Anna ha tutto: un buon lavoro, una famiglia amorevole, una bella casa con un giardino dove sua figlia Andrea gioca serenamente e osserva curiosa qualche ape superstite. Leonard vuole diventare giornalista, ma vive chiuso nella bolla del suo lussuoso appartamento in un quartiere elitario.
La loro è una vita perfetta, almeno fino a quando un nemico sconosciuto si rivela con un attacco hacker che getta nel pericolo l’intero paese: è l’inizio della guerra, un concetto ormai quasi dimenticato dalla società. Reclutata insieme a tutta la popolazione adulta, Anna finisce nei centri di mobilitazione allestiti dagli alleati per formare un nuovo esercito. La piccola Andrea sfugge all’arruolamento, ma deve sopravvivere nascosta in casa insieme alla nonna. E intanto Leonard scopre che il privilegio non vale nulla senza la conoscenza.
Anna, Andrea e Leonard vivevano a loro insaputa in un’epoca che ha rinunciato alla propria memoria storica, e devono trovare nei legami con il passato e nelle persone che amano la forza per lottare, così da costruire un mondo in cui le api vivono ancora.
Oggi vi parlo di "Non muoiono le api", romanzo distopico scritto da Natalia Guerrieri.
Ci troviamo in un futuro non lontano dal nostro presente, le vicende si svolgono all'interno di una nazione sconosciuta. La vita dei suoi abitanti è gestita interamente dal software Nuvola che ne cura i bisogni, l'educazione, il lavoro e gli svaghi. Tutte le informazioni sono filtrate, l'accesso a notizie scomode viene impedito e la ricerca storica limitata. I benefici sociali di questo "paradiso" digitale non sono alla portata di tutti, bensì ne possono usufruire solo i cittadini comunitari. Immigrati ed extracomunitari, non avendo i soldi necessari per acquistare la cittadinanza, dispongono solo di un pacchetto base sufficiente a sopravvivere. Una bolla "perfetta" che scoppia quando una nuova guerra si profila all'orizzonte.
"Non muoiono le api" è un libro attuale, tragicamente attuale. La storia è ciclica e si ripete nella sua brutalità; ciò che abbiamo promesso di non rifare e ciò che ci siamo detti non accadrà più si ripropone sistematicamente. Questa è la storia di una nazione accecata dal lusso, convinta di avere tutto nella sua ignoranza, convinta di vivere bene in un sistema contraddittorio e oppressivo, libera ma incatenata. Un castello di carta destinato a crollare al primo alito di vento. Un popolo prima re e ora schiavo, incapace di comprendere e contestualizzare cosa sta accadendo, incapace di reagire. Le conseguenze sono tanto ovvie quanto feroci: deportazioni di massa, recisione dei legami familiari, annientamento dell'identità, perdita di empatia, sfruttamento, tortura, omicidio indiscriminato.
Attraverso le voci uniche e indimenticabili di Anna, Andrea e Leonard, Natalia Guerrieri dipinge un futuro che rispecchia la nostra epoca e il processo irreversibile che ci porterà alla rovina. Nel buio risplende una flebile speranza, una luce tenue che sta a noi saper cogliere e seguire nella riscoperta delle relazioni umane, della memoria storica e della natura.
Una storia evocativa e poetica. Una storia di lotta, ribellione e libertà. Una storia da leggere.
Tre punti di vista in prima persona caratterizzati per linguaggio e filtro sulla realtà e di questi una bambina di cinque anni credibile. Direi che già solo per questo l'autrice si meriterebbe il mio entusiasmo, ma c'è molto di più. Sprofondiamo nell'angoscia con i personaggi, nel loro inferno e nella loro lotta per essere di nuovo umani. I capitoli trascinano uno dietro l'altro, colmano di desiderio di sapere e di vera empatia. Questa è fantascienza come deve essere, quella che riflette sul nostro presente e ci mostra un futuro che è solo a un passo.
Che bello questo esordio, che si fa veramente fatica a considerarlo tale. Una storia attuale e distopica, che sintetizza in maniera geniale gli eventi di ieri e di oggi, dai campi di lavoro/sterminio al CoVid.
Alcune impressioni di lettura che ho preso mentre leggevo:
-Il libro si mangia, si legge a botte di 80 pagine senza annoiarsi o stancarsi.
