La vicenda di un gruppo di impiegati presso un ufficio postale di Angers tra il 1967 e il 1968, narrata da un "personaggio" molto particolare: la Stanza 7, alias Ufficio Lettere Perdute, dove lavorano questi impiegati allo scopo di consegnare lettere prive di mittente o destinatario. Come se avesse una coscienza propria, l'Ufficio fa da voce narrante fin dall'arrivo di un nuovo dipendente, il giovane e attraente Febo, giunto dal lontano Canada. Questi, piuttosto misterioso e vago sul suo passato, ben presto conquista la fiducia dei suoi colleghi iscrivendoli come coro al prossimo concorso canoro che si terrà a Parigi, e intrecciando nel frattempo una relazione con l'affascinante Anne. Si sussegue una serie di eventi che consolideranno il legame reciproco tra i dipendenti, sotto l'occhio invisibile ma attento dell'Ufficio.
Non riesco onestamente a trovare nessun lato positivo da tirare fuori da questo cosiddetto "libro". Mi è parso più che altro di aver letto la prima bozza di quello che sarebbe dovuto essere un romanzo, ma che necessiterebbe di numerosi e cospicui interventi per arrivare anche solo a un lavoro sufficiente.
La prosa è a dir poco macchinosa, ridondante a più riprese, così come le costruzioni dei dialoghi, che nel complesso risultano estremamente fittizi e pesanti (non andando peraltro a rispettare la grammatica necessaria alla costruzione di un dialogo nella narrativa). La parte peggiore però è la costruzione dei personaggi: si tratta meramente di gusci vuoti, di cui si accennano due o tre caratteristiche che li contraddistinguono (e che vengono ripetute fino allo sfinimento) ma è impossibile per il lettore instaurarci un qualsivoglia legame emotivo. La scrittura dei personaggi femminile è atroce: l'autore ha cercato di dare vita a donne femministe (in particolare Annie) ma senza sapere cosa questo voglia dire. Non basta far dire a una donna "Guarda che io mica sono solo una donna di casa, ho anche una testa pensante!" per renderla un personaggio complesso e stratificato. Per non parlare del fatto che tutti i personaggi femminili vengono scandagliati in base a quanto risultano attraenti o meno per l'occhio maschile, e la presunta 𝘢𝘨𝘦𝘯𝘤𝘺 sessuale femminile è solo una scusa per indulgere in descrizioni sul loro aspetto fisico, e se o meno risultino piacenti ad altri personaggi maschili. L'unico aspetto positivo è che ci sono personaggi maschili legati alla famiglia (come Alain, marito e padre) e personaggi femminili legati al lavoro, a una passione che diviene voce portatrice di cambiamento (come Annie o Marie), ma sinceramente per me questo non basta.
L'intento del racconto — da quello che ho potuto intendere — era di riportare uno spaccato di vita sfruttando l'apice culturale del '68 come elemento di liberazione socio-culturale; il contesto storico è un innesco verso un radicale cambiamento nella società contemporanea (rappresentata dai cinque protagonisti), e di cui il personaggio di Febo dovrebbe rappresentare il catalizzatore.
Tutto questo però risulta nel complesso estremamente piatto, proposto in maniera banale e molto ingenua, e le costanti ripetizioni di concetti o i discorsi didascalici dei protagonisti non veicolano nessun messaggio lontanamente interessante o rivoluzionario. Per chiunque abbia uno sguardo critico, questo testo andrebbe completamente rivisto, per risultare anche solo valutabile.
Angers, 1967. Alle poste della cittadina c’è una stanza, la numero 7, chiamata Ufficio Lettere Perdute. Gli impiegati, relegati in quell’ufficio come punizione dal Direttore, passano le giornate a cercare di rintracciare i destinatari di lettere smarrite... un lavoro ben poco stimolante. Finché, un giorno, la routine viene interrotta dall’arrivo di un nuovo impiegato. Nome: Febo. Provenienza: Canada. Aspetto fisico: niente di che. Carattere: ottimista, energico, simpatico. Doti particolari: beh, sa fare un po’ di tutto!
