Firenze, 1937. È il compleanno del contadino Pietro, e il conte, conoscendo la passione per l'opera del suo prezioso aiutante, ha organizzato per lui una serata al teatro Comunale, insieme al commissario Vitaliano Draghi e alla contessina Nausica. Ma all'uscita dallo spettacolo li attende una notizia scioccante: alla Certosa del Galluzzo, sulle colline ricoperte da una coltre di neve, è stato ritrovato il cadavere di un ospite e di lì a poco quello del priore. Possibile che si tratti solo di una tragica coincidenza? Come al solito il geniale Pietro viene esortato ad accompagnare Vitaliano nel sopralluogo e, nonostante le sue resistenze, non può fare a meno di lasciarsi coinvolgere. Giunti fra le imponenti mura del monastero, i due si trovano di fronte il cadavere di un uomo che apparentemente ha sbattuto la testa dopo essere inciampato, un ospite della foresteria, di cui però nessuno dei monaci sapeva nulla. Il mistero si infittisce nella cella del priore, seduto alla scrivania con la testa ripiegata sul petto, le carte di un solitario disposte davanti a sé, insieme a un bicchierino di amaro. Nella mano destra tiene ancora due jolly, che forse sono un ultimo disperato messaggio. E non è tutto. Nella tasca del primo morto c'è una scatola di fiammiferi che pubblicizza l'esclusiva casa di appuntamenti di Madame Saffo. Ma cosa lega un convento di certosini a quel lussuoso bordello? Non resta che interrogare la tenutaria e le sue ragazze. Quando Pietro scopre che la maîtresse sta preparando una fanciulla vergine per l'arrivo del Duce, una furia incontrollata si impadronisce di lui...
Se avete già letto Trappola per volpi del grande Fabrizio Silei, vorrete sicuramente leggere un secondo episodio della serie, per ritrovarvi nuovamente tra i personaggi del libro. Se non l’avete letto, magari provvedete. La rabbia del lupo è ancora più avvincente, non vi staccherete un attimo dalla trama intricata e complessa. Quindi se cercate il solito libro "da ombrellone" o un libro "da comodino" sappiate che questo è entrambi, ve lo porterete dietro, nonostante la mole, perché la curiosità di vedere come va a finire il giallo e le descrizioni accurate ma mai stucchevoli dei personaggi e dell'ambientazione vi rapiranno totalmente. La storia si svolge nella Firenze del 1937, il fascismo si fa sentire sempre di più e un duplice caso di omicidio coinvolge i due protagonisti in un'indagine piena di colpi di scena che parte dalla Certosa del Galluzzo. La sacralità del luogo piena di silenzi e ombre fa da sfondo partecipe di buona parte del libro, ma le azioni si spostano anche nella Firenze delle case chiuse, dei lampredottai (se non sapete cosa siano correte ad informarvi e magari ad assaggiare) e degli artigiani e tra i vicoli di Genova dove si allarga l'indagine. Il contadino Pietro, sempre più riflessivo del suo giovane "fagiano" Vitaliano, in questo libro però non riuscirà più a tenere a freno la sua rabbia, il ricordo dell'uccisione dei fratelli Rosselli e le continue violenze e vessazioni da parte dei fascisti, fanno scattare qualcosa di selvaggio e come un lupo lotterà per salvare una ragazzina dalle mire di una maitresse di un casino rischiando lui stesso la morte.
Dopo “trappola per volpi” ho voluto velocemente recuperare il secondo libro di Fabrizio Silei, quando ho saputo che sta per uscire un terzo suo libro in questo mese di marzo. “La rabbia del lupo” vede ancora una volta protagonisti Vitaliano Draghi, divenuto commissario, e Pietro Bensi, il fattore dal cervello fino che rappresenta per Vitaliano un punto di riferimento costante. La storia si svolge nella Firenze del 1937, il fascismo e le sue leggi diventano sempre più feroci e incalzanti, i due protagonisti se la devono vedere con un duplice omicidio commesso in un luogo sacro, la Certosa del Galluzzo. La trama è complessa e avvincente ma sicuramente spicca nel libro la personalità e la figura del contadino Pietro, che questa volta non riesce a contenere la sua rabbia per le vessazioni e le violenze dei fascisti e per l’uccisione dei fratelli Rosselli e si trova a lottare, appunto come un lupo, per la salvezza di una giovane ragazza rischiando la propria vita. La scrittura brillante, la cura della parola, la capacità dello scrittore, con la descrizione per immagini, l’uso del dialetto, perfino di evocare odori e sapori, fanno di questo libro un giallo del tutto particolare nel vasto panorama italiano.
Forse non cinque stelle piene, ma sicuramente oltre le 4 e mezza. Silei, di cui non avevo letto niente prima, con questo libro rientra nella mia lista dei giallisti da seguire, insieme alla Tuti (con la quale condivide la complessità delle trame) e a Domingo Villar (al quale lo unisce la capacità di caratterizzare personaggi e luoghi un po' alla Camilleri o alla Montalban.
