le sue dinamiche uniche ma in fondo universali, sia il pretesto per affrontare temi importanti.
C’è il significato della parola “casa” in “Tutto sarà perfetto“, declinato in molte sfaccettature: dalle radici da cui è inutile scappare, ai ricordi che ci legano a un luogo, a un momento della nostra vita, a persone che ci hanno donato quello che hanno potuto.
C’è la ricerca della propria strada, qualunque essa sia. La volontà di provare a essere se stessi, a rimanere autentici anche quando le circostanze ti costringono a compiere passi in direzioni che non avresti mai preso in considerazione.
C’è il rapporto tra genitori e figli, le incomprensioni, i non detti, le aspettative, tutto ciò che ognuno di noi può facilmente ritrovare.
E poi ci sono le ambientazioni. Lorenzo Marone mi ha fatto vivere Procida senza lasciare Palermo. Mi ha fatto sentire i suoi odori, mi ha riempito gli occhi con la sua bellezza, mi ha fatto lasciare impronte camminando sul pavimento in cotto che brucia, mi ha fatto nuotare in quel mare che “protegge e imprigiona”, che “unisce e separa”, mi ha fatto guardare l’orizzonte facendomi chiedere se sia meglio partire o restare.
O carte dură pe alocuri. Povestea unei familii incomplete, din care a lipsit figura tatălui. Povestea unui adult care conștientizează aceasta lipsă acută.
"Nu moartea în sine mă terorizează, ci rămășița de viaţă pe care suntem obligați s-o ducem cu noi înainte de final, restul inutil pe care nu mai știm cum să-l umplem."
"Casele ne simt nefericirea, o absorb, deseori și-o asumă, sunt devorate de ea, și puțin câte puțin mucegăiesc și se umplu de pete pe pereți, ca o brânză lăsată prea mult timp în frigider."
"E sufcientă o clipă să distrugă o viaţă, doar o mică regulă de căcat, pe care părinții ți-o vâră pe gât ca pe un adevăr."
"Mai târziu, timpul mi-a explicat că a trăi înseamnă a pierde în fiecare zi ceva."
"Cimitirele nu-mi plac, nu-mi place ideea trupurilor sub pământ atât de departe de mare și de cer, nu-mi plac capelele, nişele, frigul, linistea, mirosul florilor vestejite, muşchiul, luminile, cuvintele șoptite."
Lorenzo Marone attraverso una scrittura lineare,empatica, senza fronzoli e irruenta come un treno, è riuscito a rendere godibile per il lettore uno spaccato sociologico di una generazione di adulti alla continua ricerca di se stessi. Andrea è l'esatta incarnazione dell'"adulto immaturo moderno"; ancora alla ricerca di "quel qualcosa" che lo faccia sentire davvero uomo,che renda veramente piena e appagante la propria vita.In attesa di tutto ciò,cerca di sopravvivere andando avanti, alienandosi dalla vita e dalle responsabilità.Marina invece rappresenta l' altra faccia della medaglia.Una maniaca del controllo, alla continua ricerca di "quel qualcosa" di perfetto, privo di sofferenze.E' impossibile non identificarsi in uno dei due personaggi appena citati. L'avventura che Andrea vivrà con il padre a Procida non è altro che il freno a mano che ognuno di noi ha bisogno di tirare quando non si riesce a capire la direzione da prendere nella propria vita.Un viaggio intimista nel proprio io visto da varie angolazioni. Un diario di bordo di un avventura che ogni giorno con il dipanarsi degli eventi, chiude un cerchio aperto da troppo tempo, per poter cosi' iniziare veramente a vivere.Un romanzo toccante, godibile, adatto a tutti coloro che sanno davanti a se di avere un viaggio ma non sanno ancora la meta. Alla prossima anima lettrice.
Autorul scrie cu atâta duioșenie despre viață, familie, iubire și moarte, într-un mod absolut real și natural. În romanul acesta le-a dat glas lui Andrea și Libero, două generații complet diferite, dar unite de dorul unui trecut fericit. Mi-au plăcut enorm conversațiile dintre ei, foarte profunde, la fel și întoarcerea in Procida, unde i-au așteptat extrem de multe sentimente. Cărțile lui Lorenzo Marone mi-au dat tot timpul o stare de bine în ciuda subiectelor triste. Le recomand cu drag!
Iubirea întreruptă are o forţă ciudată, ți se vâră pe sub piele şi uneori nu mai pleacă, se cuibăreşte și devine parte din tine, insoţindu-te peste tot, iar tu trăieşti, faci alte lucruri, pierzi timpul, te distrezi chiar, fără să ştii că ea e acolo și nu va dispărea fără ca tu să intervii.
Lijepo napisana, životna i topla knjiga o odnosu (odraslog) sina i (starog) oca, sjećanju na ne baš idilično djetinjstvo na otočiću Procidi, tako blizu velegradu (Napulj), a ipak kulturološki tako daleko. Sve ispričano kroz događanja unutar samo jednog vikenda, kad teško bolestan otac nagovori sina da se vrate na otok s kojeg obojica potječu. Da sve skupa ne bi bilo previše patetično, tu je ćudljivi jazavčar August, poznat i kao Ludi pas. I sve skupa bi zaista bilo savršeno, kao što piše u naslovu, da nije zadnjeg poglavlja, zadnje dvije stranice koje romanu daju limunadasti završetak. Nepotrebno, jer slika limuna na naslovnici sasvim je dovoljna.
