La materia è intelligente. Solitamente pensiamo i materiali che ci circondano come semplici strumenti, passivi e incapaci di interagire con l’ambiente in modo complesso, ma a ben guardare non è affatto così. Numerosi materiali sono in grado di adattarsi agli stimoli che ricevono, di assemblarsi e ripararsi in autonomia e, in alcuni casi, di conservare una memoria del proprio passato. L’intelligenza di questi materiali è, naturalmente, tutt’altra cosa rispetto all’intelligenza umana: se la nostra concezione convenzionale di ‘intelligenza’ è essenzialmente basata su sistemi centralizzati di controllo come il cervello, un materiale possiede un’intelligenza diffusa in tutte le parti che lo compongono. È evidente che questa consapevolezza può cambiare profondamente l’approccio che abbiamo alla scienza e alla tecnologia, e forse anche alla vita stesssa. Davanti alle sfide tecnologiche e sociali che ci aspettano, la capacità di ripensare i materiali come una parte attiva della nostra vita e della nostra cultura, sfruttando la loro capacità di interagire in modo intelligente con il proprio ambiente, potrebbe essere la chiave per il futuro della nostra specie.
Leggevo tempo fa che la differenza che c'è tra vivente e non vivente sta nella diversa organizzazione della materia. Il discrimine tra le due forme di aggregazione sta diventando sempre più labile. Lo stesso concetto di pensiero non è solo imputabile a forme strutturali gerarchiche, ma a disposizioni "pensanti" più diffuse e periferiche. Molto rilievo si dà alle "relazioni" tra questi mondi apparentemente diversi, così come nella fisica subatomica la materia è trascurabile rispetto alle forze che la organizzano.
Volevo approfondire questi concetti e, casualmente, questo libro mi ha trovata.
Non è solo un trattato scientifico tecnologico, ma attinge nel profondo a un'antropologia antica, mitologica, che dà peso a una visione permeabile, contro quella che per secoli ha, invece, distinto nettamente le categorie di appartenenza, impedendo le contaminazioni, come la stessa pretesa che il modello antropomorfo fosse quello perfetto.
Faccio i complimenti all'autrice per la chiarezza, la competenza e l'intelligenza con la quale ha trattato gli argomenti. Davvero brava.
Uno de los mejores libros de la filosofía de la técnica contemporánea. La tesis (que las definiciones "clásicas" de la inteligencia y la vida son limitadas, y pueden ampliarse para incluir toda una serie de materiales que inciden en nuestra vida) es innovadora. La argumentación es a la vez clara e inteligente, sencilla pero rupturista. En síntesis, un libro imprescindible que amplía el paradigma de los nuevos materialismos, partiendo de las ideas de Barad y Haraway y llevándolas, a partir de la experiencia de la autora con la ciencia de los materiales, a un nuevo alcance.
Ripensare i materiali vuol dire partire dal concetto di interfaccia e rendersi conto che quello che abbiamo intorno non è un insieme di oggetti o di materia ma un insieme di relazioni. Come unire chimica, fisica e mitologia riuscendo a creare un approccio che si rivela utile e va ben oltre il solito alla scienza dei materiali.
Corto, inteligente y oportuno. Como química e investigadora en el campo de los nanomateriales, Laura Tripaldi muestra el complejo entrelazamiento de la inteligencia de la materia con la nuestra, con ayuda de alegorías mitológicas legendarias y del estudio los organismos bizarros como arañas, pulpos o mohos. Hibrida literatura, biología, física, filosofía y ciencia de los materiales en un texto muy accesible para profanos. A mi juicio, todo lo que sintetiza es fascinante: interfaces que recuerdan y dialogan con el ambiente, tecnologías cada vez más blandas y flexibles, materiales histeréticos que reorganizan su estructura dependiendo de su memoria, soft robots capaces de pensar con la forma... vamos, que cuanto más leía, más que acordaba de las criaturas amorfas de las películas de Denis Villeneuve. Gracias a las variadas teorías interdisciplinarias que toca, a los objetos nanométricos que analiza —y a esos esquemáticos dibujetes que jalonan el texto—, amplía significados para vocablos como tenacidad, espontaneidad y complejidad, de forma que se entiende mejor el sentido de cómo el concepto de vida es también ampliable a las máquinas, de por qué el todo es más que la suma de sus partes, y de cuándo, por ejemplo, acabaremos construyendo casas fluidas y ciudades capaces de desarmarse y desaparecer.