-Di solito quando ci sono più linee narrative ce n’è sempre una un po’ noiosa, che uno salterebbe a piè pari. Qui no: sono tutte interessantissime (avrei scritto piacevoli ma visto il tema…)
-Belli e credibili i dialoghi, soprattutto quelli tra Andrea e la mamma, con il nasino piccolo e la faccia gigantesca. Aggiungo: finalmente una bambina che non parla come una deficiente!
-Ogni capitolo ha una sua ragione d’essere, non c’è neanche un riempitivo.
Una realtà distopica, ma molto più vicina di quanto possiamo immaginare, famiglie che vivono chiuse in casa, senza nessun contatto con gli altri, che escono solo per andare a fare la spesa e che fanno tutto attraverso i phones e un server che si chiama Nuvola, che gestisce tutto. Perdono il contatto con la realtà, perdono i ricordi cartacei, a parte quelli caricati sul cloud, perdono l'abitudine a scrivere, a leggere libri. Finchè un bel giorno, dopo le minacce di un fantomatico nemico, Nuvola viene spenta ed ecco che i protagonisti di questa storia, una donna, un ragazzo e una bambina di 5 anni si ritrovano a fare i conti con una realtà che non hanno mai conosciuto. Una lettura che mi ha incantato e che mi ha dato da pensare, perchè mi rendo conto che quello delineato dall'autrice altro non è se non il nostro presente e noi tutti dovremmo davvero fare qualcosa di concreto per avviare un'inversione di tendenza, se non si vuole andare incontro ad un futuro davvero triste.
[3.75] Premesse distopiche interessanti che perdono di efficacia in una sezione centrale fin troppo estesa e diluita negli eventi; l'altro problema è che di tre pov ho finito per apprezzarne appieno solo uno, quello di Andrea, bimba scritta divinamente (come il resto del libro), mentre sua madre e Leonard non mi hanno convinta appieno. Quest'ultimo serve quasi solo a generare spiegoni sul mondo che non erano necessari (il worldbuilding è vago e sfumato proprio per necessità di trama), mentre Anna finisce per divenire ridonante nel voler restituire una vita disumana. Per gusto personale avrei eliminato l'elemento fantasy della storia, ma non risulta eccessivamente stonato nel contesto. Comunque nel complesso una lettura di tutto rispetto!
Romanzo distopico a metà tra Cecità e un episodio di Black Mirror impreziosito da uno stile di scrittura asciutto ma capace di lirismo. Davvero una bellissima scoperta.
Mi trovo combattuto nello scrivere questa recensione. Per alcuni aspetti funziona molto bene, per altri non va a fondo quando dovrebbe e soffre di alcune mancanze che ho sentito impattare nell'esperienza di lettura.
Il primo atto ci introduce il mondo narrativo, un futuro distopico molto vicino al nostro, concreto e reale, dove sentiamo i rimandi del Covid e una sempre più costante pervasione della sfera digitale. In Non muoiono le api tutta la vita, sociale e lavorativa, degli individui passa attraverso Nuvola, un equivalente di Internet dove l'IoT è pervasivo, gestito dalle compagnie. Una realtà cyberpunk dietro l'angolo, basata sullo sfruttamento di immigrati per consentire ai cittadini ricchi la loro vita d'isolamento nelle loro gabbie dorate. Lo status quo iniziale viene descritto egregiamente, è pulsante nella sua cruda realtà, così vicino che possiamo intravederlo appena oltre l'orizzonte del domani. Ci viene presentata una realtà distopica assolutamente plausibile, vera. Vicina. Una rappresentazione di quelle belle, che alimentano l'odio di classe.
Stilisticamente è scritto molto bene, con tre punti di vista focalizzati e ben caratterizzati. Particolarità i capitoli estremamente brevi, che se da una parte si lasciano divorare, dall'altra alla lunga stancano, in quanto in una mezzora di lettura si leggono anche una quindicina di capitoli.
Globalmente è un libro che mi è piaciuto, ha saputo emozionarmi sul lato umano (dolcissima in particolare la relazione tra Andrea e la nonna), e porta con sé un forte carico di speranza e di bellezza. Ma il mondo dell'ambientazione, entrando nel secondo atto, si perde in una vaghezza e un senso di straniamento che a fatica regge la trama, le premesse del primo atto si perdono. Per lasciare spazio ad altro, ai temi relazionali, è vero, ma resta un peccato perchè l'intero mondo perde di consistenza.
