Fuggendo dall’Afghanistan, Alì e suo fratello avevano un sogno: arrivare in Italia.
Ma quando finalmente il tredicenne Alì lo corona, scopre che le sfide non sono affatto finite.
“Vivo in un centro d’accoglienza, non ho soldi, né documenti, né una famiglia. Non esisto.” È con tale durissima realtà che deve fare i conti. Ma Alì non si arrende, non perde mai l’ottimismo né la speranza, e ce la fa. Questa è la sua storia.
Alì è un ragazzino di tredici anni quando vede Roma per la prima volta. La sua epopea è durata cinque anni. Insieme al suo paese, l’Afghanistan, ha dovuto dire addio ai genitori, finiti sotto le bombe di una guerra civile senza vincitori né vinti, e al fratello, annegato nel Mediterraneo nel tentativo di raggiungere clandestinamente la Grecia dalla Turchia e aprirgli la strada. Apparentemente adesso Alì ce l’ha fatta: è finalmente in Europa, il suo grande sogno. Ma, capirà, non c’è tempo per riposarsi, nessun momento di tregua: adesso bisogna integrarsi e sconfiggere i pregiudizi. Dove trovare le forze? A quali risorse attingere?
Gli addii si susseguono: alcuni ragazzi arrivati dalla Grecia con Alì prendono la strada della criminalità o proseguono verso altre destinazioni come Germania, Svezia e Inghilterra, giudicate da “radio migranti” mete preferibili all’Italia.
Alì è di nuovo solo, ma sa che non deve perdere l’occasione che la vita (e suo fratello, con il suo sacrificio) gli hanno in qualche modo regalato. Perciò studia, riga dritto, scioglie interrogativi durissimi: perché prendere buoni voti se non si ha una madre a cui dirlo? Perché fare tanti sforzi se si ha sempre la sensazione di dover ripartire dal fondo della fila?
Pur nelle sue drammatiche premesse, la storia di Alì ci parla anche di noi, del nostro mondo riflesso negli occhi di chi arriva in Italia in cerca di un futuro. E si fa storia universale, quella di un ragazzino, poi ragazzo, poi uomo, che cerca quello a cui tutti aspiriamo: l’amicizia, l’amore, l’accettazione. Insomma, un posto nel mondo.
Alì Ehsani è nato nel 1989 a Kabul. Persi i genitori all’età di otto anni, è fuggito dall’Afghanistan insieme a suo fratello, in cerca di un futuro migliore in Europa. Dopo un drammatico viaggio durato cinque anni, dal 2003 vive a Roma, dove studia e lavora. Nel novembre del 2015 ha conseguito la laurea triennale in Giurisprudenza.
Che dire? Un libro e un autore che ho scoperto per caso. Una storia che ti lascia incollata alle pagine, la storia di un ragazzino che intraprende un viaggio per un posto migliore: l’Italia. Ali ha grandi difficoltà : non ha una famiglia, non ha sostegno, ma con le sue sole forze riesce a conquistarsi un posto, a realizzare il suo sogno. Studia, fa due lavori, si impegna e non si arrende mai. Un libro che tutti dovrebbero leggere per capire quando siamo stato fortunati a nascere in una famiglia e in un paese civile, libero, in pace.