Questo "Menti Parallele. Scoprire l'intelligenza dei materiali" di Laura Tripaldi per Effequ, nella splendida collana Saggi POP, è una boccata d'aria. Una rassegna all'insegna della complessità su tanti problemi legati alle nanotecnologie e alla scienza dei materiali. Sarò costretto a leggere tutta la bibliografia.
"Se per molto tempo ha predominato la convinzione che l'essere umano detenesse una sorta di monopolio sull'intelligenza, questo nuovo sguardo scientifico ci ha permesso di scoprire che non soltanto gli animali più vicini a noi, come i mammiferi, ma anche gli organismi invertebrati, le piante e i funghi sono, in realtà, soggetti al centro di un ricchissimo universo percettivo e relazionale, che mette radicalmente in discussione la nostra idea di che cos'è una mente."
"Quello che mi ha sempre affascinata della sintesi chimica è che il processo di sintesi [...] è [...] discorsivo: il materiale che viene studiato partecipa attivamente al momento conoscitivo, entra in relazione con la scienza che lo studia e, nello spazio fecondo di questa interfaccia, contribuisce a produrre qualcosa di nuovo."
"Ripensare la tecnologia in termini soft è una sfida tecnica quanto una sfida culturale, che possiamo affrontare soltanto sviluppando una visione integrata della tecnologia e del suo ruolo all'interno della nostra vita."
"Per Searle l'intelligenza è esclusivamente un problema di hardware."
"La risposta al famoso paradosso di Fermi, che si interroga sulle ragioni per cui non abbiamo ancora trovato tracce di vita al di fuori del nostro pianeta, potrebbe trovarsi proprio nel fatto che non abbiamo ancora imparato a riconoscere forme di vita davvero diverse dalla nostra."
Más cerca de la disertación conceptual científica que del texto crítico al que caja negra nos tiene acostumbrados. Creo que es importante el rigor y los varios ejemplos que curten el posicionamiento de este libro. Se siente más como un punto de partida para nuevos proyectos, una invitación muy buena y clara que suma un imaginario para quienes de química y nanomateriales tenemos poca o ninguna idea. El tipo abordaje interdisciplinar es de aplaudir, y en esta época muy necesario. Me sorprende un poco que no se haya mencionado a Spinoza en ningún momento, y creo que es prueba de que a pesar de que atraviesa con ligereza los saberes de las humanidades y las ciencias en un ejercicio de escritura interdisciplinar, se aleja de una pretensión filosófica al decantarse más por la conceptualización científica. Es claro que el texto a nivel filosófico es muy provocador y me da la impresión de que es lo que pide a gritos aunque se aleje de un enfoque de ese tipo, eso hizo que por momentos me aburriera un poco, sobretodo cuando las conexiones que se pueden establecer son tan seductoras.
"El hilo de Ariadna, una tecnología muy humilde si se la compara con la refinada ingeniería de las salas de Ícaro o con la espada de bronce centellante de Teseo, escondo una sutil forma de inteligencia: plegándose y adaptándose a las tortuosas curvas del laberinto, deslizándose sigilosamente en paralelos a sus muros, se entrelaza con la mente del ser humano que lo explora y le permite recordar su camino. Este antiguo relato nos recuerda que la única vía de salida del problema de nuestra relación con la tecnología es la vía que lo atraviesa: las tecnologías que nos lleven fuera del laberinto serán más parecidas al hilo de Ariadna que a las salas de Ícaro, tal vez más humildes y menos ambiciosas, pero más astutas, flexibles y capaces de relacionarse con la complejidad de la realidad en la que vivimos".
La materia è intelligente. Solitamente pensiamo i materiali che ci circondano come semplici strumenti, passivi e incapaci di interagire con l'ambiente in modo complesso, ma a ben guardare non è affatto così. L'intelligenza di questi materiali è, naturalmente, tutt'altra cosa rispetto all'intelligenza umana: se la nostra concezione convenzionale di "intelligenza" è essenzialmente basata su sistemi centralizzati di controllo come il cervello, un materiale possiede un'intelligenza diffusa in tutte le parti che lo compongono. È evidente che questa consapevolezza può cambiare profondamente l'approccio che abbiamo alla scienza e alla tecnologia, e forse anche alla vita stessa.
