"Un trio di scatenate detective per le vie di Milano" - Massimo Picozzi
Dentro Milano esistono tante città, e quasi inavvertitamente si passa dall’una all’altra. C’è poi chi sceglie le zone di confine, come i Navigli, a cavallo tra i locali della movida e il quartiere popolare del Giambellino. Proprio da quelle parti Libera – quarantasei anni portati magnificamente – ha trasformato un vecchio casello ferroviario in una casa-bottega, dove si mantiene creando bouquet di nozze. È lì che vive con la figlia Vittoria, giovane agente di polizia, un po’ bacchettona, e la settantenne madre Iole, hippie esuberante, seguace dell’amore libero. In una piovosa giornata di luglio, alla loro porta bussa una donna vestita di nero: indossa un lutto antico per la figlia misteriosamente scomparsa e cerca giustizia. Il caso risale a tanti anni prima e, poiché è rimasto a lungo senza risposta, è stato archiviato. Eppure la vecchia signora non si dà per vinta: all’epoca alcune piste, dice, sono state trascurate, e se si è spinta fino a quel casello è perché spera che la signorina poliziotta possa fare riaprire l’inchiesta. Vittoria, irrigidita nella sua divisa, è piuttosto riluttante, ma sia Libera che Iole hanno molte buone ragioni per gettarsi a capofitto nell’impresa. E così, nel generale scetticismo delle autorità, una singolare équipe di improvvisate investigatrici – a dispetto delle stridenti diversità generazionali e dei molti bisticci che ne seguono – riuscirà a trovare, in modo originale, il bandolo della matassa, approdando a una verità tanto crudele quanto inaspettata.
Rosa Teruzzi (1965) vive e lavora a Milano. Ha pubblicato diversi racconti e tre romanzi. Esperta di cronaca nera, è caporedattore della trasmissione televisiva Quarto grado, in onda su Retequattro. Per scrivere si ritira sul lago di Como, in un vecchio casello ferroviario, dove colleziona libri gialli.
Da un po’ cercavo qualcosa che fosse scritto dalla penna di una donna italiana e che non rientrasse tra i soliti titoli che vengono proposti come primo risultato. “La sposa scomparsa”, per quanto sia un libro leggero, adatto al periodo estivo, risulta un buon giallo, con una protagonista, Libera, con la quale ho notato alcune affinità (per citarne una, l’amore per i libri), nonostante la differenza d’età. È indubbio che recupererò i libri successivi!
Delizioso gialletto che mi ha consigilato una cara amica...che mi conosce bene, evidentemente. VEro Anna Lisa?
Non le si conoscevano amici, solo colleghi, e nessuna storia sentimentale dal tempo del liceo. «Se sei lesbica, dillo pure senza problemi» le aveva suggerito una volta, allegramente, nonna Iole, sostenitrice dell’amore universale anche adesso, che il ruggente autunno del ’68 (quello che aveva visto la nascita di Libera) aveva lasciato il posto a stagioni più conformiste. [...] Virago e vendicatrice, la definiva la nonna nei momenti di maggiore frizione. [del resto virago mi ci chiamava mio padre!]
sfidando una pioggia sottile, andò a correre sull’Alzaia, l’unica attività, oltre alla lettura, che qualche volta la facesse sentire veramente libera come il suo nome avrebbe voluto [per me nuotare, ma ci siamo!]
In alto, un intero scaffale dedicato a Jane Austen, alle eroine pragmaticamente romantiche dei suoi libri, dall’astuta Lady Williams di Jack & Alice, scritto a quindici anni, alla Charlotte di Sanditon, il romanzo che l’autrice non riuscì a concludere prima di morire, una giovane donna quieta e gentile, dotata di intelligenza e umorismo. C’erano diverse edizioni di ogni libro, soprattutto tascabili, e perfino una traduzione in cinese de L’Abbazia di Northanger, oziosamente coricata a chiudere la fila, in paziente attesa di una sposina esotica che volesse aspettare il suo turno in atelier deliziandosi con la soave perfidia dei dialoghi e la dolente profondità che la leggerezza di Jane Austen mascherava. [e non potteva NON amare Auntie Jane]
Era un’abitudine, forse un rito, che Libera non aveva ereditato dalla madre e non era riuscita a trasmettere alla figlia: ogni pasto, anche il più veloce, andava consumato seduti, lontani da radio e televisore, a una tavola allestita come per una festa. Niente piatti di plastica [ecco, io continuo a litigare con i figli perch apparecchio sempre con tovaglia e tovaglioli; e da noi piatti e bicchieri di carta non entrano se non per le feste di quando erano bambini...]
Erano molti anni che non tornava alla Bovisa e il quartiere la accolse come un vecchio amico che si è rifatto il guardaroba, ma per fortuna solo a metà, così puoi continuare a riconoscerlo.
Lo stesso parcheggio desolato davanti alla stazione delle Ferrovie Nord, le stesse botteghe di materassai e orefici soffocate dal traffico, gli stessi bar con gli interni in legno che proponevano Fernet Branca e cassoeula accanto a piccoli bistrot e negozi vegani nati come funghi con l’arrivo degli studenti del Politecnico. [ecco, infatti Marta ci è stata proprio ieri!]
Libera guardò desolata quel che restava di una famiglia. Succede spesso così, dopo una tragedia, pensò: il dolore non cementa l’unione dei sopravvissuti ma mette quelli che si rassegnano contro chi si ostina a combattere, facendone dei nemici. È il danno collaterale di tante disgrazie ed è accaduto anche qui, in questa piccola casa della Bovisa [com'è vero. Penso agli amici dei miei genitori e come hanno affrontato il suicidio del loro figlio]
Libera si aggirò inquieta per l’atelier, poi un’immagine attirò il suo sguardo: fuori dalla finestra un tappeto di papaveri ingentiliva, con la sua bellezza gratuita, la massicciata dei binari. La passione, si disse Libera pensando, con il cuore stretto, a una canzone di De André e ai mille papaveri rossi [e qui non c'è necessità di commentare]
Le svelò che la sua vita solitaria di consulente informatica, dopo anni di analisi e di pratiche di autocoscienza che le erano costate molta sofferenza e un salasso economico, era stata stravolta – un lunedì sera, in un supermercato di viale Cassala – dall’incontro ravvicinato con Ragione e sentimento in edizione da 9 euro e 90. Non che il discorso risultasse del tutto strampalato a Libera, lei conosceva il potere salvifico dei romanzi e la Austen aveva rallegrato molte sue serate buie [e anche per me i romanzi della Austen, si sa!, sono stati romanzi di svolta. Forse non proprio S&S, più Persuasion oltre all'ovvio P&P. ma tant'è...]
