Tender, unsettling, and amusing, these stories present families all unhappy in their own different ways. A mother who presides over her local Parents of Lesbians and Gays chapter has trouble accepting her son's lover. A recently separated couple's compulsion to maintain a twenty-six-year tradition seems to magnify futility. The New York Times called this collection "astonishing - funny, eloquent, and wise."
Leavitt is a graduate of Yale University and a professor at the University of Florida, where he is the co-director of the creative writing program. He is also the editor of Subtropics magazine, The University of Florida's literary review.
Leavitt, who is openly gay, has frequently explored gay issues in his work. He divides his time between Florida and Tuscany, Italy.
Il libro di David Leavitt menzionato nel capitolo Via Crucis è quello del suo esordio, Ballo di famiglia, Mondadori. È molto bello: leggetelo, o rileggetelo. (S. Veronesi – Il colibrì)
L’entusiasmo di Veronesi mi ha fatto raccogliere il consiglio con un rapido 1-click, la diavoleria Amazon con la quale si può entrare in possesso di un libro in un attimo. Se i racconti di Carver sono caratterizzati da un vago senso di minaccia, quelli di Leavitt sono accomunati dall’oppressione. In buona parte di essi si parla senza mezzi termini di tumore e terapia. In “Contando i mesi” mi sono rimasti impressi alcuni oggetti (un acquario, un termos, un carrello del supermarket) che raccontavano come Mrs. Harrington fosse ancora viva nonostante un medico le avesse sentenziato sei mesi di vita e quello fosse il giorno di scadenza. Nella totalità dei racconti si fa riferimento all’omosessualità e ciò, mio malgrado, ha finito per esasperarmi. Immagini quali
Mark si chiede se il giovane Traylor abbia mai pensato di fare all’amore con degli altri ragazzi, pensa brutalmente di abbordarlo, di farselo dentro alla barca. «Ho visto che mi guardavi» gli direbbe. Se lo immagina: mulinelli di sperma che si coagulano nelle pozzanghere, bianchi come i ciuffi di schiuma che si stanno formando adesso sul mare sul quale navigano, derelitti, cinque uomini che lottano con le aragoste.
mi spingono a proseguire oltre, a scrollarmi le descrizioni di dosso. Leavitt in nessun caso è volgare ma io stento a concepire l’intimità (anche psicologica) con qualcuno del mio stesso sesso. Il libro è un corollario della diversità nei rapporti familiari ed interpersonali, degli approcci differenti fra coloro che vogliono far sapere al mondo intero le loro inclinazioni e coloro che preferirebbero coltivarle privatamente per non scontrarsi con la morale imperante. Nel racconto “Devota” viene ritagliata ad ok la figura di Celia:
Al loro college, era abbastanza comune che le donne orientate verso un certo tipo di studi – donne con i capelli lunghi, vestiti viola e la tendenza a parlare a voce alta, in fretta e moltissimo – passassero la maggior parte del loro tempo in compagnia di gay. Celia divenne la personificazione di questa regola sociale accettata, al punto che alcuni incominciarono a riferirsi a lei come alla “cartina tornasole”, e a dire scherzosamente che bastava presentarla a un uomo per determinare le sue preferenze sessuali. Non era un soprannome gentile, visto che implicava che in un modo o nell’altro era lei a condurli all’omosessualità, ma Celia lo sopportò stoicamente, insieme a soprannomi anche peggiori.
E’ la conoscenza profonda delle dinamiche attinenti alla diversità a spingere Leavitt a tratteggiare personaggi come Celia, o Jill (lesbica nell’unico racconto privo di gay). Un altro tratto ricorrente della raccolta sono le famiglie sfasciate: il padre felicemente riaccompagnato, la madre triste che continua ad amarlo anche se lui non la ama più. Ci sarà qualcosa di autobiografico nel ripetersi dello schema famiglia numerosa e incrinata / figli litigiosi in diaspora per l’America. Ciò che deve aver colpito davvero Veronesi è che questi racconti Leavitt li abbia scritti poco più che ventenne. Quando più avanti negli anni si è trovato a fare i conti con ciò che Leavitt descriveva così giovane, gli è tornato il ricordo dell’oppressione che si respirava in queste pagine, così potente da fargli scrivere:
“Marco sperimentò l’esperienza radicale di accompagnare entrambi i genitori al day hospital per la chemio – uno in una stanza, una in un’altra –, esperienza che lo fece ripensare a un libro di David Leavitt letto tanti anni prima… “ (S. Veronesi – Il colibrì)
Nel libro non c’è questa concomitanza stretta, ma c’è tanto dolore, tale da poter esser uniformato e confuso con quello provato da tanti di noi.
