Siamo nel Regno di Napoli, a cavallo tra il 1300 e il 1400. Ramondello è il figlio cadetto del conte Orsini. Suo padre gli ha programmato una carriera ecclesiastica, ma lui è innamorato perso di una fanciulla destinata a diventare contessa e non si arrende a un destino che non vuole. Trova una sponda amica in Ramondo del Balzo, fratello di sua nonna. Il pro-zio, che non ha avuto figli, gli risolve tutti i problemi designandolo suo successore. Unica condizione per ereditare le sue fortune è che Ramondello aggiunga al proprio cognome anche quello del suo benefattore. Ma le cose non vanno secondo i piani e il ragazzo si ritrova costretto a partire come scudiero per le crociate del Nord, senza nemmeno un ultimo saluto alla sua amata. Liberamente ispirata alla vita di Raimondello Orsini del Balzo, è una storia di amori, amicizie, tradimenti, conflitti familiari e battaglie avventurose. C’è spazio anche per delle incursioni nel mondo della cavalleria teutonica e nei misteri del Santo Graal. Il tutto, sullo sfondo storico della disputa tra due re pretendenti al trono di Napoli e dello scisma d’Occidente, con una Chiesa cattolica retta contemporaneamente da due papi in conflitto tra loro. Una storia antica ma con molte curiose analogie con la contemporaneità.
Una biografia romanzata alla maniera di una moderna chanson de geste, ma anche un romanzo di formazione, che alle parti puramente storiche (anche piuttosto consistenti) unisce spunti di riflessione sulla politica e sulla natura umana che risultano ancora attuali. Ramondo (Raimondello del Balzo), il protagonista assoluto, ci accompagna per oltre 400 pagine: si distingue subito per il suo temperamento sanguigno, che si lascia guidare dal cuore e dalla propria bussola morale, senza piegarsi di fronte a niente o a nessuno. Questa sua audacia talvolta gli costa cara, ma lui rimane sempre fedele a se stesso, sia che trionfi, sia che abbia tutto il mondo contro. È un personaggio che definirei "a tutto tondo": quelli che potrebbero apparire come i suoi migliori pregi sono anche i suoi peggiori difetti. La vita di Ramondo è una vita segnata dall'azione, prima in una Lituania ignota, dove impara il rispetto per il nemico, e poi in un Sud Italia dilaniato da guerre interne, dove non ci si può fidare nemmeno degli alleati. E qui vorrei aprire una piccola parentesi proprio sulla Lituania: conosco bene i pregiudizi appioppati ai Cavalieri Teutonici, e questo romanzo mi ha colpito in positivo anche per la fluidità con cui ha mostrato le due facce del conflitto, senza difendere né accusare nessuno. È un romanzo che, oltre a gettare luce su una figura poco conosciuta del panorama storico italiano (io per esempio non lo conoscevo), ricorda che, anche se si tocca il fondo, passo dopo passo si può risalire. Proprio come Ramondo, che da figlio ripudiato diventa condottiero e poi principe, spinto dalla sua forza d'animo e dalla sua ambizione. A un certo punto ho perfino smesso di chiedermi cosa fosse vero e cosa fosse romanzato, perché avevo la sensazione che tutto stesse andando proprio come doveva andare: la trama coinvolge, senza distorsioni né forzature, e ogni cosa, ogni colpo di scena ha il suo perché.