Bello, bello, bello: un biglietto da visita divertente e colto per questa serie, I delitti del casello, di Rosa Teruzzi. Proprio con tutti gli ingredienti che piacciono a me. E, soprattutto, con tanti riferimenti a Jane Austen - niente affatto scontati, da vera conoscitrice - e a Mme Ramotswe per cui la serie vince facile con me! Libera, una donna tra i quaranta e i cinquanta che somiglia a Julianne Moore, con tanto di capelli rossi, è protagonista, assieme alla figlia Vittoria e alla madre Iole - che sono tutto l'opposto di quello che dovrebbero essere una nonna e una nipote - di questa serie di cozy mystery all'italiana. Pur essendo Vittoria la poliziotta fra le tre, le vere "investigatrici" sono in realtà Libera e Iole (e qui c'è da aprire una parentesi, perché, anche se l'autrice non è citata tra i tanti che compaiono qua e là nella narrazione, Iole somiglia incredibilmente a Nonna Mazur dei romanzi di Stephanie Plum di Janet Evanovich, e questo è un valore aggiunto incredibile!) In questo primo volume, Libera - una fioraia specializzata in bouquet di nozze - si occupa del cold case di una ragazza scomparsa nel giorno che avrebbe dovuto essere quello delle sue nozze, se non fosse stata piantata in asso dall'odioso fidanzato.
In alto, un intero scaffale dedicato a Jane Austen, alle eroine pragmaticamente romantiche dei suoi libri, dall’astuta Lady Williams di Jack & Alice, scritto a quindici anni, alla Charlotte di Sanditon, il romanzo che l’autrice non riuscì a concludere prima di morire, una giovane donna quieta e gentile, dotata di intelligenza e umorismo. C’erano diverse edizioni di ogni libro, soprattutto tascabili, e perfino una traduzione in cinese de L’Abbazia di Northanger, oziosamente coricata a chiudere la fila, in paziente attesa di una sposina esotica che volesse aspettare il suo turno in atelier deliziandosi con la soave perfidia dei dialoghi e la dolente profondità che la leggerezza di Jane Austen mascherava. [...] «Io mi sposo il 16 dicembre» disse. «Il giorno del compleanno di Jane Austen.» [...] Le svelò che la sua vita solitaria di consulente informatica, dopo anni di analisi e di pratiche di autocoscienza che le erano costate molta sofferenza e un salasso economico, era stata stravolta – un lunedì sera, in un supermercato di viale Cassala – dall’incontro ravvicinato con Ragione e sentimento in edizione da 9 euro e 90. Non che il discorso risultasse del tutto strampalato a Libera, lei conosceva il potere salvifico dei romanzi e la Austen aveva rallegrato molte sue serate buie, ma non aveva mai incontrato nessuno, prima, che avesse scelto uno scrittore come proprio guru. [...] Polenta o tartufo? A me piacciono moltissimo entrambi, si disse Libera pensando con un brivido agli uomini a cui la madre li aveva paragonati. E, allora, perché non si decideva? Chi avrebbe scelto lei, se fosse stata la protagonista di uno dei romanzi della Austen? Se lo chiese e subito si vergognò: hai quasi cinquant’anni, si disse, e le eroine di Jane di solito non arrivano ai trenta. Sbagliato!, le urlò la solita vocina. Ci sono un sacco di belle vedove che si risposano… …ma di solito lo fanno per sistemarsi, la corresse Libera, pensando alla bionda Lady Susan e ai suoi intrighi per rimediare un marito danaroso.
Ma che bel libro! Giallo molto ben impostato e accurato. Un vero cold case tutto italiano. Non così scontato però da renderlo troppo semplicistico e prevedibile. Ma la cosa che più affascina sono le tre protagoniste. Tutte così diverse tra loro, forse con fin troppa personalità ed esagerate prese singolarmente, ma insieme sono molto intriganti con le loro investigazioni stile “Signora in giallo”. Forse solo Vittoria non è stata tanto descritta ma credo che il suo personaggio verrà scoperto molto meglio nel libro successivo. Invece ha molto spazio Libera, la mamma, che l’ho trovata infinitamente dolce e materna. La scrittura è leggera, ma frizzante e piacevole. Ambientato a Milano...ma non ho ritrovato la città che tanto non mi piace. Anzi è ambientato in una Milano conviviale, verde, socievole e tranquilla. La cercherò la prossima volta!
Non ho particolarmente apprezzato la caratterizzazione del 99% dei personaggi: la nonna e la nipote sono semplicemente assurde, i due pretendenti quasi monodimensionali, il resto dei personaggi a malapena abbozzato. L'unica davvero ben fatta è proprio la protagonista; è la caratterizzazione di questa donna normale che, assieme a un'ottima scrittura, si guadagna meritatamente le quattro stelle.
Avevo tanto sentito parlare di questo romanzo, e sempre molto bene, eppure non mi ha convinto del tutto. Chiariamoci: il libro mi è piaciuto, ma l’ho trovato decisamente al di sotto delle aspettative.