A seguire spoiler
Un elemento che non ho apprezzato per come è stato gestito è quello legato alle luci, al sovrannaturale. Introdotto soltanto a metà libro, mi ha fatto storcere il naso. Nonostante ne riconosca il valore poetico e umano che rappresenta, l'ho trovato fuori tono. O troppo presente e "reale" nella storia per essere soltanto un (bellissimo) riferimento simbolico o appena accennato e trattato con leggerezza per essere una delle chiavi di volta della risoluzione del romanzo.
Sull'ambientazione, da quando i server di Nuvola vanno down le promesse che avevo trovato nel primo atto si perdono, ed è come se iniziasse completamente un libro diverso, con altri presupposti tra cui il gia citato sovrannaturale. Il discorso degli hacker che minano l'illusione di prosperità iniziale si perde completamente, ridotto a pretesto esterno che mette in moto gli eventi.
Ho fatto davvero fatica a capire il mondo e le sue dinamiche che stavo leggendo. Ok che i pov dentro la storia non lo sanno, perchè hanno perso il contatto con il loro passato e non hanno idea di cosa stia succedendo, ma io come lettore grazie al cielo il contatto con il passato e il contesto ce l'ho, i riferimenti li colgo e per tutta la storia ho avuto la sensazione che tutta la vicenda legata ai centri di detenzione fosse posticcia, fine a se stessa, un gigantesco "ok ma che senso ha sta roba?". Una sorta di impalcatura di violenza e annichilimento umano volto più ad esigenze di trama che di utilità vera e propria. Sì, alla fine lo spiegano il "grande piano" degli alleati ma non toglie l'idea che sia tutto privo di senso, di metodo, e di finalità reale. Considerato poi come va a finire il tutto. Sti fantomatici alleati poi vengono dipinti in un modo atroce, si comportano peggio e poi... finisce in niente, non riescono a mantenere alcun controllo, si coltivano in seno una resistenza che non sono in grado ne di riconoscere ne di combattere. Il tutto per... le luci? Che uniscono le persone? Bello, poetico, ma un po' troppo irrealistico <:D I richiami al nazismo, alla macchina dello sterminio, alla resistenza ma anche alla grande marcia di rientro (penso a Levi ne La Tregua) ci sono, ma sembra tutto... quasi di plastica. Vengono presentati e visti dai personaggi come il cattivo definitivo, il nazista ai tempi delle megacorp, ma poi fanno la figura dei completi e perfetti coglioni. Anche la prima volta che la resistenza libera i prigionieri dal campo, questi non fanno una piega. Non una retata, una reazione, una caccia all'uomo, un bombardamento sulla città, non un reale conflitto con la resistenza. Niente di niente.
Poi ripeto, poeticamente, e anche come messaggio, è molto bello, umano, carico di speranza. Ma crolla decisamente nella rappresentazione del mondo distopico che non è stato in grado di convincermi fino in fondo. Costruzione del mondo 10/10 nel primo atto, 3/10 dal secondo in avanti.
Ultima nota, che non influisce sul giudizio finale ma è solo una questione di puro gusto personale. In ambientazioni così reali, così vicine a noi, che sono ambientate al 100% nel nostro mondo, non ho mai apprezzato la scelta di usare nomi generici. Città che si chiamano per lettere, il paese che è "il paese", gli alleati che non hanno un nome, ogni marchio, logo, nome o richiamo è generico o anonimo. Capisco il motivo della scelta, ma per gusto mio preferisco l'impiego di nomi concreti, anche banalmente la scelta di chiamare Internet Nuvola, si poteva chiamare Internet e bon, perchè quello è! Per quanto mi riguarda non c'è bisogno di alludere, tanto vale chiamare le cose come stanno, scegliere posti, luogi e nomi reali per raccontare questo tipo di distopie.