Ramondo lo scudiero è un romanzo che avevo adocchiato da un po’ di tempo, e di cui ringrazio l’autore per la copia digitale. Che dire: si articola in tre parti, collocate in periodi di tempo non troppo distanti tra loro ma che a me sono sembrate epoche diversissime. E non perché ci fosse qualcosa di anacronistico in particolare, ma perché seguire Ramondo – Raimondello Orsini del Balzo – nei tre periodi principali della sua vita è stato a dir poco entusiasmante e formativo. Il romanzo ripercorre tutta la cronologia, partendo dalla sua preadolescenza fino al culmine della sua carriera politica, se così si può definire, in cui gli ostacoli incontrati vengono superati rivelandoci un protagonista sempre più coraggioso, audace e sanguigno. Credo che i maggiori pregi di questo romanzo siano due: il primo, la caratterizzazione dei personaggi – che sono tanti, ma tutti, nella loro tragicità e/o comicità, riescono a imprimersi nella memoria del lettore – il secondo, invece, le descrizioni vivide e pittoresche dei luoghi della storia e di coloro che la vivono. Partendo dal primo punto, direi che Ramondo la vince su tutti: anche se all’inizio ho avvertito una propensione molto forte nei suoi riguardi, forse in relazione alla sua infantile innocenza, dopo lo si svela in tutti i suoi pregi e i suoi difetti: è sfacciato, coraggioso, affronta la vita prima di pancia e poi di testa, sa come comportarsi – diplomaticamente e soprattutto sul campo di battaglia – sa per quale spiegamento optare e ne dà sempre una coerente motivazione, riesce a farla franca così come a convincere il suo avversario che è lui dalla parte del torto. È anche un bonaccione, certe volte, e in lui resta spesso l’ingenuità di un preadolescente – benché alcune situazioni della vita, partendo dal suo periodo di giovinezza coi teutonici, gli abbiano comunque fatto capire quanto sia importante anche diffidare delle persone. La sua ingenuità è contrapposta, invece, alla scaltrezza di Maria d’Enghien, figura femminile di prim’ordine all’interno del romanzo. Furba, saggia, intelligente, buona, è contrapposta ma non del tutto opposta a Ramondo, di cui rappresenta la controparte femminile più significativa. Ho apprezzato molto lo sviluppo delle donne all’interno di questo romanzo: la regina Giovanna, Isabella d’Aquino – lato tragico della storia – la sopracitata Maria, che rompono con lo stereotipo che si ha della donna medievale e ne rivelano una versione molto più accurata, che non ho potuto non apprezzare. Un altro aspetto che si richiama nel romanzo è quello della relazione maestro-allievo/comandante-subordinato: se prima vediamo Ramondo come scudiero – cosa che nell’animo è come se restasse tutta la vita, da cui poi il titolo – di un cavaliere, in questo caso Guy de Chavigny, personaggio reso benissimo, poi è lui che prende le redini della situazione. E i suoi subordinati sono anche suoi amici: Philippe, Pandella, Malacarne, Maremonti, tutti personaggi che non sono solo macchiette, e che invece restano, col loro supporto amicale, cari al lettore, anche arrivati alla fine. E appunto importante per Urbano VI, in assoluto mio personaggio preferito: i suoi dialoghi e la sua caratterizzazione mi hanno tenuta incollata allo schermo e affascinata da come la natura umana possa essere così complessa, subdola e buona. Se proprio dovessi trovare un difetto, direi che ci sono alcuni termini – come “animalista” e “vegetariano” – leggermente anacronistici per il periodo storico di cui stiamo parlando, essendo nati come concetti solo nella seconda metà dell’Ottocento, ma sono così pochi che si può tranquillamente sorvolare. D’altra parte, la nota storica a fine libro è una gioia per gli occhi: viene rivelata la realtà storica e tutti gli aspetti romanzati ed è una delle cose che maggiormente ho apprezzato. Se cercate una scrittura scorrevolissima ma allo stesso tempo arricchente, non posso esimermi dal consigliarvelo: l’autore ha saputo essere abilissimo con le parole trasformando qualsiasi descrizione in un quadro artistico senza renderlo troppo manieristico, raggiungendo il giusto equilibrio tra l’informazione e la storicità. Ripercorrerete l’Italia medievale e i bellissimi luoghi salentini in un’avventura lunga assieme a Ramondo che merita di essere scoperta!