Credere che il femminismo si limiti ad affrontare le questioni di genere non è solo mortalmente noioso, ma anche un modo profondamente limitato di approcciare l’argomento.
O per meglio dire: credere che le questioni di genere siano un tema che riguarda solo le interazioni umane è ingenuo, per non dire ghettizzante. Il femminismo è una lente con cui guardare il mondo e reimmaginare l’universo, la natura, la scienza e la tecnologia. Lo hanno dimostrato, e continuano a farlo, decine di studiose e scienziate nei campi più disparati e con risultati sempre più incoraggianti. Lo fa anche Laura Tripaldi, studiosa di nanotecnologia, in questo agevole saggio sull’intelligenza dei materiali. Lo fa mescolando dati scientifici e cenni storici, mitologia, letteratura e cultura pop, spaziando tra chimica e biologia, cibernetica e astrofisica. Insomma, l'argomento sembra tosto, ma è alla portata di tutti.
Nella sua Introduzione alla psicanalisi, il sempre simpaticissimo e per nulla misogino Sigmund Freud scriveva, testualmente:
«Si dice che le donne abbiano fornito pochi contributi alle scoperte e alle invenzioni della storia della civiltà, eppure c’è forse una tecnica che esse hanno inventato: quella dell’intrecciare e del tessere. Se così fosse, viene spontaneo (sic) tentare di indovinare il motivo inconscio di questa riuscita. La natura stessa sembra avere offerto il modello da imitare, facendo crescere, con la maturità sessuale, il pelo pubico che ricopre il genitale.»
Perché notoriamente gli uomini non hanno peli pubici. Vabbè.
Tuttavia, il punto è un altro: attribuire alle donne quello che viene ritenuto un apporto minore all’avanzamento della società in quanto scienza “soft”, non aggressiva e che non ha collaborato attivamente al soggiogamento della natura al volere dell’uomo, è solo un esempio di come l’antropocentrismo millenario di cui è impregnata la nostra cultura sia cieco di fronte a tutto ciò che non rientra nei canoni prestabiliti di una visione maschile del mondo. Allo stesso modo, negare l’esistenza di un’intelligenza animale, vegetale (o, come in questo caso, dei materiali) è frutto di una visione cieca che ripudia tutto ciò che non è a misura d’uomo e che non può essere misurato secondo gli stessi parametri dell’intelletto umano.
Di letture su questo tema ce ne sono tante e io stessa ne devo macinare di chilometri. Non saprei dire se Menti Parallele sia il miglior punto di partenza possibile per esplorare questi temi ma, come spesso accade in questi casi, l’importante è cominciare.
(7/10) Es un ensayo científico-innovador a la altura de los tiempos que corren, para bien y para mal. Para bien, su talante feminista, ecologista radical, no-binario, interseccional e interdisciplinar. Para mal -en mi opinión- su simplificación epistemológica, su ingenuidad filosófica incluso (simplificando, por ejemplo, a Merleau-Ponty), y su carencia conceptual para lidiar exitosamente con una interrogación acerca de la división orgánico/inorgánico o mente/materia.
Si bien la dirección y la intención son buenas, apenas es capaz de sostener la existencia de "otras mentes" en la materia inorgánica o de la noción de "vida" en otros planetas. Lo dice, pero no puede sostenerlo y, por tanto, le queda un poco alucinado. Por suerte, por lo que leo, parece que el público es capaz de acoger con cierta "fe" sus indicaciones, lo que me alegra. Insisto que la dirección es buena.
Si por un lado, y de ahí que mi admirado Emanuele Coccia haya aplaudido este opúsculo, Tripaldi incide en un ánimo divulgativo galante y mimado, situando los interrogantes donde merecen, su estilo (¡falta metáfora linguística!), su universo cultural (!falta bagaje filosófico!) y sus herramientas son un tanto parcas. Sí, alude a Haraway y a Varela, a Wiener y a Bateson, y pone fascinantes ejemplos aquí y allá (las arañas, la copa de Licurgo...) pero no dejan de ser estímulos a los que falta más carne. Pese a ello, se disfruta y es un modo ameno y accesible de comenzar a repensar el pensamiento tecnocientífico. Divulgativo, incidimos, pero necesario. Es un principio.