Il caso, un vecchio cold case che viene ritirato fuori dalla madre della ragazza scomparsa che vuole giustizia, non mi ha convinto del tutto. Interessante, sì, ma spesso mi perdevo in tutto il resto del romanzo e davo a questo decisamente troppa poca importanza. Però mi è piaciuto molto il finale, che ho trovato per nulla scontato. La prevalenza nel romanzo ce l’hanno sicuramente le tre protagoniste, tre donne di tre generazioni diverse della stessa famiglia, ma che se nulla hanno a che fare l’una con l’altra, come atteggiamenti proprio non si assomigliano. Abbiamo infatti Iole, una settantenne decisamente esagerata sotto tutti i punti di vista possibili ed immaginabili. Ogni volta che apriva bocca la sentivo proprio urlare nelle mie orecchie, perché proprio me la sono immaginata come una di quelle donne che non sanno nemmeno lontanamente che cosa voglia dire bisbigliare, ma che hanno un tono di voce decisamente troppo alto. Sua figlia, invece, è Libera, ed è l’esatto contrario della madre. È una sognatrice abbastanza bloccata nel passato, ferma al marito defunto da anni, ma che finalmente cercherà un nuovo amore, o almeno ci proverà. Infine abbiamo Vittoria, la figlia di Libera. Devo dire che, soprattutto inizialmente, l’ho trovata troppo fredda e scontrosa, come si può vedere anche in come si approccia con le altre due donne di fronte al caso: lei è la poliziotta incaricata e inizialmente non vuole alcun aiuto, solo nel tempo inizia a fidarsi di madre e nonna. Sicuramente da questo romanzo si capisce molto poco di lei, ci sono solo alcuni piccoli spunti che mostrano che in questo libro è stata mostrata solo la sua scorza dura, ma che c’è molto altro sotto nel suo carattere. E devo dire che ho proprio intenzione di scoprire che cos’è.
E anche in questo caso devo tirare fuori il mio sacchetto di ceci, spargerli per bene e farci un giretto sopra in ginocchio. Perché ho aspettato tanto a leggere questo libro di Rosa Teruzzi?? Cavoli, a volte mi prenderei a sberle da sola (ma tanto ci pensa Laura). Non solo mi è piaciuto il giallo che racchiude tra le sue pagine, ma mi sono divertita con le sue protagoniste (con Iole in particolare) e mi sono affezionata a Libera.
E', infatti, un romanzo tutto al femminile in cui le tre protagoniste si ritrovano a riaprire un Cold Case di 30 anni prima, Libera e Iole per senso di giustizia e curiosità dopo l'incontro con la madre della vittima, la signora Minardi, Vittoria perchè i piani alti della polizia le hanno affibbiato l'incarico. Il caso riguarda Carmen una futura sposa lasciata all'altare e poi sparita nel nulla. Libera si ritrova a ripercorrere le orme della ragazza nel giorno della sparizione e a scavare nella vera vita della giovane, non così limpida come sembra all'inizio. Una storia quindi in cui donne sono le "investigatrici", donne sono le vittime, e gli uomini? Per carità hanno un loro ruolo, ma per una volta sono in massima parte un po' ai margini, pronti ad entrare in scena come ricordi, ad esempio Saverio, o come prospettiva di un futuro che chissà...
Rosa Teruzzi mette in scena un bel giallo, forte della sua esperienza di cronaca nera, che avvince e convince, che ti fa finire il libro in poco tempo e già sperare di avere il secondo. E' un giallo che mi ha ricordato le atmosfere e le sfumature dei fatti di cronaca degli anni passati, di quelli che si vedevano al telegiornale quando ero piccola e che hanno sempre avuto un alone di mistero del tutto particolare (quei casi, per capirci, in cui non si poteva fare affidamento sulle tracce dei telefonini e in cui anche il DNA diceva e non diceva). E anche nel caso di Carmen a farla da padrone è il fiuto, l'istinto dell'indagine, l'intuizione che spinge Libera (ok, una spintarella gliela da anche Iole) a seguire questa o quella pista. Iole, Libera e Vittoria sono state una rivelazione, uno spasso continuo, pur dando anche quella vena più malinconica al romanzo con la scomparsa di Saverio. Tre donne tanto diverse tra loro che vanno a formare una famiglia del tutto particolare. Iole, la nonna, non è per niente la classica nonnina, no no, è una vera e propria hippy, dedita all'amore e allo yoga, una vera e propria testa calda che non si ferma neanche davanti alle occhiatacce della nipote e alla vita privata della figlia. Iole non è un personaggio, è IL personaggio! Mi ha fatto ridere un sacco e l'ho adorata, soprattutto per il suo sapersene fregare e andare dritta per la sua strada. Vittoria è quella che ho inquadrato meno, persa com'è nel suo lavoro e nella sua vita privata poco chiara, un vero punto interrogativo. E poi Libera, madre amorevole, una chioccia che si preoccupa per la figlia ma che non vuole neanche impicciarsi troppo come fa sua madre. Libera tentenna, è sempre nel mezzo, non è come la madre ma non è neanche come la figlia. E così si comporta anche con gli uomini che le girano intorno, soprattutto se non riesce a lasciare andare il ricordo del marito morto in circostanze misteriose. Bella Libera, una donna bella e sensibile, di quelle che vorresti avere come amica, un vero punto di appoggio. A fare da sfondo una Milano diversa, più intima, battuta da una inedita pioggia estiva che non lascia tregua. Insomma un giallo intrigante, protagoniste che catturano, un ritmo leggero ma incalzante, cosa volere di più da un romanzo? Niente! Assolutamente promosso su tutta la linea. E come il mio solito sono già in trepida attesa del seguito (e non dovremo aspettare ancora tantissimo...).
La sposa scomparsa è stato scritto da Rosa Teruzzi esperta di cronaca nera, caporedattore della trasmissione televisiva Quarto grado (Retequattro).
La storia è ambientata a Milano nei pressi di un casello ferroviario, dove vivono tre donne: Libera madre silenziosa e dolce, Vittoria figlia poliziotto e taciturna, Iole nonna ribelle e Hippie. Un giorno una strana donna tutta vestita di nero bussa alla loro porta, un mistero sta per appesantire le loro spalle, Irene e Iole se ne faranno carico contro la volontà della figlia.
Un giallo che sa di autunno, un mistero che deve essere svelato, due donne (Libera e Vittoria) diverse ma rinchiuse a loro modo nel dolore della perdita di un marito e un padre mai superata.