RECENSIONE DI GRAZIA Cari lettori eccomi di nuovo a voi, dopo aver finito appena di leggere il romanzo storico dell’esordiente Antonio de Chirico, di origine pugliesi: “Ramondo lo scudiero”, liberamente ispirato alla figura, realmente esistita, di Raimondello Orsini del Balzo. I miei primi complimenti vanno alla perfetta, attenta e appassionata ricostruzione storica di ambientazioni storiche, azioni e personaggi, che sembra essere di proiettati d’amblè all’interno delle vicende e in quel periodo storico che vedeva coinvolte la regione Puglia e quella di Napoli. Da quando Ramondello era ancora un ragazzo di dodici anni, con il tempo la temerarietà e la sua abilità nell’arte del combattimento, lo porterà a diventare un celebre condottiero, un proprietario terriero, infine un nobile e marito innamorato di Maria d’Enghien, contessa di Lecce. Sembra che per Ramondello non ci siano ostacoli, ma il padre, fomentato dalla moglie che prova amore solo per il primogenito nonché figlio legittimo, al contrario di Ramondello nato fuori dal matrimonio, con degli imbrogli giudiziari, alla morte del prozio, che non ha avuto figli e aveva designato Ramondello suo erede legittimo, il ragazzo viene escluso dall’eredità. Ramondello è il secondogenito del conte Orsini e per lui il padre ha in serbo una vita ecclesiastica. Il ragazzo però entra il conflitto con la decisione del genitore perché aspira a ben altro. A causa di questo motivo e per altri punti di vista contrastanti avuti con la famiglia, Ramondello decide di partire come scudiero per le Crociate del Nord senza poter salutare un’ultima volta la sua amata. Da questo punto in avanti la vita del giovane cambierà completamente. Da semplice scudiero si farà strada fino a diventare uno stimato condottiero e capitano della compagnia di Palestina. Le vicende di Ramondello in questa nuova veste si susseguono in molte parti d’Europa. Nonostante il resto sia corposo, la scrittura scorre senza intoppi, anche se in alcuni punti la storia sembra rallentare, probabilmente per le troppe descrizioni guerresche e delle ambientazioni guerresche; tuttavia nel complesso, il romanzo si legge in maniera abbastanza fluida. Le battaglie in cui viene coinvolto il personaggio sono magistralmente descritte e in modo, come ripeto, forse un po’ troppo dettagliato. Chi ama i romanzi storici sa di cosa parlo. Gli ingredienti di richiamo sono ben bilanciati: c’è l’aspetto romantico e sentimentale, le avventure dei cavalieri teutonici nella lontana Lituania, gli intrighi che hanno portato allo Scisma di occidente, richiami al Santo Graal, tradimenti, compromessi, amicizia, gesta eroiche e i sotterfugi fra papato e regnanti in un contesto generale di decadimento dell’antico sistema feudale che porterà in seguito alla formazione degli stati nazionali. IPov dei personaggi sono bene delineati. Inoltre, nel romanzo si evince la forza degli stati d’animo di tutti loro, da Ramondello, Roberto, suo fratello maggiore, Giovanna, la matrigna e non per ultima quella di Maria d’Enghien. Benché i fatti narrati siano lontani alla nostra età contemporanea, salta subito all’occhio l’egoismo della classe politica e la cui ricerca non si proietta al bene del popolo ma ad accumulare fortune personali. (Pensioni d’oro e vitalizi... oggi – terreni e oro in passato) Ho apprezzato l’abilità dell’autore nel suddividere in tre parti ben distinte il romanzo, nonché la scelta più che geniale nel narrare le vicende nel qui e ora senza flashback o flashfoward.
Questo romanzo, che l’autore ha pubblicato in selfpublishing con la YouCanprint, è qualcosa di veramente originale nel suo genere. Devo ammettere, che la prima cosa che mi ha stupito è che l’autore sia alla sua prima narrazione. Una biografia romanzata alla maniera di una moderna literature, ma anche un romanzo di formazione alla Chrétien de Troyes e il suo ciclo bretone dell’Ars amandi. Veramente un buon libro che consiglio di leggere a tutti.
