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Language of Forms: Lectures on Insular Manuscript Art

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This book provides an invaluable historical document as well as the opportunity to listen once again to his incomparable, revelatory analyses of images through which he taught his students to see. Others can now follow the spellbinding lecturer as he works his way through an image, making us see what we had not, infecting

212 pages, Paperback

First published July 19, 2006

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Meyer Schapiro

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Profile Image for Moloch.
507 reviews780 followers
February 18, 2015
Ho visto questo libro al bookshop della Morgan Library di New York: manoscritti miniati, arte barbarica, 50% di sconto... insomma, subito comprato. Sono sei lezioni/conferenze tenute dallo storico dell'arte Meyer Schapiro, proprio alla Morgan Library negli anni Sessanta, sul tema dell'arte insulare, fiorita nelle isole britanniche e poi esportata anche nel continente europeo grazie ai tanti viaggi dei missionari e dei monaci irlandesi, fra il VI e il X secolo, le cui testimonianze più splendide sono i ricchi codici miniati, quali l'Evangeliario di Kells, l'Evangeliario di Durrow, l'Evangeliario di Lindisfarne (la stessa Morgan Library conserva molti titoli).

Quest'arte è stata a lungo bistrattata o comunque non compresa, soprattutto nel XIX secolo: poiché il suo carattere è del tutto anti-naturalistico e poiché, dal Rinascimento in avanti, il nostro canone estetico fa coincidere la bellezza con la vicinanza all'ideale della natura (solo con le avanguardie del Novecento si inizia a varcare questa frontiera: anzi, lo stesso Schapiro riconosce che forse la sensibilità di noi contemporanei è più adatta ad apprezzare l'arte altomedievale di quanto non fosse possibile in precedenza), queste miniature al massimo sono state lodate per la perizia tecnica dei loro esecutori e l'estrema complessità dei motivi decorativi, ma per il resto l'arte insulare è stata considerata primitiva e maldestra (basta guardare la resa delle figure umane o animali: piatte, senza alcuna idea di profondità, semplificate e rigide), caotica, una regressione rispetto alla misura e all'aderenza alla realtà dell'arte classica.

Meyer Schapiro si propone di ribaltare questi giudizi dispregiativi (ricordo che siamo negli anni Sessanta, quindi il suo lavoro si può dire forse pioneristico), e lo fa con grande passione. Si avvale di numerosi esempi che illustra con una meticolosità incredibile in ogni dettaglio, facendo cogliere particolari che, spesso, l'opulenza dei colori, la moltitudine e la complessità dei motivi, che si intersecano, si sovrappongono, si ripetono e si rovesciano, impedisce di vedere all'occhio distratto.

Dove tradizionalmente venivano visti disordine e casualità, Schapiro sottolinea invece l'estrema cura nella costruzione dell'insieme e i complessi rapporti che legano tutte le varie parti, dalla figura al testo, dalla decorazione alla cornice; dove veniva lodata l'abilità tecnica ma limitata alla monotona ripetizione di un elemento a puro scopo decorativo, rileva invece il gusto per l'irregolarità e l'inatteso all'interno di un insieme all'apparenza rigido e schematico, fa apprezzare l'originalità di un dettaglio inatteso, incongruo, quasi "capriccioso", e in questo contrasto risiede la forza espressiva di quest'arte, che si affida poco alla natura e molto al simbolo.

Lo studioso trova inoltre insospettati precedenti e similitudini con esempi dell'arte classica, nonché consonanze con oggetti artistici di altra tecnica. Confesso però che leggere in lingua inglese un saggio estremamente tecnico come questo (anche se a mettermi in difficoltà sono stati più che altro i termini di uso specialistico, perché lo stile di Schapiro, forse anche per il carattere originario di lezioni orali dei testi, è semplice e chiaro) ogni tanto ha messo a dura prova le mie capacità di comprensione, e mi sono talvolta accontentata di seguire le analisi sulle singole opere, piuttosto che riuscire a comprendere il quadro generale dei rimandi e delle ipotesi.

3/5

http://moloch981.wordpress.com/2014/0...
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