Distopie scritte da italiani ne leggo poche, ma questo libro devo dire che mi è piaciuto (forse mi sarei aspettato qualcosa in più sui personaggi di Kaleb e Leja, ma il resto sta in piedi perfettamente). Quello che posso dire, parafrasando Nicoletta Vallorani nella prefazione al libro, è che Guerrieri riesce a mettere in atto “un gioco di rifrazioni” in quanto illustra qualcosa che in realtà è già in essere, ma ci viene presentato come ipotesi futura. Tutto ruota attorno a Nuvola, un server che permette ai personaggi di fare tutto. Permette loro, dunque, di sentirsi padroni delle proprie scelte, ma in realtà queste scelte non sono altro che frutto di un controllo di Nuvola nei loro confronti. E allora cosa succede? Succede che Nuvola va in down e la gente perde il controllo, dimostrando quanto sia schiava delle nuove tecnologie, al punto da affidare loro anche i propri ricordi, la propria identità, le informazioni su se stessi, che una volta crollata la tecnologia sparisce portandoci allo stadio di automi privi di identità: dei numeri. Ma cosa significa esattamente “non muoiono le api”? Fa riferimento a due aspetti: un messaggio in codice di un gruppo di ribelli (non dico che sia spoiler, perché in ogni distopia che si rispetti c’è un gruppo di ribelli), e all’idea, come illustra Andrea, una dei protagonisti, che le api muoiano isolate dalle altre api per non contagiarle. Paradossalmente, quest’ultima idea viene capovolta: è proprio l’allontanarsi dalla logica dei consumi e dello sfruttamento tecnologico che porta gli altri a sopravvivere, e per farlo l’unica cosa che resta è continuare a coltivare “la luce” (concetto molto presente dalla seconda parte del romanzo): la memoria di ciò che si è sempre stati, di quello che è esistito prima, dei nostri ricordi e della nostra cultura. Brava Natalia Guerrieri, che ha scritto una distopia che riesce a raccontare i nostri tempi. Ti aspetto con “Sono fame”, che spero sia tanto bello quanto questo.
Un romanzo che, unendo fantascienza, distopia e un pizzico di elementi fantastici, ci restituisce uno spaccato di mondo distrutto dalla follia umana, dove sembra non esserci spazio per la speranza.
Attraverso tre punti di vista (quello di Andrea, una bambina di 5 anni, sua madre Anna, reclutata insieme al marito per una guerra senza senso- come se le guerre, in generale, di senso ne avessero- e Leonard, un ventenne privilegiato col sogno di diventare giornalista) il mondo di Non Muoiono le Api ci viene rappresentato, inizialmente, come dominato dell'isolamento fornito dalle tecnologie avanzatissime di cui è dotato.
Le interazioni sociali sono praticamente azzerate, l'essere umano vive grazie ad un server chiamato Nuvola, col quale lavora, si procura cibo e qualsiasi altra cosa.
In un secondo momento, questo mondo cristallizzato e apparentemente intoccabile viene infranto da un attacco terristico, che porta tutti nel caos.
La guerra divampa, ma è una guerra che non si vede, anche se si percepisce ovunque. Le famiglie sono separate, i genitori arruolati, i figli pure (o, se troppo piccoli, lasciati a morire con gli anziani). La malvagità è ovunque, così come la disperazione.
Ma attraverso la memoria e la volontà di non commettere nuovamente gli errori del passato, i protagonisti tenteranno di rivedere la "luce": la costruzione di un mondo nuovo, imperfetto, certo, colmo di mancanze ma sicuramente più puro.
È un romanzo che lascia all'inizio una sensazione di forte spaesamento, che lascia poi spazio alla paura e all'inquietudine (quella sensazione che solo la guerra riesce a rievocare) e, infine, fa intravedere una minuscola speranza.
Con una scrittura limpida e scorrevole (nonostante le tematiche forti si divora facilmente) i personaggi ben costruiti e una trama che, seppur priva di mille avvenimenti, coinvolge dalle primissime pagine, Non Muoiono le api è l'ennesima conferma di come anche la letteratura considerata più "di nicchia" come la fantascienza o il fantastico in generale, possa e anzi SIA FONDAMENTALE per mettere in luce tematiche vitali come quelle trattate dall'autrice.
Emozionante, potente, evocativo. Mi ha fatto male, ma è un dolore che certi scenari non possono non evocare.