La storia si svolge tra il 1300 e il 1400 e Ramondello è il figlio cadetto del conte Orsini. Essendo il secondogenito, suo padre gli ha programmato una carriera ecclesiastica nonostante il figlio abbia delle ottime attitudini nell’uso della spada e non si vuole arrendere ad un destino che non ha scelto. Trova una speranza in Ramondo del Balzo, fratello di sua nonna. Il pro-zio, che non ha avuto figli, lo designa come suo successore e combina il matrimonio del nipote con Isabella d’Acquino, di cui é perdutamente innamorato. Ma le cose non vanno secondo i piani e il ragazzo si trova costretto a partire come scudiero per le crociate del Nord, senza nemmeno un ultimo saluto alla sua amata. Seguiranno tutta una serie di avventure e situazioni a cui Ramondo andrá incontro, il quale riuscirá con coraggio e intraprendenza a costruirsi un nome e un’opportunitá di vita totalmente diversa rispetto a quella a cui era tristemente destinato.
Pur essendo un racconto non breve, la storia scorre rapidamente e l’autore é riuscito a renderla molto accattivante e incalzante. É una storia liberamente ispirata al personaggio realmente esistito di Ramondello Orsini del Balzo e alla fine del romanzo vengono accuratamente descritti i punti in cui l’autore ha voluto modificare fatti ed eventi con le dovute giustificazioni. Forse le uniche parti che mi sono risultate più lente sono quelle in cui viene fatta una descrizione degli eventi storici, senza trattare del personaggio principale in prima persona. Nel complesso sono contenta di aver letto questo libro perché mi ha insegnato molto sui fatti e sulla società del tempo (e mi è sembrato di ritrovarmi un po’ a Westeros 😅). La scrittura non si perde in descrizioni eccessive e i dialoghi sono costruiti a regola d’arte, fanno molto spesso sorridere e divertire.
Consiglio infine questa lettura a chi é incuriosito dal periodo medievale e si vuole immergere e tuffare in un passato duro e crudele ma altrettanto affascinante e illustre.
Il romanzo storico di Chirico, ambientato tra '300 e '400, è intriso di tradimenti e testimonia la crudezza e l'opportunismo dell'indole umana. Narra la storia di Raimondo Orsini del Balzo, dello Scisma d'Occidente e del conflitto angioino per il trono di Napoli. . . . Dalla mia pagina @bibliotecamentale:
Al momento sto scrivendo la tesi e ho poco tempo per leggere. D'altro canto, la mia tesi è sulla cavalleria medievale, quindi il romanzo storico di Antonio Chirico mi ha accompagnata nei miei studi, insegnandomi, oltre che intrattenendomi. Difatti la mia conoscenza sul conflittuale interregno angioino a Napoli era piuttosto minima, né conoscevo tutte le dinamiche politico-religiose del grande Scisma d'Occidente. Raimondo Orsini del Balzo, protagonista del romanzo, fu un prode condottiere, un cavaliere e un principe, rivestì numerose cariche politiche e il suo appoggio fu conteso da molti uomini importanti. Antonio Chirico ci narra, con una giusta pennellata di finzione, la storia delle sue origini, della sua ascesa e delle sue gesta, dando grande spazio anche ad altri personaggi: re Carlo III di Durazzo, re Luigi II d'Angiò, Papa Urbano VI, Malacarne de Caris e Maria di Enghien. Su quest'ultima mi sarebbe piaciuto leggere di più, invece la sua storia è purtroppo relegata alla parte finale del libro. Raimondo ci viene presentato come secondogenito del conte Niccolò di Nola, sfavorito dalla matrigna e destinato a intraprendere una carriera ecclesiastica. Adottato dallo zio, Raimondo prende il suo cognome e si dedica invece alla carriera militare, facendo grande fortuna. Mi è piaciuta molto la narrazione del suo processo di crescita in compagnia degli altri cavalieri nella fredda Lituania, dove i milites Christi si batterono coi sovrani Algirdas e Kęstutis per debellare il paganesimo. Una buona lettura per gli appassionati di storia medievale, lo consiglio! 😊
Recensione a cura di Peg Fly per scrittorindipendenti:
Cari lettori eccomi di nuovo a voi, dopo aver finito appena di leggere il romanzo storico dell’esordiente Antonio Chirico, di origine pugliesi: “L’avventurosa storia di Ramondello Orsini de Balzo”, liberamente ispirato alla figura, realmente esistita, di Ramondello Orsini del Balzo.