Tra passato e presente, entriamo pian piano nella vita di Andrea Scotto, che tenta di far pace con se stesso e i fantasmi del passato. Andrea si ritrova, a distanza di tempo, nei luoghi cari della sua infanzia a Procida tra il profumo dei limoni e i fiori che raccoglieva per la mamma, i primi amori e le scperte, lì dove il mare, a volte unisce e a volte allontana. E sarà proprio il mare a metterlo in contatto con se stesso, con l'uomo di ieri e di oggi, con i suoi errori, ma anche a riallacciare il rapporto, per troppo tempo lontano e distante con il padre, ormai, in fin di vita. Saranno per lui due giorni di bellezza, non solo di Procida, ma anche del rapporto tra genitori e figli, di quello che si è disposti a fare per stare accanto ai nostri cari, per riuscire a godersi la loro presenza. Lorenzo Marone ci invita a scorgere ogni momento, renderlo irripetibile e unico, affinché tutto sia perfetto e degno di essere vissuto, permettendo al protagonista di trovare il suo equilibrio, proprio nei luoghi della sua infanzia di bambino felice e sereno.
Ho letto questo bellissimo romanzo in quarantena, mi ha trasportato nell'isola di Procida, tra sole, mare e profumo di libertà. Mi ha colpito molto la storia di un padre e un figlio che si ritrovano, dopo una vita di assenza. Porta a riflettere sul fatto che spesso i legami familiari sono spesso conflittuali o dati per scontato, e solo quando il percorso è alla fine, ci si rende conto del valore che hanno. Andrea è un single incallito, incapace di portare avanti una relazione duratura e, grazie alla necessità di prendersi cura per un week end del padre malato, scopre una nuova prospettiva della vita. Assolutamente consigliato.
"Tutto sarà perfetto" è un romanzo che mi ha riportata a casa, che mi ha consentito di ritrovare quel Lorenzo Marone che tanto ho amato e che un po' avevo perduto con "Un ragazzo normale". È una storia che profuma di sole e di mare, di dolori con cui fare i conti e dell'abbraccio di un figlio al padre perduto.
Mi se pare că Lorenzo Marone scrie simplu și fix prin simplitatea asta reușește să ajungă la inimile cititorilor.
Cartea nu impresionează nici prin acțiune și nici prin personaje dar reușește să transmită emoții. Eu ceva dulce-amar pentru că aduce în discuție un subiect sensibil pe care îl amestecă cu puțin umor și ironie.
My experience with Italian literature is quite limited and I don't have an explanation, but I have definitely fell in love with Lorenzo Marone. This book was, to me, perfection - pun intended. I loved everything about it - the themes, the characters, the atmosphere, but most of all, the writing.
Lorenzo Marone's prose is simply exquisite. There's a delicacy inherent to his writing, the words flow beautifully, conveying places, people, feelings. Beyond anything else, this is what first struck me: how he manages to write so simply, unpretentiously, and yet create phraseological units of such elegance. Add to this the subtle humour - here, enhanced by the despotic "sausage dog" Augusto, with his tyrannical presence -, and I read a book that soothed my soul.
The themes in this book hit home with me in a way I didn't think possible. "Tutto sarà perfetto" was more therapeutic that therapy. It talks about the relationship between a dying father and his estranged son, about childhood trauma, about love lost and found, about roots and mending fences, about living and dying on one's own terms. Over one weekend, Andrea, left by his sister to care for his estranged papà, is forced to challenge the image he had built over 40 years about this man whose ideas about how to be a father came from a long tradition of bitterness. Libero Scotto was a harsh man, respected in the community, but cold, distant, set on raising his son with military discipline; a husband blind to the needs of his severely depressed wife and to the emotional wellbeing of his two children.
It made me revisit my own relationship with my father, who, much like Libero Scotto, was barely present in my childhood - and I understood Andrea at a level that only children who were raised by a widowed and emotionally absent father can. I recognized Andrea's pain, his unwillingness to forgive.
The characters are real, vibrant, relatable. Both Andrea and Libero, as well as the other, less visible characters, are built by juxtaposing present day to memories from Andrea's childhood, allowing us to see their evolution through time. These characters' views on life and death open philosophical discussions on many themes - including the right to decide for other people's lives.
And then there's the atmosphere - how beautifully did Lorenzo Marone picture Procida, the island where Libero and Andrea were born and where, eventually, they return, as the dying father yearns to go back to the place where he was most happy, most himself! The author took me on a visual tour of this Tyrrhenian Sea island where everything smells like lemons and fish and where salt covers the houses until they look like cotton candy.
This novel is simply splendid. I breathed it with every fiber of my being, I adored every turn of phrase and every image. It made me emotional, it made me happy, it made me question my feelings and life decisions in a way that not many books have.
Dopo aver letto "Un ragazzo normale" mi ero leggermente raffreddata nei confronti di questo abile scrittore napoletano. Oggi però, complice una sfida di lettura e un consiglio da parte di una delle organizzatrici, sono felice di poter dire che Lorenzo Marone ha del tutto ritrovato il suo stile narrativo e la sua direzione con questo romanzo che profuma di mare.
