Ci sono periodi in cui avresti voglia di comprare un’affettatrice, un prosciutto, sedici pacchi di pan carré e otto tubetti di maionese, tornare a casa, mangiare, andare a letto, svegliarti, mangiare, andare a letto.
E ti ritrovi il lunedì sera, sdraiato con una scarpa sì e una no, a guardare su YouTube delle cose che proprio non ti interessano.
E in quei giorni ti viene spesso da chiederti: ma sta andando tutto bene o tutto male? Che cosa vuol dire incidere sulla realtà? E soprattutto: a cosa servono i gatti?
Tra solitudine e spaesamento (nella cucina di casa così come in vacanza ad Amsterdam), autoironia e tenerezza, un testo divertente e un po’ amaro sui momenti di “nulla” che tutti viviamo.
Dopo il diploma in ragioneria ha lavorato in Algeria, Iraq e Francia. Tornato in Italia ha conseguito la laurea in Lingua e Letteratura Russa presso l'Università di Parma, con una tesi sulla poesia di Velimir Chlebnikov. Ha quindi esercitato per un certo tempo l'attività di traduttore di manuali tecnici dal russo part time. Alla redazione de Il semplice conosce Ermanno Cavazzoni, Gianni Celati, Ugo Cornia, Daniele Benati, con i quali collabora per anni, cominciando a pubblicare i suoi scritti fortemente influenzati dalle avanguardie russe ed emiliane. È fondatore e redattore della rivista L'Accalappiacani, edita da DeriveApprodi. Collabora con alcuni quotidiani tra cui Il Manifesto, Libero, Il Foglio e Il Fatto Quotidiano.
Non è che sia tanto bello da dire perché sono una persona educata e mite ma, alla domanda dell'autore, che ripete sempre nelle poche paginette del libro, anche di cose diverse dal gatto, mi viene di dire la mia: a cosa serve Nori? Che me lo chiedo ogni volta che leggo qualcosa di suo. Ed è chiaro che sono io, non Nori, a essere fuori posto. Forse sono un temibile e temuto Antinori...Bisognerebbe chiedere alla Battaglia. E alla fine che un libro così non mi dice niente, ma che c'è una voce dentro che mi dice che c'ha ragione lui. Ma che questo a Nori non fa un baffo...
una review del libro: "Una vera presa in giro del lettore, un mix di ricordi insignificanti messi insieme a casaccio. Non ho neanche il coraggio di rivenderlo."
mi è sembrato un libro insulso. probabilmente se prendessi il mio diario e lo passassi su chatgpt per un pò di editing otterrei un risultato migliore. non ho realmente capito il senso del libro una perdita di tempo e in aggiunta non è neppure chiaro cosa abbiano a che fare i gatti con il libro. Sicuramente a cosa servano non ci si arriva.
forse non ho la sensibilità. magari a qualcuno potrà piacere.
unica cosa positiva, si legge in qualche ora, ma è meglio spendere il tempo in altre attività.
Sono solo 64 pagine, oltretutto largamente illustrate, ma mi hanno fatto pensare un bel po’ a te, che eri giù che dormivi. Ho capito perché ti piace Paolo Nori e mi sono appuntato “cacciavite a stella” e “credenza”. Che a volte ci capita di fermarci mentre parliamo e di stupirci di quanto è bella una parola.
E i nomi che diamo ai gatti del circondario.
E i dubbi che a volte ci prendono, su una conversazione avuta con un’amica o su come affrontare un passaggio delle nostre vite meravigliosamente intrecciate. E qualche paura. E Paolo Nori questi momenti di smarrimento li racconta bene, proprio bene, e mi ha fatto pensare al tuo labirinto tatuato.
E poi ho sentito una vocina che diceva: “Scusa, il libro si intitola A cosa servono i gatti e tu parli della Tizia che mi pulisce la lettiera invece che di me?”. “Hai ragione, ti metto nella foto su Instagram che attira anche click, sei contento?” “‘’nsomma”
Beh, è Nori . E di lui - come si dice qui su GR - leggerei anche la lista della spesa. Contenta di averlo conosciuto quando venne a Trieste, timido e quasi sorpreso di quanta gente ci fosse alla presentazione del suo ultimo libro.
Un libretto simpatico, Nori confonde le carte ma alla fine riesce sempre a farti almeno intuire il senso di ciò che voleva dire. Un esercizio enigmistico e piacevole
Mi è piaciuto e non mi è piaciuto. Un dualismo particolare che mi capita raramente. È il primo libro che leggo di questo autore, sicuramente mi è venuta la curiosità di leggere dell’altro - e quindi forse questo libro è stato positivo. Com’è stata - forse? - positiva per me la risposta alla questione posta nel titolo e nel senso stesso di questo libretto. Non so. Sono perplessa. Magari bisogna che il senso si depositi e i frutti, i germogli o i fiori li potrò vedere tra un po’ di tempo, quando di questa storia mi sarò in parte o del tutto dimenticata.
Nel dubbio intanto ve lo consiglierei - un pochino.