I miei primi complimenti vanno alla perfetta, attenta e appassionata ricostruzione storica di ambienti, azioni e personaggi. Sembra di essere proiettati d’amblè all’interno delle vicende e in quel periodo storico che vedeva coinvolte la regione Puglia e quella di Napoli.
Da quando Ramondello era ancora un ragazzo di dodici anni, con il tempo la temerarietà e la sua abilità nell’arte del combattimento, lo porterà a diventare un celebre condottiero, un proprietario terriero, infine un nobile e marito innamorato di Maria d’Enghien, contessa di Lecce.
Sembra che per Ramondello non ci siano ostacoli, ma il padre, fomentato dalla moglie che prova amore solo per il primogenito nonché figlio legittimo, al contrario di Ramondello nato fuori dal matrimonio. Con degli imbrogli giudiziari, alla morte del prozio, che non ha avuto figli e aveva designato Ramondello suo erede legittimo, il ragazzo viene escluso dall’eredità. Recensione completa: https://www.scrittorindipendenti.com/...
Storia intrigante e molto appassionante. Un misto tra una biografia ed un'autobiografia che per qualche ora ti riporta indietro nel tempo, facendoti vivere le avventure di questo ragazzo un po' sfortunato.
E seppur noi tutti abbiamo studiato storia, chi più chi meno, alcune parti compresa la fine, lasciano lo stesso di stucco e senza parole.
L'ho trovato scritto davvero bene. Devo essere sincera, il più delle volte i libri, seppur romanzati, sulla storia, tendo a lasciarli perdere. Ma la storia di Ramondello mi ha presa fin dal principio.
Lo consiglio davvero tanto, appassionati e non, perché merita.
Soggetto principale del romanzo è il nobile condottiero italiano che fu Principe di Taranto sul finire del 1300: parlo di Raimondo Orsini del Balzo, conosciuto come Raimondello. L’autore vuole ripercorrere i momenti più importanti della sua vita precisando però che non lo farà in modo biografico, ma concedendosi le opportune licenze che un romanzo storico consente. E’ per questo che Raimondo o Raimondello saranno per lui e per noi lettori Ramondo o Ramondello. Questa precisazione per non creare confusione fin dall’inizio.
Attraverso questo romanzo ho ripercorso la sua esistenza dall’infanzia alla morte, seguendo la linea temporale reale, senza ricorso di flashback o salti temporali. Alcuni particolari discostano da ciò che avvenne in realtà, ma romanzare ha permesso all’autore di giocare con colpi di scena e amori cortesi. Io, da curiosa quale sono, ho confrontato la biografia a quanto letto. Credo che sia questo l’intento: spingere alla ricerca e all’approfondimento. Vi invito a fare come me.
Un aspetto che non mi ha convinto pienamente è l’inserimento di alcuni riassunti storici tramite la voce dei protagonisti. Trovo che rallentino la storia. Apporterei delle modifiche in tutto ciò. Persino Ramondello ne sembrava scocciato.
Stranamente da quanto immaginavo, assistere a combattimenti e duelli con la spada non mi ha annoiato come credevo, anzi. Mi sono ritrovata a sperare che tutti ne uscissero indenni, ma come in tutte le storie l’eroe vince sul cattivo, a meno che non sia risparmiato … può capitare!
Prima accennavo all’amor cortese, quello dei giovani spasimanti che si incontravano di nascosto come Romeo e Giulietta pur di passare del tempo assieme, incerti del futuro e consapevoli che le proprie famiglie avrebbero potuto non approvare la loro unione. Ho fatto riferimento proprio a Shakespeare perchè quello dell’amore contrastato tra Raimondello e Isabella d’Aquino me lo ha ricordato molto.
