L’istituto della famiglia così come oggi la conosciamo non ha niente di “felicemente naturale”. Apriamo gli occhi e guardiamo le cose come stanno! La famiglia nucleare è una costruzione del patriarcato, che spacciandola come unica forma di convivenza possibile, unica fonte e unico luogo di felicità per uomini e donne, la utilizza a proprio vantaggio, fino al limite delle sue capacità. Cellula germinale dello Stato e caposaldo delle economie capitaliste, non serve altro che a produrre forza lavoro e nuovi contribuenti per arricchire Stati e multinazionali. La tenuta economica del sistema viene bellamente scaricata sul lavoro della famiglia e soprattutto sulle prestazioni gratuite delle donne, ulteriormente sovraccaricate con la falsa promessa dell’autonomia. E non c'è felicità in questo surmenage, ma piuttosto sofferenza. Donne intrappolate in un ideale di maternità al quale non possono conformarsi, uomini, vittime quanto le donne, della grande bugia della compatibilità famiglia -lavoro. Insomma, un grande inganno e un grande fallimento! L’autrice, in modo preciso e documentato propone alternative possibili, individuando modelli di convivenza “umana” basati sul dono materno, sulla “cura”, che guardano alle società matrilineari e spezzano la triade padre-madre-figlio/i.
Molto interessante e ben strutturato. L'unico appunto che mi sentirei di fare è in merito al trattamento dei rapporti omosessuali: a tratti sono equiparati a quelli eterosessuali e quindi inseriti nella critica alla famiglia nucleare (specie quelli tra uomini) mentre i rapporti fra donne sono citati quasi solo in merito al lesbismo politico, quindi rapporti stretti non necessariamente di tipo romantico/sessuale ma una più generica solidarietà femminile. Meriterebbero invece un approfondimento.