No es Emanuele Coccia (lamentablemente, pues éste es más sugerente), ni Bruno Latour (más generalista) pero tampoco es Timoty Morton (quien es más profundo que Tripaldi, pero borrachísimo de retórica). Y, pese a ello, nuestra autora, al poner el dedo en la llaga, merece ser leída con atención. Además, prefiere ceñirse a ejemplos sólidos, sin caer en el delirio (como es el caso de Morton...).
Ahora bien, recordemos que son muchos los pensadores del siglo XX que, pese a su complejidad y pese a hablar desde fuera del ámbito tecnocientífico, han elaborado toda una conceptualización del límite y de las barreras cognitivas, que los hacen hoy muy necesarios para sostener la línea discursiva de este opúsculo: sí, Merleau-Ponty, pero también Spinoza, Bergson, Heidegger, Bachelard, Derridá, Guattari, Cimatti...por no hablar de un enorme conjunto de biólogos y filósofos de la biología (Anna Tsing, Evan Thompson, Merlin Sheldrake...) que Tripaldi, esperemos, lea pronto.
This book is mind boggling and I had a hard time wrapping my head around it.
from philosophy to technology to materials to history to science and back over and over and over.
A little bit cyclical. A little bit repetitive. Some interesting research. The perspective was very futuristic MIT biodesign-like. I was drawn in and yet I was left out in the dark. perhaps I need more of a solid foundation to understand this book.
The spiders and weaving and smart materials.
some notes:
a wider shift in consciousness from egocentric to ecocentric - humans as one of many species = symbiocene
if AI were a cephaloid 2019 chinese room argument - john searle
hysteresis spider silk chemistry physarum polycephallum smart material university of tokyo, soft robot, 2002 - hydrogels octobot - harvard, 2016 2021 university of california, new smart hydrogel (moves in reaction to light and thermal stimuli, self-sensing - produces a measurable electrical response to its movements) jian ping gong of hokkaido university - successfully synthesised hydrogel capable of increasing its mass and strength after being subjected to repeated mechanical stress i. muscles graphene
I think my eyes are opened. I think I must learn much more. The future is new materials. That is so cool.
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El libro explica las características de algunos materiales/seres vivos que son muy interesantes: telas de araña, mohos mucilaginosos ([[Physarum polycephalum - moho mucilaginoso]]), y los relaciona, de formas interesantes pero más o menos evidentes con pensamientos de los nuevos materialismos ([[Jane Bennett]], [[Donna Haraway]], [[Karen Barad]]) y otros lugares de la filosofía y la ciencia. Combina ideas de computación, [[materia vibrante]], tejidos, sistemas, complejidad, autopoiesis, etc. A mi juicio su mayor aportación es relacionar estos conceptos —que toma y entiende en las maneras típicas de la bibliografía que cita— con un breve y bien seleccionado compendio de descubrimientos actuales en biología, química y, sobre todo, ciencia de los materiales e ingeniería.
## Cosas sueltas
- [[Computación morfológica]] - [[2020 - Defining Lyfe in the Universe_ From Three Privileged Functions to Four Pillars - Stuart Bartlett, Michael L. Wong]] [lat](://bartlettDefiningLyfeUniverse2020) [zot](zotero://select/library/items/GQX57LGL)
24 10 29
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Parallel Minds pretends to be about smart materials but it gets more philosophical, going from discussing the materials themselves to spreading into discussing what intelligence is and what it really means for a thing to be alive. In some sense, it reminded me of Hacking the Code of Life: How Gene Editing Will Rewrite Our Futures if you don't read the blurb - it is about gene editing but more from the ethics and the legal point of view.
Parallel Minds, as many books like this, suffers form its lack of length. Some might call it economy but sometimes dwelling on an argument can bring it home easier.
Whatever the case, this book will make you think a bit more about your own nature and existence.