Il pezzo successivo sul nastro è “It’s Raining Men”. Pearl sta imitando il modo di ballare di John a lunghi passi, per la delizia di tutti quelli che la circondano https://www.youtube.com/watch?v=l5aZJ...
“It’s Raining Men” finisce. La canzone successiva del nastro, inspiegabilmente, è “Smoke Gets in Your Eyes”. https://www.youtube.com/watch?v=H2di8... John si mette in ginocchio e implora Pearl, che sta cercando di liberarsi di lui.
Nathan e Andrew, i suoi migliori amici, stanno ballando un pezzo con un ritmo da disco music e le parole in tedesco diffuse da un paio di diffusori, alti più di mezzo metro e sistemati a ciascun capo della biblioteca. https://www.youtube.com/watch?v=8-bgi...
Years ago I found myself reading this book in the waiting room of a doctor, specifically I read the page about a woman reading something in the waiting room of a doctor, she looks at the calendar and notices that it is the 12th of November (if i remember well): I paused my reading to realize myself that it was also the 12th of November in my timeline.
>>>after 10 years, the character I remember more precisely is Danny, a boy that realizes that he's to grow up because nobody cares about his suffering, he's just bothersome for everyone.
“Começou a pensar na data, 17 de Dezembro: Quem nascera a 17 de Dezembro? Dera-se algum acontecimento histórico a 17 de Dezembro? Então, através de qualquer processo, cuja pista era impossível seguir, aquela data–17 de Dezembro–contagiou-a com todo o horror da recordação e do aniquilamento. Porque aquele dia era o dia em que se calculava que já estivesse morta.”
Totalmente rendida à escrita de David Leavitt, que nesta “Dança de Família” se foca sobretudo nas dinâmicas familiares com bastante argúcia. As situações, sempre tensas, são todas diferentes, mas não há muita variedade na criação das personagens: as mulheres estão geralmente doentes ou numa pilha de nervos, os maridos e os ex-maridos são uns imbecis egocêntricos, enquanto a prole está bastante traumatizada ou desequilibrada. Ainda que Leavitt não seja clemente com ninguém, creio que foi um pouco mais cruel com as personagens femininas, que são sempre as traídas e as abandonadas, ainda a suspirar pelos narcisistas que as deixaram. Redime-se, ainda assim, ao dar-lhes os melhores monólogos interiores.
"Habitualmente Suzanne não bebe muito e, quando o faz é por alguma razão. Nessas raras ocasiões – como hoje – o poder do álcool impressiona-a tremendamente, e deseja recomendá-lo como uma droga maravilhosa. Gostava de fazer anúncios a falar da sua eficácia. (...) É espantoso o que esta porcaria consegue fazer, há que confessá-lo. Todos nós somos apenas produtos químicos, afinal de contas."