Ho adorato Iole che con la sua scaltrezza e la sua esuberanza riesce a trascinare la figlia Libera in un'avventura piena di incognite e false verità. Il dolore di una madre che non si rassegna alla perdita di una figlia e si rivolge a loro che rispettivamente sono state madri. Un enigma tutto da scoprire.
La scrittura leggera, sciolta volge al termine in poche pagine rendendo il giallo compatto e omogeneo. I protagonisti vengono introdotti e alcuni non sono del tutto chiari ma credo che la nostra scrittrice ci proporrà un seguito per scoprire meglio con chi abbiamo a che fare. In questo romanzo ci soffermiamo su Libera che è la principale protagonista e le sue passioni (si, ama Jane Asuten e ha chiuso la sua libreria proprio come me), le sue paure da madre e la sua voglia di superare finalmente il dolore che l' attanaglia ormai da troppo tempo.
Un giallo alla Agatha Christie dove ritroviamo tre donne alla ricerca della verità!
Ho l’impressione che questa serie mi piacerà parecchio. Le protagoniste sono molto particolari: Vittoria, la poliziotta, è una ragazza tosta e bacchettona perché la vita e il dovere glielo impongono; Libera, la madre, indossa il dolore come una seconda pelle, confeziona bouquet esclusivi che a quanto pare portano fortuna; Iole, la nonna settantenne è una forza della natura, non ha peli sulla lingua e ama l’amore libero. La curiosità, l’ironia, il senso di giustizia e l’umanità caratterizzano questo terzetto e ne costituiscono la forza. Molto simpatica l’ambientazione in un ex casello ferroviario in una Milano periferica con i suoi Navigli. Per non parlare poi di tutte le citazioni letterarie prese dai libri di cui Libera si circonda e a cui tiene tantissimo e dai quali trae ispirazione per confezionare le sue composizioni floreali. La storia? Ritrovare una persona scomparsa molti anni prima, le cui ricerche non hanno prodotto risultati utili, tanto da far archiviare il caso. Eppure... mettendoci anche un po’ di faccia tosta, la soluzione arriva, ma è inaspettatamente crudele.
C'è qualcosa che non mi ha convinta in questo libro, nonostante trama e ambientazione mi hanno incuriosita sin da subito. Mi aspettavo altro? Può essere. Me ne accorgo che non va qualcosa quando, nonostante la brevità, meno di 200 pagine, ci metto più del previsto a finire, vado molto a rilento. Per una buona parte del libro ho faticato ad associare i nomi ai rispettivi personaggi, tre donne di una stessa famiglia, tre generazioni così agli opposti da sembrare male assortite. Delle tre, per assurdo, quella più eccentrica e col personaggio meno probabile, è Iole, la nonna, ad essermi piaciuta di più! Almeno fa sorridere! Mentre Vittoria, la più giovane è antipatica, scostante e quasi inesistente. Libera sta nel mezzo, non si sa decidere, cerca di arginare l'esuberanza della madre, poi quando non dovrebbe si fa prendere anche lei la mano ed inizia ad indagare ma almeno ottiene dei risultati. Il caso su cui indagano è un caso chiuso da tempo ma senza nessun esito: una ragazza scomparsa dopo essere stata lasciata dal fidanzato, un caso aperto da più di vent'anni senza avere un colpevole, che per la madre della vittima Rosalia, non può che essere l'ex. Indagando, poco a poco, Liberà scoprirà altre verità, nascoste fino a quel momento che porterà a scoprire la verità sulla fine della ragazza. Di pari passo la vita privata di Libera, il suo lavoro come fiorista e il "fantasma" del marito morto da anni, completano la storia, che resta in sospeso quando Liberà trova un bigliettino nella tasca della camicia del marito.... un invito a continuare la lettura, a scoprire cosa si nasconde nel passato del marito. Come sempre arrivo anni dopo e scopro con ritardo nuovi autori e nuove serie, ne ho diversi da leggere per arrivare all'ultimo libro della serie pubblicato da poco. Comunque è una lettura piacevole e scorrevole, ben descritta, solo che non sono entrata in sintonia con le protagoniste ma spero proprio che nei prossimi libri che leggerò, questa diffidenza possa scomparire, che i casi siano più "impegnativi" e che si continui a raccontare cosa accadde al marito di Libera, perché qualcosa di particolare sarà accaduta di sicuro.