Andrea Scotto è un quarantenne, fotografo di moda, che si auto definisce un irresponsabile cronico. Dal mio punto di vista, Andrea è semplicemente un adulto ferito da un'infanzia con cui non è ancora riuscito a scendere a patti. Quindi un non adulto, un uomo intrappolato nei fantasmi del suo passato di bambino e di adolescente.
Ovviamente, essendo un eroe pieno di drammi del passato, un dettaglio questo che caratterizza tutti i protagonisti dei romanzi di Marone, anche per Andrea arriva la chiamata all'avventura, a cui lui risponde in modo affermativo, seppur con riluttanza.
Libero Scotto, detto il Comandante, padre di Andrea, è infatti in fin di vita. La sorella Marina ha bisogno di una mano per l'assistenza al padre, dovendo partire per un viaggio lungo un solo finesettimana. Andrea prende armi e bagagli e si reca a Napoli, a casa della sorella, per prendersi cura del padre per tre giorni.
Nella casa della sorella vive anche un dispotico bassotto, Augusto, una simpatica canaglia eccentrica, che in questa storia ha il ruolo dell'imbroglione vogleriano, il buffone di corte, il momento goliardico della vicenda.
Andrea, che non è mai riuscito a comprendere il padre, è un adulto irrisolto. Il suo rapporto con Libero è conflittuale, anche se moderato dalla situazione, visto che il padre sta per morire. All'inizio ho pensato che questo fosse un limite della caratterizzazione del protagonista, a dire il vero. D'accordo, il padre è morente, ma visto il modo in cui Andrea è arrabbiato per l'assenza del padre, non solo fisica, durante la sua infanzia, mi sarei aspettata più rabbia repressa, più acrimonia.
Invece Andrea accetta di fare da badante al padre con un'inerzia e una scarsa energia che rischiano di sfociare nel disinteresse, la maschera che da sempre porta per difendersi dal padre, da quello che lui ha sempre interpretato come disprezzo.
Libero, che è un uomo che non ha più nulla da perdere, trascina Andrea in un'avventura, che lo riporta a solcare il mare e a poggiare il piede sulla terra di Procida, isola dell'infanzia, luogo di profonda gioia e di grande dolore.
Un enorme applauso va fatto a Lorenzo Marone per la caratterizzazione del mondo narrativo della storia. Alla fine del romanzo stavo per acquistare un biglietto per Procida per andarci in vacanza e poter annusare l'odore salmastro e vedere le piccole case color pastello in preda al salso del mare.
A differenza di altre storie dell'autore, in questo romanzo non vi è una vera e propria risoluzione lieta. Il finale infatti mi ha convinta molto, perché assomiglia molto a quello che davvero potrebbe accadere nella vita, il rischio che si corre se non si affrontano di petto le situazioni per anni e anni. Un finale malinconico e amaro per certi versi, che lascia però la possibilità al protagonista di comprendere che a volte la verità la si riconosce solo passando per strade lastricate di dolore. E se non lo si affronta, quel dolore, si rischia di rimanere intrappolati per sempre, fermi allo stesso segmento di esistenza.
Non sono riuscita a dare cinque stelle alla storia perché, per la prima volta, ho notato delle incoerenze tecniche e il mio radar di editor si è acceso. La temporalità della storia è infatti, a mio avviso, difettosa. Andrea, appena tornato a Procida, incontra un pescatore, che si ricorda di lui e lo apostrofa dicendo che "era alto così" l'ultima volta che l'aveva visto. Proseguendo nella storia, però, scopriamo che Andrea ha abitato a Procida almeno fino ai 13 anni. Quindi mi sembra molto improbabile che fosse davvero un soldo di cacio l'ultima volta che è stato visto da questa comparsa.
Allo stesso tempo, ad un certo punto si legge: "mi sentivo pronto a confrontarmi con quel ragazzino che per vedere il panorama era costretto a farsi mettere a sedere sul muretto" ma proseguendo si scopre che quell'episodio di cui sta parlando l'Andrea adulto si è svolto quando l'Andrea bambino aveva dodici anni, e dubito che fosse talmente basso da non potersi arrampicare su un muretto, visto che alcuni ricordi che vengono inseriti nei flashback descrivono Andrea come un adolescente molto bello, dal fisico prorompente e già formato, a cui le ragazzine non tolgono gli occhi di dosso e con cui lui ha le prime innocenti storielle.
E per giustificare il rapporto travagliato tra il padre e il figlio, avrei aggiunto qualche altro episodio più in linea con il dramma in questione, che non sempre mi è sembrato coerente. La figura della madre, molto interessante sulla carta, difetta di caratterizzazione. Assomiglia troppo, in tutto e per tutto, al bellissimo personaggio de "La prima cosa bella" di Virzì, interpretato da una splendida (e folle) Micaela Ramazzotti. Le origini della madre, inoltre, non sono abbastanza forti nel romanzo. Non basta qualche parolina in francese per rendere al meglio l'archetipo della straniera che si stabilisce in un'isoletta in cui tutti mormorano e criticano usi e costumi diversi.