Território - 4* Contando os meses - 5* O chalé perdido - 4* Alienígenas - 5* Danny em Trânsito - 4* Dança de família - 4* Radiações - 4* Longe daqui - 3* Dedicada - 2*
E se il destino delle madri era non aspettarsi niente in cambio, il destino dei figli era non dare niente in cambio? Una raccolta di dieci racconti che urlano middleclass americana e anni ’80. Ci sono degli argomenti e degli elementi che ritornano in ogni racconto: c’è la persona gay, c’è l’infelicità e l’insoddisfazione, ci sono litigate e sfuriate e incazzature che vengono mandate giù, ci sono famiglie e relazioni disfunzionali con i vari membri, di base mai una gioia. «La tradizione può trasformarsi in ripetizione quando ci si ritrova aggrappati a qualcosa solo perché si è troppo spaventati per lasciarla andare.» Dopo aver letto I racconti di John Cheever che W O W, era piuttosto convinta che Ballo di famiglia di David Leavitt non avrebbe retto il paragone, e di fatto così è, ma ehi, devo dire che ne è uscito comunque bene. Perché il dolore deve tornare proprio adesso che non ha tempo di tenerlo sotto controllo? Sono tutti racconti che scorrono bene e, anche se in misura minore rispetto a Cheever, anche Leavitt riesce con qualche frase “buttata lì” a sorprendermi e catturarmi. Consideriamo che questa è l’opera di esordio dell’autore e che l’ha scritta a 23-24 anni. Io a 23-24 anni mi stavo ancora chiedendo se il plurale di ciliegia e di camicia avesse o meno la i, così, per dire. Tanto di cappello. «In qualunque battaglia per il diritto alla propria identità non può esserci distinzione tra privato e politico.» «Molto utile. Sai cosa c’è di sbagliato nella tua linea, quella del partito della correttezza politica? Esattamente quello che c’è di sbagliato nella tua manifestazione. Omogeneizza i gay. Non ammette le differenze tra le persone. Non riconosce che forse per certi individui ciò che è politicamente corretto è personalmente impossibile, emotivamente impossibile. Per essere una politica che dovrebbe favorire la differenza, di sicuro non ammette molte differenze tra i “differenti”.»
Una serie di racconti che esplorano la vita ordinaria di mamme, mogli, figli, amici.. Tanti temi affrontati con semplicità e realismo. Una collezione di racconti profondi e sinceri con una nuova prefazione e un ultimo racconto aggiunto dall'autore che fanno da cornice ad un ottimo libro.
Dança de Família é uma colectânea de contos, que David Leavitt escreveu aos 22 anos. O elo de ligação entre eles é a família e os sentimentos que nela habitam: o amor, o desamor, a união, a desunião... "cada família abriga um estranho no seu seio."
Território - A homossexualidade. A aceitação e compreensão por parte da família e do próprio. Contando os meses - A doença. Uma mulher com cancro. O tempo de vida contado. A aproximação da morte. A dor de abandonar os filhos. O chalé perdido - O divórcio. O sofrimento do que continua a amar o outro. A tentativa de manter a união familiar. Alienígenas - Um acidente de carro. Uma criança que julga ser um ET. O amor, que nos une e nos salva. Danny em trânsito - A família. O pai que parte, porque não quer continuar a viver uma vida na qual não cabe. A mulher deprimida. O filho que ninguém quer. O egoísmo. Dança de família - A família. Um círculo fechado e apertado que, como numa dança, nos sufoca pelo aprisionamento, pela inércia... Radiações - A doença. A angústia, o desespero e o alimento da esperança de sobrevivência. "É engraçado como à medida que o tempo passa as pessoas se vão acostumando às mudanças, até às mais assustadoras; como até o inimaginável se pode tornar tolerável." Longe daqui - A família. A doença. A morte. A infidelidade. Três irmãs; a dedicação extrema de uma, em oposição à indiferença das outras. Dedicada - A amizade. Uma mulher e dois homens. Ela apaixonada por eles e eles um pelo outro.
To say that David Leavitt is a consummate writer of gay literary fiction doesn't do him justice. Although many of his characters are gay and many of his stories explore gay issues, Leavitt is a consummate writer no matter what subject he tackles. In Family Dancing, published in 1983 and Leavitt's very first story collection, we see an author already in full command of his craft. Whether tracking a mother dying of cancer ("Counting Months"), witnessing the dissolution of a family ("The Lost Cottage" and "Danny in Transit"), or experiencing what if feels like to be the pivotal friend in a relationship between two lovers ("Dedication"), Leavitt digs deep and yields much. He writes boldly, taking on difficult subjects. In one story ("Out Here"), he even plays multiple points of view off of each other, shifting seamlessly between them. Lest boldness be mistaken for ability, however, Leavitt also writes with such grace and sensitivity that he leaves readers unquestionably moved and with a greater understanding of the human condition than they had going in. These stories are luminous, transcendent and satisfying.