Voto: 8+
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In un mondo ferito dalle epidemie, i contatti personali sono ridotti allo stretto necessario e le attività basilari sono svolte dentro casa. La società è tutta connessa a Nuvola, per il lavoro, lo studio, gli acquisti e l'intrattenimento. Quando un nemico sconosciuto e misterioso mette in atto un attacco hacker, Nuvola viene "spenta" e la società collassa. Gli "alleati" costringono gli abitanti in campi di arruolamento obbligatorio dove, con violenza e senza alcuno scrupolo, cercano di costruire un nuovo e micidiale esercito. I bambini finiscono in centri di raccolta, per chissà quale scopo e gli anziani e i malati vengono abbandonati a sé stessi. Le vicende ci vengono mostrate attraverso lo sguardo di Andrea, una bambina di 5 anni, di sua mamma Anna e del giovane Leonard, ognuno dei quali vive la tragedia in maniera completamente diversa. Non muoiono le api è una storia credibile e molto probabile, raccontata con uno stile avvincente e scorrevole. E' una storia talmente verosimile, che non mi sarei aspettata la piega fantasy presa ad un certo punto, una piega che ho trovato quasi stonata e fuori luogo ma per il resto è un romanzo molto bello che consiglio caldamente.
"Non muoiono le api è un libro forte e d'impatto. Pone il lettore dinanzi alla prospettiva di un mondo nuovo, un qualcosa di possibile che dovrebbe farci riflettere su come viviamo le nostre vite e su come diamo per scontate alcune cose come la libertà o...perchè no? Una piccola ape."
se vi piace il genere distopico date un'occhiata a sto libro. si svolge in un mondo molto simile al nostro futuro, un mondo che porta alle estreme conseguenze il nostro presente. stilisticamente la trama è fortissima, sempre presente, sempre consapevole di dove voler andare: una rarità nei giovani autori e autrici contemporanee
Tematiche super attuali che fanno crescere dentro di sé l'ansia per il futuro, il dubbio per il presente e l'attaccamento per il passato. È fin troppo possibile la distopia presentata nel libro ed è l'elemento più forte di tutta la narrazione: è davvero questa la direzione verso cui stiamo andando? Diventa ancora più importante leggere, imparare e ricordare.
In un mondo distopico molto simile al nostro, tutta la popolazione è assuefatta dai servizi forniti da Nuvola, finchè i suoi server non vengono attaccati da un gruppo sconosciuto e vengono spenti. Da quel momento le persone non sapranno più come gestire la loro vita e verranno deportate in misteriosi campi di addestramento per prepararsi a combattere contro un fantomatico nemico. L'idea alla base del libro è bellissima, ma la realizzazione mi ha lasciato un po' con l'amaro in bocca. Il libro viene raccontato da tre punti di vista completamente diversi (e questo è un bene) ma ci sono tantissimi capitoli cortissimi e questo schema non riesce a farti entrare bene nella personalità del personaggio che subito salta al successivo. Inoltre tutto il libro è scritto con frasi corte che si susseguono a un ritmo forsennato e non lasciano al cervello il tempo di godere di quello che l'autrice sta dicendo. Infine, il libro è diviso in tre parti. La prima parte racconta tutto l'antefatto ed è abbastanza interessante. La seconda parte (che è anche quella più lunga) è invece un interminabile racconto di quello che succede dopo la deportazione delle persone. Durante la lettura di questa parte la mia valutazione del libro era scesa a due stelle perchè per più di 200 pagine vengono narrati fatti che aggiungono poco al plot e molte volte l'autrice si sofferma su aspetti inutili della narrazione. La terza parte, poco meno di 100 pagine, è la parte in cui si concentra l'azione, ma è tirata via di fretta senza un minimo di approfondimento e soprattutto termina senza una vera conclusione e senza spiegare molti degli aspetti che sono stati introdotti nei capitoli precedenti. Infine, ultima pecca: durante la narrazione è stata inserita la presenza di queste strane luci e in alcuni punti sembra che siano un sintomo di quello che sta succedendo, ma alla fine non viene data nessuna spiegazione e sembra che si tratti solo di una forzatura introdotta per permettere all'autrice di spiegare come alcuni personaggi possono sapere cosa succede ad altri che sono distanti chilometri. Insomma: una buona occasione sprecata. Si sente che l'autrice è ancora giovane. Se fossi stato in lei avrei tenuto questa idea per quando fossi stato un autore già affermato e più maturo.
