Questo libro dovrebbe essere sotto gli occhi di tutti: è il cantiere della scrittura popolare della Grande Guerra dove sono stati radunati, decifrati, interpretati lettere e diari prodotti durante il conflitto dal popolo dei soldati. Masse – per lo più di contadini, artigiani, operai – che dalle trincee delle Dolomiti e del Carso e dalla prigionia sfidarono l’imperizia di semianalfabeti e si fecero semiletterati per raccontare la guerra. Le loro scritture, rivolte a mogli, genitori, figli, restituiscono in modo eccezionale e vivido il vissuto di guerra di ognuno di loro. Sergio Luzzatto, “Il Sole 24 Ore”
Nel libro di Gibelli non troverete la storia generale dell’immane conflitto ma quella di uomini e donne, con nomi e cognomi, che a quegli eventi presero parte. Pagine di diario, lettere, dediche che con un andamento quasi romanzesco fanno rivivere quel poderoso e tragico racconto che ha segnato l’intero Paese. Corrado Augias, “Il Venerdì di Repubblica”
Veri e propri romanzi epistolari, talvolta di struggente intimità. Nostalgia, fame, sensazione di un incomprensibile distacco emergono chiare dalle innumerevoli lettere dei e per i soldati. Enrico Mannucci, “Sette - Corriere della Sera”
"Il posto dove siamo si chiama il vallone di Doberdò. Bisognerebbe vedere quante baracche che ci sono quanti ricoveri quanti lavori di offesa e di difesa qua si è creato unaltro nuovo mondo trasformato tutto dalla natura di un terreno civile in una natura artificiale. Poveri omini tutti i vostri studi come male li ai adoprati. Edamiei bambini cosa li lascierò? altro che della fame perchè tutto ciò che noi, ei nostri padri avevano prodotto siamo venuti a distruggerli qua sopra a questi monti. Quanto siamo incivili! E si combatte per la civiltà? Io non so quale siano le barbarie Povere madri quanto vi pentireste di aver dato vita a un figlio se voi vedeste ciò che vol dire guerra! "
Giuseppe Manetti Vallone del Deberdò - 13 Giugno 1917
Una menzione particolare la farei all'Archivio Ligure della Scrittura Popolare (ALSP ) di Genova e all'archivio Diaristico Nazionale (ADN) di Pieve Santo Stefano (AR) che raccolgono, promuovono, valorizzano il materiale memorialistico (lettere, diari e memoriali) su cui si basa questa ricerca e tante come questa, che mirano a mettere in rilievo le ripercussione che gli avvenimenti della storia contemporanea hanno avuto sulle vite delle persone più umili e nello stesso tempo cercano di leggere quegli avvenimenti mettendosi dalla parte di questi umili.