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Premetto che sono molto interessata all'argomento integrazione e considero necessario diffondere libri che esprimano il punto di vista di chi è dovuto emigrare per porre un freno al razzismo dilagante. La storia narrata in questo libro è una delle poche a lieto fine, non cruenta e, per come è narrata, non eccessivamente drammatica, il che la rende adatta anche a un pubblico di lettori giovanissimi. La semplicità dello stile aiuta in questo, ma ci sono tratti che non ho condiviso, primo fra tutti il far passare il protagonista per un santo, seppur possa essere vero. Il fatto che Alì operi scelte sempre e solo giuste lo allontana, a mio avviso, da una possibile identificazione da parte del lettore e fa sembrare la storia - ahimé reale - nulla più di un bel racconto, anche se così non è. Solo negli ultimi capitoli si assiste a un Alì più umano e la lettura diventa più avvincente. Altro aspetto che mi ha lasciata perplessa è stato la netta contrapposizione fra Alì, ragazzo moralmente integro e onesto, e gli altri, che cedono inevitabilmente alla corruzione. Per quanto possa essere stato vero nella storia dell'autore, questo non mette in buona luce ragazzi che fanno parte di una realtà che necessita maggiore comprensione; capisco benissimo che non sia affatto il punto di vista dell'autore, ma porta al grave rischio di far passare il messaggio che, per uno buono, si accolgono mille cattivi - anche se viene reso chiaro che la cattiveria sia dettata dalle circostanze. D'altro canto, il messaggio ottimistico per il quale è ogni scelta che compiamo a determinare il nostro destino è davvero potente, specie se rapportato a un così difficile contesto. Tirando le somme, consiglierei sicuramente questo libro a lettori giovani o comunque alla ricerca di una lettura leggera, ma non a lettori più maturi (fermo restando che il libro si lascia apprezzare ugualmente).
Quello che ci accade nella vita spesso non possiamo sceglierlo, non decidiamo noi, ciò che possiamo scegliere è cosa fare con quello che la vita di mette davanti. Questo libro è potente, dovrebbero leggerlo tutti.
Un libro doloroso, ma importante da leggere. Alì è un bambino coraggioso che è riuscito ad arrivare in Italia dall'Afghanistan. Seguiamo il suo viaggio e i traumi nei flashback e la sua vita in Italia tra attese e sogni infranti. Doloroso, ma motivante e da leggere se si vuole osservare noi e la nostra casa visti dagli occhi di uno straniero pieno di buone intenzioni
Un libro che ti lascia un segno dentro, che ti racconta come vanno veramente le cose per chi scappa da un paese in guerra Le difficoltà per prendere il visto e per vivere una vera vita Una scrittura scorrevole, adatta per tutti e nonostante i temi e le ingiustizie trattate risulta leggero e piacevole Una lettura che consiglio vivamente a tutti
Nella seconda parte della sua storia Alì ci racconta di com’è stato integrarsi in Italia. Delle difficoltà, delle paure, ma soprattutto dei sogni, grandi, grandissimi, che gli hanno dato la forza per non mollare e di continuare a lottare pur essendo orfano in un Paese del tutto diverso dal suo. Una storia che ho divorato e che mi ha commosso in diversi passaggi, facendomi aprire gli occhi su quanto siamo fortunati ad avere una famiglia, una casa, una vita in questa parte di mondo. Una storia che porterò nel cuore.
Un racconto toccante e molto attuale! Credo che questo libro debbano leggerlo tutti, perché fa emergere molti spunti di riflessione: si tratta di un tema fondamentale per noi e il nostro Paese, è importante conoscere queste storie per poter sapere cosa succede realmente a persone come Alì.
Racconto biografico della storia di Alì, partito da Kabul da bambino e, dopo un viaggio durato cinque anni, giunto in Italia. Ciò che mi ha indotta a comprare il libro è stata la scritta riportata sul retro: " Una cosa nella vita l'ho imparata: che niente è uguale. Non è uguale studiare o non studiare, rubare o non rubare, delinquere o non delinquere. E se uno è partito indietro come me, non è scritto da nessuna parte che debba arrivare ultimo". La dimostrazione di come siano fondamentali le scelte nella vita di ognuno, dettate da quella che è la caratteristica fondamentale di ogni essere umano: la propria libertà.
Era difficile, se non impossibile, replicare i picchi di emozioni del primo libro, con il viaggio dall'Afghanistan a Roma. Ma è comunque venuto fuori un interessante racconto delle ulteriori prove trovate all'arrivo in Europa, e in particolare le difficoltà per crescere ed integrarsi in Italia. Molto istruttivo, colma alcune lacune e fa riflettere anche su quello che potremmo fare meglio per accogliere ed integrare chi arriva da lontano e fugge da situazioni difficili o terribili.