In un'epoca che ti vuole SuperStar a quindici anni e scrittore arrivato e maturo già al tuo primo esordio, Ballo di famiglia pare davvero un'opera aliena, l'esordio di un ventenne già maturo, formato, un ragazzo che già aveva capito tutto della vita, o quasi. E' molto per un ventenne, eppure, è ancora troppo poco. Lodato con affezionato stupore dalla Pivano, il giovane Leavitt è capace di una introspezione psicologica profondissima, una conoscenza dell'animo femminile che pare incredibile riscontrare in un giovane uomo. C'è da interrogarsi sull'infanzia dell'autore; Leavitt, forse, era uno di quei ragazzini che parlano poco e ascoltano molto - e per questo, capiscono tutto. Ballo di famiglia è la fotografia della famiglia americana nel pieno degli anni Ottanta: una somma di solutidini, le azioni dei singoli si ripercuotono sempre, inconsapevolmente o consapevolmente, sugli altri singoli. Madri single, madri vedove, madri abbandonate, madri malate - e bambini piagnucoloni o fin troppo silenziosi, bambine che giocano ad esser cavalli oppure alieni, adolescenti innamorati ed inconsapevoli, omosessuali dichiarati o soffocati - nella pur fastidiosa ridondanza di temi e caratteri di questi racconti, nel continuo rimescolare sempre le stesse carte, Leavitt riesce a creare l'illusione di una vita varia e caleidoscopica. Ma quando volti l'ultima pagina dell'ultimo racconto, il finale aperto, come tutti i precedenti, ti chiedi - ma davvero non c'è altro nella vita?
In bocca al lupo, Danny! Leggendo, si intuisce che l’autore è un giovane, per l’ampio spazio che hanno bambini e ragazzi nei suoi racconti e inoltre per la mole di affanni che si abbattono sulle teste di tutti, con poca fiducia nella possibilità di uscirne (forse Leavitt ancora non sapeva che qualche volta i problemi si risolvono). La famiglia viene percepita come istituzione centrale, che deve essere perfetta e di rappresentanza e celebrare se stessa nelle feste in giardino; possibilmente di origine ebraica e con un figlio omosessuale. La madre di tutti i disastri è la famiglia che si sfascia: gli uomini abbandonano le donne, le donne non sanno riprendersi (dipenderà dal fatto che è protagonista la borghesia americana, con donne che non devono lavorare e dunque hanno tutto il tempo per l’auto-macerazione?). I figli a loro volta non sanno districarsi. Altro tema importante, l’omosessualità, come comportarsi con la famiglia e col mondo: negarla, rivelarla, ostentarla, andare alla sfilata del gay pride; ciascuno prova una via ma la migliore e liberatoria sembra essere quella della dichiarazione, che non costringe ai sotterfugi. Leavitt ha ottime capacità introspettive e crea personaggi molto credibili: penso alla madre di famiglia (separata) che va alla visita di controllo per il linfoma, con tutti i turbamenti del caso (arriverò a 2 anni?) e poi porta i figli a una festa in giardino e le tocca consolare la padrona di casa che ha un cattivo rapporto col figlio. Si partecipa vivamente ai suoi pensieri, lei che ogni giorno si alza, prepara la colazione per i figli e vive come avesse davanti l’eternità. I personaggi più positivi sono questa donna e Danny, un ragazzo che ha intrapreso la strada del rifiuto di aiuto da parte della famiglia degli zii e alla fine si convince a ricominciare una nuova vita, in un collegio, senza zii e cugini.