A parte queste sbavature tecniche, che ho colto solo ed esclusivamente per deformazione professionale, il romanzo è molto godibile e si lascia leggere in fretta.
Termino la recensione con una delle parti più belle della storia: "Ricorda: la vita è un chiaroscuro perenne, ma ogni tanto attorno a noi arriva la luce giusta a illuminare le cose e a renderle perfette. Bisogna accorgersene. È tutta qui la differenza fra chi campa davvero e chi spreca il suo tempo."
Tra vivere e limitarsi ad esistere c'è un abisso. E spesso il confine tra le due posizioni è labile. Per fortuna esistono storie come questa, che ci ricordano da che parte vogliamo davvero stare.
Family issues alert! Este a treia carte pe care o citesc de la Lorenzo Marone. Pot să remarc anumite elemente care sunt comune tuturor povestirilor scrise de el. Nu mi se pare un scriitor extraordinar, dar uite că asta nu m-a împiedică să îl tot citesc. Trebuie să recunosc că acest roman mi s-a părut mult mai bun. Nu știu dacă este doar modul în care eu am perceput povestea sau cartea chiar este mai bine scrisă. Avem și aici, ca și în celelalte povești, o familie disfuncțională. Dar măcar decorul este cel al unei insule însorite. Chiar dacă viețile personajelor nu se dovedesc a fi chiar atât de însorite. Dar viața este un amestec straniu de frumos și grotesc. De ce nu s-ar transpune și în literatură această realitate? Cartea asta chiar a durut pe alocuri. Mai multe i spun, dar las un pasaj superb mai jos:
"Și așa, în briza asta care miroase a lămâi coapte, a prăjeli venite de la terasele restaurantelor ce coboară spre mare, a duzi, a ginestre și napali agățați de stâncile de deasupra mării, a măsline verzi și dolofane care vor deveni un ulei gros, a caprifoi și passiflora, a capere și euforbie, a pietriș vulcanic, a hibiscus, eu reușesc să simt doar un parfum, care are de a face cu insula doar până la un anumit punct, pentru că e un miros care vine din Nord și pe care vântul n-are puterea să-l aducă până aici: un miros rece ca zăpada, dar și roșu ca lalelele, roșu ca buzele care te sărută și ca sângele care îți curge prin vene. Mirosul mamei mele."
Quando lo scorso maggio ho incontrato Lorenzo proprio in occasione della presentazione di Tutto sarà perfetto, mi ero ripromessa di tuffare subito tra le pagine del libro, ma poi i mesi sono volati via inesorabili fino a quando mi sono resa conto che volevo fortemente conoscere Andrea Scotto, il protagonista di oggi.
Bello, single e immaturo , Andrea è un uomo imperfetto perchè il suo essere libero da vincoli e legami è in realtà una gabbia che si porta dentro, frutto di un’infanzia trascorsa accanto ad una madre fragile ed un padre arido di sentimenti. Ed è proprio con suo padre che si trova ad affrontare un viaggio verso l’isola in cui è nato e dove troverà ad attenderlo un destino inaspettato ed una consapevolezza nuova, che lo renderà più maturo e critico anche verso se stesso.
Procida Il grande talento di Lorenzo Marone è racchiuso nel modo in cui arriva al cuore dei suoi lettori grazie a personaggi così reali e concreti da sembrare veri. Andrea e suo padre ne sono un esempio incredibile, ogni loro gesto, ogni loro parola potrebbe essere ricondotta ad uno di noi. Questi due uomini restano coerenti fino alla fine, si svelano agli occhi del lettore spogliandosi delle loro corazze regalandoci uno scorcio di umana sensibilità, il tutto accompagnato da un panorama d’eccezione, l’isola di Procida che per me è fonte di molteplici ricordi d’infanzia: le sue strade, i suoi abitanti, il suo mare. Ad ogni descrizione potevo sentirne i profumi, immaginare i suoi abitanti che sulle piccole Ape giravano per le vie e osservare il geco nascosto proprio dietro una lampada.
Ancora una volta Lorenzo è riuscito ad incantarmi con la sua penna; che scriva di anziani o di bambini, di donne o di uomini, Marone sa come conquistarmi. Il suo è un dono speciale e non lo ringrazierò mai abbastanza per averlo voluto condividere con noi lettori.
Andrea ha 40 anni quando improvvisamente si ritrova a fare il figlio.
Chiamato dalla sorella Marina per accudire il padre malato e in fin di vita per un weekend, Andrea si ritrova a scoprire cose della propria famiglia che neanche minimamente avrebbe immaginato.
Figlio del "Comandante" Libero Scotto e di Delphine, una donna belga che troppo presto ha lasciato la famiglia, Andrea ha passato parte della sua infanzia sull'isola di Procida dove si ritroverà 20 anni dopo, cadendo nella trappola del padre che aveva architettato tutto per poter morire sulla sua isola. Dopo aver convinto la figlia Marina a lasciarlo CON Andrea per il Weekend, ci ha messo proprio poco ad ingannare il figlio e farsi portare sull'isola contravvenendo così alla lista delle 10 regole stilata dalla sorella super apprensiva, per poter finalmente fare ciò che forse tutti si aspettavano.
