Inevitabilmente datato, essendo una ricerca compiuta tra il 1969 e il 1970, ma ancora interessantissimo, non ultimo per presentare una perfetta istantanea di com'era una parte del nostro paese in quegli anni, e delle brutte situazioni che molti giovani stavano passando in un paese che cambiava ad una velocità impressionante ed era prossimo ad inserirsi in uno dei periodi più brutti della sua storia. E in tutto questo va ricordato che, nonostante la situazione apparisse già tragica, il vero e proprio boom dell'eroina era ancora lontano, seppur fossero già visibili le radici di quel fenomeno drammatico che piegò l'Italia tra la fine degli anni '70 e tutti gli anni '80. La ricerca, particolarmente professionale, è stata principalmente condotta sul campo, intervistando i ragazzi così come le loro famiglie e gli organi di competenza. Gli stupefacenti presi in esame sono principalmente eroina e cocaina, ma viene anche tenuto in conto l'effetto di molti farmaci e psicofarmaci utilizzati come stupefacenti (considerando che ufficialmente ancora in Italia, ci tengono a considerare i curatori, non erano considerati come tali dalla legge). Ogni sezione del libro si sofferma su ognuna delle dimensioni sociali e dei contesti della tossicodipendenza indagando come il nucleo famigliare, l'istituzione psichiatrica, medici in generale, la legge, i media e la politica si rapportassero col problema, facendo emergere come in realtà i contesti menzionati quasi sempre non facessero nulla per contrastare realmente il fenomeno ma che anzi lo aggravassero ulteriormente generando ulteriori problemi.
Nota personale: ho avuto un tuffo al cuore quando tra i ringraziamenti iniziali ai collaboratori e alle persone che hanno preso parte alla ricerca ho letto il nome di Eros Alesi. Chi si è addentrato almeno una volta nel sottobosco della controcultura beat italiana degli anni '60 è possibile che abbia già sentito parlare di questo giovanissimo poeta italiano, apparso spesso in diverse importanti antologie di poesie che purtroppo si suicidò poche settimane dopo la fine di questa ricerca.
Altrettanto affascinante ho trovato la postfazione in appendice di Pier Paolo Pasolini, che concesse il permesso di riportare in questa seconda edizione un suo articolo apparso originariamente sul Corriere della Sera all'uscita originale di questo libro, in cui veniva criticato pesantemente e che mostrava un Pasolini particolarmente arrabbiato, ancora più del solito (in cui inoltre, famigeratamente, si ebbero anche parole al vetriolo proprio nei confronti di Eros Alesi). Le critiche di Pasolini alla ricerca rientrano perfettamente nel pensiero dell'autore (ad esempio l'idea che l'utilizzo di droghe sia praticato da giovani poveri e della classe lavoratrice anche col fine, talvolta inconscio, di imitare i ricchi ragazzi borghesi in quanto la società moderna e capitalista li ha alienati e li ha reso quasi impossibile una vera forma di libertà e ribellione), risultando talvolta meno condivisibile che in altri punti, ma mostrandosi, come sempre, tristemente lucido nel vedere tendenze di cui ancora oggi stiamo pagando il prezzo. Toccante infine, quando Pasolini sottolinea quella che dovrebbe essere la centralità dell'empatia e dell'attenzione emotiva verso l'altro, la cui assenza rende le ricerche più fredde, impersonali e distanti, precludendo così ogni vera possibilità di soluzione del problema; conclusioni riprese coscienziosamente nell'altrettanto commovente riflessione finale di Cancrini sulle parole di Pasolini.