Da amante di figure femminili di carattere ho apprezzato la presenza nel romanzo della regina Giovanna d’Angiò, della santa Caterina da Siena e di Maria d’Enghien, consorte di Raimondello fino alla sua morte. Viene descritta nel romanzo e nei documenti del passato come una delle donne più emancipate della storia medievale salentina e del Sud Italia.
Nel Medioevo, troppo trasgressivo veniva considerato il profilo di questa donna, tradizionalmente madre e moglie ligia al dovere, ma al tempo stesso regina, guerriera, mecenate e abile diplomatica.
Ad oggi Maria d’Enghien può essere considerata un modello femminista più che mai attuale a cui ispirarsi. Forse inconsapevolmente la contessa di Lecce si è resa promotrice dell’uguaglianza di genere, assolutamente straordinaria per un periodo come il Medioevo in cui le donne venivano ritenute deboli e moralmente fragili. Maria d’Enghien dimostrò invece una fermezza d’animo unica nel suo genere.
Sono tante le cose di cui potrei ancora scrivere. Potrei parlarvi di Crociate, dell’Ordine teutonico, di Santo Graal, di un tempo che vide due Papi e due re in guerra per la legittimazione, di incomprensioni tra genitori e figli. Perchè non lasciare a voi però il gusto di scoprire come andò?
Consiglio questo romanzo per tutto quanto detto sopra e per il grande contributo divulgativo che apporta alla conoscenza del tardo Medioevo italiano. L’intreccio di eventi accaduti e narrati è importante in quanto a mole e lo studio svolto dall’autore è riguardevole.
Quella di Ramondo Orsini Del Balzo è una storia poco conosciuta, io per prima ne ero all'oscuro. E sono felice di essermi imbattuta in questa collaborazione dai temi storici. Come ben sottolineato a fine libro dall'autore, alcune date e nozioni storiche sono state modificate da lui per rendere la lettura più fluente e coerente. ~ Ramondo è un ragazzino sveglio, capace nella lotta e molto intelligente, ma purtroppo il padre ha tutta un'altra idea su cosa è adatto per il sio futuro. Varie vicende e sfregi porteranno, appunto per questo, Ramondo lontano da casa. Durante tutto il libro lo vedremo crescere, diventare un personaggio importante e con le idee ben salde. Viaggeremo con lui e cresceremo con lui passo dopo passo. ~ Lo stile dell'autore è semplice, pur essendo ambientato in un periodo storico particolare, i termini vengono spiegati o usati sinonimi per favorire lo scorrimento della lettura. I capitoli sono brevi, per nulla pesanti, molto descrittivi. Ovviamente, pur essendo una lettura storica, viene romanzata e penso che ciò sia importante per avvicinare più facilmente le persone meno propense a questo genere. ~ La copertina mi piace tantissimo, esteticamente attira l'attenzione e i colori mi piacciono molto. ~
Questa volta siamo fra il 1360 ed il 1409 in un'Italia frammentata e divisa in piccoli stati in lotta fra loro, in continui cambi di comando ed in perpetue alleanze variabili. Il libro racconta l'avventurosa storia di Ramondo Orsini del che da figlio cadetto (destinato al convento), passando per la Crociata in Lituania contro i pagani, alla fine diventerà un gran condottiero. Ramondo diventerà principe di buona pare della Puglia. La storia si svolge fra grandi amori, giuramenti di fedeltà, tradimenti, entrando in pieno nella lotta x il comando del Regno di Napoli e con sullo sfondo lo scisma di Occidente coi suoi 2 papi entrambi desiderosi di imporre il proprio preferito. Una vita avventurosa, come solo nel Medioevo può dare. Un pezzo di storia del Sud Italia che non conoscevo e che mi ha riportato alla mia Puglia del tempo; è sempre tanto importante x me conoscere la storia delle nostre terre. Il romanzo è molto ben fatto, scorrevole e coinvolgente. Lo raccomando sicuramente a chi è interessato ad immergersi nella storia del tempo.