O amor nas suas diversas faces, que tanto podem trazer felicidade como dor, famílias desajustadas, ambientes tensos - foram muito raros os momentos de felicidade nestes contos.Na verdade poderiam ter sido todos reunidos numa só história de uma família numerosa. Os vários ambientes onde se desenrolam são muito semelhantes; há quase sempre uma moradia com piscina, mulheres com baixa auto-estima por excesso de peso, amores desencontrados, homossexualidade em quase todos (não foi surpresa descobrir que o autor é gay) e uma sensação de desconforto entre as personagens - normalmente familiares - que provoca algum mau estar. O facto do final das histórias ficar em aberto, também não ajudou. É como se o autor quisesse dizer que não há finais felizes, só a aceitação do imprevisto. Tão próximo da realidade que desconserta.
My best friend suggested I read this by saying: "This particular book has at least one gay character in every story, but they are never the focus of the story. Still - some wonderful writing. I do recommend it - it's worth the time and has some emotional power."
I could not agree more. Although not a short-story fan myself, Leavitt manages to pack a lot of excellent writing, three-dimensional characters, and plenty of realistic and relate-able drama and tragedy. The last sentences always manage to wrap-up each story shockingly and beautifully. My two most favorite stories from it were Aliens and Dedicated.
This book weaves a fabric of human relations and behaviors. The stories compiling the anthology are not necessarily gay, but human.
Alla fine di questa serie di racconti si chiude il libro e si prende un gran respiro. Perché si prova una sensazione di soffocamento, di asfissia seguendo le storie dei personaggi. I protagonisti dei racconti sono prigionieri dei loro pensieri, della razionalizzazione di ogni emozione la cui espressione, quando avviene, è vissuta come portatrice di devastazioni e di una paralizzante incapacità di farvi fronte. Uomini e donne, madri e figli, mariti e mogli, ognuno un piccolo pianeta che non interseca la traiettoria dell’anima e del cuore dell’altro lì a pochi passi. Gelido.
I racconti sono un po' un hit-e-miss, un effetto che è causato anche dalla loro eccessiva lunghezza. Il primo racconto è l'unico che mi ha convinto, ma gli altri sono lunghi, spesso ricchi di dettagli che non hanno necessità di essere e appesantiscono la lettura, perdendo drasticamente in efficacia. Ho notato uno stile disascalico, come se ciascun racconto fosse un esercizio di scrittura e nulla più.
“-Ci sono quattro gruppi di persone - quelli che sono realizzati grazie al successo, che si possono benissimo capire, e quelli che sono disperati nonostante abbiano successo, come tanta gente che conosciamo, e quelli che sono disperati perché sono dei falliti. Poi c’è il quarto gruppo - la gente che è realizzata nel fallimento, che non ha bisogno di speranza per vivere. Lo sai chi è questa gente? […] -Sono i sopravvissuti.”
Leavitt, con questi nove racconti, narra della famiglia borghese americana degli anni 80: genitori in crisi tra loro, malattie, figli alla ricerca di se stessi e della propria identità sessuale, rivelando le dinamiche disfunzionali di quelle che da fuori sembrano delle famiglie perfette, ma che in realtà sono alla ricerca costante di una via di fuga di fronte alla delusione per il mondo che le circonda.
Tra i personaggi, ci sono: figli che temono di aver “deluso” la famiglia per la loro omosessualità; genitori appena divorziati che come ogni estate affittano lo stessa casa per le vacanze estive e le trascorrono insieme; una madre che sente di aver perso il figlio come succede per “un mazzo di chiavi, per pura distrazione” o un’altra che porta i propri figli a fare le radio con lei, come se fossero sul set di una serie tv ambientata in ospedale.
Un libro del 1984, ma ancora attuale, soprattutto nell’analisi dei personaggi, un ottimo esordio che ha reso l’autore da subito popolare ed acclamato.
Io non sono un’amante dei racconti, ma con questo libro mi sono ricreduta: in poche righe Leavitt riesce a coinvolgerti nella storia e soprattutto nelle dinamiche dei rapporti, abilissimo con la sua prosa a narrare la psicologia dei personaggi, per me il suo punto di forza. Non vedo l’ora di leggere il suo “La lingua perduta delle gru”, da molti definito il suo capolavoro.
