Alle Maldive le spiagge spariscono, a Miami si ricostruiscono le strade sollevate di un metro, la Louisiana sprofonda a vista d’occhio, in Franciacorta il vino diventa ogni anno più difficile da produrre, e mentre a Venezia l’acqua salata consuma un patrimonio artistico inestimabile, altre città si svuotano di automobili e si riempiono di animali. Negli ultimi dieci anni la crisi climatica è passata da essere un problema delle generazioni future a un’urgenza di quelle presenti. Eppure, nonostante il mondo in cui viviamo sia cambiato in modo inequivocabile e sia ormai lontano da quello in cui siamo cresciuti, noi continuiamo a vederlo inalterato. La colpa è dei tanti angoli ciechi che intralciano la nostra percezione della realtà. Questo libro va a cercare un nuovo sguardo nelle storie reali di persone già oggi costrette a misurarsi con un pianeta più caldo, esplorando allo stesso tempo le zavorre cognitive e culturali che rendono così difficile accettare il cambiamento in atto. Il risultato è un reportage narrativo che ci aiuta a vedere il nuovo mondo in cui stiamo imparando a vivere.
Fabio Deotto (1982) è scrittore e giornalista. Laureato in biotecnologie, scrive articoli e approfondimenti per riviste nazionali e internazionali, concentrandosi in particolare sull’intersezione tra scienza e cultura. Ha pubblicato i romanzi Condominio R39 (Einaudi, 2014) e Un attimo prima (Einaudi, 2017). Insegna scrittura creativa alla Scuola Holden di Torino. Vive e lavora a Milano.
“L’Altro Mondo” non parla solo di cambiamento climatico ma anche e soprattutto del modo che abbiamo di percepirlo. E’ un libro ne contiene due, presentati in alternanza: è un reportage che si sposta attraverso il globo per raccontare i luoghi dove la fine di un mondo è già avvenuta, per sottolineare come il suo manifestarsi sia invisibile, o molto più sottile e antispettacolare di come è stato presentato dalla cultura di massa ma non meno grave nelle conseguenze; e allo stesso tempo è un saggio sul funzionamento della nostra percezione, sulle narrazioni che ci sono state imposte e che continuiamo ad alimentare, una disamina dei meccanismi di difesa, delle fallacie e dei cortocircuiti cognitivi che ci impediscono di guardare la realtà per quello che è.
Nato da un esame di coscienza da parte dell’autore, è una lettura sempre lucida e mai disperante, che sceglie un punto di vista volutamente umano, quotidiano e anti-lirico. Individua le domande che dovremmo sempre farci di fronte a notizie allarmanti, dinieghi isterici, oscure proiezioni del nostro futuro e sopratutto sulle razionalizzazioni che usiamo per difenderci dalla paura e dall’angoscia; e, senza avere l’arroganza di suggerire un percorso, indica le riflessioni che dovrà fare la nostra civilizzazione se vuole equipaggiarsi (o forse, evolversi) contro la minaccia più urgente alla sua sopravvivenza.
Il lascito più sorprendente e prezioso che mi ha lasciato questo libro è una forma più sana di paura: non l’angoscia paralizzante di fronte a una confusione di emozioni e informazioni impossibili da organizzare, ma la preoccupazione lucida e adulta di fronte a un problema e a ciò che dobbiamo fare per risolverlo.
Il resoconto di un viaggio dalle Maldive alla Lapponia, da Miami Beach a New Orleans al Delta del Po’, per mostrare come il mondo in cui viviamo sia già cambiato e come in questo nuovo mondo ci stiamo già abituando a vivere. Nella forma è un libro ibrido, che mette assieme saggio narrativo, reportage, interviste, cenni storici, riflessioni (su urbanistica, gentrificazione, migrazioni, distorsioni cognitive…) e frammenti autobiografici. Al centro ci sono le conseguenze del cambiamento climatico (aumento della temperatura globale, innalzamento del livello delle acque, precipitazioni più intense e irregolari, disastri naturali), senza l’obiettivo di essere esaustivo e con la consapevolezza che non esistono soluzioni univoche e che è necessario inquadrare la realtà da diverse angolazioni. Ricco di informazioni, scritto con ritmo, abilità narrativa e capacità di argomentare. Su coordinate simili credo si muova Medusa. Storie dalla fine del mondo, che mi incuriosisce molto e spero di intascarmi a breve. Coinvolgente.
Verrebbe da dire che questo è il libro da leggere nell'estate 2021, oramai agli sgoccioli. Estremamente appassionante e vario, fonde saggio e reportage e racconta la crisi climatica analizzando ciò che accade nei luoghi dove il cambiamento è già estremamente impattante sul territorio. E' fondato su una solida bibliografia e funge anche da guida di lettura, volendo, di testi internazionali sul tema. Un aspetto particolarmente interessante è che analizza come la psicologia degli esseri umani, la nostra, tenda a non riconoscere il problema del climate change come qualcosa di estremamente urgente ma a metterlo in secondo piano: è un problema troppo grande (un iperoggetto, direbbe Morton), oppure lo percepiamo come qualcosa che accadrà, presto, modificherà le vite di molti, eccetto la nostra. Contiene tantissimi spunti di approfondimento, ha il pregio di riuscire a far convivere chiarezza, limpidezza e approfondimento; lo consiglierei a insegnanti e studenti.
Reportage di viaggio con storie di posti nel mondo che il riscaldamento climatico a lungo andare rovinerà. Il libro mi è piaciuto, in quanto ti fa conoscere varie parti del problema relativo al cambiamento climatico.