Raimondello Orsini del Balzo è un giovane ragazzo, che diviene scudiero dopo aver abbandonato la sua casa. Il suo amore per la giovane figlia di un nobile, impedito dalla sua nulla tenenza, lo porterà a lasciare tutto per arruolarsi al fianco di valorosi soldati, divenendo poi per le sue eroiche gesta un cavaliere di tutto rispetto. Ambientato nel medioevo, lo scrittore è riuscito con maestria ad unire la storia dettagliata del periodo con le vicissitudini del vero e proprio romanzo di fantasia. Troverete veramente oltre ai meri fatti storici, ben descritti e studiati, l’amicizia, l’amore e molti altri ingredienti che rendono questo romanzo molto bello ed avvincente. la scrittura fluida vi porterà a leggere l’intero libro in un batter di ciglia.
Amo la Storia ma, lo ammetto, sono più affezionata a quella moderna e contemporanea rispetto alla quella medievale quindi nel momento in cui ci è giunta la richiesta di lettura per questo romanzo ho avuto bisogno di pensarci un pochino prima di accettare. Il romanzo è la versione romanzata (e in alcuni casi "rettificata" per esigenze di trama) della vita di Ramondo/Raimondo Orsini Del Balzo, detto Raimondello, personaggio storico di una certa levatura poco noto a nord delle terre di cui fu signore.
Il lettore conosce Ramondo quando è appena un ragazzino; figlio cadetto del conte Nicola Orsini, il giovane patisce l'onta di essere nato dall'unione tra il nobiluomo ed una donna di umili origini morta nel metterlo al mondo pur tuttavia venendo cresciuto ed educato assieme al fratello maggiore Roberto. Nonostante sia molto abile nell'uso delle armi, il destino di Ramondo pare essere quello di divenire servo del Signore al fine di mantenere integra la futura eredità destinata al fratello. Inviso dalla matrigna e osteggiato dal padre, Raimondello trova un porto sicuro nel rapporto con il fratello di sua nonna, il nobile condottiero Raimondo Del Balzo, tanto che sarà proprio grazie a lui che il ragazzo sembrerà trovare la sua strada, un percorso che in fretta diventerà molto accidentato e lo porterà lontano dalla terra natia.
Il romanzo di Antonio Chirico è stato istruttivo e al tempo stesso molto gradevole: ammetto che fino alla sua lettura ignoravo diverse delle vicende storiche narrate usando la vicenda personale di Ramondo come tramite e seguirlo nel corso della sua vita si è rivelata una piacevole esperienza. Come reso noto dall'autore stesso attraverso una serie di note in chiusura del volume, alcuni snodi della vicenda sono frutto della sua fantasia o hanno subito una modifica per esigenze "sceniche", tuttavia questo non ne inficia il valore: semplicemente, è un romanzo e come tale deve essere letto.
Come affermato poco fa, la prosa di questo romanzo è decisamente convolgente tuttavia in alcuni momenti mi sono dovuta fermare a riprendere fiato per via di diverse scelte lessicali che sono saltate al mio occhio in quanto piuttosto anacronistiche; lo ripeto nuovamente, a me il romanzo è piaciuto molto e l'ho letto con piacere, tuttavia vedere in bocca a personaggi del XIV secolo termini accreditati per la prima volta non meno di quattro o cinque secoli dopo oppure l'esposizione di correnti di pensiero etichettate con termini nati non più di un paio di secoli fa mi ha disturbata proprio perché è evidente il lavoro svolto dall'autore per creare una vicenda che fosse il più vicina possibile alla realtà storica e quindi questi elementi anacronistici saltavano all'occhio con maggiore facilità.
