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Unknown Binding
Stephen King sente l’urgenza di scrivere questo breve saggio contro l’utilizzo ormai fuori controllo delle armi da fuoco in America dopo il massacro alla Sandy Hook Elementary School nel 2012, in cui morirono 27 persone per mano di un ragazzo poco più che ventenne. King inizialmente critica fortemente il ruolo dei giornalisti durante questo tipo di stragi, che rispecchia sempre lo stesso teatrino mediatico che va concludersi con un’implacabile fine della notizia nel dimenticatoio. Inoltre, cosa ancora più falsa, sono sempre i media che provano a addossare la colpa al videogioco di turno, o al film appena uscito nelle sale, o al libro che pare ispirare tali stragi: ne sa bene qualcosa l’autore, che anni fa ha ritirato dal mercato Ossessione, proprio perché alcune stragi sembravano rispecchiare il modus operandi del protagonista. Intendiamoci, nessuno lo ha costretto a farlo, però la pressione mediatica è stata molto forte, tanto che King si è sentito moralmente in dovere di farlo, semplicemente perché convinto che anche la semplice empatia poteva portare ragazzi mentalmente instabili ad immedesimarsi con il protagonista e ad emularlo.
Le stragi in America sono sempre state accompagnate dalla solita polemica relativa all’utilizzo delle armi da fuoco. Immancabilmente si promettono misure restrittive, così da evitare il ripetersi di tali nefasti avvenimenti, ma alla fine non se ne fa mai nulla, semplicemente perché, oltre ad essere una gigantesca questione economica, è una questione puramente culturale: l’America è un paese fondato sulle armi, è inutile negarlo, e il Secondo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d’America, che garantisce appunto il diritto di possedere armi, rappresenta per il popolo americano un inno alla Libertà: togliete loro quel diritto e la gran parte dei cittadini americani comincerà a pensare che sia il primo passo verso l’instaurazione di una dittatura.
Prendiamo atto del fatto che King stesso possiede 3 armi per sua difesa personale. Quindi immaginiamoci che è contrario ad una politica più restrittiva sull’uso delle armi quante o quali ne possa possedere.
Proseguendo con il saggio King ci offre alcuni suggerimenti che potrebbero essere adottati per ridurre drasticamente gli incidenti con armi da fuoco: basterebbe, per esempio, un controllo più approfondito sui precedenti degli acquirenti, o sul loro stato di salute mentale, oppure, ancora meglio, basterebbe limitare la vendita di armi automatiche e di caricatori eccessivamente capienti: è davvero necessario comprare armi che sparano 30 proiettili senza bisogno di ricarica per difesa personale? Perché «Le automatiche e le semiautomatiche sono armi di distruzione di massa. Quando un folle decide di dichiarare guerra ai deboli e ai disarmati, finisce sempre per sceglierle».
Non lo si può negare, la facilità con cui si riesce a reperire un’arma automatica in America è un fattore che favorisce comportamenti criminali. Ne è un esempio l’Australia, che dopo l’ennesima strage ha deciso di applicare controlli più accurati sui possessori e ha diminuito gli incidenti del 60%.