Riflettendo sull’uso sempre più tentacolare della tecnologia, Natalia Guerrieri ci porta in un futuro che non sembra poi così distante, un futuro in cui ogni azione è svolta attraverso Nuvola, una rete di connessione globale che rende il mondo sicuramente più comodo e innovativo ma anche più asettico e dipendente. Questo equilibrio in apparenza perfetto, viene però turbato quando un attacco hacker compiuto da un nemico sconosciuto mette offline Nuvola e minaccia la stabilità del sistema(politico ed economico) e della società stessa che si scopre senza più certezze e libertà.La storia mi è piaciuta molto: mi ha catturata subito e non mi ha lasciato uscire dalle sue pagine fino alla fine. Questo è sicuramente merito dell’alternanza di tre punti di vista differenti, scritti benissimo, e di un ritmo incalzante. L'utilizzo dei tre PoV (una bimba di nome Andrea, sua mamma e uno studente di Storia aspirante giornalista) è orchestrato a meraviglia, soprattutto le parti di Andrea, che mi hanno riempita di tenerezza.“Non muoiono le api” riesce a trasmettere lo spaesamento e l’inquietudine giusta per una distopia fin troppo attuale. E’ stata un’ esperienza di lettura palpitante: le emozioni arrivano di botto, un susseguirsi spietato e continuo, narrato con la precisione di un meccanismo svizzero, e trascinano il lettore a un finale capace di emozionare oltre le aspettative. Ho infine adorato la simbologia delle api, qui usate come un ancoraggio a un passato ma anche come simbolo di resistenza e speranza per il futuro
Il libro di Natalia Guerrieri compie tre svolte. La prima dopo un centinaio di pagine, quando la distopia diventa cemento e barriera (non la solita barriera, ringraziando il cielo). L'altra dopo altre abbondanti cento pagine, quando la storia sceglie di assumere i contorni giusti per parlare di come, le storie, si salvano.
Ottimo esordio. Romanzo corale ben scritto, fluido, la strutturazione in capitoli brevi è un invito a non smettere di leggere! Una storia in cui non sai cosa aspettarti, il worldbuilding viene svelato a poco a poco dosando le informazioni.
Ho finito questo libro con le lacrime. È molto più dì un distopico, è di una delicatezza indescrivibile. Leggetelo e tenete duro fino alla fine.
Non sono un grande fan della fantascienza, eppure questa copertina ha subito catturato la mia attenzione al bookpride. L’ho trovata poetica, odio le api perché mi spaventano, eppure qualcosa mi ha attratto e ho fatto bene a fidarmi! 🐝.
Natalia Guerrieri ha scritto una storia bellissima, in un mondo futuristico post apocalittico in cui i server che governano la vita degli umani smettono di funzionare e mandano in tilt il sistema. Ed è dopo pochissime pagine che mi sono reso conto di quanto sia prossima una realtà dove governiamo tutto tramite i nostri “phone”, ordiniamo cibo, spesa, spegniamo le luci, controlliamo i nostri animali tramite Alexa e così via. E cosa succederebbe se tutto ciò smettesse di funzionare? Ci sentiremo senza più una bussola, del tutto smarriti e forse anche impauriti, come accade ai protagonisti di questa storia: Leonard, Andrea e Anna. Non voglio svelarvi altro sulla trama perché a mio avviso merita di essere letto, ma posso dirvi che mi ha fatto tanto riflettere su una cosa in particolare: la semplicità della vita, delle emozioni che proviamo a cui magari non diamo più peso come una volta, e di quanto sia importante vivere il presente, perché il futuro nessuno sa come sarà e se ci sarà. La narrazione si svolge attraverso capitoli che alternano i punti di vista tra i tre protagonisti e tutto si incastra perfettamente.
Se vi è piaciuto Black Mirror, 1984, Il cerchio di Eggers, Trilogia delle città di k e Bird Box, vi piacerà sicuramente!
Non muoiono le api è un romanzo che ipotizza una società che è andata a isolarsi, affidandosi sempre di più alla tecnologia e al consumismo. Questo innesca gli eventi che la portano alla sua disgregazione e ci vengono mostrati attraverso tre punti di vista. Sono tutti persone comuni che mancano del quadro completo, sebbene una di esse provi a tracciarlo.