Dalla redazione di Quarto Grado alle commedie in giallo, ROSA TERUZZI è una esperta di cold case e in LA SPOSA SCOMPARSA ce ne propone uno davvero molto interessante ed attuale, tanto verosimile da farcelo sembrare autentico. Il merito è anche nella caratterizzazione a tutto tondo dei suoi riuscitissimi personaggi: tre donne con un intuito particolare, ma in possesso anche di sensibilità e ostinazione. Niente può fermare Libera, Iole e Vittoria. Tre personaggi che ti entrano nel cuore e, da donna, non puoi non ritrovarti nelle loro riflessioni sulla vita, l'amore, il lavoro e le vicissitudini della vita. Libera è una donna appassionata di romanzi gialli, proprietaria di un casello ferroviario, dove ha ricavato un negozietto di fiori per realizzare i suoi, tanto pubblicizzati e controversi, bouquet nuziali. Libera è anche la vedova di un poliziotto, Saverio, morto in circostanze misteriose, quando la figlia, Vittoria, era ancora una bambina. Intrappolata tra le pagine dei suoi gialli preferiti e nel dolore per la perdita del marito, Libera ha rinunciato a indagare per scoprire tutta la verità sulla dipartita di Saverio. Si è rassegnata e ha imparato a convivere con tutti i perché di cui non saprà mai la risposta. Questa sua rassegnazione la porta ad avere un rapporto conflittuale con la figlia, Vittoria, la quale, ormai cresciuta, ha seguito le orme paterne. È una poliziotta con un alto senso del dovere. A completare l'allegro trio, c'è la madre di Libera e nonna di Vittoria, Iole, una quasi settantenne, disinibita e con la passione per gli uomini e le discipline tantriche. Insolitamente, è l'unica del trio a non avere problemi di cuore e quella che strappa ai lettori non pochi sorrisi. E così che Libera si trova a convivere tra "sua madre, la sfacciata, e sua figlia, la sfinge, che si tengono testa reciprocamente: due autentiche femmine alfa, ognuna a suo modo." In una, stranamente piovosa, giornata di luglio, Libera e Iole, conosciuta Rosalia, la donna vestita interamente di nero, non possono fare a meno di provare compassione per lei e volerla aiutare. Il lutto, ormai perpetuo, di Rosalia è dovuto al dolore per la misteriosa scomparsa, di sua figlia Carmela, avvenuta ventisei anni prima. La donna non ha mai scoperto la verità. Il caso è ormai archiviato, ma Rosalia, da madre, non si rassegna a non poter più riabbracciare sua figlia o, almeno, a poterla seppellire in un'urna confortata dal pianto. Libera non può smettere di chiedersi cosa farebbe se fosse al posto di Rosalia e sua figlia Vittoria scomparisse misteriosamente. Lei ha già una spina nel cuore, quella che le si è conficcata dopo la morte di Saverio, e non potrebbe sopportarne un'altra. Per questo motivo, Libera intercede con Vittoria in favore di Rosalia e riesce a far riaprire il caso, ma anche a far luce sulle misteriose vicende legate alla sua scomparsa. Per risolvere un caso, impronte digitali e dna non bastano, se manca un po' di intuito femminile. "Come avrebbe agito, al posto suo, uno degli investigatori dilettanti dei romanzi che amava?" Libera, troppo platealmente sosia di Julianne Moore, non passa inosservata. Si pone tante domande, cui dare risposte, che trova grazie alla collaborazione di sua madre Iole e dei suoi personalissimi metodi d'indagine. LA SPOSA SCOMPARSA è un giallo che ho amato dalla prima all'ultima pagina e, visto gli indizi disseminati nel finale, spero vivamente che ci sia presto un seguito.
Milano, nel quartiere popolare del Giambellino, Libera, quarantasei anni portati magnificamente, ha trasformato un vecchio casello ferroviario in una casa-bottega, dove si mantiene creando bouquet di nozze. E' lì che vive con la figlia Vittoria, giovane agente di polizia, e la settantenne madre Iole, hippie esuberante. In una piovosa giornata di luglio, alla loro porta bussa una donna: la figlia è misteriosamente scomparsa anni prima e lei cerca giustizia. Il caso è stato archiviato ma secondo la donna alcune piste sono state trascurate e spera che Vittoria possa far riaprire l'inchiesta. Vittoria, piuttosto riluttante, verrà trascinata nell'impresa da Iole e Libera.
Primo romanzo di una serie, iniziamo a conoscere le tre donne che ci accompagneranno anche nei prossimi romanzi. Libera nelle battute iniziali del romanzo ci appare mesta, avvolta in un alone di tristezza, sembra non riuscire a godere dei momenti belli della vita come per esempio l'essere corteggiata da ben due uomini; il suo personaggio subirà un'evoluzione nel corso del romanzo e la vedremo alla fine prendere in mano le redini della sua vita e ricominciare a vivere. Vittoria così apparentemente distante dalla madre, così rigida ed intransigente forse soprattutto con se stessa ma che quando lascia prendere il sopravvento al suo lato sensibile, senza parole anche solo con un gesto, ti tocca il cuore e ti fa dimenticare i suoi modi duri a volte rudi che lei usa come scudo e come difesa per proteggersi dal male che il mondo le ha fatto. Tra madre e figlia aleggia il ricordo di Saverio, marito di Libera, poliziotto anche lui, ucciso in circostanze misteriose quando Vittoria era piccolissima. A completare il quadro abbiamo Iole, madre di Libera e nonna di Vittoria, seguace dell'amore libero, che con la sua ironia e la sua follia riesce ad alleggerire i momenti di tensione tra Libera e Vittoria, Iole è un po' il loro anello di congiunzione e il loro sprone a vivere la vita con un po' più d leggerezza, serenità e un pizzico di sana incoscienza. Iole che possiamo rappresentare con una frase che mi è rimasta impressa e che non mi ha lasciata più anche dopo la conclusione del romanzo: fidati della vita. Ho adorato Iole per aver pronunciato quella frase ma le mie preferite sono Libera e Vittoria perché mi ricordano tanto le mie figlie in alcuni loro atteggiamenti. Lo stile della Teruzzi mi è piaciuto molto, è semplice, lineare e diretto, durante il dipanarsi della storia conosciamo le tre protagoniste, mentre cerchiamo una soluzione al giallo impariamo a conoscerle, così diverse tra loro ma così coinvolgenti, tra un litigio e una situazione divertente (in cui Iole è sempre protagonista) arriviamo alla conclusione inaspettata del caso con la voglia di continuare a leggere di loro e con una domanda a cui è difficile rispondere. Qual è il modo migliore per superare qualcosa che ci sconvolge la vita, qualcosa come la perdita improvvisa di di qualcuno che amiamo? Combattere per capire cosa è successo, dedicare la propria vita a questo oppure rassegnarsi ad una vita di attesa, attendere che il dolore si attutisca e si rifugi nei recessi della nostra mente, in un cassetto chiuso a chiave? Consiglio vivamente la lettura di questo romanzo, un giallo ben scritto che oltre ad appassionare per la soluzione del caso in sé riesce a commuovere e a divertire.