A tratti tenero, a tratti esilarante, a tratti non mi ha detto niente. Malattie, lutto, amori alla cui fine non ci si riesce a rassegnare, famiglia spezzate e poi a loro modo ri-unite.
Sicuramente notevole che siano stati scritti quasi 40 anni fa, c’è una sorta di geniale intuizione dietro ogni racconto è notevole che siano usciti dalla pena di un ragazzo poco più che ventenne. Non hanno lasciato in me il segno che mi aspettavo (come è successo invece con i racconti di Carver) probabilmente letti più in là dopo aver vissuto certe esperienze e certi ostacoli che la vita ti pone davanti saprò apprezzarli meglio
L'opera prima di David Leavitt è una raccolta di nove racconti, da uno dei quali mutua il titolo. Era il 1984 e l'allora giovanissimo Leavitt è diventato in breve tempo uno degli autori simbolo della sua generazione, quando non addirittura una sorta di portavoce dei ventenni degli anni '80, complice anche un suo saggio dal titolo "The New Lost Generation", pubblicato l'anno seguente sulla rivista "Esquire", in cui ha descritto la sua infanzia e la sua adolescenza e la società nella quale è cresciuto: una società delusa, sfiduciata, dilaniata dai divorzi e dalla frustrazione, proprio come quella in cui si erano trovati a vivere i beat del dopoguerra. Ma i ragazzi di questa generazione hanno reagito in modo opposto ai beat: mentre i giovani degli anni Cinquanta e Sessanta volevano e cercavano soprattutto la libertà, quelli della generazione di Leavitt hanno cercato e cercano soltanto la sicurezza, la stabilità, la solidità. Per loro i tempi della rivoluzione sessuale sono lontani e superati; conquistata la libertà sessuale ora vogliono usarla in una vita di coppia, magari omosessuale, che li difenda dalla fragilità e dall'inconsistenza del volubile passare da un'esperienza sessuale all'altra. In contrasto coi cosiddetti beat gli yuppie vogliono vivere in belle case ordinate, fare carriera, guadagnare denaro, avere stabilità (Fernanda Pivano, "Libero chi legge"). Non mi sogno certo di aggiungere qualcosa alle parole della Pivano e quindi mi limito a dire che sono racconti davvero belli e che il mio preferito è stato senz'altro il penultimo, "Da queste parti", in cui tre figlie si ritrovano a svuotare la casa del padre, morto da poco, e questa riunione, nonostante le pacifiche intenzioni iniziali, diventa l'occasione per lanciarsi accuse e recriminazioni covate da molto tempo. Non sono molti i temi che ricorrono nelle nove storie (la crisi della famiglia, il divorzio e le sue conseguenze, l'omosessualità di un figlio o un genitore, la malattia), ma l'autore ne immagina sempre diverse combinazioni. In questa creatività che non perde mai di vista i frutti di un'attenta analisi psico/sociologica (e personale), oltre che nell'ottima scrittura, sta il pregio del libro, ma allo stesso tempo situazioni molto simili che si ripropongono in due o più racconti possono creare una certa ridondanza. E questo è il solo motivo per cui ho messo 4 stelline invece che 5.
Dà una strana sensazione di straniamento leggere un libro così anni '80. E' datato ma non per qualcosa che si è vissuto ma per come lo si è visto nei film o letto in altri libri. Uno stile a cui si è fatto l'orecchio, il cosiddetto minimalismo: a me sembra l'incapacità di descrivere, pertanto si narra quello che si vede, che si prova, senza sintesi, senza filtro. Anche se, la scelta di cosa includere, quali aggettivi usare (ad es. quando scrive "prese una sedia di plastica rossa con dei graffi ....", è una scelta diversa dallo scrivere "prese una sedia.") è pur sempre una forma di stile. Un po' povero, ahimè per farmi apprezzare questa collezione di patimenti gay e famiglie in caduta libera (a me ha fatto venire voglio di rileggere Anna Karenina quindi un merito ce l'ha!).