Vuole essere un romanzo prevalentemente allegorico, ma si sbilancia troppo nell'approfondire il contesto e molte delle spiegazioni non stanno in piedi. Se mi avesse detto di meno avrei concesso il beneficio del dubbio, ma il resoconto finale traccia una linea di eventi esagerati con un contesto poco credibile. Mi si dirà: "È un allegoria" sì, ho capito, ma tutto il resto è plausibile. O tutto è esagerato oppure niente. L'alternativa è fare un romanzo più vago e focalizzato, come in effetti è quello successivo (Sono Fame), che ho adorato. C'è una parte centrale molto lenta che effettivamente ha una ragione di esistere e di essere così, però è difficile passarci attraverso. Fine delle critiche, passiamo alle lodi. Ho adorato l'interiorità dei punti di vista, soprattutto quanto le tre voci siano diverse le une dalle altre. Anche lo stile di scrittura è estremamente essenziale ed efficace. I capitoli sono brevissimi e si divorano. Il messaggio è chiaro e lo condivido.
Fatico a trovare una quadra proprio perché ci sono cose che mi sono piaciute un sacco e altre che non mi sono piaciute. In linea di massima il giudizio è positivo, è un buon esordio.
Il romanzo d’esordio di questa autrice sceglie lo strumento della fantascienza distopica per analizzare gli aspetti più inquietanti e preoccupanti del nostro presente, e per mettere in luce la fragilità del sistema in cui ci troviamo a vivere. Attraverso tre punti di vista (un uomo, una donna e una bambina), vediamo sgretolarsi tutte le certezze di una società che fino a un attimo prima sembrava solidissima. Lo stile è molto immersivo (viene usata la prima persona al presente) e rapido (ci sono ben 125 capitoli molto brevi, seguiti da un epilogo). Inizialmente ho fatto un po’ fatica a orientarmi fra i tre punti di vista, ma dopo un po’ tutto è andato a posto. Particolarmente degno di nota è, a mio parere, lo stile usato per uno dei tre punti di vista, la bambina Andrea, che risulta efficace e credibile senza scadere nel melenso. Piccola nota negativa: il finale non mi è sembrato all’altezza del resto della narrazione. Vorrei poter spiegare meglio, ma ovviamente farei spoiler. In ogni caso, romanzo consigliatissimo e ottimo esordio.
All’inizio è stata una lettura molto interessante nel descrivere la dipendenza da Internet di una società e la sua destabilizzazione nel momento del crollo dei server, ma più sono andato avanti più ho avuto difficoltà nell’apprezzare i POV. L’unico che ho veramente apprezzato è stato quello di Andrea che fa un ottimo lavoro nel mettere in mostra un collasso sociale dagli occhi di una bambina. L’aspirante giornalista Leonard perde il suo fascino nel momento in cui va a sfumare l’aspetto di critica sociale mentre il POV di Anna, la madre di Andrea, non riesce a rendere abbastanza efficacemente il processo di disumanizzazione.
Lettura consigliata più per gli spunti di riflessione che induce più che per l’intreccio narrativo in sé, e forse va bene così.
P.S. A una certa spunta l’elemento fantasy, ma meno ne parlo e meglio è.
Quanto costano la sicurezza e la comodità? Quanto costa dipendere da qualcuno o qualcosa? Nel mondo ideato da Natalia Guerrieri (che, purtroppo, ha ricevuto un supporto più che solido dal mondo oltre le pagine) si può scoprire che c'è una via per uscire dalla spirale di bisogni indotta dalle company. Ritrovare i fantasmi del proprio passato è una via faticosa, clandestina, ma è l'unica che si possa percorrere.
Libro distopico fin troppo reale sul potere sempre piu crescente e della conseguente dipendenza distopica da internet. Il racconto narrato da 3 personaggi così diversi ma accomunati da una realtà comune porta sicuramente a riflettere sulla resilienza umana e della sua capacità di rinascere dalle proprie ceneri.
Distopia originale, inquietante, ottimamente narrata e scritta in un crescendo davvero ben orchestrato. Altra scrittrice scoperta grazie al passaparola social, che scova lavori di cui non si parla mai nei "salotti buoni".