170 pagine di pura goduria. Per fortuna ho appena scoperto la scrittrice e le sue folli protagoniste, così non dovrò attendere troppo per il prossimo capitolo di quella che si prospetta come una serie destinata a durare nel tempo. Rosa Teruzzi riesce in quella che può sembrare un’impresa epica: scrivere un giallo senza cadere nei soliti cliché del genere, svecchiando un’intera categoria. Un’impresa resa ancora più ardua dal caso che le protagoniste si ritrovano a dover risolvere. Non si tratta di un macabro ed efferato omicidio dei giorni nostri, ma di un caso di scomparsa vecchio di trent’anni, un vero e proprio cold case. Come puoi rendere un giallo scoppiettante e interessante se non orchestri una caccia al serial killer o all’omicida di turno? La risposta di Rosa Teruzzi è una: caratterizzi e delinei tre protagoniste da urlo. Insieme sono equilibrate, ma prese singolarmente sono fuoco che brucia, dinamite e dolcezza. Iole è la matriarca, una donna che il ’68 lo sta ancora vivendo alla grande. Una che se ne frega del mondo e delle sue buone opinioni: ama, vive e si lancia in ogni avventura con l’entusiasmo della prima volta. Iole non si limita a esistere ma assapora ogni istante. E come può chiamare una figlia una così? Libera, la figlia di Iole, ha un nome che è un augurio, ma allo stesso tempo una rete in cui la donna rimane invischiata. Rimasta vedova giovanissima, con una figlia piccola da crescere, Libera perde la rotta ed è costretta a cambiare obiettivi, reinventandosi sempre. Nel suo cuore alberga una tristezza profonda: il marito, un poliziotto, è stato freddato con un colpo di pistola alla tempia e il colpevole non è mai stato identificato. Vittoria, figlia di Libera e nipote di Iole, è una ragazza di venticinque anni, irrisolta e contrastata che sceglie di diventare poliziotta per seguire le orme di un padre che non è riuscita a conoscere veramente. Un giorno, una misteriosa donna vestita di nero bussa alla porta di Vittoria e le chiede aiuto. Desidera sapere la verità sulla figlia, scomparsa il giorno delle sue nozze. Che fine ha fatto Carmen? Qualcuno l’ha uccisa o è scappata dopo una forte delusione d’amore? Ed è quello il momento in cui Vittoria, da madre a madre, sente di nuovo un impulso che non riesce a governare. Deve aiutare la donna vestita di nero, anche se rischia di mettere in difficoltà la figlia, chiamata a riaprire il caso della scomparsa di Carmen. Un romanzo frizzante, piacevole da leggere. Per rendere memorabile una storia spesso non occorre eccedere nei dettagli o nella lunghezza. A volte può essere sufficiente creare un trio di donne in perenne contrasto tra loro, che si confrontano e dialogano su un caso di scomparsa, pretesto per scambiarsi in tutta sincerità opinioni sulla vita. Un’indagine portata avanti in parallelo, in modo amatoriale, da Iole e Libera, mentre Vittoria cerca di tenere a bada i suoi demoni, domando le sue contraddizioni. Il finale lascia ampio materiale per un’altra storia, per fortuna in arrivo il 18 maggio. Non vedo l’ora di leggerla!
Non vi parlerò dell'indagine condotta dal magnifico trio di investigatrici, perché gran parte del piacere che si prova nel leggere questo libro consiste nel seguire le varie piste, scoprire verità celate per anni e collegare tutti gli elementi che emergono. Voglio invece soffermarmi su ciò che rende speciale "La sposa scomparsa", ossia la presenza di tre protagoniste che hanno caratteristiche talmente diverse tra loro che la loro interazione costituisce un mix esplosivo che rende la narrazione scorrevole e avvincente. Sono certa che anche i lettori più seri, non potranno trattenere qualche sorriso durante la lettura delle pagine dedicate a Iole, la più anziana del trio (badate bene: solo sulla carta!), una donna allegra e simpatica, che agisce senza porsi dei limiti e che parla senza filtri. È grazie al suo intervento che la figlia Libera (di nome, ma non di fatto) si risveglia dallo stato di torpore emotivo, causato dalla perdita del marito. Libera è adorabile perché, nonostante abbia il grosso difetto di non riuscire a lasciarsi andare alle emozioni, in realtà è estremamente sensibile. Ama i libri e le storie di Jane Austen, e "parla" attraverso le sue composizioni floreali. Infine c'è Vittoria che pur essendo investigatrice di professione, è quella meno coinvolta nelle indagini. È una ragazza misteriosa, che rischia di rovinare la sua vita perché divorata dalla rabbia e dal desiderio di vendetta nei confronti di chi ha ucciso il padre. Mi auguro che l'evoluzione del suo personaggio occuperà le pagine del seguito del libro, e sono veramente curiosa di scoprire cosa si nasconde dietro i suoi strani comportamenti.
La storia scritta da Rosa Teruzzi merita davvero. Leggerla vi metterà di buonumore, vi farà viaggiare con la mente tra le zone più belle e "poetiche" di Milano e vi coinvolgerà nelle poco ortodosse indagini di Libera e Iole.
Finalmente mi sono decisa ad iniziare la serie dei delitti del casello... era da un po' che mi aspettava in libreria. Che trio di pseudo-detective in questo giallo, come piace a me, senza troppo spargimento di sangue. Mi ha ricordato i gialli con Miss Marple o quelli della Signora in giallo. Simpaticissima Iole, la nonna e Libera, la mamma fioraia, con tutto il contorno di personaggi e di avvenimenti tragicomici. L'unica che avrebbe titolo per indagare, Vittoria, la figlia, viene spesso tenuta all'oscuro dalle scoperte di Iole e Libera. Bel libro per passare qualche ora in relax. Leggerò sicuramente il seguito...
Sì perché è ambientato a Milano e mi piace sentire nominare posti che conosco. Sì perché la storia è abbastanza avvincente e ti spinge a continuare a leggere per vedere come va a finire. Sì anche per il finale neanche troppo scontato.
Però è anche un no per le protagoniste (le cose troppo inverosimili non mi appassionano) in particolare una un po’ troppo esasperata sia nelle descrizioni che nelle azioni e poi un grande no perché finisce lasciando ancora troppo in sospeso.
This entire review has been hidden because of spoilers.
Lettura piacevole: giallo che in qualche modo coinvolge 3 generazioni di donne di una famiglia un po' sui generis. Un po' macchiettistica Iole, controllata e sognatrice Libera, scontrosa Vittoria (ma sicuramente in uno dei futuri romanzi succederà qualcosa e diventerà una persona diversa). Lettura d'evasione, con un bel po' di citazioni di giallisti del passato e del presente, in un'ambientazione (quella del casello) decisamente originale.