Forse un po' troppo calcato in alcune parti... sicuramente un percorso da ammirare, ma funziona meglio quando è qualcun altro a tessere le nostre lodi
Il tema dell'immigrazione è delicato quanto attuale. Anche a causa di una propaganda politica schifosa, la gente spesso ha un'idea di questo tema totalmente sconnessa con la realtà dei fatti. I migranti vengono qui come se fossero in gita, no? I migranti arrivano per stare qui a non fare nulla e a rubarci il lavoro, no? Le cose sono decisamente differenti. "I ragazzi hanno grandi sogni" è un libro che parla di questo importante tema tramite la storia di un ragazzino (Alì), dalla partenza dal paese di origine fino all'arrivo con le conseguenti attività burocratiche e, soprattutto, con tutto il percorso di integrazione sociale da intraprendere. A questo si aggiunge anche la lotta alla discriminazione. Alì è partito indietro rispetto a molti altri ragazzini della sua età, ma ha gli stessi e identici sogni/desideri di tutti. E lotta per esaudirli. Consiglio vivamente la lettura di questo libro perché offre un'idea precisa di come realmente è il fenomeno dell'immigrazione, soprattutto grazie al fatto che, come già scritto sopra, esso viene visto riflesso negli occhi di chi lo vive sulla propria pelle.
Nel 2004 Ali’ è a Roma, ha tredici anni e sogna un futuro migliore. In “Stanotte guardiamo le stelle” era soltanto un bambino quando aveva dovuto abbandonare Kabul a causa della guerra per raggiungere dopo mille peripezie e la perdita di suo fratello l’Italia. Il ragazzo racconta gli sforzi fatti per non cedere alla criminalità, per non crollare emotivamente e psicologicamente per afferrare quel futuro che tanto desiderava. E lo ottiene impegnandosi, studiando e lavorando, fino a giungere alla Laurea in giurisprudenza. Sono commoventi le pagine con le descrizioni dei centri di accoglienza, del suo forte desiderio di avere una famiglia, di poter condurre una vita normale e spensierata come la maggior parte dei ragazzi europei che incontra. La sua denuncia sulla condizione dei migranti, sulle ingiustizie subite, minacce e soprusi, è importante per comprendere per quali motivi i giovani migrano e in quali situazioni si ritrovano nei loro paesi d’origine e nei paesi che li ospitano. Un racconto commovente, che consiglio ad adolescenti e ad adulti, per immedesimarsi e riflettere.
“Ogni volta che mi sento inadeguato e mi chiedo quando arriverà quel futuro nel quale sto investendo tutto me stesso. Quale sarà il giorno in cui si avverranno le frasi dei miei professori ed entrerò in quella fantomatica “vita nuova”. —— La vita degli adolescenti non è sempre semplice. Lo siamo stati tutti, vittime del correre del tempo e dell’ansia del futuro. Sempre attenti a non deludere le aspettative che gli altri cuciono addosso noi. Ma ci sono adolescenze più complicate delle altre, quelle dei ragazzi che sono costretti a lasciare i loro paesi d’origine per costruirsi un futuro migliore lontano dai bombardamenti. E questa è la storia di Alì, di un ragazzo che cerca riscatto, che vuole studiare, che non si fa mettere i piedi in testa. Questo è un libro che dovrebbe essere letto in tutte le scuole di ogni ordine e grado. Perché mai come ore c’è bisogno di parlare di integrazione.
Una storia di migrazione, di guerra, di morte e dolore. Tutte le conseguenze che la guerra in un paese come l’Afghanistan possono lasciare in un bambino sono raccontate in questo libro, a partire dalla mancanza di una figura di riferimento.
La grande differenza con altri romanzi di storie di migrazione “tipiche” sta nel fatto che qua il vero protagonista non è il viaggio in sé, ma la vita una volta raggiunta la destinazione. Il terrore delle impronte digitali, il dormire per strada e il fare la fila per ricevere un pasto caldo, fino all’arrivo in un centro di accoglienza per minori. Tutto quello che deve affrontare un bambino completamente sradicato e senza parenti viene raccontato in questa storia.
“Penso a quanto sia brutta una vita in cui è qualcun altro a determinare il nostro destino. A come è ingiusto che qualcuno che ha già avuto la sfortuna di nascere in un paese in guerra non possa neanche decidere di scappare.”