Tra flashback dell'infanzia, incontri piacevoli, situazioni tragicomiche e il filo della morte a far da sfondo, scopriamo paesaggi meravigliosi e personaggi ben caratterizzati.
È il primo libro di Marone che leggo e mi è piaciuto. Andrea mi ha colpito fin da subito e pagina dopo pagina l'ho apprezzato sempre di più. Le paranoie della sorella Marina mi hanno strappato un sorriso, il papà mi ha fatto tenerezza e Ondina è stata un perno importante nella storia.
Ho adorato il finale per nulla scontato, ho immaginato l'odore del mare e sentivo nelle orecchie la parlata in dialetto. Lo consiglio assolutamente.
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Ahi ahi ahi, Marone sta perdendo colpi??? Due terzi del libro decisamente noiosi anche se l'inizio prometteva bene. Si salva in calcio d'angolo verso la fine ma non mi basta per apprezzarlo.
Ed ecco che torna Lorenzo Marone ad ammaliarmi coi suoi personaggi, a divertirmi con le sue scenette, ad affascinarmi con le nuove possibilità a cui non avresti mai trovato il coraggio di pensare, a farmi riflettere su aspetti della vita a cui mi sento incredibilmente vicina, ad immalinconirmi con le descrizioni di tempi e luoghi perduti della mia infanzia. Questa volta è la storia di Andrea, quarantenne un po’ irresponsabile e reticente agli impegni, poco consapevole della grande bellezza che si porta dietro fin da bambino, e però uno dei pochi capaci di vedere la bellezza negli altri e nel mondo e di catturarla con un rullino, anche quando il rullino non c’è più perché è finito. Ma è la storia anche di Libero, il comandante di navi, il padre che non c’era mai o comunque sempre troppo poco perché preso prima di tutto dal suo lavoro, e poi perché anche quando c’era si lasciava dominare fin troppo dai suoi demoni. È la storia di un rapporto perso, o forse in realtà mai realmente costruito perché lasciato in sospeso fra frasi non dette o dette a metà, e momenti incompleti frenati dalla distanza e dalla rigidità dell’educazione degli uomini di un tempo, soprattutto quando isolani e uomini di mare, e dall’incapacità di esternare i sentimenti di entrambi. Ma anche di un rapporto ritrovato, con una riscoperta e un riaprirsi all’ascolto, dell’uno e alla vita, dell’altro. È la storia di un viaggio che non è solo fisico, a Procida, isola in cui sono nati e cresciuti, ma anche simbolico, di ritorno alle origini, dove tutto è cominciato, dove tutto parla di assenze, di una madre malata e incostante, di una nonna spaventata, di un fratello debole, di una sorella che apprende a non lasciarsi mai andare per non perdere il controllo, di un’amica che è stato il primo amore e che lo resterà per sempre, di luoghi e momenti che non si sono mai riusciti a comprendere fino in fondo forse a causa dell’età forse a causa dei timori, ma che ora si offrono per una riappacificazione in tutta la loro spietata dolcezza. Un viaggio di cambiamento dopo il quale tutto sarà diverso, compreso Augusto il bassotto malefico. Marone è riuscito di nuovo a farmi viaggiare nel tempo e tornare a desiderare di poter rivivere tutti quei momenti sepolti dal passato, che forse a suo tempo sono stati anche dolorosi e difficili, ma che vorrei tanto poter rivivere adesso perché ora sì che avrei gli strumenti per poterli affrontare e comprendere e reagirvi, ma soprattutto perché ora che non ci sono più se ne sente forte la mancanza. Ed è questa che accompagna Andrea per tutto il libro, quella che è stata sempre la costante della mia vita: diversamente da chi ha fatto del controllo e dell’ansia la sua difesa, il sentirsi in balia di emozioni sempre troppo forti ed intense porta a costruirsi una corazza con la distanza, aspetto che poi accomuna figlio e padre, e ad esorcizzare quei demoni con una battuta ed una risata, espediente che invece Andrea ha imparato a costruirsi da piccolo ma che Libero avrebbe dovuto imparare allora per esserci di più. È il solito voler andare via e scappare perché allontanarsi ti apre tutte quelle strade che ti sembra che le tue radici ti abbiano precluso e non farti ingabbiare, ma, una volta fuori, dopo aver vissuto mille volte e provato mille strade, non sentirti mai a casa davvero in nessun posto se non lì proprio dove sono le tue radici, e l’irrefrenabile bisogno di tornare per poi dopo qualche giorno, sentire di nuovo il bisogno di ripartire. Perché gli errori li vedi e li senti e ricordi benissimo tutti e ti porti dietro quel dolore, ma una volta via, e al solo pensiero di poterne non avere più, vorresti solo perdonarli tutti, perché poi in fondo tutto ciò di cui avresti bisogno è solo di un po’ di approvazione. È una storia di errori e di carenze ma anche di mancanza. Avrei voluto urlare ad Andrea certe volte in cui si comportava in maniere particolarmente cariche di rancore, di non lasciarsi sfuggire il momento, perché purtroppo il tempo scorre via veloce e, come scopriremo tutti troppo presto, cosa di cui ho semplicemente il terrore, domani potremo non averne più. Diversamente da altri pareri sentiti su questo libro, trovo che contenga anche un po’ una sensazione di sconfitta, o meglio una vittoria a metà, perché il dialogo non riesce ad avere la meglio sui vecchi rancori e così la possibilità di fare pace col proprio passato viene persa definitivamente o colta a metà. C’è una vena serpeggiante di disillusione e del riuscire ad andare avanti e ricominciare da se stessi e dai propri sogni nonostante si sia capito improvvisamente, dopo una sola telefonata, di essere stati sconfitti dalla vita. L’epilogo è devastante come in tutti i suoi libri, ma lascia sempre spazio, nella tristezza, ad una ventata di speranza e di possibilità.