I am undecided between 3 and 4 stars. I was quite optimistic when I started reading this book, mostly driven by the introduction (which, this time, I decided to read before reading the actual book, as I had found spoilers before, but not this time, so 1 point for this to the author!). Considering the topic for this book, I was met with a different kind of fil rouge, mostly about suffering and insecurities for each character of these stories. In general, I found the depiction of the characters and the stories themselves very captivating, however, in some cases, not very convincing. This might be due to the fact that these stories are set in the 1980' and it was rather hard reading about how certain topics were discussed, comparing how they are talked about in the current times. Hence, my reservation to give this book 4 stars. I will definitely read more from Leavitt and I hope to find more hopeful books.
I personaggi descritti e raccontati da Levitt diventano reali perché sono persone reali potrebbero essere i nostri genitori o i nostri fratelli e amici, il tutto è trattato in modo profondo e reale, cosa che mi ha piacevolmente stupito. Omosessualità e cancro sono i due fili conduttori di molti dei racconti, come nelle famiglie e nelle amicizie questi due fili vengono intrecciati, ingrossati, sfilacciati e a volte distrutti. Alcuni racconti mi sono piaciuti più di altri: come “il cottage perduto”, “ballo di famiglia”, “da queste parti” e “devota”.
Kitchen sink melodramas from the early to mid-80s dripping with loneliness and melancholy. I wonder how daring some of these stories felt when they were first released for the fact that David Leavitt included so many gay characters. It was nice to read stories from the 80s where the gay characters were written without judgment, were included, and not marginalized as a stereotype. This introductory story collection definitely did what it should, it has left me wanting to read more from Leavitt.
Ammirevole l'intento e i contenuti sono importanti.... ciò nonostante devo dire che non mi è arrivato più di tanto e ho trovato faticoso finirlo... ma lo consiglierei comunque perché credo sia solo una questione di gusto personale. C'è tanto cuore in questo libro, ma manca forse l'anima unificatrice
Being a collection of stories, the one that i loved the most were the first one, i loved reading it, it almost felt i could feel the warm sun on my skin while i was by the poolside with Neil. And the last one that dwell into more clear queer themes.
shout out to the story titled "around here" that made me really uncomfortable when all the characters were arguing
Racconti che sembrano romanzi, in cui noi siamo sempre in ogni personaggio: le paure, gli errori che si ripetono, le strutture da cui è difficile uscire. È stato difficile entrare ed uscire dai singoli racconti ricchi di personaggi. Mi è piaciuto molto Territorio, e mi sono rivista nella madre di Neil. Bello anche Alieni
I got word of David Leavitt's work when I was a teenager, eager to discover gay-themed literature through web searches that rarely yielded something different than male authors from the Anglosaxon world. That way, I got to know some great authors (e.g. James Baldwin) though. I first read Family Dancing in a dubious Peninsular Spanish translation that nonetheless let the work fascinate me: This world of family conflict due often to the homosexuality of one random male character appealed to my teenage interest in short stories and in anything that had to do with sexual diversity in literature. This time (and after years of more living and reading) I read it in the original English and couldn't say that the former fascination persisted. Although it's an undeniable fact that Leavitt had a stunning narrative pulse in the 80's ("Territory" should be in every serious US short story anthology) and it's clear that he really could lead and build a plot more than deftly, the constellation of characters and situations didn't get further than "WASP/Jewish-family misery in privilege", even though this misery is narrated in a superb style. I understand the collection established its focus on the lives of a very specific population sector of the US (white, mostly Jewish, middle-/upper-class, lots of swimming pools that actually more likely are symbols of something I couldn't determine, lots of cancer), but it is exactly this focus that tends to magnify the family issues these characters are suffering from. I got the impression that some characters are outlined even through a perspective based on racialization and fat shaming that isn't coherent with the diegesis and was biased even in the 80's (the last story was excruciating and rather tiring to read for that reason). Family Dancing is nonetheless an interesting document to the minimalist style in US fiction during the 80's and an access to one part of the culture that was occurring in this country in that time, but it's exactly this aspect of it that makes me wish that Leavitt's stories didn't give such an accurate example of a suburban POV. It might be that The Lost Language of Cranes could correct this image, but it will take me a while to pick another book by him.