Tratto dà una vicenda vera, la storia di Raimondello Orsini del Balzo. La storia si apre con un allenamento di armi tra Raimondello e Roberto, perché così avveniva alla fine del 300, i ragazzi venivano addestrati alla guerra e i genitori decidevano per loro il proprio futuro, così successe a Raimondello: il padre voleva costringerlo ad intraprendere il ruolo ecclesiastico e lo manda per circa un mese ad Avignone. Ma Raimondello si innamora di una donna e vorrebbe sposarla. Riuscirà ad avere un destino diverso, grazie anche all’aiuto di Ramondo del Balzo? Un libro interessante ambientato nell’Italia del Trecento, leggendo di Avignone mi ha fatto pensare a tutta la corte papale che, nella storia, si è sviluppata enormemente, ho pensato, in verità, anche a Petrarca e a Boccaccio, nominato nel libro. Voto: 8/10 ~Michele~
Un libro interessante: la storia è accuratamente ricostruita amalgamandosi alla perfezione con la fantasia di un autore esordiente, ma abile nel tracciare una trama convincente dove il personaggio principale si muove dentro e fuori campi di battaglia immaginati e rappresentati con crudo realismo.
La voce di Ramondello ,così chiamato affettuosamente da chi lo ha amato, è una voce autentica di un uomo coraggioso e impavido capace di grande ferocia e di profondi sentimenti verso gli affetti familiari, gli amici e la donna amata e perduta tragicamente. È la voce di un uomo che, pur combattendo le sue battaglie con convinzione, si interroga sui grandi dubbi dell’uomo provando a rispondervi con la fede e la carità.
Napoli, a cavallo tra il '300 ed il '400. Il protagonista di questa storia è Raimondello Orsini del Balzo, che chiaramente trova la propria vita romanzata, come è giusto che sia in questo ambito. Il romanzo non è breve, ma prosegue velocemente e con leggerezza, presentandoci un'ottima caratterizzazione del personaggio, tra pregi e difetti, tra avventure ed avversità. Particolare attenzione viene data chiaramente ai comprimari, ma il punto realmente positivo è l'attenzione a tutto il contorno, e l'autore riesce a presentare un worldbuilding accurato, che parte dalla questione della vita dei personaggi in quel singolo ambiente alla politica.
Personalmente amo trovare fonti storiche all'interno di un romanzo storico, ma è chiaro che questa mia preferenza non può andare ad intaccare un romanzo che è avvincente, ben scritto e che riesce a coinvolgere il lettore, che dall'inizio alla fine, può riuscire ad immedesimarsi nel protagonista sotto diversi aspetti.
Ho apprezzato molto la modernizzazione di alcuni fattori che si adattano ai tempi, come i dialoghi, fattore da non sottovalutare, poiché spesso è proprio la scrittura del dialogo che alleggerisce o appesantisce un romanzo intero. A questo bisogna aggiungere questo mood action alla Mark Millar, che risulta sicuramente vincente.
Ci troviamo nel Regno di Napoli, tra il 1300 e il 1400, e seguiamo le avventure di Ramondello, figlio secondogenito del conte Orsini, e per questo destinato ad una carriera ecclesiastica. Ma lui è innamorato di Isabella, futura contessa. Il pro-zio del ragazzo decide allora di nominarlo suo successore, lasciandogli le proprie fortune e il proprio cognome. Ma le cose prenderanno una brutta piega alla morte del pro-zio, e Ramondo si ritroverà costretto ad andarsene, a cercare altrove fortuna, iniziando come scudiero nelle crociate del nord. Liberamente ispirata alla figura realmente esistita di Raimondello Orsini del Balzo, questa storia ci fa attraversare chilometri a cavallo, ci porta in battaglia, fra amori e tradimenti, amicizie e conflitti famigliari, cavalieri e Santo Graal. È una lettura interessante, ben studiata, e la penna di Chirico è a tratti inesperta ma mai inetta, una scrittura piena di dettagli che rallentano un po' lo scorrimento, ma al tempo stesso che ci aiutano ad entrare più a fondo in quel mondo attraverso l'ottima ricostruzione storica. Forse ai personaggi mancano un po' di sfumature, quel qualcosa che li renda un po' più umani e non completamente bianchi o completamente neri, ma questo non ci impedisce di affezionarci a loro e alle loro avventure. Un romanzo davvero interessante, un ottimo esordio, una storia da non perdere.