“E in quell’attimo ho capito che c’è qualcosa di carnale nel rapporto tra genitori e figli, qualcosa che si nasconde nello sguardo, nella bocca, si confonde con il respiro e ha a che fare con i sensi, con il sangue e con le cose che sanno di antico e ci sfuggono. Ho capito che hai voglia a serbare dentro di te il rancore, a custodirlo e proteggerlo come una balia per paura che cresca lontano e ti lasci senza più una difesa alla quale appigliarti; quando ti ritrovi davanti questo soffio ancestrale non puoi resistergli, e ti senti d’un tratto sfatto e senza forze, con le gambe che ti tremano come dopo una corsa o una lunga notte d’amore.”
“Sì abbiamo le nostre radici, è vero, e sì, sono una parte importante di noi perché, come dice il comandante, spesso ci riportano a casa, il luogo dell’accoglienza e degli affetti. Il problema è che per alcuni le radici diventano catene, qualcosa alla quale si resta aggrappati con tutta la forza per paura, come l’erbaccia che mamma mi diceva sempre di sradicare dal vaso in giardino, che non si strappava nemmeno a tirarla con due mani e alla fine venne via con tutta la terra appresso. Ecco, quello che vorrei dire a mio padre-se non fosse impelagato a infilare una serie di no a catena alla mia sorellina, che tutto crede di poter controllare e invece nulla controlla-è che per non vivere in eterno nella paura bisogna saper strappare i cespi prima che tutto venga via insieme con te.”
“E bravo il mio fotografo che ha già imparato a scorgere la bellezza che ci circonda. Ricorda: la vita è un chiaroscuro perenne, ma ogni tanto attorno a noi arriva la luce giusta a illuminare le cose e a renderle perfette. Bisogna accorgersene. È tutta qui la differenza fra chi campa davvero e chi spreca il suo tempo.”(...)Per tutta risposta lui mi strinse in un abbraccio, e io restai impietrito e a bocca aperta, perché non era mai successa una cosa del genere. “Che ti frega del rullino,” disse quindi con voce sottile, “l’importante è godere dell’attimo, tanto tutto passa. Impara a far scivolare le cose, a perderle senza pensarci troppo, a lasciare sparire la terra all’orizzonte.”
Ed è proprio questo che io non sono mai riuscita ad imparare davvero...
È che quando arrivava lui in casa si instaurava subito un clima di tensione; la prima sera sembrava tranquillo e lei felice, ma già il secondo giorno capitava litigassero per un nonnulla, perché mamma aveva comprato del pane non abbastanza cotto o perché si era fatta raggirare dal ragazzo che veniva a sostituire le bombole e che ai vicini chiedeva di meno. E quel clima accusatorio non risparmiava neanche noi, noi che nessuna colpa avevamo da espiare e che invece eravamo costretti ad aggirarci per il giardino o per la casa a testa bassa, come se avessimo appena compiuto la più grande fra le marachelle. Ho terminato la sigaretta e mi sono accovacciato al suo fianco,, gli ho posato una mano sulla gamba e ho detto con voce calma: «Pa’, andiamo ad aprire casa? ». Lui infine si è voltato e mi ha afferrato gli occhi con i suoi, e allora finalmente sono riuscito a percepire la sensazione di smarrimento che stava provando, quel sentirsi ormai fuori da tutto e in balia del vento. E in quell'attimo ho capito che c'è qualcosa di carnale nel rapporto fra genitori e figli, qualcosa che si nasconde nello sguardo, nella bocca, si confonde con il respiro e ha a che fare con i sensi, con il sangue e con le cose che sanno i antico e ci sfuggono. Ho capito che hai voglia a serbare dentro di te il rancore, a custodirlo e proteggerlo come una balia er paura che cresca lontano e ti lasci senza più una difesa alla quale appigliarti; quando ti ritrovi davanti questo soffio ancestrale non puoi resistergli, e ti senti d'un tratto sfatto e senza forze, con le gambe che ti tremano come dopo una corsa o una lunga notte d'amore.
4⭐️ Solo una cosa: se non lo avete ancora letto, leggetelo. Stupendo!
“Nu moartea în sine mă terorizează, ci rămășița de viață pe care suntem obligați s-o ducem cu noi înainte de final, restul inutil pe care nu mai știm cum să-l umplem.”
“Ți-ar fi de folos să te îndrăgostești din când în când…Ăsta e secretul: să te îndrăgostești mereu și încontinuu. Îndrăgostirea dilată timpul.”
O poveste duioasă, presărată cu note melancolice, umor și un strop de ironie, despre regăsire, conștientizare și împăcare cu trecutul. O poveste care abordează un subiect delicat, și anume relația dintre părinți și copii, mai ales când lipsa figurii paterne în copilărie se reflectă asupra adultului ajuns la maturitate.