"La creencia fundamental de los metafísicos es la creencia en las antítesis de valores" Nietzsche, Más Allá del Bien y el Mal, 2
Tripaldi construye su argumento de abajo hacia arriba, presentándonos primero los ladrillos del edificio que pretende construir. Tripaldi carga en su argumento contra la oposición vivo-muerto. Alrededor de ese hilo argumentativo nos muestra ejemplos de propiedades que a menudo se asocian solo con los seres vivos aparecen también de cierta manera en el mundo inerte, que se revela así como algo más que un simple sujeto pasivo. Por el camino reflexiona sobre materiales, virus, sistemas complejos, tecnología y ciencia ficción. Siempre con precisión y claridad, aún con los temas más obtrusos. Muy recomendable.
A wonderful book about our relationship with technology and materials. Tripaldi asserts that our central, top-down intelligence has been much too arrogant to perceive the other kinds of intelligences around us, from spiders and octopi to certain materials capable of regenerating, responding to their environment, and even storing memory —all of which challenge us to think of reality as a network of agents in continual interaction, instead of inert materials which we can dominate and bend to our will (a timely critique against patriarchy).
Highly recommended as an approach to philosophy from chemistry (of all places!) and nanotechnology.
está brutal. Un libro serio sobre la posibilidad de inteligencias no humanas, presenta ejemplos operativos y hace genealogías científicas con mucho detalle (y mucha generosidad para quien no sabe nada de física o química). es un libro imprescindible para las investigacions en Artes que buscan seguir una pregunta por las relaciones y agencias más que humanas qué intervienen en un proceso artístico.
el final se siente un poco reiterativo, pero en general disfruté como nunca leer este libro.
Wonderful read! Could have been much longer, especially when engaging with chemistry as a subject. I have almost zero knowledge of the history and development of nanomaterials, which makes this book super appealing to me. It put forward nanomaterials as a foundation for rethinking our relation to the material world, bringing a new spin to a discourse that I almost forgot: new materialism.
a lovely collection of lyric thoughts on materials. Through storytelling using philosophy, literature and science to illustrate new perspectives from which the reader can consider new definitions of "consciousness", Laura Tripaldi draws on a deep scientific knowledge and pairs it with modern fables pulled from the western canon.
I'm not convinced by new materialism, but there's stuff to like here, and to build on for such a short text. For instance, polycephale might be a useful corrective to acephale. Plenty of provocation about how people conceptualize intelligence. We're on the same anti-cartesian side, but I remain unpersuaded.
Really wonderful look into how nanomaterials and the matter around us should cause us to re-evaluate our definitions of life and the organic. Enjoyable read, and well-written.
me ha vuelto a conectar con la carrera y me ha resuelto algunas dudas sobre cómo afrontar mi futuro ojalá lo hubiera leído en primero o segundo de carrera
este libro me ha cambiado entera, se viene nueva obsesión…el pensar con la forma, el ser en el mundo, el proyectar un futuro flexible, fluido, viscoso.
What if there was a way of creating new intelligent materials that's according with nature and with less effort? I find the premise of this book wholly absorbing. Like all good speculative non-fiction, Parallel Minds unfolds a space that allows one to dream and imagine the endless possibilities that lie in front of us; it doesn’t hesitate to revel at the mysteries of the world. I had a similar experience reading this as I did when I first read Michio Kaku’s Hyperspace: what makes reading both these books so engaging is that you can truly feel the passion behind the writer’s words; it’s not a boring, academic rundown of jargon, it is a book that really hopes to give everybody a chance to understand it and be engrossed by its ideas. In that sense it is fairly easy-to-follow even if you don’t know much about nanotechnology or chemistry.
At the core lie the following questions: what if we broadened our idea of what intelligence is? And what if it didn’t have to be technology versus nature? What if humankind dispensed with the sacred hierarchy of living things? All these questions are richly explored in very creative and distinct ways: making use of myth, then nerding out with a little bit of hard science, a few sprinkles of philosophy, and so on; it really deploys what we call lateral thinking in its approach, and it works so well because you really don’t know where the next chapter is going to take you, which is what keeps it so interesting throughout. She really does spin a web of ideas. On a bonus note, if you’re an avid science fiction fan, there’s definitely plenty of food for thought here.