Alì Ehsani riprende il racconto cominciato nel suo primo libro. Ci parla delle mille difficoltà che un bambino migrante, senza più una famiglia, deve affrontare per riuscire a sopravvivere in una realtà difficile come quella dei centri di accoglienza e dell'Italia dei nostri giorni. Sentire il suo racconto fa pensare che bisogna sempre immedesimarsi e provare a mettersi nei panni degli altri prima di assurgere al ruolo di giudici. La sua è una storia difficile e commovente, ma fa male pensare che tanti come lui non hanno avuto altrettanta fortuna. Ciò che ferisce di più, però, è vedere come la società sia profondamente superficiale e impreparata ad affrontare un'emergenza che, nonostante i proclami politici, non può essere fermata con la violenza e l'intolleranza.
Storia commovente ma anche potente perché smuove le coscienze sull'indifferenza che dilaga ovunque sul tema migranti. Bel segno di speranza, Alì è meraviglioso, nonostante tutti i suoi trascorsi e le vicissitudini infinite, ha sempre e solo parole di gratitudine per l'Italia, anche quando avrebbe mille motivi per lamentarsi. Mi piace anche molto come vengono esaltate le doti dei fantastici operatori dei centri di accoglienza, veri angeli che si donano senza riserve. Sarebbe utile agli studenti e a tutti quelli che dicono che bisogna bloccare gli sbarchi impedendo le partenze, fregandosene di cosa vuol dire e le conseguenze di quegli esseri umani. Bisogna conoscere le storie di quelle persone per riuscire a capire.
Questo è il libro più emotivo che ho letto quest’anno. Sto imparando italiano e questo ero solo per imparare e migliorare la mia comprensione ma ha diventato uno dei migliorare libri che ho letto quest’anno.
Ali sa come mostrare tutta la verità tra una situazione così difficile come è la migrazione. Anch’io sono uno migratore e questa storia mi ha ricordato così tante cosa dalla mia esperienza.
Non so come lui ha fatto per sopravvivere tutto quello che la vita li ha fatto esperimentare, ma solo devo dire bravo Ali!
Seconda parte del lungo viaggio di Alì Ehsani per ricominciare una nuova vita in un Paese che offre maggiori opportunità e speranze. Questa volta, però, si concentra sulla sua integrazione nella cultura italiana, non esente da difficoltà e battute di arresto. Rispetto al precedente, però, lo stile di scrittura mi ha attirato un po' meno, forse un po' troppo spezzato dai flashback e con la narrazione al tempo presente, che personalmente non mi fa impazzire.
Comprate questo libro, leggetelo, parlatene a tutti. La storia di Alì nel 2022 non può passare inosservata. Ho apprezzato moltissimo la prima metà del libro che a parer mio tira troppo per le lunghe la seconda. Ma tutto ciò passa in secondo piano quando si riesce a comprendere la morale. se devo trovare un difetto sicuramente la scrittura, non è scorrevole e contiene parecchi errori.
Un libro che porta a guardare in faccia una realtà dura che spesso da fuori non si è in grado di immaginare e comprendere. Una storia forte, quella di un viaggio di cui non sempre si riesce a vedere la meta, ma in cui ho visto anche speranza insieme alla sofferenza e la voglia di essere la versione migliore di sè.
Un libro che dovremmo leggere tutti per capire come funziona, per comprendere cosa significa e provare a vedere le cose da un altro punto di vista. Una vita vera ma romanzata che apre gli occhi. Da leggere!
Secondo libro sulla storia di Alì, che ci permette di capire come prosegue la sua vita una volta giunto in Italia. Un velo squarciato sul sistema di accoglienza, ma anche uno straordinario esempio di come la cultura cambi la vita
Un libro potente e commovente allo stesso tempo che ci aiuta a comprendere quanto sia ancora difficile parlare di integrazione vera nella nostra societa' ma che ci dimostra anche che, seguendo la via del bene, seppur sia quella piu' difficile, si possono realizzare i piu' grandi sogni.
-”Bene, bene, sono contento, Alì. Sei stato davvero bravo.” -“Perché?” -“Perché ci hai creduto” -“A cosa?” -“Ai sogni. Quelli grandi. Quelli che non devi mai smettere di fare.”