Poate că o relație tensionată cu părinții lasă urme adânci, însă o dată ce aceștia ajung neputincioși și pe patul de moarte, conștientizarea și împăcarea cu trecutul este cheia vindecării.
Un roman care nu excelează prin acțiune sau personaje, dar care printr-un stil simplist de scriere transmite o stare de bine, care ne îndeamnă la introspecție interioară.
“Frumusețea durează cât un apus de soare, iar a doua zi dimineață te trezești din nou cu normalitatea care te așteaptă în fața ușii și cu o amintire duioasă, care face ca normalitatea aceea să ți se pară și mai greu de suportat.”
Cam jumătate din carte nu m-a captivat cum mă așteptam, dar după aceea, nu am mai putut-o lasă din mana. Este o carte despre familie, despre trecut, despre regret și despre alegeri. Și despre multe alte lucruri. Are descrieri foarte faine, despre multe locuri faine din Italia, mare, plaja. Sunt doua planuri narative, in care Andrea, personajul masculin principal, își amintește de copilărie, de sora și părinții lui. Și un plan prezent, in care tatăl bătrân și bolnav se afla pentru moment în grija lui. Și se întâmplă lucruri (nu zic ce) spre final, unde a trebuit să citesc de doua ori că sa înțeleg. Și nu îmi venea să cred. Cartea asta a fost o reală surpriza pentru mine, chiar dacă acțiunea a început mai lent. Sunt și momente lacrimogene, dar și unele amuzante (cu Tannen, spre exemplu 😂). Dacă citiți cartea, veți afla cine este acest Tannen (e o porecla doar). Dati-i o șansă, că merită descoperita. E a treia carte de la Marone pe care o citesc și cu siguranță le voi citi și le restul.
Ancora una volta Lorenzo Marone è riuscito ad incantarmi e a conquistare il mio cuore. Andrea Scotto è un fotografo di moda piuttosto belloccio e superficiale. Deve, per pochi giorni, dare il cambio alla sorella Marina, il suo esatto contrario, nell'accudire il padre malato. E da questo antefatto ha origine la storia che porterà Andrea e Libero, il padre, a confrontarsi e a ritrovarsi. La maggiorparte della narrazione è ambientata a Procida, che la scrittura di Marone rende ancora più magica. Libero Scotto è “il Comandante”, è un uomo forte, determinato, che ha amato infinitamente la moglie e i figli senza mai riuscirlo a dimostrare. E il viaggio a Procida con Andrea restituirà al figlio l'immagine di un padre diverso da quello che ricordava, un padre che si è sempre nascosto dietro una maschera di freddezza e durezza. I due saranno costretti ad un confronto che li porterà a conoscersi e a capirsi fino in fondo forse per la prima volta. Il romanzo è meraviglioso, le atmosfere sono magiche e dolce e insieme disperata è la descrizione di Delphine, la moglie di Libero e madre di Andrea e Marina, con i suoi meravigliosi giorni si e i suoi tristi e tragici giorni no a cui i suoi figli devono adeguarsi in un'altalena di emozioni e sentimenti. Questa altalena è resa magistralmente dall'autore che alterna il racconto del presente con i ricordi di Andrea che li rivive con intensità e struggente malinconia. Il ritorno a Procida lo mette di fronte alle sue origini e al suo passato e lo costringe ad un confronto su ciò che è diventato. Ancora una volta Lorenzo Marone è ruscito a mettere a nudo l'animo umano. Come al solito mi sono sentita coinvolgere dalla storia al punto da affezionarmi ai protagonisti e ad entrare in forte empatia con loro. Mi si è stretto il cuore leggendo di questi uomini che per anni sono rimasti lontani a causa di pregiudizi l'uno verso l'altro e mi sono rasserenata quando finalmente Andrea si libererà della sua maschera per essere finalmente un uomo e non più un ragazzo.
Devo dire che ho dei sentimenti un po’ contrastanti nei confronti di questo romanzo. Nel complesso, infatti, la storia mi è piaciuta, l’ho trovata molto toccante e coinvolgente. Più che altro, in realtà, la parte ambientata nel presente, perché invece i flashback non mi hanno convinto del tutto. Capisco la perdita così dolorosa della madre ed il rapporto difficile con il padre in giovinezza, però mi è sembrato che molti di questi flashback fossero di troppo, andando a rallentare di molto il libro.
Per quel che riguarda i protagonisti, devo dire che Andrea mi è piaciuto molto. Durante tutto il romanzo sono riuscita ad entrare nella sua testa e mi sono ritrovata non tanto ad immedesimarmi con lui, ma più che altro a capire i suoi sentimenti e il perché li stava provando. Inoltre mi è piaciuta molto la sua crescita, il suo passare dall’essere un ragazzo di più di quarant’anni decisamente immaturo ad essere un uomo fatto e finito, che finalmente sa che cosa vuole dalla vita. Il personaggio di Libero, suo padre, invece mi è piaciuto di meno. L’ho trovato molto scostante e difficile da interpretare, non solo all’inizio del romanzo, ma anche alla fine. Mi è sembrato che il romanzo si sia concluso con troppi non detti su di lui, lasciandomi con ancora troppe domande e con la sensazione di non essere davvero riuscita a conoscerlo e a capirlo. Infine menzione d’onore al bassotto Augusto, rognoso come pochi, nella mia testa era il bassotto di una mia amica, dalla quale evito di andare proprio per non averci a che fare tanto è simpatico. In pratica un cane a cui, durante la lettura, è facile affezionarsi perché in grado di strapparti qualche risata, ma con il quale in realtà non vorresti averci mai niente a che fare!