Ridicole le due investigatrici, banali i sentimenti, caricaturali i personaggi, improbabile la trama giudiziaria. Non leggerò gli altri gialli a cui le ultime pagine di questo porgono la mano per il sequel
“Ogni crimine fa emergere i peccati, anche quelli che col crimine non c’entrano nulla, raccontavano i libri della Perry, e se si vuole indagare bisogna per forza immergersi in questo fango.”
A Milano, Libera vive in un casello ferroviario restaurato dal nonno Spartaco. A fianco dell’abitazione il laboratorio dove confeziona e vende i suoi bouquet da sposa per i quali è diventata famosa da quando sembra che portino fortuna al matrimonio di chi sceglie di farsene fare uno. Libera è rimasta vedova da molti anni, quando suo marito Saverio, poliziotto, è stato ucciso e il cui assassino non è stato mai assicurato alla giustizia. Con lei vive Vittoria, sua figlia, che ha seguito le orme del padre entrando in polizia e Iole, sua madre, che di tanto in tanto quando si stufa di girare il mondo fa la sua comparsa al casello. Un giorno di una delle estati più piovose di Milano, si presenta alla loro porta un’anziana signora la cui figlia è scomparsa da trent’anni chiedendo a Libera di intercedere per lei con Vittoria perché la polizia riapra il caso cercando di scoprire finalmente la verità. Inutile dire che Libera e Iole si improvvisano subito investigatrici dando il via ad un’indagine non ufficiale che...
Finalmente ho conosciuto la scrittura leggera e frizzante di Rosa Teruzzi e le sue protagoniste in questo giallo dalle atmosfere sospese ed evocative di una Milano lontana nel tempo e allo stesso tempo attuale. Tre donne legate dal sangue che non potrebbero essere l’una più diversa dall’altra ma con un profondo sentimento a tenerle unite. Una storia che parla del dolore profondo della perdita. Della rabbia di non avere giustizia. Del tormento continuo e corrosivo di non sapere cosa è veramente successo a chi hai amato e da un giorno all’ altro non ha fatto ritorno a casa. Tantissimi i riferimenti letterari ad altri grandi autori come il mio amato Scerbanenco e la passione pulsante per la lettura ma anche per i colori, per i fiori, per l’impegno a costruire qualcosa di bello seppur fuggevole ma il cui ricordo, e profumo, resisterà allo scorrere inesorabile del tempo.
È un libro scorrevole che però mantiene la giusta suspance che fa venir voglia di continuarlo senza interruzioni. La storia viene raccontata in modo leggero, nonostante le indagini siano su casi/delitti molto seri. Le protagoniste sono un reale specchio di tre generazioni del mondo contemporaneo e viene estremamente facile immedesimarsi in loro. Le ambientazioni sono luoghi della città di Milano che, per chi la conosce, appaiono ben chiari nella mente donando uno sfondo conosciuto alle vicende. Forse la conclusione della trama è un po' scontata, per questo metto 3 stelle al posto di 4.
Bellissimo romanzo di Rosa Teruzzi! 3 donne, 3 generazioni,3 caratteri diversi che più diversi non si può, alle prese con un “cold case”. Iole ha 70 anni, fuma le canne e pratica ( da brava hippie) l'amore libero; sua figlia Libera a 46 anni é invece timorosa e riservata, ancora troppo segnata dai dolori che la vita le ha dedicato ; Vittoria, giovane poliziotta 25enne è schiva e piena di rabbia per il mistero irrisolto della morte del padre che ha lasciato lei bimba e la madre, giovane sposina, da sole ad affrontare il mondo. Libera vive in un vecchio casello nella periferia di Milano, ereditato da suo nonno Spartaco, insieme alla figlia e, occasionalmente, alla madre Iole ( quando non é impegnata in un qualche corso di Yoga tantrico o meditazione zen…) Proprio il nonno Spartaco, unica figura paterna che Libera abbia mai conosciuto, le ha insegnato un giorno a riconoscere le piante e ad amare i fiori, trasferendole una passione che molti anni dopo ha saputo trasformare in un vero e proprio mestiere. Ritagliandosi, infatti, un piccolo laboratorio sul retro della abitazione, gioioso angolo verde tutto per lei, Libera, riesce a mettere da parte qualche spicciolo x sopravvivere creando deliziosi bouquet che le hanno fatto guadagnare riconoscimenti da giovani e trendy sposine milanesi e tanti clienti in poco tempo. La narrazione parte con la comparsa,in una grigia mattina milanese, di Rosalia Minardi che bussa insistentemente alla porta del casello: questa donnina eternamente a lutto, piccola di statura e dai modi spicci, chiede di riaprire un caso, quello della scomparsa misteriosa della figlia Carmen, avvenuta 26 anni prima, per colmare l'enorme vuoto che anima le sue giornate. Rosalia confida e spera in Vittoria e nella sua sensibilità di donna, oltre che di poliziotta. Purtroppo quest'ultima non mostra affatto interesse per l’argomento, presa com'è da casi scottanti di rapinatori di bancomat e criminali in carne ed ossa. Qui entra in scena la curiosità sfrontata della nonna Iole e la estrema sensibilità di Libera che, messe a conoscenza attraverso il racconto di Rosalia, della storia di Carmen, si mettono dei panni di questa madre che ha perso, oltre alla figlia, anche la voglia di vivere e si trascina avanti con l’unico obiettivo rimastole: mettere a posto le cose e sapere se la figlia è ancora viva in qualche posto nel mondo o se deve rassegnarsi definitivamente e piangere la sua scomparsa. In un caldo giorno di agosto Carmen, una ragazza acqua e sapone originaria del sud Italia, sparisce e tutti i sospetti ricadono naturalmente sull'allora promesso sposo Manuel che subisce un processo dal quale riesce ad uscire indenne grazie alla testimonianza di una biondina un pò svampita con cui aveva intrapreso nel frattempo una liason..Libera e Iole si infilano così nei panni di moderne Miss Marple "de noartri" e tra parrucche, goffi