L’altro mondo mette in luce la cecità di noi esseri umani di fronte al cambiamento, siamo in grado di ignorare qualsiasi sconvolgimento. Crediamo che tutto si possa sistemare all’ultimo minuto, nascondendo il sintomo senza mai citare la malattia. Una lettura piacevole su un argomento tragico come la crisi climatica, attraverso le parole di chi sta cercando di cambiare le cose nei luoghi più colpiti da questa crisi.
Qual è la forma più alta di gratitudine che si può maturare verso un prodotto culturale, se non quella di averci non solo arricchito con nuovi sguardi, ma anche di aver dotato il nostro, di sguardo, di nuovi strumenti di interpretazione del reale? Un libro necessario, ora più che mai.
"Il mondo è circondato da un abisso sempre più stretto, e noi ci sediamo sul bordo a pescare."
Lettura interessante e illuminante nelle intenzioni dell'autore, chiare, esplicitate e reiterate: rendere visibili gli effetti del cambiamento climatico, provare a scardinare i nostri schemi mentali per colpa dei quali vediamo solo quello che ci aspettiamo di vedere, acquisire consapevolezza e agire per preservare l'ambiente attraverso un'indispensabile revisione delle priorità (il profitto a breve termine non può essere il criterio principale con cui prendere decisioni).
Non sono completamente d'accordo sugli schemi mentali di cui sopra (soprattutto sull'esempio della ciminiera nel dipinto di Seurat) e ho trovato un po' troppa retorica e frasi fatte; inoltre corredare il libro di qualche foto dei luoghi visitati sarebbe stata una bella idea.
Al netto di alcune cose che non mi sono piaciute particolarmente, ho apprezzato questo libro perché ho imparato cose che non conoscevo e in effetti è stato di stimolo ad una riflessione e ad una maggiore apertura mentale, quindi lo consiglio. Giusto pure il prezzo, secondo me.
Il libro è del giornalista Fabio Deotto, laureato in biotecnologie, e si intitola "L’altro mondo. La vita in un pianeta che cambia" (Bompiani, 2021).
Muovendosi da un luogo all’altro del globo, l’Autore racconta una serie di fenomeni riconducibili al cambiamento climatico, dalla scomparsa delle isole nel Pacifico alle nuove infrastrutture realizzate in città come Miami, per contrastare l’innalzamento del livello delle acque.
Oltre a descrivere queste situazioni, Deotto approfondisce la percezione del singolo rispetto al problema, analizzando i bias di conferma che ci impediscono di prendere sul serio un cambiamento in atto.
Un “viaggio” a tappe tra alcuni dei posti in cui è possibile vedere gli effetti della crisi climatica. Racconti e storie dei luoghi interessanti e affascinanti, Deotto è riuscito a scrivere una sorta di diario di viaggio scorrevole ed educativo. Consiglio la lettura a chi volesse sapere come la crisi climatica stia cambiando le Maldive, Miami, la Franciacorta e gli altri posti in cui l’autore è stato.
Ho trovato questa lettura decisamente affascinante e sicuramente interessante. È un libro di viaggio, ma anche di divulgazione scientifica (adatto anche a chi sa già qualcosa della situazione). Lo scrittore scrive in maniera molto scorrevole e le pagine fluiscono rapide senza accorgersene. Bilanciata la profondità espositiva con la progressione della storia.
Sicuramente è un libro che mi sento di consigliare, probabilmente leggerò altre opere dello stesso scrittore.
Il libro è un (necessario) reportage o racconto di viaggio sull'emergenza climatica. Fabio Deotto prova a fare percepire il pericolo attraverso un racconto dettagliato e personale, ma con tensioni didattiche e pedagogiche; perché i cambiamenti sono in atto e per agire è necessario rendersene conto.
Carina l’idea del reportage in stile “diario di viaggio”, ho trovato diversi punti riflessivi, ma nulla di nuovo rispetto ad altre letture già affrontate. E soprattutto nessuno spunto finale su “miglioramenti” che, dopo tutto quello riportato, si potrebbero effettuare.
Stupendo, chiaro e conciso. Deotto è in grado di spiegare la drammatica situazione in cui ci troviamo con parole semplici e dirette che fanno capire la tragicità del momento a chiunque. Un libro da leggere!
Sebbene l'argomento trattato sia molto interessante il libro mi ha preso abbastanza poco. Razionalmente mi rendo conto che non è male (ben scritto, fruibile, molto chiaro), però non sono riuscita a entrare in sintonia. In ogni caso vale la pena leggerlo se si è interessati ad argomenti ambientali.
Anni fa si parlava di crisi climatica, oggi si parala di emergenza. Siamo giunti a un punto di non ritorno, il mondo che abbiamo conosciuto presto non esisterà più (o forse non esiste già più). Questo è accaduto perché abbiamo percepito il riscaldamento globale come un fenomeno distante da noi. Lo psicologo Daniel Gilbert sostiene che nell’essere umano scatta un campanello d’allarme solo quando la minaccia che si trovia davanti è personale (lo riguarda direttamente), immorale (non la accetta), attuale (avviene qui e ora e non in un lontano futuro). E se davvero Gilbert ha ragione, allora il cambiamento climatico non tocca nessuno di questi tasti. Fabio Deotto non propone soluzioni ma nuovi schemi di pensiero, ci insegna che più che ostinarci ad adattare il nuovo mondo a nostra misura forse dovremmo, per una volta, cambiare noi. Rimodulare la nostra pretesa di stanzialità, il nostro bisogno di autocontrollo, la nostra abitudine a utilizzare denaro e profitto come unici parametri di scelta, aggiornare la narrazione a cui ci affidiamo cominciando a decostruire quella che ci contamina lo sguardo.