Libero Scotto: anziano,malato, con poco tempo ancora da vivere. Marina, la figlia, si prende cura di lui in modo quasi maniacale, seguendo regole ferree. Un giorno però Marina si deve assentare un week-end per andare, con il marito e le figlie, a trovare il suocero che non è stato bene. E qui entra in gioco Andrea. Fratello di Marina e figlio di Libero. Un figlio ribelle che preferibilmente evita di frequentare la famiglia, ma che in questo week-end dovrà prendersi cura del padre al posto della sorella. Andrea è però un casinista, un irresponsabile e subito infrange le regole fondamentali che la sorella gli ha lasciato scritte. E in realtà infrange anche qualche regola del buon senso. Quando infatti Libero gli chiede di essere portato a Procida, basta poco per convincere Andrea, che a Procida ci è nato e cresciuto, ma non ci torna da una vita. Libero, il capitano, vuole rivedere la sua isola, la sua casa, la tomba di sua moglie. Vuole morire con il suo mare negli occhi. Inizia così un'avventura padre/figlio/cane tutta da leggere...
Amo la scrittura di Marone e questo libro non fa eccezione. Delicato, divertente, doloroso. La storia dell'infanzia di Andrea e Marina è una storia di solitudine, di depressione, di mancanze. Tutto ciò ovviamente si riflette su quello che è il loro presenze. E poi c'è Libero, che di errori ne ha fatti tanti, ma che ora vuole solo sistemare le cose ed essere in pace. Alle sue regole. Un libro emozionante con una vena romantica un po' surreale, tanta malinconia e qualche rimpianto. Una lettura consigliata. Nonostante il bassotto molesto e il "lieto fine" a mio avviso un po' forzato.
« È una storia di famiglia quella che ci viene raccontata. Una storia che profuma di sale e di mare, che ci costringe a fermare il tempo (anche solo per qualche istante) per assaporare una quiete a cui non siamo abituati, ma che è in grado di rivelare verità che, altrimenti, non saremmo mai capaci di comprendere ed affrontare. È la storia di un padre e di un figlio che non si conoscono più, di un rapporto che si è lentamente sgretolato, giorno dopo giorno, fatto di silenzi (negativi) e di lontane recriminazioni, di una cieca testardaggine che si è portata dietro gli anni migliori. Un romanzo che si è rivelato essere una curiosa montagna russa delle emozioni: meravigliosa e sorprendente, dolorosa quando meno te lo aspetti e capace di lasciarti senza fiato, proprio sul finale. Tutto sarà perfetto è l'espressione autentica di un desiderio che si cela nel profondo del cuore di ogni essere umano: la libertà di scegliere, la possibilità di prendere in mano la propria vita (anche sbagliando) e di viverne le sue conseguenze, fino all'ultimo passo. Ed è qui che, a mio parere, si racchiude la vera bellezza di questo romanzo: la naturalezza con cui Lorenzo Marone ci racconta la storia della famiglia Scotto (cane pazzo Tannen, compreso) è capace di far vibrare le corde giuste che si spingono tra ilarità e sofferenza, nostalgia e dolore per un passato che fatica ad essere perdonato. »
Ce rare sunt momentele in care o poveste iti fura inima cu totul. Cu toata marea dintre pagini si sarea ascunsa printre ele. Asta a facut cartea 𝐓𝐨𝐭𝐮𝐥 𝐯𝐚 𝐟𝐢 𝐩𝐞𝐫𝐟𝐞𝐜𝐭 al lui Lorenzo Marone.
Si a fost perfect.
Cartea te lasa cu dor imens, cu ceva durere in suflet, dar imediat ti-o umple cu iubire si invataturile din dialogurile dintre Andrea si tatal sau, Libero Scotto. Andrea este nevoit sa mearga la Napoli sa aiba grija de tatal sau, dupa ce toata viata a incercat sa fuga de familie si locul natal. Inevitabil va trebui sa-i indeplineasca dorinta tatalui si sa se intoarca pe insula copilariei sale, Procida.
Am trait povestea vietii lor alaturi de ei, am descoperit adevarul odata cu ei si am simtit cu intensitate fiecare moment. Nu stiu cand s-a terminat cartea, atat de pierduta eram in poveste :))
Si daca nu-mi era dor suficient de mare, acum e negresit. ♥
I genitori, da bambino, dovrebbero essere i tuoi supereroi, coloro che riescono a risolverti i problemi e che con te danno un significato alla propria vita. Ma non va sempre così...un genitore, a volte, è un semplice essere umano, con i suoi difetti e le sue inadeguatezze. Una frequentazione "forzata", permetterà ad un figlio di rivalutare il proprio padre e di capire che la vita è fatta di "attimi" e sono quelli che dovrebbero contare.