pedinamenti e interviste riescono a ricucire strappi vecchi 26 anni! L’epilogo, inaspettato e sorprendente, lascia aperte molte porte per i romanzi che verranno (spero tanti!!) Mi é piaciuto molto, moltissimo questo romanzo un po' giallo, un po' noir, un po’ romantico, scritto dalla delicata penna di Rosa Teruzzi che ha saputo caratterizzare bene i suoi personaggi, regalandomi chicche di simpatia grazie a quella svergognata di Iole,( il personaggio più simpatico per me!) che alla soglia dei 70 anni si porta gli amanti in casa e rimbrotta la figlia, che invece conduce una esistenza morigerata, sebbene abbia vari pretendenti che la corteggiano con discrezione. Ho apprezzato anche la descrizione di Carmen, protagonista “assente”, che non viene dipinta con i soliti clichè della tipica ragazza del sud, con i baffi e la gonna sotto il ginocchio (per fortuna!!) e che nasconde, invece, sotto l’apparente aria seria da maestrina, una passione ed una voglia di amore che la spinge a compiere azioni impensabili. Interessanti anche alcune figure marginali come quella del giornalista Cagnaccio, che insieme alla sua migliore stagista, “la smilza”, donano un contributo importante alle indagini sgangherate di Iole e Libera. Ho trovato originale anche la scelta di un argomento assolutamente attuale, come quello della violenza sulle donne: fa riflettere il fatto che la scomparsa di Carmen, rifacendosi probabilmente a fatti di cronaca “famosi”, sia collocata 26 anni fa… quasi come se l’autrice volesse sottolineare quanto nulla sia cambiato in tutti questi anni, visto che ancora oggi, nonostante il progresso, giornali e tv sono pieni di fatti simili a quelli narrati! Infine, consiglio questo libro non solo agli appassionati del genere poliziesco ma più in generale un po’ a tutti, perché la leggerezza della scrittura della Teruzzi saprà far breccia nei cuori anche dei più scettici!! Non vedo l’ora di leggere le altre avventure di queste fantastiche donne!!!
Questo romanzo mi è piaciuto davvero molto, non tanto per quanto riguarda il mistero che le protagoniste cercano di risolvere, ma per l'evoluzione che c'è in esse. Le protagoniste di questa storia, tutta al femminile, sono Libera, sua figlia Vittoria e sua madre Iole. La loro è una famiglia fuori dal comune, non tanto per essere composta da solo donne, ma per il temperamento della nonna ed il ruolo di madre-figlia che sembra quasi essere invertito. Iole è sicuramente il mio personaggio preferito, una signora ormai un po' in là con gli anni ma che non rinuncia a niente, che vive la vita con brio, gioia, vitalità, un po' di follia, come se fosse ancora una ragazzina, ed è spesso impertinente e senza filtri. Grazie a lei la parte "più seria" del romanzo viene un pochino smorzata e porta quella giusta allegria che si sposa perfettamente con la storia raccontata che invece nasconde tanta sofferenza. E' soprattutto lei a dare vitalità alla storia, trascinando sempre la figlia Libera in avventure strampalate, ed anche un po' pericolose, ma che a lei fanno brillare gli occhi ed, un po' come che si si trasformasse nella signora in giallo, è pronta ad indagare per scoprire la verità travestendosi ed andando in giro a fare domande. Una delle cose che fino a subito mi hanno conquistata, oltre alle protagoniste, è sicuramente l'ambientazione nella mia Milano, descritta perfettamente dall'autrice in tutte le sue sfumature, ed il fatto di conoscere ed aver visto i luoghi di cui viene raccontato mi ha reso semplicissimo immergermi nella storia ma, soprattutto, mi ha coinvolto, catturato e trascinato insieme a Iole e Libera nelle loro pazzie.
Uno dei messaggi più belli che penso volesse dare l'autrice, o perlomeno che io ho percepito, è il non voler etichettare le persone per la loro età e ruolo; infatti Iole, che dovrebbe essere appunto la nonna, persona che solitamente immaginiamo premurosa, all'antica e casalinga, è in realtà una signora tutto pepe che ne combina di tutti i colori e che porta i suoi amanti a casa di nascosto come se fosse un adolescente. La figlia Libera, al contrario, è molto posata, chiusa in se stessa e si nasconde dietro le sue quattro mura ed il suo lavoro per non affrontare i suoi fantasmi.
Durante lo scorrere delle pagine c'è un grande cambiamento in Libera, che di libera porta solo il nome. Da quando il marito è morto si è solo è limitata a sopravvivere, ad arrancare per crescere una figlia da sola. Dopo tutto quello che le succede, ed alcuni incontri che la portano a riflettere su quanto a volte la vita duri troppo poco e in un soffio vola via, facendoci pentire di aver rinunciato a tante cose, troppe, solo per paura.
Il personaggio di Vittoria è quello che resta un po' più in disparte, sullo sfondo, e mi è dispiaciuto che non sia stato approfondito tanto quanto quello delle altre due protagoniste ma spero che venga fatto nei volumi seguenti. Ci sono parecchie cose sulla sua persona e sulla sua vita che sono state un po' accennate, ma che non vengono svelate, e sono molto curiosa di scoprire cosa ci riserverà il prossimo volume, soprattutto anche per come si conclude questo romanzo. Il finale infatti, nonostante l'indagine si è conclusa, è molto aperto, perché succede qualcosa che inevitabilmente porterà un cambiamento nella vita delle protagoniste.
Lo stile dell'autrice è molto curato, peculiare e coinvolgente, le descrizioni mi sono piaciute moltissimo, perché sono ricche ma mai troppo pesanti, l'autrice in poche parole riesce sempre a cogliere l'essenza dei luoghi, piuttosto che degli stati d'animo, facendo immergere completamente il lettore nella storia. Un romanzo davvero molto bello, che racconta di legami, di famiglia e amore con un pizzico di giallo a movimentare un po' la storia che io vi consiglio.