Chi è realmente Febo? E, soprattutto, come ha fatto a passare dal Canada alla stanza numero 7 dell’Ufficio postale di Angers? Questo non posso svelarlo... ma quello che posso dirvi è che riuscirà a trasformare ogni cosa: il ruolo dell’ufficio, la gerarchia delle poste e, soprattutto, gli impiegati che vi lavorano.
Se dovessi descrivere questo libro con un solo aggettivo direi: originale. È originale l’ambientazione, l’idea che alcune persone trascorrano le giornate a recapitare lettere smarrite, la figura di Febo... ed è estremamente originale la scelta della voce narrante, che è... l’ufficio stesso!
Ebbene sì, di stranezze ce ne sono tante! Ma dietro questa “facciata” che ci fa ridere e che rende la lettura estremamente scorrevole, si nascondono temi molto profondi: l’emancipazione delle donne, i movimenti sociali che precedono il ‘68, le continue ingiustizie che si subiscono sul luogo di lavoro e l’importanza di avere un “maestro”, di qualcuno che ci dia la spinta giusta per spiccare il volo e dare una svolta alla nostra vita.
Che dire: ideale se cercate qualcosa di profondo ma scritto in modo... leggero! :)
Il libro di Stefano Mondini mi ha completamente spiazzata, mi aspettavo tutt’altro e nonostante le aspettative diverse mi sono sentita coinvolta dalla storia e dai personaggi.
È un racconto di formazione, di crescita, di spirito di unione e cooperazione degli impiegati dell’ufficio postale di Angers: Annie, Carmen, Bobo, Marie e Alain.
Sarà l’arrivo e la presenza di Febo a far nascere, l’amicizia, la complicità e un legame che permetterà agli impiegati di combattere le ingiustizie dell’ufficio, di contrastare il direttore corrotto. Non solo, Febo farà emergere i talenti di tutti, farà scattare quella scintilla in cui gli impiegati crederanno nei loro sogni e nelle loro abilità.
Ma chi è Febo in realtà? Febo è la spinta, è il motore, la guida che indirizza verso qualcosa di più grande, è l’aiuto provvidenziale che arriva quando meno te lo aspetti. Il mentore che sa guidarti tra le difficoltà, indicarti la strada del tuo destino.
Febo genera un cambiamento positivo, e la fiamma accesa sarà, soprattutto per Annie, motivo per prodigarsi per le rivolte e proteste verso il capitalismo e l’imperialismo, in Francia tra il 1967-1968.
Questo libro scalda il cuore, è perfetto anche da leggere durante il periodo natalizio, la lettura è scorrevole, semplice e diretta. Ve lo consiglio se cercate un racconto che sappia rincuoravi, che vi faccia credere nei vostri sogni e idee. 4⭐️/5
Una lettura leggera, che sa tenere compagnia senza appesantire il lettore. I temi importanti vengono accennati e fanno da sfondo a tutta la storia, guidando anche i comportamenti di alcuni personaggi. Non si va mai nella profondità di questi eventi, perciò a volte ci si dimentica anche il tempo in cui è ambientato. A volte un po’ ripetitivo, probabilmente mi aspettavo un maggior focus sul tipo di ufficio. Tutto sommato una lettura gradevole.
Avete mai avuto la fantasia di stanze e oggetti comuni con vita propria che ci osservano e formano opinioni su di noi e sulle nostre vite?
Questo terzo romanzo di Stefano Mondini è un saporito esempio su come sarebbe se fosse possibile.
Sono grata e sorpresa in modo speciale in quanto si tratta di storie umane verosimili, semplici, e il sacro fuoco artistico mai lontano.
Tuttavia, è precisamente il reggersi su verosimiglianza e semplicità che può attrarre ritmo lento e tempo morto. Non succede. E' un professionista. Sa quel che fa e se lo merita.
Grazie, Stefano.
Mi permetto di non consigliare prima della maggiore età.