Mi è piaciuto meno del precedente anche se l'indagine è complessa e tutto sommato ben sviluppata, a parte alcune fortunate coincidenze che aiutano i protagonisti. Mi è piaciuto meno perchè Pietro in questo libro non sembra lui anche se il suo cambiamento è funzionale alla trama, così come ho trovato superflua la parte relativa ai problemi del figlio, che serve solo ad aggiungere preoccupazione alla rabbia di Pietro ma, ai fini della soluzione del caso, non è rilevante. In ogni modo anche questo problema alla fine viene risolto. Vitaliano non è più il fagiano del primo libro, è un po' più sicuro di se stesso ma non troppo e riesce a venire a capo di un'indagine complicata con ben due uomini morti nello stesso posto e che tutti all'inizio volevano archiviare come morte accidentale la prima e morte naturale la seconda. Ci sono tante, forse troppe, sottotrame condensate in questo libro ma alla fine l'autore riesce a chiuderle tutte abbastanza bene.
Nonostante non abbia letto il primo libro della saga, la trama fa solo leggeri riferimenti al caso precedente, quindi è possibile leggere la storia come a sé stante. Ho apprezzato i dialoghi in dialetto, che mi hanno fatto percepire i personaggi come persone reali, e che mi rendevano un quadro completo dello sfondo storico.
Un giallo che si tinge di rosso del Chianti ma anche di nero delle camicie indossate da due fascisti che uccidono per coprire i vizi contrastanti di un ipocrita borghesia.
A tratti mi sembrava di leggere una sceneggiatura già pronta per le riprese e molto simile alle famose gesta di un altro commissario.
Scorrevole, coinvolgente e piacevole. Dopo aver letto il primo del ciclo qualche anno fa mi sono finalmente convinto ad affrontare (sinceramente davanti al tomo ho rimandato più volte) il secondo. Scritto bene, la storia credibile e coinvolgente con accenni storici che ho gradito. Lettura scacciapensieri. Sicuramente leggerò anche il terzo.
Un ottimo intrigo con tante parentesi a far perdere orientamento. Tante storie intrecciate all'ombra del ventennio. Storia dell'Italia che sopravvive e che cerca di cambiare in un periodo buio. Non è un capolavoro letterario ma prende il lettore e a volte si sente l'eco di Gadda.
Ho adorato il primo, e questo secondo episodio si conferma splendido! Unica nota: l’uso dei dialetti, seppur raro, rende la lettura un po’ più difficile. I dialetti son più comprensibili nel parlato, ma nello scritto restano ostici.
“La rabbia del lupo” segue “Trappola per volpi”, la serie di gialli firmata da Fabrizio Silei. In questo nuovo capitolo ritroviamo Vitaliano Draghi, vice commissario nel primo, commissario in questo, e il fattore del Chianti di proprietà del padre di Vitaliano, Pietro Bensi un uomo dalla mente fine, una figura fondamentale nelle indagini, ma soprattutto un punto di riferimento nella vita del commissario da sempre. Nel 1937, vengono rinvenuti due cadaveri, uno dei due è quello di un monaco appartenente all'ordine dei Certosini mentre l'altro corpo appartiene ad uno sconosciuto. La domanda è chi è lo sconosciuto che ha dormito nella foresteria del convento? Nella tasca dell'uomo viene ritrovata una scatola di fiammiferi di una nota casa di piacere Fiorentina con su scritto il nome del Priore e l'indirizzo del convento. Cosa avevano in comune i due uomini? Si tratta forse di omicidio suicidio? La suspense travolge il lettore sin dalle prime pagine, fondendosi perfettamente con lo stile narrativo. L’ autore ha dato vita ad una storia corposa non basandosi soltanto sulla finzione narrativa, ma sullo studio, sulla ricerca, sulla documentazione del nostro paese. C'è la storia di un Italia che va verso le leggi razziali, c'è il tema della prostituzione, ci sono problemi sociali non indifferenti tra la classe operaia e quella dei “padroni”. Un buon giallo Italiano che consiglio a tutti gli amanti del genere.
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Mi sono commossa, ho riso a crepapelle, ho pianto, sono stata in ansia e ho avuto paura: c’è tutto in questi libri! E quanto è bello quando sono scritti cosi bene da trascinarti totalmente dentro la storia e le vicissitudini dei personaggi! Questo secondo mi è piaciuto ancora di più del primo: sarà che Vitaliano è “meno fagianino”, anzi no, lo è solo nei momenti giusti; saranno ì dialetti, non solo il fiorentino stretto (Faina miglior personaggio di sempre 🤣), ma stavolta anche il genovese, e il veneto del nuovo Commissario Capo (che un si capisce nulla, ma gliè i su bello!), e l’impareggiabile napoletano di Fefè; sarà che c’è più storia, più Duce, più Fascismo, più crudeltà, e questo aiuta a dare a tutta la vicenda una connotazione realistica, vera, presente. Insomma leggeteli!
“Commissario, se permettete, io fiorentino parlo. Sunnu vent’anni chi staiu a Firenze mi voli ‘nsignari a parrari a mia u fiorentino?” [ Fefè, pag. 376]